Un gatto a Parigi

Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo fatto un passo indietro nel tempo e abbiamo parlato di un grande classico e un vero capolavoro della settima arte, Spartacus di Stanley Kubrick. Un film prodotto da Kirk Douglas, che fu anche il protagonista, che ebbe un’interessante produzione, con il cambio di regista dopo una settimana e la presenza di Dalton Trumbo, famoso sceneggiatore messo sulla lista nera di Hollywood e che, grazie a questo film e a Douglas, riuscì a uscirne, distruggendo quella tremenda lista. Un’opera impressionante e imponente, un kolossal che segue le imprese di uno schiavo che, stanco delle ingiustizie e delle crudeltà degli oppressori, si ribella, liberando tantissimi schiavi come lui e donandogli la libertà. Un’opera che elogia la bellezza della libertà e il diritto di ogni essere umano a vivere una vita simile, combattendo sempre chiunque cerchi di strapparla, anche quando sembra non esserci alcuna speranza. Un’opera magnifica, scritta molto bene, con dei personaggi immortali e capace di commuovere. Un film da recuperare assolutamente.
E ancora una volta cambiano completamente argomento, rimanendo però ancorati al mondo del cinema. Sì, perché oggi discuteremo di animazione. Era da un po’ che ne parlavo e mi sembrava giusto riprendere l’argomento, ma questa volta non si discute di Disney. D’altronde non è l’unica casa di produzione che porta avanti quel campo dell’arte, ma ce ne sono tantissime, alcune molto piccole ma piene di idee e persone talentuose. In questo caso vorrei parlare di un’opera d’animazione europea. L’ultima volta avevamo discusso di Aiuto! Sono un pesce una co-produzione danese-tedesca-irlandese, per non parlare del mio amato Momo alla conquista del tempo. In Europa ci sono delle opere d’animazione affascinanti e uno dei Paesi che ha dimostrato più volte una certa inventiva è sicuramente la Francia.
Ecco a voi Un gatto a Parigi (Une vie de chat), pellicola d’animazione del 2010 scritta e diretta da Alain Gagnol e Jean-Loup Felicioli.

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Trama:
Il gatto di questa storia, Dino, conduce una doppia vita: di notte lui va in giro insieme a Nico (Bruno Salomone), un ladro esperto capace di rubare numerosi gioielli, di entrare ovunque e di arrampicarsi sui tetti di Parigi con un’abilità fuori dal comune. Di giorno però vive con la piccola Zoé (Oriane Zani), una bambina che dopo la morte del padre ha smesso di parlare. Sua madre Jeanne (Dominique Blanc) è sempre occupata con il suo lavoro alla centrale di polizia e in questo momento sta cercando di trovare e arrestare la persona che ha ucciso suo marito, Victor Costa (Jean Benguigui), un folle gangster che aspira a rubare una statua importante, il Colosso di Nairobi. Jeanne spera di riuscire a prenderlo, ma le cose si fanno molto complesse e la storia di Jeanne, Zoé e Nico si incontreranno, un incontro che aiuterà tutti e tre a cambiare la loro vita.

Sono sempre felice di poter tornare a parlare di animazione e soprattutto sono felice di poter condividere con tutti voi opere simili. Io adoro questa tecnica e mi fa sempre piacere poter discutere di opere così poco conosciute ma che ho apprezzato tantissimo. Non esistono solo i grandi studio come la Disney, esistono piccoli studi d’animazione che, con il poco che hanno, fanno del loro meglio per creare qualcosa di speciale. Lo abbiamo visto anche in Italia con La freccia azzurra e Momo alla conquista del tempo. In Europa ci sono tante opere animate poco conosciute ma con tanto da dire.

Il film non è molto lungo, dura più o meno un’ora e, nonostante ciò, sembra anche più corto per via dell’ottimo ritmo che ha dall’inizio alla fine e che non scema mai né nelle scene d’azione né in quelle comiche e neanche in quelle in cui conosciamo meglio i personaggi. Sotto questo punto di vista il film riesce a colpire fin da subito e questo ritmo viene accentuato grazie alle bellissime musiche di Serge Besset, capaci di essere incalzanti, dando così atmosfera alle scene d’azione, e di descrivere l’ambiente più classico e conosciuto di Parigi. Da sottolineare anche la bellezza degli sfondi, curati da Gagnol, che rendono Parigi stilizzata, con dei particolari molto interessanti e soprattutto che gioca in certi punti con la prospettiva. Tutti questi sono elementi importanti, ma ce n’è uno che risalta più di tutti e rende questa pellicola unica: il character design.

Come potete vedere dalle immagini, lo stile dei personaggi è molto atipico e originale, uscendo fuori da certi canoni odierni. Per riuscire a descrivere meglio questo stile, prenderò come esempio un’artista da cui hanno preso ispirazione ossia Amedeo Modigliani. Le figure di Modigliani sono caratterizzate da persone con volti stilizzati, ridotti a poche linee, e in certi case le facce, così come i corpi, erano allungati. L’ispirazione a Modigliani viene subito alla mente dello spettatore e questo stile si abbina perfettamente all’animazione che riesce a essere precisa e quasi realista mentre  per quanto riguarda il personaggio di Nico, tende a cambiare, facendo muovere il ladro con sinuosità, con movimenti del corpo irrealistici, come se fosse lui stesso un gatto. Anche gli occhi ricordano molto quelli delle opere di Modigliani, ma in questo caso riescono a essere pieni di vita.

E i colori utilizzati sono molto belli e accesi, molto gioiosi soprattutto per l’abbinamento (pensiamo ad esempio ai vestiti di Zoé, capelli arancioni, maglietta rossa e gonna verde chiaro, colori che danno molta vita al suo personaggio). Questo stile di colori mi ha ricordato molto le opere di Henri Matisse, anche se in questo caso si utilizzano anche lo ombre.
Tra le altre cose è un’opera che fa citazioni di una certa classe, come ad esempio Costa e i suoi gangster. Il suo personaggio mi ricorda tantissimo Joe Pesci in Quei bravi ragazzi di Martin Scorsese, sia per l’aspetto fisico che per il comportamento irascibile. Ci sono anche certe scene che rimandano all’opera di Scorsese che non mi aspettavo proprio.

La storia è molto semplice. Un’investigatrice che indaga su alcuni gangster e ha problemi con la figlia, una famiglia il cui destino si intreccerà con quello del ladro proprio grazie all’aiuto del gatto. Una storia semplice ma che riesce a convincere per le forti personalità dei personaggi e per l’incredibile messa in scena. Il lato tecnico è davvero impressionante, soprattutto se pensiamo che la pellicola è costata veramente poco e sono felice che nel 2011 sia almeno stata nominata all’Oscar.

Per concludere, Un gatto a Parigi è un film d’animazione veramente divertente e scorrevole, con dei personaggi interessanti e uno stile grafico unico e originale. Una pellicola davvero affascinante che vi farà passare un’ora che difficilmente dimenticherete.

Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!

[The Butcher]

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