Mi sono veramente divertito a scrivere l’articolo su Dracula; mi è piaciuto molto riguardarmi più volte quella perla del cinema horror e poi informarmi attraverso documentari e notizie sulla sua realizzazione. E’ per questo motivo che ho deciso di parlare di tutti i mostri classici della Universal.
Mi hanno sempre affascinato le loro figure dove in alcuni casi riuscivi perfino ad affezionarti a essi, sia grazie a degli interpreti eccezionali, sia grazie alla loro storie che nascondevano un lato drammatico e allo stesso tempo romantico.
Andrò in ordine cronologico e quindi dopo Dracula, il prossimo mostro sacro di cui discuterò sarà Frankenstein, diretto dal grandissimo James Whale (e so che dovrò recuperare Il fantasma dell’opera) e tratto dall’omonima opera di Mary Shelley.
Trama:
La storia parla di Henry Frankenstein, un ambizioso scienziato che, grazie all’aiuto del suo assistente Fritz, inizia a recuperare dei cadaveri per i suoi esperimenti. Il suo obiettivo è quello di dare la vita a un corpo modellato da lui attraverso i cadaveri. La fidanzata, Elizabeth, è preoccupata per il suo futuro sposo e, insieme a Victor e al dottor Waldman, decide di scoprire cosa sta facendo Henry e così assiste alla nascita della Creatura. Purtroppo le cose non andranno come voleva Henry che inizierà a provare disgusto e paura per la sua creazione.
Sono molto legato a Frankenstein, specialmente all’omonimo libro realizzato dalla scrittrice inglese Mary Wollstonecraft Shelley. E’ uno dei miei romanzi preferiti e tutt’ora, quando ne ho l’occasione, tendo a rileggerlo. Molto curioso è il modo con cui è nata questa storia: Siamo nel 1816 e Mary, suo marito Percy e lord Byron rimangono bloccati in un albergo a Ginevra (per via di un temporale) e qui si divertono a leggere storie tedesche di fantasmi. Lord Byron decide allora di sfidare i due coniugi a scrivere una storia di fantasmi. Mary non riesce a trovare ispirazione fino a quando i due uomini non iniziano a parlare della vita e alla possibilità di creare un corpo a cui infondere la vita.
Mary rimane così impressionata da avere degli incubi a riguardo ed è grazie a quegli incubi che inizia a scrivere la storia. In quell’anno Mary aveva 19 anni. Percy rimane così impressionato da quel racconto che spinge sua moglie e sistemarlo. Così nel 1818 viene pubblicato Frankenstein o Il moderno Prometeo. Il libro viene pubblicato con l’anonimato e la critica lo distrugge senza neanche badare alle tematiche interessanti e all’ottima prosa. Quando in seguito si venne a sapere che quest’opera così terrificante era stata scritta da una donna, i critici rimasero a bocca aperta.

Ci sono tanti motivi per cui amo questo libro. Intanto posso dire che, nonostante sia stato scritto ormai 200 anni fa, è invecchiato benissimo, riuscendo a trattare tematiche ancora moderne e soprattutto lo trovo aperto a molte interpretazioni. In molti dicono che l’opera parla dell’insolenza dell’uomo nell’imitare Dio, ma si può anche leggere in questo modo: “Dio ha creato l’uomo e ne è rimasto talmente disgustato da abbandonarci a noi stessi”. Molto cupo e triste, ma è un’interpretazione.
L’altro motivo è il Mostro. Ho empatizzato tantissimo per la creatura, che alla fine era come un bambino in un corpo deforme, costretto a vedersela con un mondo che non capisce e che non lo capisce. E soprattutto il rapporto tra la la creatura e il suo creatore.
Non proseguirò oltre, ma per tutti quelli che ancora non l’hanno fatto, consiglio vivamente la lettura di questo grande romanzo.
Il libro ebbe un enorme successo di pubblico e in molti si resero conto che questa storia era perfetta per il teatro. Così nel 1823 Richard Peake fece una trasposizione teatrale del romanzo chiamandola Presumption, dove il mostro venne interpretato dall’attore Thomas Potter Cooke. Ci furono in seguito altre versioni teatrali di Frankenstein, ma quella più importante fu quella della drammaturga Peggy Webling. Quest’opera fu importante perché da questa l’Universal si ispirò per creare il film di Frankenstein. Tornando alla trasposizione della Webling, quest’ultima fu prodotta da Hamilton Deane, lo stesso Deane che scrisse la sceneggiatura teatrale di Dracula. Oltre ciò fu lui a interpretare la creatura.
