Quello che è successo al nostro blog ci ha colpito negativamente e ci ha fatto star male ma, nonostante tutto, non siamo persone che crollano per queste cose e siamo tornati più aggueriti di prima.
Il film di cui parleremo oggi è una delle pellicole che io e Shiki attendavamo con trepidazione visto che siamo grandi fan del manga da cui è tratto. Quindi vi presentiamo Alita- Angelo della Battaglia, film fantascientifico diretto da Robert Rodriguez e tratto dall’omonimo manga di Yukito Kishiro.
Trama:
Siamo nel 2563. Trecento anni prima c’è stata una guerra terrificante, conosciuta con il nome de “La Caduta”, che ha fatto cadere sulla Terra quasi tutte le città sospese, tutte tranne Zalem. Sotto Zalem si trova la Città di Ferro, una città discarica molto povera dove le persone fanno il possibile per sopravvivere in un sistema nel quale il più forte mangia il più debole. Qui il dottor Ido, mentre cerca dei pezzi di ricambio per creare le protesi ai suoi pazienti, trova la testa di una cyborg intatta e decide di ripararla. La cyborg però non ricorda più nulla del suo passato e Ido decide di farla vivere nella sua casa e le da un nome: Alita.
Come ho scritto in precedenza, io e Shiki amiamo il manga di Kishiro. In primis perché incarna perfettamente il tipo di cyberpunk che adoriamo e quindi non solo con un’estetica meravigliosa ma anche con tematiche inerenti al rapporto uomo-macchina e alla vita. Oltre ciò il disegno è ben fatto e i personaggi strutturati stupendamente. Un’opera molto profonda e anche molto complessa, sicuramente difficile da trasporre sul grande schermo. E sappiamo bene cosa può succedere quando un bel cartone o un bel manga viene portato al cinema senza un lavoro accurato (Dragon Ball: Evolution e L’ultimo Dominatore dell’aria ce l’hanno insegnato purtroppo). Fortunatamente Alita ha dalla sua un fan molto bravo che nel cinema ci ha regalato perle indimenticabili: James Cameron.

Sì, perché Cameron è sempre stato un gande fan del manga, così tanto che per molto tempo ha provato a far partire la sua produzione (voglio specificare che è stato il buon Guillermo del Toro a far conoscere al regista Alita).
Un tentativo è iniziato nel 2000 ma ci furono parecchi ritardi (Cameron in seguito si dedicherà ad Avatar) e per questo decise di abbandonare la regia per affidarla ad altri (anche perché voleva occuparsi esclusivamente dei seguiti di Avatar). Nel 2015 Robert Rodriguez entrò in trattative per dirigere il film e nel 2016 la Fox diede il via libera per iniziare le riprese con Rodriguez come regista e Cameron sia come produttore sia come sceneggiatore.
E quindi il film poi com’è stato? Bè, innanzitutto si vede che chi ci ha lavorato conosce bene l’opera ed è un suo fan. Ovviamente quando un’opera viene trasposta sul grande schermo ci sono delle modifiche, vuoi per motivi di produzione vuoi per motivi artistici. Alita ha dei cambiamenti ma dei cambiamenti coerenti e sensati. Il primo che notiamo quasi subito è il rapporto tra Alita e Ido, quest’ultimo interpretato dal grandissimo Christopher Waltz (e mi fa piacere vederlo in un ruolo che non lo mostri come un cattivo un po’ sopra le righe).
Nel film notiamo come Ido tratti Alita con un grande affetto paterno. Infatti lui la considera come una figlia mentre nel manga ha un rapporto molto più “intimo”. Queste differenze hanno senso soprattutto se vengono contestualizzate bene (e in questo caso entra in gioco il passato di Ido).
Ovviamente abbiamo altri esempi da fare ma quello più importante riguarda sicuramente il Motorball. Chi conosce Alita sa bene di cosa parlo e sa anche che questa parte nel manga a volte viene un po’ criticata perché non sembra portare da nessuna parte. In realtà questo è stato un momento importante per la crescita e la maturazione di Alita ma non è questo di cui vogliamo parlare. Quello di cui parliamo è il modo in cui sono riusciti a inserire bene questo momento nella trama. E grazie a ciò ci hanno regalato anche una delle scene d’azione più divertenti della pellicola.
Uno dei punti di forza del film è sicuramente il lato visivo. In primis adoro come abbiano reso la Città di Ferro (Città Discarica nel manga) rendendola appunto un luogo povero e degradato ma pieno di attività e vita. Sopra questa città invece c’è Zalem, splendida e bellissima, come se fosse l’Eden, ma allo stesso tempo minacciosa e autoritaria nei confronti di chi la guarda dal basso.
Un altro lato positivio è il bellissimo design dei cyborg. In questo mondo ci sono persone che utilizzano protesi tecnologiche o, in altri casi, avranno il corpo quasi completamente robotico. Ovviamente ci sono persone che possono permettersi solo equipaggiamenti economici (grezzi e un po’ scomodi) e chi invece ha protesi o corpi ben fatti e creati per combattere. C’è una grande varietà di cyborg, chi agile e veloce, chi enorme e con un corpo resistente mentre altri sono molto fantasiosi come dimostrano i concorrenti del Motorball, un misto tra skateboarder e macchine da corsa.
