Mary Poppins

Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo fatto un salto negli anni ’90 per parlare di un’opera che ha fatto parte dell’infanzia di molti ossia Space Jam. La storia narra di Michael Jordan che decide di abbandonare il basket per entrare nel mondo del baseball. Intanto, su un pianeta alieno, un losco uomo d’affari vuole ridurre in schiavitù i Looney Tunes per dare lustro e successo al proprio parco divertimenti. Così manda i suoi sgherri a catturarli ma Bugs Bunny li inganna, dicendo che i Looney verranno con loro solo se vinceranno una partita di basket, visto che sono bassi. I piccoli alieni però hanno il potere di rubare il talento altrui e rubano così le abilità dei migliori giocatori della NBA. I Looney Tunes si trovano nei guai e per questo motivo portano Michael Jordan nel loro mondo e farsi aiutare da lui. Questo film in tecnica mista era un’opera che da piccolo mi ha sempre divertito ma che ora, con uno sguardo adulto, mostra molti difetti. Tralasciando la pessima recitazione di Jordan (atleta straordinario ma attore mediocre), uno dei problemi maggiori sono le sequenze con le persone in carne e ossa. Quei momenti sembrano degli enormi riempitivi in molti casi, visto che non hanno molto da dire e le gag sono banali e infantili. In compenso sono riusciti a trasporre molto bene i Looney Tunes con la loro follia e anarchia, riuscendo a creare delle belle interazioni, scene spassose e anche delle ottime battute. Inoltre l’animazione 2D con quelle ombre funziona benissimo, dando ai personaggi tridimensionalità. Anche la partita finale sa divertire con la sua totale caoticità e sprezzo delle regole. Non è grandioso, ma è comunque carino.
Anche con questo articolo parleremo di un film che ha fatto parte dell”infanzia di un numero importante di persone. Sì, sto recuperando diverse opere simili per curiosità, per vedere se le mie idee possono cambiare e soprattutto per vedere se queste opere riescono a resistere al passare del tempo. Inoltre è abbastanza in linea con Space Jam, perché viene usata la tecnica mista, però questo film è su un altro livello.
Ecco a voi Mary Poppins, pellicola musical, commedia e fantastica con tecnica mista del 1964, scritta da Bill Walsh e Don De Gradi, diretta da Robert Stevenson e tratta dalle opere di P. L. Travers.

Trama:
Il film si apre con Bert (Dick Van Dyke), un tuttofare che sta intrattenendo il pubblico al parco, quando la sua esibizione si interrompe con l’arrivo del vento dell’Est. lui dice che qualcosa sta arrivando e guida lo spettatore a Viale dei Ciliegi e più nella precisione nella casa della famiglia Banks. Qui la tata Katie (Elsa Lanchaster) decide di licenziarsi perché non riesce a gestire i piccoli Jane (Karen Dotrice) e Michael (Matthew Garber). Per questo motivo il loro padre, George Banks (David Tomlinson), mette un annuncio per avere una nuova tata che sia molto severa. Il giorno dopo alla loro porta si presentano numerose governanti che però vengono spazzate via da un vento improvviso e, scendendo dal cielo, arriva la tata Mary Poppins (Julie Andrews). Fin da subito riesce a farsi apprezzare dai bambini e dalle domestiche, mostrandosi molto capace, divertente e, al momento opportuno, severa. Tutto ciò però viene mal visto dal signor Banks, che  vorrebbe più serietà e meno follie fantasiose.

Dopo tanto tempo torniamo a parlare della Disney, anche se non lo facciamo con uno dei suoi classici animati. Non preoccupatevi, continuerò con quel progetto con la mia solita calma (praticamente finirò il tutto tra un anno di sicuro, accidenti a me). Comunque oggi parliamo di un’opera molto famosa, un cult che tutti conoscono, che fu un grande successo ai tempi e che ancora oggi è in grado di stupire e incantare per vari motivi. Su quest’opera è stato detto di tutto e spero tanto di riuscire a darle una recensione degna. Nel frattempo direi di iniziare parlando della nascita di questo film.