Inizialmente il film doveva essere diretto da Robert Florey, un famoso regista francese, e nel ruolo della creatura era stato scritturato Bela Lugosi. Florey si mise subito all’opera e scrisse buona parte del soggetto iniziale. Questo regista era rimasto affascinato dal cinema espressionista e in particolar modo da Il gabinetto del Dottor Caligari e perciò decise di dare al film quel tipo d’impronta e renderlo molto più serio. Lugosi invece rifiutò l’offerta perché diceva di essere troppo affascinante e famoso per interpretare un mostro deforme e muto. Nonostante ciò fece il provino dove venne truccato da mostro. Il make-up originale della Creatura era però molto diverso da quello che conosciamo. Inizialmente era molto simile a quello de Il Golem di Paul Wagner.
In seguito anche Florey abbandonò la regia in quanto il suo lavoro non era conforme alle idee della Universal (ad esempio il mostro doveva essere senza sentimenti e il suo unico scopo era quello di uccidere tutti).
Florey venne sostituito dall’inglese James Whale. Eccovi alcune curiosità su questo leggendario regista. Durante la prima guerra mondiale si arruolò nell’esercito ma nel 1917 venne catturato e fatto prigioniero. In prigione passò il tempo a organizzare e a dirigere opere teatrali scoprendo di essere molto bravo nel farlo. Quando fu liberato, Whale decise di iniziare la sua carriera nel teatro professionale. Il primo film che diresse fu Journey’s End in cui troviamo l’attore Colin Clive (che in Frankenstein interpreterà il protagonista, Henry Frankenstein) che Whale stesso aveva fortemente voluto nel lungometraggio.
Il secondo film fu il kolossal Gli angeli dell’Inferno dove il suo nome però non venne accreditato. Il regista di questa pellicola, il miliardario Howard Huges, volle Whale nel film in modo che potesse girare le scene sonore (inizialmente il film era muto e venne in seguito rigirato con il sonoro).
Nel 1931 entra a far parte degli Universal Studios dove conosce Carl Leamme Jr. Quest’ultimo aveva molta fiducia in Whale e lo definì l’unico regista capace di portare l’Universal ai livelli della MGM e della Warner Bros.
Così gli affidò la regia de La donna che non si deve amare, un film che Universal aveva in cantiere ormai da un bel po’ di tempo.
E sempre la stessa Universal mise in mano a Whale Frankenstein, dove curò ogni minimo aspetto della produzione.
Nel ruolo del dottor Frankenstein venne scelto per l’appunto Colin Clive che riuscì a dare, sia qui che nel seguito, un’ottima interpretazione di un uomo folle o forse sognatore che ha provato in tutti modi a raggiungere il suo sogno.
Invece nel ruolo del Mostro venne scelto l’attore e caratterista Boris Karloff. Questa pellicola lo fece diventare famoso e gli permise di partecipare in molte produzioni importanti, ma questo non fu il suo primo lavoro. L’attore aveva già partecipato a un numero enorme di film (ben 80) ma non riuscito a sfondare e non era ben messo economicamente. Fu Whale a scegliere lui per il ruolo in quanto era rimasto affascinato dai tratti del suo volto.
Tra gli altri attori che mi sento di citare troviamo Dwight Frye (che avevamo visto in Dracula) nel ruolo di Fritz, Mae Clarke nel ruolo di Elizabeth (aveva già lavorato con Whale ne “La donna che non si deve amare”) e anche Edward Van Sloan, il Van Hellsing del Dracula di Browning, qui nei panni del dottor Waldman.
Il truccatore del film fu Jack Pierce, divenuto famoso per aver creato i make-up di diversi mostri della Universal. Per molto tempo ci si è interrogato su chi fosse il vero ideatore del trucco del Mostro. Per molto tempo Pierce disse di essere stato lui a ideare il design, ma in un’intervista affermò che fosse una via di mezzo tra la sua idea e quella di Whale.
Il trucco per Karloff era un processo molto faticoso in quanto durava dalle tre alle quattro ore e altrettanto tempo ci voleva per toglierlo. Come se non bastasse il trucco era composto da garze, cotone collodio e cerone verde, cosa che faceva soffrire parecchio l’attore (specialmente per il collodio e il mastice sugli occhi). Alla fine però si ottenne uno dei make-up più belli e iconici della storia del cinema, un make-up creato sui lineamenti di Karloff.
