Spiral – Capitolo 3: Benedetti

DISCLAIMER:
Il romanzo è in corso di stesura. Quindi potranno esserci incoerenze e sicuramente, una volta finito, dovrà essere editato pesantemente.
Sono quindi accetti consigli e critiche costruttive.
Offese inutili saranno ignorate.
Buona lettura.

Spiral – Capitolo 3: Benedetti

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Capitolo 3 – Benedetti

33-esima colonia lunare

Gaia aveva pensato più volte al suicidio, senza mai provare a concretizzare l’idea. Adesso le tornava di nuovo in mente, in quel momento di calma momentanea e bella compagnia.

Aveva trovato in Alice una valida amica, lo sentiva, anche se si conoscevano da poco tempo.

Lei sapeva valutare velocemente le persone, quasi a colpo d’occhio. Era un dono che aveva sempre avuto, cioè un’estrema empatia che le permetteva quasi di leggere il cuore degli altri. Oltre che a un dono, si era rivelata una maledizione. Poteva cogliere la sofferenza e rimanerne impregnata. Questo era successo quando aveva visto Alice per la prima volta; aveva capito subito che si era perduta ed era spaventata a morte. Quelle sensazioni aveva invaso Gaia, lasciandola smarrita. Ecco perché non aveva esitato ad abbracciarla in quanto lei stessa aveva bisogno di colmare quel vuoto dettato dalla solitudine.

Gaia era abituata a stare sola, da ormai molto tempo, e in certi frangenti lo preferiva. Aveva qualche amico sparso per la Colonia, ma a nessuno aveva rivelato il suo rifugio e trascorreva sempre poco tempo in compagnia. Ma quando aveva visto Alice, in lei s’era aperta la stessa voragine che la ragazza aveva nel petto: il peso di aver tradito la propria famiglia, probabilmente condannandola a morte, e lo smarrimento. Non sapeva ancora nulla, ma aveva percepito tutto questo come se le appartenesse. Quindi si era presa l’incarico di aiutarla.

Ma allora perché proprio adesso le tornava in mente il desiderio di morire?

Aveva una responsabilità. Si era presa l’incarico di aiutare Alice, nonostante fosse una ragazza di ben due anni terrestri più grande rispetto a lei.

In quella mattinata inoltrata, osservava il sole nato da alcune ore all’orizzonte. Lo scudo elettromagnetico, che permetteva alla Luna di avere un’atmosfera e gravità simili alla Terra, contribuiva a rendere verdognolo il cielo, offuscando i caldi raggi del sole, che comunque le raggiungevano il viso dopo tanti giorni di sola illuminazione artificiale. Lo scudo, quando il sole non sorgeva per molti giorni, era anche in grado di generare una luce che simulava il suo calore e bellezza. Ma l’originale era impareggiabile. Niente avrebbe potuto simulare la bellezza quella immensa stella.

Alice se ne stava seduta accanto a Gaia, a godersi la luce del sole e teneva gli occhi chiusi, in profonda riflessione. Le gambe di entrambe a penzoloni sul vuoto; erano su una parte non crollata del tetto dell’enorme e complessa fabbrica abbandonata.

Alice aveva avuto qualche problema ad arrampicarsi, guidata dall’agile passo di Gaia. Conosceva bene i punti in cui mettere i piedi, sulle macerie. Gli stivali logori non la impacciavano e aderivano perfettamente alla superficie, come se lei fosse un piccolo ragno delle rocce. Alice faticava a starle dietro ma lentamente aveva anche lei raggiunto la cima, assicurandosi di non guardare mai in basso.

Adesso che era seduta e si sentiva al sicuro, non aveva alcun timore a osservare il panorama sotto di lei: una distesa di edifici abbandonati, ricoperti da sabbia e cenere, che si estendevano fino al confine con le terre aride, le zone disabitate della Luna, fuori dalla Colonia.

Solo nelle Colonie vi erano alcune forme di vegetazione e campi coltivati, dentro delle specifiche serre. Al di fuori di quelle città fortificate dall’uomo, la Luna era una terra arida e inospitale.

Alice non sapeva cosa passasse nella testa di Gaia; dato che la conosceva da poco, non poteva pretendersi di indovinare i suoi pensieri. Nel frattempo cercava di non soffermarsi sulle sue preoccupazioni, soprattutto per quanto riguardava la sua famiglia.

L’avevano praticamente venduta, anche se a malincuore, ma comunque l’avevano offerta a un uomo spregevole, di cattiva fama e conosciuta crudeltà. Doveva davvero provare per loro pena a timore?

Non aveva idea di che cosa avrebbero subito e forse non doveva importarle, dato che non li avrebbe mai più rivisti.

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Shiki Tima Ryougi

5 pensieri riguardo “Spiral – Capitolo 3: Benedetti

  1. Guarda scrivi bene, ma secondo me stai rallentando un po’ troppo l’azione. Forse dando troppi dettagli delle azioni singole, cosa che a me personalmente non fa impazzire. Per il resto però è un buon testo.

    1. Ciao!
      Credo che qui sia questione di gusti. A me piacciono le storie che si prendono il loro tempo. Il mio poi sarà un romanzo del genere, quindi più o meno alternerò momenti di azione a momenti più lenti.

      Grazie per il commento ^-^

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