Finalmente si torna in Giappone e si torna a parlare di J-horror. L’ultima volta ho parlato della quadrilogia dedicata a Ring (QUI e QUI se siete interessati), mentre in questo articolo voglio parlare di un film considerato come uno dei migliori J-horror mai realizzati e che ha fatto conoscere questo genere a tantissime persone in occidente (oltre che uno degli horror ad avermi seriamente spaventato).
La pellicola di cui voglio parlare oggi è un horror del 2002 diretto da Takashi Shimizu; ecco a voi Ju-On: Rancore.
Trama:
Quando qualcuno muore in modo violento o rabbioso le emozioni di quel momento possono restare nel luogo dell’omicidio, creando una maledizione che si propaga su chiunque si avvicini a quel luogo.
Con queste parole inizia il film e subito dopo ci viene mostrato l’omicidio di Kayako Saeki e di suo figlio Toshio (insieme al gatto) perpetrato da Takeo, suo marito.
Dopo questi eventi ci verranno mostrati vari personaggi che per un motivo o per un altro entreranno nella casa in cui è avvenuto l’omicidio. E tutti quanti avranno a che fare con questa maledizione che li porterà dentro a un vero incubo.
Sono molto affezionato a questo film. A mio avviso è uno degli horror migliori degli anni 2000 e soprattutto, come ho sottolineato in precedenza, è riuscito a terrorizzarmi parecchio. Quindi sono felice di poterci scrivere questo articolo ma prima vorrei parlare di come questa pellicola e i personaggi di Kayako e Toshio siano nati.
Bisogna perciò tornare al 1998 quando la Kansai Telecasting Corporation decise di voler trasmettere un film horror per la televisione. I produttori volevano che questa pellicola fosse un’antologia horror e Kiyoshi Kurosawa (regista famoso che ha diretto perle come Kairo) decise di raccomandare Takashi Shimizu, un giovane regista che lasciò un’ottima impressione a Kurosawa dopo aver scritto e diretto un corto di tre minuti.
Shimizu quindi entra a far parte del progetto insieme allo stesso Kurosawa e a Tetsu Maeda. Il film antologico viene chiamato Gakkô no kaidan G e viene suddiviso in quattro episodi. Shimizu ne dirige due che però insieme non raggiungono neanche i 10 minuti (la pellicola dura 70 minuti). Ma questi due corti riescono a lasciare il segno; i due si chiamano rispettivamente Katasumi (In a corner) e 4444444444 (o più semplicemente Ten Fours). Nel primo compare il personaggio di Kayako mentre nel secondo quello di Toshio.
Ovviamente i produttori notarono subito l’idea e la bravura del regista e decisero di fargli dirigere un horror per la tv. Ed è qui che nasce Ju-On. Il film ha un enorme successo e subito dopo viene realizzato un seguito, Ju-On 2.
Entrambi vengono apprezzati sia dal pubblico che dalla critica ed è grazie a ciò che alla fine la saga è arrivata al cinema con Ju-On: Rancore diretto sempre da Takashi Shimizu.
Una particolarità di questo Ju-On, così come con tutti gli altri capitoli della saga, è il fatto che sia suddiviso in capitoli. In questo caso abbiamo ben sei capitoli intitolati con il nome del personaggio principale di quel momento preciso.
La prima parte si apre con Rika, una volontaria dell’assistenza sociale, che deve prendersi cura di un’anziana signora che vive nella casa maledetta. Nonostante questo sia la prima “scena” che ci viene mostrata, non è la prima in ordine cronologico. Gli eventi del film infatti ci vengono fatti vedere in un ordine sparso ma che si ricollegano molto bene gli uni con gli altri, in certi casi dicendoci informazioni riguardo a un personaggio apparso in precedenza, facendoti così crescere la curiosità e coinvolgendo ancor di più lo spettatore.
Un altro elemento interessante riguarda sempre gli eventi che, come capita per esempio con Izumi, accadono alcuni anni prima o dopo l’inizio della storia.
Possiamo dire che una delle cose che convigono di più sono proprio Kayako e Toshio. Il loro aspetto e design colpisce molto ed entrambi si ispirano agli Onryō, spiriti che tornano nel mondo dei vivi per cercare vendetta. Entrambi hanno il colore della pelle di un bianco cadaverivo e i capelli neri scuri. Toshio ha gli occhi completamente neri, i capelli corti, senza vestiti e, al contrario della madre, si limita a perseguitare le sue vittime invece che ucciderle. Inoltre emette uno strano miagolio che sembra presagire sventura a chiunque lo senta.
Kayako invece ha i capelli lunghi e una veste bianca anch’essa lunga e invece di camminare tende a strisciare in maniera innaturale, a scatti, come se avesse le ossa rotte. Lei soprattutto emette un rantolo terrificante che fa raggelare la pelle e chiunque lo senta probabilmente morirà subito dopo per mano sua.