Per quanto riguarda la scenografia del film, inizialmente doveva avere un aspetto futuristico (fu un’idea del designer Herman Rosse). Però Whale, insieme al direttore artistico Charles Hall, decise di dare alla scenografia un aspetto gotico e quindi prese come ispirazione l’espressionismo tedesco e soprattutto Il Gabinetto del dottor Caligari (proprio come voleva fare Florey). Alcuni dei design di Rosse vennero utilizzati per il laboratorio del dottor Frankenstein. La particolarità di queste scenografie è che tendono a essere verticali, sia che si tratti del laboratorio sia che si tratti della casa di Henry.
Uno dei punti forti di questo film è senza ombra di dubbio la caratterizzazione dei personaggi di Henry e del Mostro. Il primo viene rappresentato principalmente come un uomo ambizioso e folle che è riuscito a trovare il modo di dare la vita e per ciò vuole imitare Dio. Messo in questo modo potrebbe sembrare un personaggio banale ed è per questo che Whale mette un po’ di se nel personaggio di Henry. Ciò lo si può ritrovare in un dialogo che ha Frankenstein con il dottor Waldman. In questa scena non ha niente di folle ma sembra solo un sognatore che desidera scoprire le verità del mondo e non vuole fermarsi all’apparenza, nonostante gli altri lo considerino pazzo per questo.
Whale mette se stesso anche nella Creatura. Quest’ultima avrà anche un aspetto mostruoso, ma è una vittima di un mondo che lo considera come un essere abominevole e per ciò viene disprezzato e odiato. Anche il motivo che lo spinge a far del male è causato dalle violenze che gli sono state inflitte (in questo caso da Fritz) ed essendo molto forte e non capendo le regole del mondo in cui vive, si comporta nel modo in cui è stato trattato. Come dissi all’inizio, la Creatura è un bambino, non sa distinguere il bene dal male.
Questa sua innocenza viene sottolineata da Whale in una delle scene più belle, dolci e tragiche di questa pellicola, ovvero la scena con la bambina Mary. Lei è l’unica che non si spaventa e anzi lo invita perfino a giocare insieme, unico momento di gioia per la Creatura in questo film. Il problema, come tutti sanno, è che lui uccide la bambina buttandola nel lago, ma lo fa senza volerlo; lo fa perché l’aveva vista mentre buttava dei fiori in acqua e quest’ultimi galleggiavano. Il gesto che ha fatto era ingenuo e innocente perché non sapeva che la bambina sarebbe affogata.
Whale riesce a farci empatizzare sia con il Mostro che con Henry e tutto ciò è dovuto alla sua grande sensibilità dato che sapeva come ci si sentiva a essere isolati sia perché era un artista sia perché era omosessuale.
Questa sensibilità però sarà maggiore e messa in scena meglio nel seguito, La moglie di Frankenstein.
Per i tempi la scena del lago, e in generale varie scene del film, erano considerate molto forti e macabre. E per questo motivo alcune parti vennero censurate. Nella versione censurata si vede il Mostro allungare le mani verso la bambina, c’è un improvviso cambio di scena e si vede il padre trasportare disperato il corpo senza vita di Mary. Questa censura rovina il film e si ritorce perfino contro i censuratori: rovina il film perché priva la pellicola della sua scena chiave dove il pubblico empatizza con la Creatura e capisce la sua innocenza; si ritorce contro i censuratori perché il loro obiettivo era quello di rendere il tutto meno cruento ma, rimuovendo quella parte, hanno reso la morte della bambina ben più macabra e inquietante (ben vi sta).
Nonostante sia una pellicola di inestimabile valore e sia uno dei miei film preferiti (superato solo da quel capolavoro de La moglie di Frankenstein), ha qualche difetto nella sceneggiatura, principalmente nell’ultima parte. Ad esempio il padre di Mary come faceva a sapere che sua figlia fosse stata uccisa e non fosse semplicemente annegata per sbaglio? Non vediamo nessuna scena in cui assista alla tragedia (quando il mostro arriva, lui se ne è già andato). Oppure il fatto che la Creatura sapesse qual era la casa di Frankenstein. Errori certo, ma errori che la regia del film riesce a sorvolare benissimo.
Il film fu un successo e diede molto risalto a Boris Karloff e allo stesso Whale che vennero presi nelle grazie della Universal.
Con questo finisce il mega articolo su Frankenstein. Spero vivamente che vi sia piaciuto e non vedo l’ora di poter parlare ancora di qualche mostro sacro della Universal.
[The Butcher]





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