Monolith (film 2017)

Ultimamente sto vedendo alcune produzioni italiane interessanti. Certo non sono tante, ma almeno ci sono e ciò significa che qualche produttore ha deciso finalmente di fare il proprio lavoro e di rischiare un pochino.
Monolith di Ivan Silvestrini è un film che aspettavo da molto tempo in quanto, nonostante gli attori e le ambientazioni siano americane, la pellicola è un prodotto italiano.
Oltre a Sky Cinema e a Lock & Valentine il film è anche prodotto dalla Sergio Bonelli Editore (la casa di Dylan Dog, per intenderci), mentre la distribuzione è stata affidata a Vision Distribution.

Una cosa interessante è che Monolith è tratto dall’omonima graphic novel di Roberto Recchioni (famoso fumettista e colui che adesso cura Dylan Dog). Non l’ho ancora letta, ma dopo aver visto questo film penso che lo farò con piacere.

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Trama:
Resistente e ipertecnologica, Monolith è l’auto più sicura che esista al mondo. E’ su quest’auto che troviamo Sandra, insieme al figlioletto David, mentre si dirige dai genitori del marito. La donna però, dopo qualche videochiamata, sospetta del tradimento da parte dell’uomo e decide così di cambiare direzione e di controllare cosa stia facendo veramente. Mentre si trovano su una strada nel deserto, Sandra investe un cervo e quando scende dall’auto David la chiude fuori per sbaglio. In mezzo al deserto, senza alcun aiuto (il cellulare è rimasto nell’auto), Sandra dovrà trovare un modo per aprire l’auto e salvare suo figlio.

Di certo molti di voi avranno notato qualche somiglianza con alcuni fatti d’attualità in cui dei bambini vengono chiusi in macchina sotto il sole. Questi tragici eventi sono stati una fonte di ispirazione per Monolith anche se in questo caso la situazione è un po’ diversa.

Un’altra tematica molto interessante e che è sottintesa (anche se non troppo) è la sicurezza.
In questi tempi ci sono molte persone che cercano sicurezza e per questo motivo chiedono un maggior controllo. Monolith è la rappresentazione perfetta della sicurezza in tutte le sue sfumature; resistentissima, comoda, quasi totalmente automatica e con un’intelligenza artificiale molto avanzata. Ma con una tale sicurezza, dove si necessita per forza di una tecnologica di cui non possiamo fare a meno, alla fine succede che perdiamo il controllo della situazione e di noi stessi, limitandoci nella libertà delle nostre azioni.
Ed è quello che succede a Sandra quando la macchina non le da più retta.

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Il film comunque si concentra molto sulla protagonista e sul rapporto che ha con il figlio e delle difficoltà che sta affrontando nella sua vita. E questa è una cosa che ho davvero gradito di Monolith. La pellicola non si concentra sulla macchina, non parla della macchina, ma di una donna che non è ancora pronta per essere madre.

Nella prima mezz’ora avremo un’ottima presentazione di Sandra. Ci verrà mostrata come una persona che tiene molto a suo figlio ma è molto goffa e insicura nei suoi confronti. Una scena che dimostra gli sbagli che fa con David è quando gli compra delle biglie. Lui ha più o meno due anni e a quell’età i bambini tendono a mettersi le cose in bocca e infatti stava per farlo con una biglia. Questo è un piccolo esempio. Lei non riesce ancora ad accudirlo e a essere una madre per lui e questa cosa viene anche sottolineata da David che non la chiama “Mamma” ma solo “Sandra”. E questa cosa la fa soffrire parecchio.

Oltre ciò neanche la sua vita va nel verso giusto. Ha dovuto lasciare la carriera per la famiglia e suo marito la tradisce con un’altra donna. Dire che è stressata è dir poco.
Il quadro che otteniamo alla fine è quello di una donna normale (ci tengo a sottolineare la parola normale) che, in una giornata nera, si ritrova a dover affrontare una situazione terribile.