I due spiriti d’aspetto hanno varie somiglianze con gli Onryō ma le loro similitudini non si fermano qui. Gli Onryō cercano vendetta ma non il tipo di vendetta che intendiamo noi occidentali riferendoci agli spiriti. Questi esseri sono governati dall’odio e dal rancore e fanno del male a chiunque abbia a che fare con loro.
Questo è un concetto molto interessante in Ju-On; coloro che entrano in quella casa viene maledetto e anche se ti allontani da essa la maledizione continuerà a perseguitarti fino alla fine. Non importa chi tu sia o cosa tu abbia o non abbia fatto, se vieni maledetto sei spacciato.
Per questo motivo si tende a empatizzare molto con i vari personaggi della pellicola, perché sono persone comuni che non hanno fatto nulla di male ma che comunque dovranno subire l’ira di spiriti furiosi e senza pace.
Shimizu riesce a creare un’atmosfera perfetta per il film dove si ha sempre una sensazione di claustrofobia e un’ottima costruzione della tensione. Sai che Kayako arriverà ma lei si palesa pochissime volte, colui che appare di più è Toshio che in certi punti sembra quasi un preludio per la vera tragedia. Quando poi si arriva all’apice della scena, Shimizu riesce a mantenere le aspettative alte, creando scene di puro terrore che sono poi diventate cult come ad esempio la famosa sequenza delle lenzuola. Inconsciamente pensiamo che le coperte possano proteggerci da tutto il male che c’è fuori e da ogni mostro, ci da un senso di sicurezza e per questo tendiamo a raggomitolarci dentro e il fatto che Kayako alla fine appaia proprio la sotto rende il tutto più spaventoso perché distrugge quell’infantile difesa. La scena che più di tutte mi ha spaventato e che, riguardandola a distanza di tempo, riesce ancora a farmi un certo effetto, riguarda Izumi e un altarino per i defunti. Non dico nulla a riguardo , forse alcuni di voi potrebbero perfino trovarla meno spaventosa di altri momenti, ma quella parte riesce sempre a terrorizarmi (e se vedo un altarino del genere giuro che mi defenestro).
Ju-On: Rancore è un film che consiglio assolutamente a ogni fan dell’horror in quanto riesce a spaventare grazie alle atmosfere, a scene di tensione realizzate bene e all’enorme coinvolgimento psicologico a cui sono sottoposti i vari protagonisti.
Sono veramente felice di aver parlato di questa perla e penso proprio che parlerò ancora della saga di Ju-On insieme a quella di Ringu. Preparatevi a qualcosa di particolare.
Grazie mille per l’attenzione. Alla prossima!
[The Butcher]
Miseria… mi ha terrorizzato per giorni….
A chi lo dici! E’ incredibile come con soluzioni semplici e ingegnose questo film riesca a farti paura. Lo riguardo con piacere ma con un po’ di timore misto ad affetto.
Non ci credo!! :) non tu
Gli horror giapponesi mi inquietano amico mio da sempre… 😰
bene a sapersi
Oh… che brutte intenzioni hai?
Mah, l’idea era qualche oscura progenie aliena che si infiltra nelle ossa dei poveri malcapitati di turno e li rende molli, fino a provocarne la fine prematura, qualcosa che passa dall’acqua, immagina, tu che fai la doccia oppure giri scalza e senti umidiccio in casa, guardi, c’è la pozzanghera e zac sei già infetta… E da lì gli infetti che si muovono claudicanti e cercano di spiegare agli altri questa situazione ma… ma questa è un’altra storia! :P
Uhm…
Oppure piccole creature che sembrano bambini ma in realtà aggrediscono durante il sonno, mangiando i malcapitati… forse un po’ troppo cruento, mah, boh vediamo!
Oddio bambini cannibali… 😱
…anche perché di spettri di pargoli che rubano l’energia vitale, ho già scritto! Lo scricchiolio, il gelo, la luminescenza nei corridoi…
…smetttilaaaaa
^_^
Smetto, ma solo perché sono ospite di blog altrui! :P
Ma continua pure, sono molto interessato a queste storie :P
Si, sei così creepy oggi, maestro!
Devo sviluppare questo argomento … l’acqua a me affascina assai.
Affascinantissima questa cosa del male che viene dall’acqua e non sottoforma di vermone schifido in stile Shivers di Cronenberg, ma quasi come un incrocio tra una malattia ed una possessione, che mi ricorda la filosofia dell’oltre umano della moderna sci-fi, con l’umanità immaginata sotto forma di virus per uccidere gli alieni invasori… Hai una mente vulcanica Greg!
