The Polar Express

Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo deciso di parlare di horror e abbiamo ripreso a parlare del The Conjuring Universe, con uno spin-off incentrato su uno dei suoi personaggi più iconici con The Nun – La vocazione del male. In un’abbazia in Romania una suora si suicida e il vaticano, sospettando che dietro si nasconda qualcosa, manda Padre Burke a indagare. Quest’ultimo porta con sé suor Irene, una donna che deve ancora prendere i voti, e arrivati all’abbazia vengono invitati dalla Badessa a passare la notte lì, ma è proprio allora che si rendono conto che una presenza oscura, che prende la forma di una suora demoniaca, si aggira in quelle mura. Nonostante il personaggio di Valak sa veramente inquietante, il film fallisce su ogni fronte, non riuscendo mai a costruire la tensione, abusando dei jumpscares e costruendo scene involontariamente comiche. Inoltre non riusciamo ad affezionarci a un singolo personaggio e la sceneggiatura presenta alcune lacune. Tremende.
E si torna nel mondo dell’animazione e anche in questo caso voglio variegare molto e portare un film davvero particolare che introdusse qualcosa di nuovo in questo mondo.
Ecco a voi Polar Express (The Polar Express), pellicola animata del 2004 scritta da Robert Zemeckis e William Broyles Jr. e diretta da Robert Zemeckis.

Trama:
Siamo nel 1950 in Michigan e un ragazzino (Daryl Sabara) mostra grande scetticismo riguardo il Natale e soprattutto Babbo Natale e va a dormire convinto che il giorno dopo i suoi genitori metteranno i regali sotto l’albero. Durante la notte però sente il suono di una locomotiva e, incuriosito, esce a vedere e davanti a lui, nella stradina del suo paesino, si palesa un treno a vapore chiamato Polar Express. Qui incontra un burbero capotreno (Tom Hanks) che lo informa che il treno è diretto al Polo Nord e accompagnerà i bambini a incontrare Babbo Natale. Il ragazzino è indeciso ma alla fine decide di salire e conosce gli altri, facendo amicizia con una bambina (Nona Goya) e un ragazzino chiamato Billy (Jimmy Bennett) e insieme viaggeranno per il Polo Nord conoscendo personaggi bizzarri e incontrando vari ostacoli sul loro cammino.

Grazie a questo film ho anche modo di tornare a parlare dopo tanti anni di Robert Zemeckis, un regista che ha fatto la storia e che ci ha regalato pellicole cult indimenticabili (Ritorno al Futuro, Chi ha incastrato Roger Rabbit, La morte ti fa bella, per citarne alcuni). Un regista stupendo che nel corso della sua carriera ha sempre voluto sperimentare nelle sue opere, portando effettivamente qualcosa di nuovo. E questo film è l’esempio perfetto.

Il film è tratto dall’omonimo libro illustrato di Chris Van Allsburg, pubblicato nel 1985. Fu Tom Hanks a suggerire l’idea di realizzare tale opere nel 1999, dicendo fin da subito di voler interpretare sia il capotreno che Babbo Natale. Ci fu però un problema all’inizio. L’autore del libro, Van Allsburg, era disposto a vendere i diritti della propria opere a patto che il film non fosse animato. Un’impresa che Zemeckis considerò impossibile, dicendo che questa storia, se fatta in live-action. avrebbe avuto dei costi esorbitanti, ma soprattutto in questo modo non sarebbe riuscito a ricreare quello stile artistico presente nel libro che lo aveva catturato e che voleva portare al pubblico. Quindi Zemeckis dovette trovare un nuovo metodo per poter dar vita a questa pellicola ed è qui che decise di utilizzare la motion capture ossia creare dei personaggi digitali captando i movimenti degli attori e in questo caso specifico fecero soprattutto uso della performance capture, che si focalizzava sui volti e i movimenti facciali. Questa fu la primissima volta che un film animato in CGI usava questo tipo di tecnica e a riguardo ci sono diverse cose da dire.

