Sono passati un po’ di anni dall’ultima volta che ho parlato di un film di Alfred Hitchcock. Ricordo bene che parlai di Io ti salverò , una delle pochissime vecchie recensioni che non voglio distruggere e buttare in un buco nero. Sono abbastanza soddisfatto di come è venuta fuori anche se ora vorrei modificarla e aggiungere più particolari.
Tralasciando questi miei pensieri noiosi, non ho più parlato di un film di Hitchcock per così tanto tempo per una semplice ragione: Alfred Hitchcock. Stiamo parlando di uno dei migliori registi mai esistiti, un regista che, nonostante le numerose pellicole da lui create, riusciva a metterci sempre ingegno a livello sceneggiativo ma soprattutto a livello tecnico. Anche prendendo in esame film che lui non considerava ben fatti si possono notare grandi idee e un’enorme fantasia.
Hitchcock era veramente un regista incredibile ed è per questo che ho voluto aspettare prima prima di parlare nuovamente di un suo lavoro, perché dovevo crescere e maturare sia a livello cinematografico sia come persona.
Oggi sono pronto per parlare dei suoi film ma non voglio iniziare con quelli più famosi e conosciuti bensì con alcuni da lui fatti quando era più giovane, ossia i film che Hitchcock ha ribattezzato del suo “periodo britannico”.
La pellicola che sto per recensire è Vinci per me! (The Ring), film muto del 1927 con interpreti Carl Brisson, Lillian Hall-Davis e Ian Hunter.
Trama:
Siamo ad una fiera di paese e Nelly, una dei protagonisti del film, cerca di convincere gli spettatori a confrontarsi in un incontro di box contro il suo ragazzo, Jack Sanders, soprannominato One Round, perché è talmente forte che nessuno p riuscito a resistergli per più di un turno. Infatti tutti quelli che lo sfidano finiscono per tornare alla fiera doloranti e sconfitti. Questo fino a quando Nelly non invita un certo Bob Cordy a sfidare Jack. Il nuovo lottatore sorprende tutti perché non solo supera il primo round ma sconfigge Jack. Quello che nessuno sapeva è che in realtà Cordy è il campione australiano dei pesi massimi. Il manager del campione è imressionato da One Round e lo vorrebbe come compagno di sparring per Cordy. Intanto quest’ultimo inizia a provare attrazione per Nelly e questo vale anche per la ragazza che non saprà chi scegliere tra i due.
Questo è il sesto film realizzato da Hitchcock ed è il primo che fece con la British International Pictures. E’ in un certo senso un film importante perché, come dichiarato da Hitchcock, questo era “il suo secondo film di Hitchcock” (il primo era il bellissimo Il Pensionante). Che cosa intendo con ciò? Intendo un film che ha tutte o molte delle caratteristiche dei lavori del regista come ad esempio la suspense, il concetto di bene e male, le innovazioni tecniche e i meccanismi narrativi semplici e diretti.
In Vinci per me! non è presente la tematica del bene e del male ma, in compeso, è presente un altro argomento molto presente nelle sue pellicole: il triangolo amoroso.
Il film infatti concentra l’attenzione su questa relazione, sulla sofferenza di Jack e sull’indecisione di Nelly. Ed è proprio da quest’ultimo punto che Hitchcock costruisce la tensione.
La suspense inizia quando Nelly riceve in regalo da Bob un braccialetto a forma di serpente. Lei lo indossa contenta ma lo nasconde quando arriva Jack, provando anche vergogna. Nel suo sguardo è presente il dubbio, un dubbio che ci farà domandare se alla fine tornerà da Jack, con cui tra l’altro si sposa nella prima metà del film, oppure se cederà alle lusinghe di Bob.
In seguito vedremo il punto di vista di One Round che, vedendo la moglie così distante da lui e più vicino al suo rivale, deciderà di diventare campione e sconfiggere Cordy sul ring. E per vedere come Jack diventa pian piano famoso e si avvicina allo scontro finale, Hitchcock decide di mostrarci un’enorme tabellone con scritto sopra gli scontri, uno più grande dell’altro a seconda dell’importanza e lì vedremo il nome del protagonista che pian piano sale sempre di più, avvicinandosi alla finale.
Il regista utilizza sapientemente la macchina da presa riuscendo a creare delle sequenze stupende come ad esempio la scena in cui Jack osserva Nelly e Bob da uno specchio o un’altra in cui le immagini si sovrappongono e Jack immagina Nelly baciare il campione.
E la suspense raggiunge il suo apice nello scontro finale tra Jack e Bob dove ci sarà un montaggio davvero ben fatto nel quale troveremo da una parte i due pugili a combattere mentre dall’altra invece Nelly che dovrà prendere la sua decisione.
I personaggi principali sono ben caratterizzati ma una cosa che ho adorato sono quelli secondari (gli amici di Jack) che in questo film rappresentano l’elemento comico (l’umorismo che Hitchcock molte volte mette nei suoi lavori). Nonostante siano persone un po’ rozze e con poca cultura, sono coloro che sostengono Jack e che gli sono vicini. Una cosa che ho trovato molto bella.