In tutto ciò Rodriguez riesce a metterci del suo e, chi conosce bene il regista, non potrà far altro che sorridere ai particolari da lui inseriti come ad esempio la schiena robotica di Zapan che forma un teschio.
Una cosa che alcuni potrebbero criticare del film è la sua caoticità. Non lo è sempre ma a volte c’è un po’ di caos per via dei vari eventi presenti (ricordiamoci che il film prende spunto da più o meno tre volumi del manga e quei volumi sono pieni zeppi di eventi). Personalmente non è un tipo di caos che mi disturba o che effettivamente crea problemi durante la visione. E’ un tipo di caoticità che apprezzo e che a volte può rivelarsi ottimo nel contesto giusto (e nel mondo folle di Alita penso che vada benissimo).
Tra le varie cose che ho apprezato della pellicola è la storia d’amore tra Alita e Yugo che non è stata banalizzata. Così come succede nel manga, viene dato lo spazio giusto a questa relazione che ha una grande importanza per la storia. Oltre ciò è molto bella la sincerità di questo affetto.
I due si sono conosciuti quasi per caso, il oro affetto e il loro rapporto si è rafforzato pian piano e alla fine hanno capito i sentimenti l’una dell’altro. Non ci sono motivi secondari per cui i due si siano innamorati (ad esempio un’Alita alla ricerca del “calore” di un corpo vivente ecc…), si sono piaciuti infischiandosene delle loro differenze.
E parlando di differenze il film punta molto a mostrare la diseguaglianza sociale di chi ha potere e di chi invece è debole. Nonostante si veda l’enorme differenza sociale tra Zalem (non ci viene mai mostrato ma lì vive solo l’elite) e la Città di Ferro, anche in quest’ultima saranno presenti persone capace di aggirare quella piccola giustizia lì presente e vivere le loro vite sulle spalle degli altri. Una tematica affrontata molto bene anche qui oltre che sul manga.
Ultimo ma non ultimo gli occhi di Alita. Quest’ultimi sono stati molto criticati quando uscì il film perché la rendevano molto simile al manga mentre il resto dei personaggi aveva un aspetto realistico. Bene, sappiate che quegl’occhi sono stati contestualizzati (anche se, chi conosce la storia, poteva immaginarlo).
Questo era Alita – Angelo della Battaglia. Un film fedele allo spirito dell’opera originale capace di farsi apprezzare da fan e non, con dei bei personaggi, un’ambientazione ottima e delle scene d’azione stupende. Non è esente da difetti ma sicuramente è un’opera che rimarrà impressa e spero vivamente che guadagni molto così da poter vedere i seguiti.
Grazie per l’attenzione e alla prossima!
[The Butcher]
Mentre sono contento che non sia stato fatto un disastro con Alita… mi sono perso cosa era successo al vostro blog.
C’è scritto negli articoli precedenti. In parole povere i post relativi ai nostri articoli pubblicati su FB sono spariti e ci è arrivata una segnalazione di spam. Ed è anche arrivato il blocco al profilo Instagram di Shiki. In parole povere dev’essere successo questo. Shiki ha pubblicato uno dei suoi disegni con l’hashtag “depression”, “ansiety” ecc… e Instagram l’ha bloccata pensando che cos’è del genere possano urtare altre persone. E visto che il nostro blog era linkato sul suo profilo, l’hanno messo in lista nera. Quindi non possiamo più condividere il nostro blog sia su FB sia su Instagram (almeno per il momento). Se vuoi approfondire un po’ di più ti invito a leggere i due post precedenti pubblicati da Shiki.
Grazie mille per il commento!
Me li leggo… anche perché mi ero assentato per più di un attimo dal mondo interconnesso.
Mi sembra a me, o c’è un malsano buonismo, anzi oserei direi un malsano “non rischiamo di offendere nessuno” nel mondo? La rimozione di ogni asperità e spigolo insomma.
Da come ho capito tutto è successo perché una famiglia ha denunciato Instagram dicendo che per colpa di ciò che aveva visto li la loro figlia si era suicidata. Il punto è che, come ha detto Shiki, censurare non risolverà per niente questo problema.
Anche perché a quel punto la figlia avrebbe potuto ascoltare una conversazione triste in autobus, oppure ascoltare il testo di una canzone che la metteva di cattivo umore. Non è che impedendo agli altri di esprimersi salverai qualcuno, anzi.
È proprio quello il punto. Se vuoi aiutare qualcuno parlaci, capisci cosa non va e non lasciarlo solo. Ma censurare è più semplice e immediato…
E fa sentire più soli e facilita gli avvenimenti che vorrebbero in realtà evitare.
C’è differenza tra l’incitare a certi comportamenti e tra il lasciar uscire cosa si ha dentro come intento liberatorio. C’è molta differenza.