Ti toccherà allora farne una storiella
…o la farò io!! :D
o ancora meglio tutti!
A me? No, toccherà a te…
…una parte si sta già concretizzando col seguito di Emma la strega… ma un raccontino di qualche pagina su questo genere di manifestazione aliena, il contagio che viene dall’acqua… ecco quello mi piace assai come idea.
Non c’entrano nulla con la tua brillante intuizione narrativa, ma solo per restare in ambito acquoso, hai per caso avuto modo di vedere il film di Del Toro The Shape of Water e quello di Gore Verbinski The Cure of Wellness?
Dai discorsi che facciamo io e te e dalla tua formazione cinematografica, sono certo che li apprezzeresti sommamente…
Concordo con Kasabake. Sono due film veramente stupendi. The Cure of Wellness a mio avviso è pure un po’ troppo sottovalutato.
Concordo sulla sottovalutazione, soprattutto perché hanno la stessa matrice di rielaborazione del cinema horror classico anche se ovviamente sviluppata con due chiavi musicali differenti…
In questi ultimi mesi sono assente (ingiustificabile) dalle sale cinematografiche, a tal punto che mi sento indegno di passare vicino a chiunque ne sappia.
Sob
Posso capirti… Tutta roba che si trova in rete oramai e ricordati, se hai bisogno di link di download io uso quelli prodigiosi di Lapinsu…
^_^ che la forza dei bytes sia con lui! :D :D
Tnks!
Se ho perso una cosa al cinema, non mi accontento mai di una visione sullo schermo domestico che sia nella peggiore delle ipotesi un Full HD, ma se posso uso versioni più alte, per rispetto degli autori…
Esatto cose semplici con effetti devastanti.
Bellissimo…
Mi viene da riflettere sul fatto che in alcuni horror cerchino sempre di trovare qualche idea ingegnosa o particolare e spaventare senza però pensare che anche l’apice di quel momento deve colpire e lasciare spaventati. Fortunatamente ci sono alcune pellicole dell’orrore che negli ultimi anni stanno riuscendo in ciò e mi rende felice come questo genere sia tornato alla ribalta.
Rancore è l’horror giapponese che mi ha turbato di più. Non è stato solo spavento ma un senso di ansia e malessere che mi ha accompagnato per giorni dopo la visione.
Ed è proprio quello che ha lasciato anche a me. Non era un semplice spavento ma una sensazione di malessere che non andava via. Se un horror riesce a dare questa sensazione vuol dire che funziona alla grande.
Uuuh, che prelibatezza… Ju-On, uno dei film più spaventosi di tutti i tempi, almeno io lo considero tale! Come hai fatto benissimo capire nell’introduzione al tuo articolo, nella descrzione della genesi produttiva del film, quest’opera horror è stata realizzata con i mezzi economici della televisione eppure il terrore che si prova vedendola come spettatore è davvero altissimo e non solo per il make-up orrorifico del bambino e dello spettro (comunque efficacissimo nella sua essenzialità quasi zen), ma grazie alle riprese eccezionali di Shimizu, ai tempi del montaggio ed infine all’incognita di come avverrà ogni volta il modo di uccidere dello spettro! Si resta in una continua tensione nervosa per tutta la storia che per altro ha uno dei migliori incipt di sempre, con l’assistente sociale che va a casa della donna anziana ammutolita, il rumore al piano di sopra, il bambino che scompare e appare ed infine la sagoma curva di una donna giovane nascosta sotto la donna anziana… Boom, si parte! Che meraviglia…
La scena dell’apparizione dello spettro sotto alle lenzuola che hai citato e quella specie di sigillo di protezione infantile definitavamente infranto mi fanno venire i brividi ancora oggi ed è ridicolo se ripenso a quanti horror ho visto… genere cinematografico che adoro per la sua carica versiva, metaforica, politica e persino sociologica ed antropologica!
Continua così, Butcher, facci tremare…
Ju-On ancora riesce a farmi tremare. Credo che un film del genere sia difficile da eguagliare. È qualcosa che riesce a tenerti sulle spine e a farti star male senza ricorrere a piccoli sotterfugi ma grazie a un’ottima regia, a dei tempi azzeccati e al fatto che si riesce quasi a percepire la presenza di quelle entità nonostante appaiono per poco tempo sullo schermo.
Adoro veramente tanto questo film!
[…] tempo fa parlai sul blog di Ju-On, pellicola horror giapponese diretta da Takashi Shimizu. Quel film fu veramente importante, uno […]
[…] mi ha causato una certa sofferente soprattutto se penso a come hanno trattando quel capolavoro di Ju-On, ho deciso di parlare di qualcosa che potrebbe fare bene a tutti. Lasciamo da parte per un momento […]