Piccole Donne (2019)

Ed eccoci a una nuova recensione e questa volta ci troviamo davanti ala prima recensione di un film uscito in sala qust’anno. Avevo in mente altri progetti da fare e scrivere, ma ho deciso di metterli momentaneamente in secondo piano per concentrarmi su questa pellicola. E’ da un po’ di tempo ormai che attendevo la sua uscita e i motivi sono veramente tanti: la regista mi incuriosisce molto e sono sicuro che potrà dare veramente tanto al cinema (e personalmente credo che lo stia già facendo), le attrici protagoniste sono persone che rispetto molto e che trovo grandiose e professionali, il libro da cui è tratto mi piace molto e le tematiche che mette in scena mi incuriosiscono sempre.
Sto parlando di Piccole Donne (Little Women), film drammatico-storico tratto dall’omonimo romanzo di Louisa May Alcott, diretto e scritto da Greta Gerwig.

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Trama:
Siamo a New York nel 1868 e Jo March (Saoirse Ronan) lavorà lì come insegnante e nel frattempo pubblica i suoi racconti da un editore per guadagnare un po’ di soldi in più. Lei e le sue sorelle hanno preso strade diverse: Amy (Florence Pugh) si trova a Parigi dove segue delle lezioni di pittura e qui ritrova un vecchio amico della loro famiglia, Laurie (Timothée Chalamet), Meg (Emma Watson) si è sposata con un professore e ha due figlie mentre Beth (Eliza Scanlen) è rimasta nella loro vecchia casa e continua a suonare il pianoforte. Le cose cambiano quando Jo riceve una lettera in cui viene avvertita che la salute di Beth è peggiorata. Jo decide così di tornare a casa e durante il suo viaggio la ragazza ricorderà vari eventi della sua vita successi negli ultimi sette anni.

Hanno fatto parecchi adattamenti di Piccole donne per il grande schermo e quest’ultimo dovrebbe essere il settimo. Quando scoprii di questo nuovo film sull’opera della Alcott, rimasi molto incuriosito e una delle prime domande che mi feci fu: “Riuscirà la Gerwig a narrare una storia che tutti conosciamo bene (o almeno così spero) in un modo originale e tutto suo”?
Dopo essere uscito dalla sala, la mia risposta è stata un immediato Sì.

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Iniziamo a parlare dei personaggi e della loro caratterizzazione, una delle componenti più importanti in assoluto. In questo caso cercherò di parlare anche per coloro che non conoscono la storia. Il personaggio che colpisce più di tutti e che ci rimane più impresso è sicuramente quello di Jo. Jo è una ragazza ribelle, disordinata, con grande vitalità ed energia e con un’enorme fantasia. E’ una ragazza fuori dal comune che non rispetta per niente i modo con cui dovrebbe comportarsi una ragazza di quel periodo. Ed è per questo motivo che riesce subito a farsi apprezzare e rispettare. Lei è fatta così, è uno spirito libero e combattivo che non si lascia sottomettere o sopraffare dagli altri e dimostra ogni volta una determinazione incredibile e anche contagiosa, che ti sprona a fare del tuo meglio. E chi meglio di Saoirse Ronan poteva essere adatta al ruolo? L’attrice riesce a darle quella carica e quel carisma che rende stupendo il personaggio di Jo e la sua interpretazione è stupenda. Nonostante sia giovane, la Ronan ha dato grandissime prove attoriali e a mio avviso meriterebbe più riconoscimento.
Sono ottimi anche i personaggi di Meg e Beth. La prima, interpretata molto bene da Emma Watson, è la sorella maggiore e quella che fin dall’inizio sembra più matura, responsabile e con i piedi per terra, ma anche lei ha dei sogni che vorrebbe realizzare e luoghi affascinanti in cui vorrebbe stare. Beth è la più piccola delle quattro ed è la ragazza con il carattere più mite e introverso. Ha un po’ di timore del mondo esterno ma è molto legato alle sue sorelle e soprattutto ha una grande passione per il pianoforte e dimostra grande talento con esso.
Colei che però mi ha sorpreso più di tutti per come è stato reso, è quello di Amy, interpretata da una stupenda Florence Pugh. Amy è una di quelle persone che nascondono molto più di quanto si possa pensare. A una prima occhiata Amy sembra la ragzza viziata e piagnucolona che si mette al centro dell’attenzione e combina solo guai ma è molto più di questo. Un setimento che vediamo emergere da lei è la gelosia, una gelosia rivolta nei confronti di Jo. E il motivo per cui prova questo sentimento è che lei pensa di vivere all’ombra di Jo in ogni cosa e ciò la rende arrabbiata e insicura ed è per questo che commette in seguito certi sbagli. Non è un personaggio banale, anzi, probabilmente è il personaggio più complesso e meglio scritto dell’intera pellicola e sono veramente felice che la Gerwig sia riuscita a dare questa profondità ad Amy, che in molti trasposizioni era semplicemente una ragazzina viziata, mentre qui è una donna che cerca il suo posto nel mondo.