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La regia di Ivan Silvestrini non è per niente male e ho apprezzato molto delle inquadrature fatte nel deserto. Infatti ci da una bellissima panoramica di queste zone desertiche americane che sono davvero immense e sembrano sottolineare la solitudine della protagonista.
Una cosa che non ho tanto apprezzato è la scelta di far parlare Sandra quando è da sola. Solo in certi punti però, perché in altri casi faceva discorsi per incoraggiarsi. Però ci sono stati dei momenti, soprattutto quando si incammina nel deserto a piedi, in cui il silenzio avrebbe avuto un effetto migliore. A volte bisogna far parlare solo le immagini per descrivere uno stato d’animo o una situazione.

Per il resto Monolith mi è piaciuto. Non è un capolavoro, ha i suoi difetti, ma come thriller funziona davvero bene e riesce a intrattenere.
Vi consiglio di guardarlo e di supportarlo. Almeno così potremmo avere più film italiani interessanti.

[The Butcher]

21 pensieri riguardo “Monolith (film 2017)

  1. Direi che è una sorta di figlio di Cujo, film che ho visto per la prima volta solo un paio di giorni fa tratto dal romanzo omonimo di Stephen King, hanno tematiche molto simili. Ma mi ha incuriosito.

    1. Te lo consiglio molto. Non aspettarti qualcosa di incredibile, ma sappi che il film è molto godibile e intrattiene parecchio.

        1. Sì, i disegni mi piacciono parecchio e anche l’uso dei colori. Come ho scritto nell’articolo ancora non ho avuto modo di leggerla ma lo farò volentieri dopo aver visto il film.

  2. Il trailer non mi aveva convinto molto :/ Ero comunque deciso a recuperarlo, magari in home-video, in parte come hai detto tu perché il nostro cinema sembra finalmente deciso a cambiare ed è giusto supportare quelle figure che stanno lottando per farlo, in parte per il nome di Recchioni, un pilastro del fumetto nostrano nonché grande appassionato di cinema [e da quanto ho capito la genesi della storia si è mossa contemporaneamente sia sui binari della carta stampata sia s quelli del grande schermo, un bell’esperimento quindi].
    Ora però sto leggendo un bel po’ di commenti positivi al film, quindi una mezza idea di vedermelo me la sto facendo XD
    A questo punto spero di trovare il tempo per farlo!

    1. Il film è riuscito a intrattenermi bene e, nonostante i difetti che ha, alla fine si è dimostrato una pellicola ben realizzata. Spero tanto che ti piaccia (ora dovrei vedere La Torre Nera, ma ho molta paura).

  3. Un po’ panic room un po’ Kingiano, ma dai, almeno non è la solita commedia dove dei personaggi pacco affrontano le loro miserie di quarantenni che si ritrovano, ecc ecc,… tipico film dell’Italia contemporanea.

    1. Ovviamente si ispira ad altri film e sì, ha un che di King, però alla fine riesce a fare il proprio dovere. Ti ho tolto dallo spam, non so come mai tu ci sia finito. Scusa per l’inconveniente.

        1. Comunque non preoccuparti che se qualcosa finisce nello spam prima o poi lo notiamo (io comunque tengo sempre tutto pulito). ;)

  4. Io lo volevo andare a vedere solo per le chiappe della protagonista sulla locandina… ma a sto punto mi sa che quello diventa il motivo motivo!!
    Grazie per la dritta Butch!!!

  5. Un film italiano ispirato a un fumetto (scusa ma non riesco a scrivere ‘graphic novel’), girato in USA ed è pure un thriller! Una congiunzione astrale per il nostro cinema. Il fatto che il nostro cinema si sia incrostato in certi generi è dimostrato dal fatto che quando vengono fuori film decenti (non capolavori) di generi diversi hanno successo: vedi anche il caso di Lo chiamavano Jeeg Robot, che comunque mi ha lasciato piuttosto tiepido.

    1. Possiamo dire la stessa cosa con “Veloce come il vento” che era una storia molto hollywoodiana ma che è stata resa bene in un contesto italiano.

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