Starman (film)

Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo ripreso a parlare di animazione e abbiamo deciso di non parlare di grandi studios come Disney, Pixar o DreamWorks, bensì di una casa di produzione spagnola che, in collaborazione con gli Stati Uniti, ha creato un prodotto interessante, Planet 51. La storia è ambientata sul Pianeta 51, un pianeta tranquillo dove vivono degli omini verdi tra cui Lem, un ragazzo che sta finendo gli studi e la cui vita sembra stia andando finalmente nella direzione giusta. Tutto però verrà stravolto dall’arrivo di un modulo lunare e un’astronauta, Chuck, che l’esercito considera come un invasore e quindi una minaccia. Chuck però vuole solo tornare a casa e sarà Lem ad aiutarlo. Il film convince soprattutto per il design dei protagonisti, semplice e riconoscibile, ma soprattutto per le ambientazioni ispirate agli anni ’50 americani, ma con delle differenze per farle sembrare aliene, con queste forme rotonde a che assomigliano a dischi volanti. Il lato tecnico è molto buono ma la sceneggiatura poteva fare di più. Le tematiche parlano del diverso e dell’ignoto e come si possa accettare le differenze degli altri, ma il film a volte tende a perdersi in momenti comici fin troppo infantili. Per il resto Planet 51 è un film piacevole che vi consiglio.
Ancora una volta continuiamo a parlare di cinema ma stavolta non ci concentreremo sull’animazione. Visto però che ero in vena di fantascienza, ho deciso di recensire questa pellicola degli anni ’80 che certamente può catturare l’interesse di molti e per diverse ragioni.
Ecco a voi Starman, pellicola fantascientifica e romantica del 1984 scritta da Bruce A. Evans e Raynold Gideon e diretta da John Carpenter.

Trama:
Nel 1977 viene lanciato nello spazio la sonda Voyager 2 che trasporta al suo interno un disco grammofonico d’oro che trasmette un messaggio di pace e invita qualsiasi forma di vita aliena a visitare la Terra. Il messaggio viene effettivamente ricevuto da un alieno, Starman (Jeff Bridges), che decide di andare sul pianeta per parlare con i suoi abitanti. Il governo degli Stati Uniti però pensa che la sua astronave sia un mezzo nemico e l’abbatte. Starman allora si rifugia nella casa di Jenny Hayden (Karen Allen), una donna che ha perso da poco suo marito Scott in un incidente. L’alieno clona il corpo di Scott, spaventando Jenny, ma lui ha bisogno di lei. Infatti Starman deve raggiungere l’Arizona entro tre giorni in modo che una squadra di soccorso possa salvarlo, visto che considera la Terra come un luogo ostile. Se entro tre giorni non tornerà sul suo pianeta, Starman morirà. Quindi Jenny si ritroverà a portare questo alieno con il volto di Scott nel luogo dell’appuntamento, mentre l’esercito lo cercherà per catturarlo e farci degli esperimenti. E nel frattempo tra Jenny e Starman nascerà un sentimento che quest’ultimo imparerà a scoprire in tutta la sua complessità.

Per me è sempre un piacere parlare di Carpenter sul blog e noto che siamo a un buon punto con la sua filmografia. In ogni caso questo Starman mi ha sempre incuriosito per la sua particolarità in quanto è una storia al di fuori dei canoni di Carpenter, ma in questo ci torneremo più tardi. Adesso volevo iniziare brevemente con la sua produzione.

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Infatti Starman venne acquistato dalla Columbia Pictures e la storia, scritta da Evan e Gideon, venne modificata diverse volte. La prima nel 1981 quando il regista Mark Rydell abbandonò il progetto per divergenze artistiche con lo studio e da lì in poi vennero scelte altri sei registi e la sceneggiatura venne riscritta altre sette volte, fino a quando optarono per Carpenter alla regia. La cosa molto interessante era che ai tempi la Columbia aveva in mano queste due sceneggiature, Starman e Night Skies, ed entrambe avevano alla base la storia di un alieno che finisce sulla Terra e che deve tornare a casa. La differenza sostanziale era che il primo aveva una storia rivolta più agli adulti mentre il secondo era destinato ai ragazzi. Quindi la Columbia si concentrò su Starman e abbandonò Night Skies. Quest’ultimo venne preso da Steven Spielberg che diede vita a E.T. – L’Extraterrestre. Immagino che alla Columbia ancora oggi stiano soffrendo enormemente per questa decisione. Starman purtroppo non fu un successo, ma nonostante ciò rimane un film davvero ottimo.

Partendo dal lato tecnico possiamo sicuramente dire che la mano di Carpenter ha giovato parecchio a questa storia in quanto, a mio avviso, bastava veramente poco per rendere questo film involontariamente comico o sciocco, ma per fortuna ciò non è successo. In primis il ritmo è davvero ottimo, un ritmo lento che lascia lo spazio agli spettatori per comprendere la situazione e in particolar modo i protagonisti e l’evoluzione della loro relazione. In generale ci ritroveremo con una prima metà molto più tranquilla che servirà per avvicinare i due mentre la seconda sarà più movimentata con l’esercito che tenterà di fermarli, ma senza che il film perda di vista la loro relazione.