Mary-Poppins-Julie-Andrews-film-movie-1964-walt-disney

L’opera è basata sui vari libri di Mary Poppins scritti da P. L. Travers, in particolar modo il primo, pubblicato nel 1934, che ebbe un enorme successo. La figlia di Walt Disney si innamorò subito dell’opera e fece promettere al padre di trasporre quel libro, ma è qui che Walt incontrò l’ostacolo più grande: Travers stessa. L’autrice infatti rifiutò di dare quei diritti a Disney, dicendo che un film non avrebbe mai potuto dare giustizia alla sua opera. Walt per molto tempo riprovò a convincerla, andando perfino a trovarla a casa sua in Inghilterra. Fu una strana lotta che durò più di 20 anni e solo nel 1961 la Travers acconsentì a cedergli i diritti, ma lo script doveva ricevere la sua approvazione. E anche qui ci furono problemi: sapete tutto quello che a reso famoso questo film? La musica, l’animazione e la protagonista? L’autrice non apprezzò niente di tutto ciò, ma il contratto la diede vinta a Disney, visto che lui aveva l’ultima parola e la Trevers dovette accettare il prodotto finale. Ed è qui che inizia la vera recensione.

Ho sempre apprezzato il modo con cui si apre la pellicola, con Bert che sente qualcosa di strano avvicinarsi e subito dopo rompe la quarta parete, rivolgendosi al pubblico e accompagnandolo nel luogo in cui inizierà la storia. Da qui parte il film, mostrandoci la situazione familiare, con i due bambini che vorrebbero giocare con il loro padre mentre invece George vorrebbe che non ci fossero problemi. Il tutto viene spiegato molto bene e poi c’è la famosa discesa di Mary Poppins, una scena diventata iconica e che sa colpire per l’ottima messa in scena. Da questo momento in poi vedremo la tata occuparsi dei bambini, cercando di educarli con serietà ma soprattutto attraverso il divertimento e la fantasia. Questo è un elemento centrale in quest’opera ma prima, come al solito, si parla del lato tecnico.

Diciamo che è quasi impossibile criticare qualcosa in questa pellicola, c’è un’enorme cura per ogni dettaglio, ma non solo sul lato tecnico ma anche per quanto riguarda la scrittura dei personaggi. Stevenson (che lavorerà ad altre opere Disney come Pomi d’ottone e manici di scopa, Un maggiolino tutto matto, ecc…) fa un lavoro ottimo nel gestire così tanti elementi di scena, riuscendo a creare un’atmosfera incredibile, che sa divertire, sa veramente stupire ogni volta che Mary fa una sua magia (c’è un senso della meraviglia davvero incredibile e sincero) e riesce perfino a essere malinconico in certi punti, grazie anche a una fotografia in cui il colore a predominante è il blu.

Gli effetti speciali erano incredibili per i tempi e sono ottimi anche oggi (forse qualche animatronic è invecchiato un po’ male) e dove riesce veramente a stupire è nel mondo animato, quando entrano nei disegni di Bert. Qui gli attori in carne e ossa riescono a unirsi alla perfezione con le animazioni, arrivando a delle situazioni interessanti, come la corsa di cavalli oppure la danza con i pinguini. Su quest’ultimo punto è importante puntualizzare che non hanno usato il bluescreen, ma un altro metodo chiamato processo a vapore sodio (sodium vapor process), un’alternativa al bluescreen che la Disney utilizzò ampiamente fino alla fine degli anni ’70. Cercando di spiegarlo nel modo migliore possibile, gli attori vengono filmati con alle spalle uno schermo bianco illuminato con luci a vapore di sodio, che hanno un colore giallo (per questo la tecnica a volte viene anche chiamata yellowscreen). Attraverso una telecamera speciale che filtrava la luce si creava un mascherino che isolava gli attori dallo sfondo. Questo processo riusciva a dare un’immagine degli attori migliore, più nitida, cosa che a volte non accadeva con il bluescreen. Da sottolineare anche come i personaggi animati siano stati disegnati attraverso la tecnica della xerografia, quindi con linee sporche e imprecise, tecnica che ho sempre apprezzato.

