The Rhythm Section

Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo siamo tornati a parlare di animazione e siamo andati avanti con la Pixar, giungendo al loro ottavo film animato, un’opera che ho sempre apprezzato e che trovo molto profonda, Ratatouille. Rémy è un ratto che sogna di poter cucinare, un sogno che si scontra con il padre. Un giorno la sua colonia viene scoperta e sono costretti a scappare nelle fogne, ma Rémy viene separato e alla fine giunge nella città di Parigi e più precisamente nel ristorante di Gusteau, un famoso chef che ha sempre apprezzato ma che è morto alcuni anni prima e ora il suo locale è gestito da Skinner. In quel locale viene assunto come sguattero Linguini, ma mentre lavora quest’ultimo rischia di rovinare una zuppa ed è lì che Rémy interviene, arrivando perfino a migliorare il piatto. Ed è qui che i due inizieranno a collaborare per cucinare. Questo film è veramente stupendo sia nel lato tecnico sia un quello narrativo. Il character design e le animazioni sono meravigliosi, così come lo è il cibo e le ambientazioni parigine, per non parlare della regia che riesce a creare momenti davvero belli a livello visivo. La storia è molto intelligente e commuovente, piena di personaggi indimenticabili e con dei messaggi trasmessi con delicatezza e capace di colpire lo spettatore. Un film straordinario che vi consiglio assolutamente.
E adesso torniamo a parlare di film in live-action e questa volta voglio prendere in esame un thriller incentrato sullo spionaggio che aveva attratto la mia curiosità per via della sua particolarità e anche per le critiche che ricevette.
Ecco a voi The Rhythm Section, pellicola thriller drammatica del 2020 scritta da Mark Burnell, diretta da Reed Morano e basata sull’omonimo romanzo sempre di Mark Burnell.

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Trama:
Stephanie Patrick (Black Lively) è una donna che sta distruggendo la propria vita tra droghe e prostituzione. Alcuni anni fa la sua famiglia è morta in un tragico incidente aereo e da allora non si è più ripresa dal trauma. Un giorno viene a trovarla un giornalista freelancer, Keith Proctor (Raza Jeffrey) e le rivela che l’incidente aereo in realtà era un attacco terroristico e le dimostra che la bomba è stata messa lì da un certo Reza (Tawfeek Barhom) e che si trova in un’università a Londra. Stephanie allora compra una pistola per ucciderlo, ma non riesce a premere il grilletto e lui se ne va. Quando torna a casa di Proctor, scopre che quest’ultimo è stato ucciso. Le rimane un’unica speranza ossia rintracciare B, l’informatore di Proctor che faceva parte del MI6. Grazie agli appunti di Proctor riesce a trovarlo ma Iain Boid (Jude Law) è inizialmente molto scettico su di lei, ma alla fine decide di addestrarla per portare avanti la sua vendetta e fermare una terrificante rete terroristica di cui Reza è solo la punta dell’iceberg.

Questo film è uscito abbastanza in sordina (colpa anche del Covid) e da noi è stato perfino messo direttamente in streaming e home video. Alla sua uscita subì pesanti critiche e io a quei tempi sapevo poco del film ma informandomi in giro ho sentito opinioni molto interessanti, sia positive che negative, e ho deciso di vedere quest’opera. E ammetto che la sua visione è stata molto curiosa, ma iniziamo con ordine.

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Come al solito si inizia parlando del lato tecnico e più precisamente della regia di Reed Morano. Quest’ultima si dimostra molto buona fin dall’inizio, quando vediamo Stephanie ripensare alla sua famiglia. Fin da subito ci viene mostrato il suo dolore con un’inquadratura fissa sul suo volto distrutto e poco curato, mentre si alterna con i ricordi della propria famiglia. Una sequenza che in realtà è presente anche in altri film ma in questo caso, tra regia e montaggio, riesce a colpire molto. In generale tutte le scene drammatiche riescono a trasmettere il dolore della perdita della protagonista e come non riesca ad andare avanti e ciò è sempre dovuto alla regia che si concentra sulla protagonista, ma anche grazie all’interpretazione della Lively che si cala molto bene nella parte e, attraverso il suo volto e il movimento del corpo, riuscirà a rendere il personaggio credibile.
Essendo un thriller di spionaggio, non mancheranno le scene d’azione che a mio avviso sono dirette davvero bene.