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La regia di Carpenter sarà semplice e quadrata, perfettamente in linea con la storia e soprattutto capace di valorizzarla anche attraverso delle idee visive molto belle, come ad esempio il modo in cui Starman ottiene il corpo di Scott, attraverso i capelli di quest’ultimo. Qui la regia si dimostra ottima, facendo vedere il punto di vista di Starman che entra nei filamenti fino a raggiungerne le cellule. Inoltre vediamo la sua trasformazione in umano, che partirà da neonato, diventerà poi un ragazzo fino a raggiungere l’età che aveva Scott prima di morire. A livello visivo abbiamo quindi delle belle trovate che riescono a dare una sua particolarità e anima alla pellicola, mentre per il resto Starman sarà impostato quasi come un road movie con i due protagonisti che dal Wisconsin dovranno andare in Arizona, muovendosi principalmente per zone rurale e anche desertiche, luoghi che fanno parte degli Stati Uniti e che riescono a rafforzare il concetto di road movie. E le musiche di Jack Nitzsche riescono a trasmettere un senso di meraviglia nei confronti di quello che vediamo, facendolo con delicatezza e fascino. Il livello tecnico in generale è ottimo, tutto funziona bene ed è curato, ma anche la storia ha degli elementi di forza interessanti.

Prima di tutto ci tengo a dire che questo film rappresenta molto poco il pensiero di Carpenter. Questa era una pellicola su commissione e nonostante nella storia ci sia poco di lui, il regista riesce a valorizzarla con le sue abilità dietro la macchina da presa. La storia si rivela molto affascinante fin da subito per via del rapporto tra i due protagonisti. Diciamo infatti che il tutto non è cominciato molto bene per loro. Starman vorrebbe che Jenny lo portasse in Arizona, ma lei crede inizialmente che lui voglia farle del male e più volte tenta la fuga. Questo fraintendimento è dovuto soprattutto a una certa incomunicabilità presente specialmente nella prima parte. Starman conosce poco la lingua umana e quel poco l’ha imparato attraverso il disco grammofonico. Inoltre lui non conosce gli usi e costumi della Terra e quanto possano variare. Perfino i movimenti del corpo e le espressioni facciali sono scattose e meccaniche e tutto questo non farà una bella impressione a Jenny (i complimenti vanno a Jeff Bridges per il lavoro svolto). Con il tempo però Starman imparerà a fari capire, si arriverà a un punto in cui i due riusciranno veramente a comunicare e capirsi e Jenny scoprirà che Starman vuole solo tornare a casa e ha un animo gentile, mentre Starman inizierà a innamorarsi di lei e a conoscere tutte le sfumature che caratterizzano l’essere umano. La loro relazione riesce a convincere lo spettatore perché cresce con molta calma, senza alcuna accelerazione, e possiamo dire che tra i due si arriverà a una totale fiducia solo a metà film e da lì in poi impareranno ad amarsi. Oltre al modo in cui è stata mostrata, quel che convince della relazione sono proprio i due attori principali che hanno dimostrato grande impegno nel dare vita a questi personaggi a cui il pubblico si affeziona e soprattutto entrambi dimostrano un grande affiatamento.

Per concludere, Starman non mostrerà il pensiero di Carpenter ma certamente è un ottimi film che riesce a portare avanti una storia adulta e ben scritta che viene valorizzata dalla regia e che ci presenta due protagonisti stupendi e una storia d’amore molto dolce e per niente smielata. Un film che consiglio!

Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!

[The Butcher]

19 pensieri riguardo “Starman (film)

    1. Ci sono opere di Carpenter poco conosciute. Mi viene in mente Avventure di un uomo invisibile. Anche quello è poco conosciuto e difficilmente le persone lo associano a Carpenter. Comunque ti consiglio Starman. Non sarà proprio suo ma è davvero bello.

  1. Ricordo di averlo visto tanti anni fa e la tua recensione me l’ha ricordato come una visione piacevole. Ricordavo Jeff Bridges ma non avrei detto che lei fosse Karen Allen. Tanto meno lo avrei collegato a Carpenter.

  2. Una storia d’amore sci-fi atipica per un tipico film anni Ottanta. Un buon film ancora oggi, che amo rivedere. Certo non fu azzeccata la scelta di farlo uscire in sala lo stesso mese di Lanciata al cinema lo stesso mese di Dune dj David Lynch e 2010 – L’ anno del contatto. Film assai differenti da Starman, ma dubito che il pubblico nello scegliere un film di sci-fi potesse scegliere Starman, che è appunto una storia atipica d’amore in salsa sci-fi, piuttosto che i due precedenti che sono assurti a cult del genere. In ogni caso, film come Starman sono rappresentativi di quel periodo e ritrovo una sensazione piacevole di deja vu in Star-Lord della mia amata serie di film e videogiochi Guardiani della Galassia. Star-Lord (o meglio Peter Quill) mi richiama alla memoria sia Starman sia The Last Starfighter.

    1. Starman era atipico e aveva la sua bellezza. Farlo uscire insieme a quei film non fu una scelta azzeccata, ma comunque sono felice di vedere molte persone che lo ricordano con grande affetto e che lo considerano un’opera valida. E sì Star Lord lo ricorda in parte, soprattutto nei film di Gunn.

  3. Star Lord è la quintessenza del periodo sopratutto statunitense e che noi abbiamo “vissuto” di riflesso guardandone la produzione cinematografica dai The Goonies a Lo Squalo, da Incontri ravvicinati del terzo tipo a Wargames e che Strange Things ha saputo magistralmente riportare in auge. Insomma, Starman, al di là del suo valore come film in sé, è rappresentativo di quel periodo e ne racchiude storia e spirito. Quindi se vi è piaciuto Strange Things e Guerrieri della Galassia, anche se sono produzioni assai differenti fiondatevi a vederlo.

    1. Starman è figlio dei suoi tempi ma allo stesso modo rimane un’opera moderna proprio per come è stata realizzata. Rappresenta perfettamente quei tempi ma non risulta mai vecchio. Non è un capolavoro, ma è sicuramente un ottimo film da recuperare assolutamente!

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