Oltre ai loro personaggi è stupendo vedere come la Gerwig sia riuscita a farle interagire bene tra loro, con naturalezza, creando un legame veramente forte e unico che, nonostante le varie difficoltà e i vari litigi, niente può spezzare. Ma non sono loro le uniche attrici degne di nota, anche tutti gli altri sono stati strepitosi, interpretando personaggi ben caratterizzati e pieni di vita: Laurie, Marmee, zia March, tutti personaggi stupendi e interpretati da attori altrettanto incredibili. Ed è anche grazie a loro se i personaggi principali riescono a risplendere. Se riesce a rendere i personaggi secondari o di contorno carismatici e con una certa personalità non metti in ombra i protagonisti, anzi, li rendi ancor meglio di prima.

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Ora passiamo al lato tecnico. Greta Gerwig aveva già dato grande prova delle sue capacità con Ladybird ma qui non solo conferma di essere un’ottima regista, ma dimostra anche di essere migliorata e cresciuta. Sa bene come costruire le scene e ha un’ottima messa in scena. Molte volte utilizzerà delle carrellate fatte molto bene e molto fluide. Sa quando muovere la camera da presa nei momenti più felici e movimentati e sa quando invece tenerla fissa sui personaggi nei momenti riflessivi e drammatici.
E’ ottimo anche il montaggio della pellicola. Passiamo dal 1868 al passato senza stacchi improvvisi, quasi con una continuità ben resa e riusciamo a capire fin da subito in che momento della storia ci troviamo. Ciò aiuta molto il ritmo della storia che non perde mai un colpo e dimostra come dovrebbe essere montato un film.
La cosa che però mi ha affascinato di più della pellicola è la fotografia. In questo film ci saranno due tipi di fotografia ben definiti: nel primo caso avremo dei colori molto accesi e rassicuranti e anche variopinti che daranno sensazioni di vivacità e allegria e saranno presente per lo più nel passato mentre nel 1868 a farla da padrone sarà il colore blu che invece sottolineerà la malinconia del momento. Non sempre ci sarà il blu nel 1868, soprattutto in certe scene con Amy e Laurie a Parigi saranno presenti colori accesi, ma una cosa interessante che ho notato è che i personaggi non si metteranno sotto la luce del sole ma resteranno nell’ombra causato da essa, quasi volessero nascondersi. Nel film sono presenti molti usi intelligenti della fotografia e uno dei miei preferiti è quando le sorelle prendono strade differenti e il tutto si svolge durante un tramonto, come a star a significare la fine dei loro momenti spensierati insieme.
E’ un film che funziona in ogni cosa, sia nelle bellissime musiche di Alexandre Desplat, alla scenografia di Jess Gonchor ai costumi di Jacqueline Durran.

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Piccole Donne è un film fatto tecnicamente bene, con degli attori incredibili e professionali e una storia divertente e commuovente, narrata in maniera molto interessante, che riesce nell’intento di insegnare qualcosa a noi spettatori. E’ una storia di crescita ed è anche una storia di amore, sogni, dolori, sacrificio, perdita, speranza e soprattutto scelte, uno dei temi più importanti della pellicola. Un film che riesce in due ore a insierire tutto ciò con una grazia e un’umanità che ho sempre amato e che spero di vedere sempre in film di questo tipo.
Piccole Donne verrà ricordato e soprattutto continuerà ancora a insegnarci e a cercare di migliorarci come persone soprattutto di questi tempi dove ormai l’odio sembra aver preso il sopravvento sulle cose belle della vita. E dico ciò dopo aver sentito una persona in sala dare delle stupide alle March perché avevano dato la loro colazione di Natale a una famiglia che non aveva nulla da mangiare. Io credo fermamente che le persone possano essere migliori e opere come Piccole Donne possono aiutare gli altri a vedere ciò e a renderli più consapevoli di loro stesi. E nonostante tutto spero veramente che ciò accada.

Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!

[The Butcher]

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