Per chi adora Hitchcock, Vinci per me! è un film da non perdere e lo consiglio anche a chi non è un suo grande fan, per vedere come anche agli inizi questo regista avesse una grande fantasia e cercasse nuovi metodi per portare sullo schermo delle storie interessanti.
Spero che l’articolo vi sia piaciuto! Alla prossima!
[The Butcher]
Lo adoro ma questo mi era sfuggito!
Bella recensione e grazie per la dritta Butch!!! ☺
Di nulla! I film muti di Hitchcock sono uno po’ difficile da reperire ma per fortuna si trovano ancora in giro. Grazie mille per il commento!
Per un appassionato vero di Cinema, parlare di Hitchcock è come per un amante dell’alta cucina parlare dei grandi cuochi europei che a cavallo tra Settecento ed Ottocento trasformarono la semplice alimentazione in scienza ed arte, come Francois Vatel o Marie Antoine Careme o come per un appassionato di fumetti parlare di Will Eisner, il creatore di Spirit, primo comic al mondo ad avere una struttura a tavola: Hitchcock è stato un regista immenso ed anche un pioniere, un genio a tutto tondo ed io adoro letteralmente ogni suo film e tu sai bene, amico mio, che parliamo di una filmografi1a sterminata!!!
Hitchcock è da sempre una delle luci che illuminano il mio immaginario, tenendolo come nume tutelare di ogni mia discussione di cinema e chiaramente presente sin dall’inizio nel mio personalissimo pantheon di registi immortali anche su questo blog: ho visto e rivisto le sue pellicole, le ho studiate persino, non per obbligo scolastico, ma per amore e passione ed ogni volta che ne ho l’occasione cito alcune sue scelte e movimenti di macchina… Le sue chiacchierate di cinema, fatte assieme all’altro genio del cinema ed ex-critico della leggendaria rivista Cahiers du cinéma ovvero Francois Truffaut è tutt’oggi uno dei miei libri preferiti!
Persino quando ho voluto scrivere un capitolo del mio Kasabake The Gathering (per la precisione il 13°, in cui descrivevo un immaginario incontro tra Michael Caine e Matthew Vaughn presso il pub di Dublino Stag’s Head), sono riuscito a citare un piano sequenza del maestro inglese, descrivendo il volteggiare della cinepresa che scende a ritroso per le scale, esce dall’edificio e si ferma dall’altro lato della strada per una totale sul palazzo, così come è stato da lui realizzato nel magnifico Frenzy: ecco, Butcher, per me Hitchcock è proprio questo, l’anima della settima arte, quello spirito che racconta e pensa con l’occhio della macchina da presa e vede il mondo attraverso il campo cinematografico… Se la realtà del cinema fosse un universo a parte, Hitchcock sarebbe il suo dio.
Detto questo (non sono riuscito a trattenermi!), sono ultra-felice che tu ti stia occupando di far conoscere anche le sue opere certo meno note, giacché io non ne sono mai stato in grado (probabilmente per una sorta di timore reverenziale che mi blocca ogni volta che afftronto i suoi capolavori), perché ben conosci la stima che ho nei tuoi confronti ed nella tua alta considerazione dei classici.
The Ring del 1927 è probabilmente una delle pellicole meno note dal grande pubblico, ma che andrebbe riscoperta assolutamente, come tutte quelle pellicole del primo periodo ingles ein bianco e nero, al pari di The Lodger del 1926 o Sabotage del 1936, quest’ultimo in particolare con la famosa scena dell’esposione del bus, in cui muore un bambino che trasportava ignaro l’ordigno (efferatezza che gli USA non perdonarono mai ad Hitcocok) e che venne citata da Brian De Palma (forse il regista più hitchcockiano tra tutti i suoi eredi) nell’incipit del suo capolavoro The Untouchables del 1987.
The Ring, con il mondo ambiguo e scellerato dell’estremità più orientale di Londra, con un titolo che in modo ambivalente strizza l’occhio sia al teatro dello scontro di boxe sia alla fede nuziale che il pugile da alla sua fidanzata, ma soprattutto con un montaggio sperimentale e davvero pionieristico, in cui sono evidenti le influenze del cinema sovietico del grandi maestri come Ejzenstejn (La corazzata Potemkin è solo dell’anno precedente).
Io non indosso mai il cappello, Butcher, ma se lo avessi avuto in testa, me lo sarei tolto mentre leggevo il tuo post: grazie, sul serio.
Hitchcock per me è la base del cinema. Uno dei registi più importanti al mondo che, nonostante la grande quantità di film da lui realizzati, è sempre riuscito ad essere innovativo, tentando di prendere strade a volte rischiose e cercando sempre nuove tecniche cinematografiche. È stato un regista stupendo e il suo metodo di fare cinema dovrebbe essere preso come esempio. Lui e Bergman per me sono davvero le basi per la settima arte (nonostante i due avessero idee diverse e fossero in contrasto). Spero di riuscire a parlare di altri suoi film. Per il momento vorrei concentrarmi sul periodo Britannico dato che in pochi conoscono questi film e anche perché sono film che mi intrigano parecchio.
Grazie mille per i complimenti!
Grazie a te per il lavoro stupendo che stai facendo sul blog!