Uno degli elementi più belli della pellicola sono sicuramente le ambientazioni. Le scenografie e i vari background sono una meraviglia per gli occhi, ricchi di dettagli e molto curati e ancora oggi riescono a stupire, non solo per la loro bellezza ma anche per il fatto che a distanza di quasi vent’anni non sono invecchiati per niente. Anche solo gli interni del treno e le sue carrozze sono ben rese, con un’illuminazione accesa e piacevole e piccoli dettagli presenti anche sul soffitto, per non parlare delle ambientazioni innevate che riescono sempre a essere variegate, mostrandone la loro bellezza, così come il Polo Nord con la città di Babbo Natale e quelle abitazioni che sembrano ricche di vita. Quello che però aiuta parecchio questa storia, ed è sicuramente l’elemento migliore, è proprio la regia di Zemeckis.

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Il regista mostra molta energia e soprattutto mostra inventiva ogni volta. Per esempio co sono delle inquadrature molto interessanti, come la scena in cui la camera riprende il protagonista dietro le parole del libro che sta leggendo, una scena che riesce a enfatizzare il peso di quelle parole per lui. Inoltre tende molto a fare riprese attraverso il riflesso di specchi e simili, sfruttando appieno il potenziale del digitale. Oltre a ciò Zemeckis crea sequenze complesse e ben rese, come il biglietto del treno che vuole fuori dalla locomotiva, attraversando vaste aree e venendo trasportato dal vento, dai lupi e dalle aquile, fino a ritornare sul Polar Express e il tutto in un piano sequenza. Per non parlare delle sequenze d’azione in cui il treno attraversa luoghi complessi o situazioni pericolose, mostrando un grande ritmo e soprattutto un ottimo montaggio che rende tali sequenze molto divertenti. Le musiche sono stupende, la fotografia funziona alla perfezione, ma purtroppo arriviamo alla parte veramente importante e dolente della pellicola: il volto dei personaggi.

Questa era una cosa che venne criticata ai tempi e oggi ancor di più ossia che i volti sono inespressivi ma soprattutto sembrano spenti, senza vita. Oggi c’è perfino qualcosa che afferma che tutto sia incredibilmente spaventoso, annoverando Polar Express nell’uncanny valley ossia un termine coniato da Masahiro Mori in cui, in breve, si prova una sensazione di disagio quando un robot assomiglia molto a un essere umano capace di trasmettere una senso di strana familiarità. Bisogna ammettere che in parte ciò è vero, in certe occasioni i volti dei personaggi sembrano piatti e senza vita, ma non sempre è così. Ad esempio il personaggio del Vagabondo (Tom Hanks) e molto espressivo e carico di vita. In generale questo si applica con i personaggi più bizzarri mentre meno con quelli realistici. Non voglio proteggere a spada tratta questa cosa, è un difetto e con il tempo non è invecchiato proprio bene, ma bisogna anche tener conto che questa era la primissima volta che si usava la motion capture per un lungometraggio animato e trovo che le critiche sul volto dei personaggi, che sono terrificanti e causano incubi, siano abbastanza esagerate.

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Per quanto riguarda la sceneggiatura, possiamo dire che è molto semplice ma ben costruita. Alla fine tutto questo non è altro che un viaggio che il nostro protagonista compie per poter tornare a credere nuovamente nel Natale, ad avere nuovamente fede. Un viaggio di crescita, ma anche un viaggio per impedire al bambino dentro di lui di sparire definitivamente, un viaggio dove l’importante non è la destinazione ma le avventure che si vivono nel durante. In nostro protagonista (che non viene mai chiamato per nome, ma viene definito Hero Boy) inizialmente è un bambino scettico, non crede più nel Natale, una sorta di piccolo Scrooge anche se non ha la sua cattiveria che contraddistingue quest’ultimo. Durante il viaggio infatti sarà molto bello vederlo interagire soprattutto con la ragazzina, Hero Girl, e Billy (l’unico bambino a venir chiamato per nome) e soprattutto vederlo comportarsi in modo altruista, fermando il treno per far salire Billy o prendersi le sue responsabilità quando commetterà degli errori, come smarrire il biglietto di Hero Girl. Di base è una brava persona che ha bisogno di credere e anche Hero Girl dimostra di essere altrettanto altruista e pronta a intervenire per aiutare chi ha bisogno. La storia è molto semplice ma il suo intento è quello di far arrivare con forza un bel messaggio e su questo punto riesce alla grande.