I combattimenti corpo a corpo sono ben gestiti e mostrano delle buone sequenze, arrivando a far percepire i colpi che arrivano e inoltre non avremo alcun montaggio frenetico e incomprensibile. Quello che però mi ha lasciato veramente stupito è una lunga sequenza d’inseguimento a Tangeri. In questa parte Stephanie fugge in macchina nelle strade della città, inseguita da persone che le sparano contro. La telecamera è dentro la macchina e riprende Stephanie che guida, per poi spostarsi davanti dove la vediamo schivare passanti e altre auto e poi va anche alle spalle con gli inseguitori che tentano di ucciderla. Il tutto ripreso come se fosse un piano sequenza e tutte queste caratteristiche messe in insieme in maniera ottimale riescono a rendere questa scena veramente impressionante, con un ritmo serrato e soprattutto con una grande tensione e, a mio avviso, riesce a imbarazzare molti film d’azione ad alto budget. Una sequenza davvero impressionante, una delle migliori del film, che dimostra le grandi potenzialità della regista. Il lato tecnico in generale è molto buono e convince, ma forse i veri problemi della pellicola si riscontrano nella sceneggiatura.

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Gli attori sono veramente ottimi e sicuramente la Lively risplende nel suo personaggio, riuscendo a portare ai nostri occhi una donna distrutta dalla perdita che in realtà nasconde dentro una grande rabbia e che, nel suo percorso per diventare un sicario, la vedremo quasi arrendersi per poi tirare fuori una volontà e una determinazione che neanche lei sapeva di avere, fino a mostrare anche le sue paure e le sue indecisioni riguardo al togliere vite ad altre persone. Un personaggio tridimensionale che a volte si contraddice ma che riesce a seguire un ottimo percorso di crescita che ci permetterà di apprezzarla di più. Il personaggio funziona bene però il film ha un difetto non da poco. Infatti la pellicola vorrebbe unire il drammatico con il thriller di spionaggio e action, ma purtroppo ciò non avviene molto bene. I due generi si discostano parecchio e in certi casi l’uno prevale sull’altro, di solito è il drammatico che ha la meglio sull’action. E per quanto ci siano diversi elementi interessanti quando finisce l’addestramento, come ad esempio il suo tentennare all’inizio nell’uccidere le persone, c’è un punto della storia che sembra abbastanza forzato: come diventa un sicario. Diciamo che è la parte più debole ma allo stesso tempo quella più importante perché è il vero punto di svolta per la protagonista. Non convince neanche la decisione di Boyd di addestrarla per mandarla in queste missioni suicide. Il modo in cui tutto avviene è troppo veloce e anche se all’inizio Boyd cerca di svilirla per dimostrarle che non è fatta per quel lavoro, cambia idea in fretta. Purtroppo questi non sono difetti da poco, sono difetti che minano il film, ma nonostante tutto continua a pensare che le critiche ricevute siano stato fin troppo pesanti e ingiuste, visto che ha comunque molti punti di forza.

Per concludere, The Rhythm Section è una pellicola che mostra alcuni difetti nella storia e non sempre riesce a unire i suoi generi, ma dimostra anche una grande forza nella regia, capace di regalarci ottime sequenze e migliorare la situazione, e con una protagonista convincente e carismatica che saprà sorprendere. Ha i suoi difetti, ma vi consiglio di dargli una chance.

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Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!

[The Butcher]

21 pensieri riguardo “The Rhythm Section

  1. Ciao, questo film non lo conosco,, in genere vado sempre a controllare le opinioni di chi l’ha già visto. Cercherò di vederlo, magari mi piace. Sai mi sono sempre piaciuti film di questo tipo, vedrò di darci un’occhiata.
    Un saluto, buona domenica

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