Ci sono film e storie alle quali mi avvicino guardingo e sospettoso, come un cane randagio che ha passato anni ad essere bastonato e che fa fatica a fidarsi nuovamente di una mano amica che lo vuole solo accarezzare o nutrire, perché il dolore di una nuova delusione o di un altro tradimento sarebbe troppo da sopportare di nuovo…
Ed è con questo spirito che mi avvicinai all’epoca al sequel di Blade Runner, malgrado la grande fiducia che già allora nutrivo per il regista e l’interesse che avevo per tutto il nuovo progetto: il film originale di Scott, con tutte le sue macroscopiche differenze dal romanzo più ecologista e malgrado la riscrittura dell’intero copione da parte di un nuovo sceneggiatore, era stato infatti un film che amai in modo viscerale, ma alla fine la mia attesa fu premiata con un vero capolavoro, perché questo è senza dubbio il film di Villeneuve…
Allo stesso modo, attesi con trepidazione ed ansia la traduzione in live action statunitense di uno dei manga più belli mai creati, con disegni sublimi ed una storia avvincente e profonda, vero figlio del cyberpunk ossia Ghost In the Shell: è vero che l’impresa quella volta era ancora più ardua, poiché là c’erano anche due film di animazione leggendari, di un regista leggendario, ma lo stupro che gli Usa commisero nel film diretto da Rupert Sanders fu imperdonabile e per una valanga di motivi, di cui il primo senza dubbio fu il tradimento assoluto dello spirito del fumetto, cosa ancora più grave del solito data la rivoluzionarietà del testo originale e le sue riflessioni sui sistemi complessi tra organismi umani ed intelligenza artificiale…
Potrei andare avanti con altri film e serie TV live action tratti da manga da me molto apprezzati e portati sullo schermo in modo deludente (alcuni anche ad opera degli stessi giapponesi, come lo sbagliatissimo Tokyo Ghoul di Hagiwara), ma non è questo il mio post, ma il tuo, amico e collega con cui da tempo condivido un grande numero di gusti e persino una certa visione del mondo e dell’etica… Un post dove hai espresso benissimo i maggiori pregi di questo film di Cameron e Rodriguez.
Come hai detto in modo chiaro, infatti, Alita: Battle Angel è una gioia per gli occhi, un grandissimo spettacolo di umanità e tecnologia che in più non tradisce mai lo spirito della splendida serie manga, anche quando se ne allontana.
Solo tu, tra i tanti commentatori potevi poi parlare con cognizione di causa del cosiddetto “elefante nella stanza” ovvero del Motorball, lo spettacolarissimo sport (tale già nel manga) giocato nel distretto occidentale di Scrapyard e che trova la controparte nel Coliseum nella zona orientale, perché questo è il pivot attorno cui ruota il riscatto sociale e persino la storia del mondo suburbano in cui vive Alita e la sua corte dei miracoli.
Cameron e Rodriguez hanno fatto un lavoro splendido, perché sono due uomini di cinema che hanno ancora una passione nel cuore che li muove anche dietro um business milionario ed hai ben fatto a sottolineare come da anni Caneron fosse un fan del manga di Yukito Kishiro!
I due cineasti hanno trattato con grande rispetto il fumetto e tu, Butcher, lo hai fatto con il film. Grazie.
Ti dirò, anch’io la prima volta che andai a vedere Blade Runner 2049 ero teso. Penso fosse colpa proprio di Ghost in the Shell che, come hai giustamente detto tu, non rispetta lo spirito dell’opera originale. Semplifica certe cose per il pubblico (ma in parte ci può anche stare visto come certe persone non capiscono le cose basilari in certe storie) ma il problema risiede nel fatto che tenta di essere un film autorevole e non ci riesce. Rischia poco, va sul sicuro e l’unica cosa che posso salvare è l’estetica molto bella ma anche quella sprecata.
Quindi con Blade Runner 2049 ero molto spaventato anche con Villeneuve alla regia. Shiki mi ha convinto ad andarlo a vedere dato che era andata a vederlo prima di me e ne era rimasta sorpresa e colpita. Così l’ho visto e sono uscito dal cinema felice. Un’opera stupenda fatta da una persona che comprende bene il cinema e l’opera da cui è tratto il film. Poi quando ho sentito di Alita non ero preoccupato visto che c’era dietro Cameron, grande fan del manga, e alla regia quel folle di Rodriguez che penso fosse perfetto per dirigere un’opera così rischiosa. E alla fine il film l’abbiamo apprezzato parecchio.
Ho avuto molte delusioni sul mondo in cui tante cose sono state portate sul grande schermo, ma film come Alita e Blade Runner 2049 mi fanno ben sperare che Hollywood, se mette le persone giuste, possa portare nei grandi schermi opere grandiose. Certo entrambi i film non è che sono andati alla grande al botteghino però almeno sono pellicole che la gente ricorderà per i motivi giusti.
[…] di una pellicola che ha fatto parte dell’infanzia di molti. Tempo fa feci un articolo su Alita – Angelo della Battaglia, un film di fantascienza favoloso e diretto da Robert Rodriguez. Rodriguez è un regista che […]
lo dico così: il film mi è piaciuto :-)