Per concludere, The Polar Express è un film che funziona a livello registico, di ambientazioni e di atmosfere ma che mostra alcuni problemi nella resa dei personaggi attraverso la motion capture, soprattutto nei volti. Ha una storia molto semplice ma interessante, fatta di crescita e magia che riesce a colpire lo spettatore. Lo consiglio!

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Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!

[The Butcher]

20 pensieri riguardo “The Polar Express

  1. Ricordo che quando uscì mi colpì moltissimo per la novità, che però inizialmente mi lasciò perplessa. Non capivo perché non farlo con gli attori veri. Il disegno che assomigliava ma non era preciso mi infastidiva un po’.
    Ma poi la storia mi prese e mi conquistò e il resto passò in secondo piano.

    1. Secondo me questa è una tecnologia che poi si è evoluta molto bene e che ha trovato il suo massimo nel film animato di Tintin. Tra l’altro nei film successivi come ad esempio Monster House hanno utilizzato sempre questo tipo di tecnologia, ma cercando di stilizzare di più il volto degli attori e il risultato è stato notevole. Comunque sia è un film che riesce a colpire per il ritmo, le bellissime scenografie e la storia.

  2. Non ho mai amato la motion capture, secondo me sminuisce il lavoro dei veri animatori. Detto questo, The Polar Express è un film che adoro… e non solo perché adoro i treni (beh, sì, anche). Una bella favola moderna, con un buon ritmo. In alcune itramezzi è un po’ esagerato, come se cercasse di guadagnare minutaggio (come i vecchi film e cortometraggi animati). Comunque è film che ancora oggi guardo volentieri e col sorriso. Grazie per averlo raccontato.

    1. La motion capture è una tecnologia interessante anche se pure io non la considero il massimo per certe limitazioni (anche se Tintin ha dato prova di riuscire a superare certe di queste limitazioni). Sta di fatto che anche io adoro la storia e riesce sempre a trasmettermi qualcosa quando lo riguardo.

  3. Un film che riguardo ancora con piacere, che racconta la voglia di non perdere il senso del fantastico dei bambini e del difficile passaggio all’età adulta e alla perdita della fantasia e immaginazione.
    Beowulf mi convinse meno (forse per la trama meno emotiva), mentre a Christmas Carol fu un vero piacere visivo e di trama.

    1. Polar Express è un film molto maturo e con delle bellissime tematiche che narra perfettamente e a mio avviso non è mai facile narrare della fantasia dei bambini e del passaggio da un’età all’altra. Ci vuole grande intelligenza e sensibilità. In ogni caso anch’io non ero rimasto impressionato da Beowulf. Christmas Carol è stato decisamente migliore.

    1. In realtà posso capire bene il tuo punto di vista, soprattutto nel primo caso. Per quanto riguarda le scene lunghe, anche lì ti do in parte ragione visto che probabilmente alcune erano così per arrivare al minutaggio.

  4. Bonjour je suis là pour te souhaiter une agréable semaine 

    A une personne que j’apprécie
    Que tout, en ce jour te soit joie de grande beauté

    Ce matin au levé du jour sera une journée pour venir saluer tous mes amis amis 
    Que ce beau jour vous soit d’une douceur infinie 
    Beau comme un beau poème 
    Une belle journée qui a pour thème L’amitié 

    Bise amicale Bernard

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