Antebellum

Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo siamo rimasti in Europa e abbiamo parlato di un film danese davvero interessante, ossia Valhalla Rising. La storia parla di One-Eye, un pericoloso guerriero che, dopo essere rimasto prigioniero per diverso tempo, riesce a liberarsi e a viaggiare insieme a un ragazzo. I due incontrano dei vichinghi cristiani che vogliono andare in Terra santa per partecipare alla Crociata e invitano i due a seguirli. Quando si imbarcano, una strana nebbia farà perdere loro l’orientamento e li farà approdare in una terra sconosciuta. Refn è sempre stato un ottimo regista e qui lo dimostra ancora una volta, attraverso una regia curata e una messa in scena incredibile che valorizza tutto l’ambiente. Questo film parla più con le immagini che con le parole e narra una storia ricca di metafore e allegorie, una viaggio alla ricerca di sé stessi ma anche di redenzione, in cui si possono dare diverse interpretazioni e che non mancherà di sorprendervi. A mio avviso è da vedere!
Questa volta ci spostiamo negli USA con un film che aspettavo da parecchio tempo. In realtà l’avevo già visto tempo addietro, ma solo ora mi accingo a scrivere una recensione. Speravo di vederlo al cinema, ma purtroppo quest’opera è uscita durante la pandemia e almeno qui in Italia è arrivata direttamente in home video. Un vero peccato, perché a mio avviso una storia simile meritava certamente la sala. Inoltre è anche un film che ha avuto un tipo di pubblicità sbagliata, facendolo passare per un horror sovrannaturale, cosa che per l’appunto credevo anch’io. Invece mi sono ritrovato altro, un’opera diversa, ma assolutamente valida.
Ecco a voi Antebellum, pellicola thriller del 2020 scritta e diretta da Gerard Bush e Christopher Renz.

Trama:
Il film inizia in una piantagione di cotone durante la Guerra di Secessione. C’è stato un tentativo di fuga da parte di alcuni schiavi neri che però è fallito ed Eden (Janelle Monáe) è stata catturata insieme ad altri e i soldati confederati puniscono severamente molti di loro e ne uccidono in maniera brutale alcuni. Eden è costretta a lavorare in maniera disumana ed è la concubina personale del capo della piantagione, il senatore Blake Denton (Eric Lange). In quel campo nessuno di loro può parlare, devono rimanere in assoluto silenzio, possono parlare solo se interpellati dai confederati, ricevono insulti e offese continuamente e se qualcuno osa solo fiatare viene punito con violenza. La situazione continua fino a quando Eden, andando a dormire, sente lo squillo di un cellulare e si risveglia ai giorni nostri. Il suo nome non è Eden ma Veronica Henley ed è una scrittrice di successo che combatte contro la discriminazione. Ha una vita perfetta con il marito Nick (Marque Richardson) e la figlia Kennedi (London Boyce). Quindi che cos’era quel che ha visto? Era un incubo oppure era qualcosa di vero?

Questa è l’opera prima di entrambi i registi. I due hanno sempre lavorato insieme a videoclip e cortometraggi e con questo film volevano fare le cose in grande. La pellicola in questione è un vero e proprio thriller che ha però delle sfumature horror. Sarà un po’ difficile parlare di quest’opera senza fare spoiler, cercherò di fare del mio meglio ma sarà davvero complesso. Spero veramente di riuscire in quest’impresa.

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Si comincia con il lato tecnico. Come ho detto, per i due registi questa era il loro primo lungometraggio e hanno voluto mostrare il proprio talento fin dai primissimi minuti. Il film infatti apre con un lungo piano sequenza che mostra l’intera tenuta e la piantagione di cotone, mostra i soldati, gli schiavi e infine le persone che hanno tentato di scappare da lì. Il tutto viene ripreso in maniera molto elegante e ben costruita, dove non si sentono neanche le voci dei personaggi, ma ci sarà l’ottima colonna sonora di Nate Wonder e Roman Gianarthur, molto bella e capace di aumentare la tensione.

Nonostante la regia elegante, le scene di tortura e umiliazione che dovranno subire gli schiavi sono davvero pesanti e crudeli. Ogni minimo diritto umano verrà annullato, saranno trattati peggio delle bestie e sembrerà quasi che in confederati ci provino gusti a farli soffrire e a trattarli come esseri inferiori. Questa prima mezz’ora sarà costellata di momenti simili e risulterà davvero tremenda (nel senso buono del termine) per la questione trattata e per il modo in cui si parlerà della schiavitù dei neri, un argomento purtroppo attuale e su cui si è basata da molto tempo questa nazione. Il razzismo e la discriminazione sono tematiche ancora oggi attuali, specialmente negli Stati Uniti e viene mostrato molto bene anche quando la protagonista sarà ai giorni nostri.