Un altro elemento importante riguarda la coreografia. Parliamo comunque di un musical e le coreografie sono davvero curate. Le musiche sono diventate iconiche, piene di ritmo e molto divertenti come Un pizzico di zucchero, Supercalifragilistichespiralidoso o Cam-caminì. Sono meravigliose, con coreografie piene di energia che non annoiano mai. Ci sono canzoni più tranquille ma comunque interessanti, ma quando ad esempio si arriva alla scena con gli spazzacamino si raggiunge uno dei momenti migliori, con molte comparse che faranno vari balli e acrobazie folli ma allo stesso tempo ben gestite e comprensibili. Su questo il film non annoia mai, ma c’è un altro elemento che colpisce: i personaggi.

È praticamente impossibile dimenticarsene, perfino quelli secondari hanno una loro personalità. Tra tutti spicca ovviamente lei, Mary Poppins, una persona perfetta, come si definisce lei stessa più di una volta, severa e con grande autorità ma che in più punti si dimostra anche gentile, arrivando alla fine del film ad affezionarsi ai due bambini, rendendo la sua partenza molto malinconica. Il personaggio è differente rispetto al libro, dove invece era molto più severo e non aveva momenti di gentilezza. Un elemento però è rimasto, ossia la sua vanità (infatti le piace specchiarsi molto speso). Lei riesce a educare i bambini sia attraverso l’ordine sia attraverso la follia della fantasia. E questo punto sarà importante per discutere di Bert e George.

Bert è un tuttofare che ogni giorno fa un lavoro nuovo. Non è molto ricco, ma nonostante tutto è un tipo molto allegro, solare e pieno di energia che usa molto spesso la fantasia. Lui riesce ad avere un’enorme fantasia, si dimostra un grande amico per Jane e Michael e li capisce bene perché il bambino che è in lui non è stato messo da parte quando è diventato adulto. Lui sa ancora divertirsi come un bambino e per questo motivo è normale fare confronti con George.
Lui è l’esatto opposto di Bert, è ligio al dovere e molto abitudinario, lavora in una banca e la mentalità che ha sul posto di lavoro la usa anche con la sua famiglia. I figli hanno dei problemi e decide di lasciare che a occuparsene sia la tata. Quando poi loro stanno bene e daranno sfoggio delle cose che Mary Poppins gli ha insegnato, George non ne sarà contento. Vuole che i sui figli siano come lui, non capisce quello che sta succedendo. Ha dimenticato com’è essere un bambino ed è per questo che la presenza di Mary Poppins aiuterà molto di più lui che i bambini. Infatti lui riuscirà a crescere come personaggio, a ritrovare il bambino dentro di sé e finalmente a giocare con i suoi figli. Tutto attraverso la fantasia, un elemento centrale in questa storia, capace di aiutare e non danneggiare (come qualcuno crede ancora oggi). Perché la fantasia è una parte fondamentale per la nostra vita, ci aiuta a essere bambini ma anche a crescere.

Per concludere, Mary Poppins è un’opera impressionante, una pellicola con un cast eccellente e un lato tecnico curato e ancora oggi impressionante. Un film con un ottimo ritmo e degli ottimi messaggi moderni e delle musiche e scene iconiche e indimenticabili. Un film che ha fatto la storia e che merita di essere visto.

Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!

[The Butcher]

34 pensieri riguardo “Mary Poppins

  1. La grande poesia di questo film è che uno spazzacamini fuligginoso è più felice di un banchiere. La stessa storia di Disney in fondo era quella, da impiegato a folle pioniere dell’animazione e in generale della fantasia. Questa era la Disney della luce e dei miracoli, quella che si ipotecava casa pur di fare Biancaneve. Niente da dire, un capolavoro assoluto. Gli sfondi in particolare, facci caso, sono quadri.

    1. Su questo tuo commento non ho niente da ribadire. E’ una storia che ancora oggi riesce a sorprendere e a essere non solo ricca di messaggi positivi ma a rimanere tecnicamente impressionante. Sì, i fondali sono delle piccole opere d’arte e sono contento che con il passare del tempo quest’opera venga ancora amata sia dal pubblico che dalla critica. Questo film sarà moderno anche tra 50 anni.

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