Copertina
DISCLAIMER:
Il romanzo è in corso di stesura. Quindi potranno esserci incoerenze e sicuramente, una volta finito, dovrà essere editato pesantemente.
Sono quindi accetti consigli e critiche costruttive.
Offese inutili saranno ignorate.
Buona lettura.
Spiral – Capitolo 5: Sogni
ANTEPRIMA:
Capitolo 5 – Sogni
Siamo miserabili…
Siamo impotenti…
Siamo suoi discepoli, ma abbiamo fame di conoscenza.
33-esima colonia lunare
Dalla finestrella che dava sulla cucina entrava la luce intermittente dell’enorme display pubblicitario, che si stagliava di fronte alla misera abitazione, un piccolo appartamento in un enorme palazzo.
«Su dai… che aspetti? Tocca a te!» incitò Gaia.
L’uomo, difronte a lei, fissava con grande concentrazione la scacchiera sul tavolo. Ciocche di capelli scuri gli cadevano di fronte agli occhi; lui ogni tanto le scostava svogliatamente.
Alice era seduta di lato e osservava anche lei la scacchiera, ma non aveva mai capito molto di quel gioco, quindi era per lo più sovrappensiero.
«Ehi! Lo sai che nelle vere partite di scacchi c’è il tempo contato? Non hai tutto la sera…» continuò Gaia, molto impaziente ed eccitata nel continuare. A quanto pare aveva messo in difficoltà il suo avversario.
L’uomo, il cui norme era Adriano, sbuffò e risposte: «Lo so, lo so! Ma questa è un’amichevole!».
«Sì, sì, solo perché non sai come difenderti dai miei attacchi!». Gaia era molto su di giri; scacchi la prendeva molto. Da piccola era solita giocarci con sua nonna. E ora in qualche modo le faceva pensare a lei, ai bei momenti vissuti insieme, alle risate e alla soddisfazione.
Anche se si conoscevano da poco, Alice aveva compreso alcuni atteggiamenti di Gaia, ma molte cose rimanevano un mistero.
Gaia era esuberante, egocentrica e molto intraprendente, ma a volte i suoi occhi diventavano bui. Era come se qualcuno avesse spento improvvisamente la luce, facendo calare le tenebre sulla ragazzina. A quel punto diventava impenetrabile. Alice non sapeva come approcciarsi e come poterla aiutare. Semplicemente, in quei momenti, Gaia era irraggiungibile. E ora, vederla giocare e divertirsi, era una gioia, dalla quale però lei si sentiva distante. Questo perché aveva paura.
Adriano, l’uomo che l’aveva afferrata in mezzo alla folla, trascinandola in un vicolo, solo per salvarle la pelle, era un caro amico di Gaia, ma lei non riusciva a stare tranquilla. Per lei gli uomini erano diventati simili a dei mostri, ombre oscure da cui stare lontana. Anche se ora sembrava un ragazzino, non riusciva a togliersi di dosso le sensazioni che gli sguardi ricevuti da quell’essere disgustoso, Kevin, l’uomo a cui la sua famiglia l’aveva venduta, le avevano suscitato.
Provava non solo paura, ma anche profonda vergogna. I suoi seni, ancora non ben sviluppati, ora erano ben nascosti ma lei li odiava. In qualche modo invidiava il corpo ancora acerbo di Gaia.
Adriano colpì il tavolo con un pugno, facendo tornare Alice alla realtà.
Gaia aveva dato scacco matto. Un sorriso compiaciuto le illuminava il viso, mentre l’uomo si grattava la criniera di capelli con fare nervoso.
«Un giorno ti batterò… fosse l’ultima cosa che faccio!» esclamò, per poi tracannare la birra rimasta nella bottiglia di fianco a lui.
«Bleah… questa è più acqua che altro… cosa darei per un vera birra», mugugnò, concludendo con un sospiro.
«Io dubito che riuscirai mai a battermi, tu non vedi gli schemi… capisci troppo tardi i miei piani, eheh!», Gaia si alzò in piedi, con le mani sui fianchi, osteggiando tutta la sua sicurezza. I cappelli crespi ondeggiavano a ogni suo movimento.
Alice si rese conto di fissarla, quindi distolse lo sguardo, rimanendo in silenzio.
Non sapeva nulla di Adriano. Solo che era stato su Marte, per lavorare e guadagnare qualcosa e che di tanto in tanto ci tornava. Come fosse diventato amico di Gaia era un mistero per lei, la ragazzina aveva solo detto che potevano fidarsi di lui, infatti gli aveva subito rivelato la vera identità di Alice, raccontando quanto era successo.
«Allora… Alice, come mai non parli? Ti va di fare una partita con me?», le rivolse la parola l’uomo, puntato il suoi occhi profondi in quelli della ragazzina, che cautamente evitava di guardarlo direttamente.
Come al solito sentiva la gola secca e chiusa, con enorme difficoltà ad articolare un frase di senso compiuto.
Si girò verso Gaia e scoprì che anche lei la stava fissando, cercando di incoraggiarla con un sorriso.
Alice raccolse il suo coraggio, deglutì e disse: «No… la ringrazio, ma non conosco le regole…».
Seguì un attimo di silenzio e poi Adriano scoppiò a ridere.
«Per chi mi hai preso? Per un damerino? Niente formalità con me, ragazzina».
Alice alzò lo sguardo e abbozzò un sorriso.
Forse doveva credere di più in Gaia.
Sì, avrebbe dato a lui una possibilità.
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Shiki Tima Ryougi
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