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Il passato non è morto. Non è neanche passato.
Il film inizia con questa frase di William Faulkner ed è un concetto che verrà ribadito più volte e che a mio avviso viene mostrato alla perfezione quando Victoria interagisce ai giorni d’oggi. Qui lei è una donna di successo, ha un’ottima carriera, è conosciuta ed è anche benestante, però subisce comunque delle discriminazioni, non parliamo di un tipo di discriminazione plateale ma a qualcosa di più subdolo e sottile, qualcosa che possiamo chiamare vere e proprie micro-aggressioni. Lo vediamo con piccoli gesti, come con la receptionist che la ignora oppure quando, dopo aver prenotato un tavolo, verrà messa in un angolo buio e scomodo, fuori dalla vista di tutti e con un tavolo poco curato. Sono piccolezze, a dietro di esse si nasconde un odio ben radicato, un odio che ha radici molto antiche e che ancora oggi non riusciamo a estirpare. E questa parte la mostra in maniera davvero intelligente e interessante.

Per quanto riguarda il modo in cui queste due parti ambientate in tempi diversi si uniscono, non dirò niente. Ammetto di aver pensato a qualcosa di sovrannaturale, un po’ per la pubblicità che era stata fatta al film, un po’ perché il film ti portava a pensare a questo all’inizio. Qualche indizio ci viene dato all’inizio, in cui potremo notare delle piccole stranezze, piccoli dettagli che ci faranno porre delle domande. Non posso dilungarmi per evitare spoiler, ma la rivelazione sarà molto interessante.

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Per concludere, Antebellum è un film davvero impressionante, un’opera prima che dimostra tutta la volontà dei due registi di creare un lavoro ottimo e che dica qualcosa. Un film diretto in maniera elegante e con una messa in scena curata e che riesce a trasmettere dei messaggi molto forti, mostrandoci l’orrore della schiavitù, del razzismo e delle discriminazioni e come questi elementi siano ancora sopravvissuti nella mentalità di certe persone. Il passato non è morto. Non è neanche passato.

Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!

[The Butcher]

17 pensieri riguardo “Antebellum

  1. Mi piacerebbe vederlo, però so già che starò malissimo: ho ancora fresche le cicatrici che mi ha lasciato 12 Anni Schiavo, e per quanto siano fondamentali da guardare questi film faccio sempre molta fatica a vederli – un po’ come quelli di guerra.
    Però ci proverò, quando mi sentirò un po’ più in vena!

    1. Capisco perfettamente che cosa vuoi dire. Non è un horror, ma quello che mostra è capace di farti sentire male, mostrandoti un realtà davvero terrificante che sa essere veramente un incubo.

  2. Assai interessanti. Per quanto Antebellum mi incute un certo timore per la brutalità delle scene della tortura…sarà la vecchiaia, ma non riesco proprio più a sopportare nei film l’uso “splatter” della violenza. Grazie per le dritte.

    1. Di splatter non ce n’è tanto ma la violenza fisica e soprattutto quella psicologica è tanta perché si cerca quasi di annullare la volontà dell’individuo, di renderlo una bestia da soma. È un film pesante, non lo nego, ma è molto bello e spiega perfettamente come certi pensieri orrendi siano ancora presenti nella società odierna.

  3. Il film non era un horror, ma la schiavitù in America lo era sicuramente. L’eccessiva quantità di sangue era un tentativo di mostrare, o spiegare quanto fosse veramente sanguinosa la schiavitù.

    1. Ben detto, hai saputo descrivere alla perfezione il film in poche righe. Il film non è un horror, ma mostra comunque un orrore enorme che con gli anni è riuscito a sopravvivere purtroppo.

      1. Penso che il film sia stato realizzato per cercare di dare alla generazione odierna un’idea di come fosse veramente la schiavitù in America. Il personaggio principale aveva un piccolo vantaggio sulle persone di quell’epoca. Aveva il senno di poi della storia.

        1. Il film vuole cercare di far capire cosa significhi vivere in schiavitù e soprattutto voleva sottolineare come certi pensieri estremi facciano ancora parte del mondo odierno. Inoltre ho apprezzato anche le parti inerenti alle micro violenze, piccoli comportamenti che mostrano razzismo, gesti piccoli ma dolorosi.

          1. Anche se era difficile da guardare e digerire. Anch’io ho apprezzato le parti mostrate relative alla violenza diffusa, ai comportamenti crudeli e meschini che bramavano il razzismo che vediamo oggi.

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