C’è una cosa che nell’ultimo periodo mi sta infastidendo parecchio, ovvero il fatto che le persone considerino tutti i film italiani come spazzatura.
E’ vero che negli ultimi anni il cinema italiano ci ha mostrato il suo lato peggiore e che questo non è un periodo fiorente per produzioni degne di nota, ma generalizzare così tanto è un errore enorme.
Ci sono lavori che meritano di essere visti e apprezzati ma in quanto “italiani” vengono facilmente accantonati dalle persone.
Uno di questi film credo che sia proprio Lo chiamavano Jeeg Robot, film del 2016 diretto da Gabriele Mainetti.
Trama:
Enzo Ceccotti (Claudio Santamaria) è un ladruncolo di Tor Bella Monaca che, dopo aver rubato un orologio, viene inseguito da due poliziotti. Durante l’inseguimento il nostro protagonista si nasconde nelle rive del fiume Tevere sotto Ponte Sant’Angelo ma per sbaglio entra a contato con delle scorie radioattive lì presenti.
Dopo essere riuscito a sfuggire alla polizia, Enzo torna a casa ma durante la notte si sentirà continuamente male. Il giorno dopo si risveglia come se non fosse successo nulla.
Dopo alcuni eventi e incontri che gli cambieranno la vita (tra cui quello con Alessia), Enzo si accorgerà di avere una forza sovrumana, ma come deciderà di utilizzare i suoi poteri il nostro protagonista?
Da come avete potuto capire il film parla di supereroi…più o meno.
Enzo non è proprio il protagonista che tutti si aspetterebbero. E’ un ladro e lavora nella malavita ma conduce una vita che possiamo dire vuota e senza alcun significato. Il suo unico scopo è quello di arrivare alla fine della giornata.
“Io non ho amici” è la frase che ripeterà più volte durante il film e che abbiamo avuto modo di sentire nel trailer. E non la dice perché “fa figo”, ma proprio perché non gli interessa niente e nessuno. L’importante è che riesca a sopravvivere e a soddisfare le sue necessità primarie.
Un personaggio che durante la visione crescerà parecchio anche grazie all’aiuto di Alessia (Ilenia Pastorelli), una ragazza con problemi psichici ossessionata da Jeeg Robot d’acciaio. Dopo aver visto in azione Enzo lo chiamerà Hiroshi Shiba, come il protagonista dell’anime e cercherà più volte di fargli capire che deve aiutare le persone.
Alessia sarà un personaggio chiave per la svolta di Enzo. Alla fine lui non potrà fare a meno di affezionarsi a lei e a migliorarsi come persona.
Loro due saranno molto caratterizzati ma non dimentichiamoci del cattivo di turno ovvero Fabio Cannizzaro (Luca Marinelli), detto Zingaro, capo di una “batteria” di criminali romani.
Posso dirvi che Marinelli ha fatto un lavoro egregio in questo ruolo. Fin da subito capiamo che è una persona fuori di testa e non solo per quello che fa appena lo incontriamo, ma anche dal suo comportamento. In certi punti potrebbe far ridere e questa è una cosa voluta (soprattutto quando inizia a cantare le canzoni della Oxa), ma quando inizia ad avere i suoi scatti di rabbia allora ammutolisci per la sua brutalità e il suo realismo. Eppure riesce a mostrare un certo carisma, un carisma che non mi aspettavo da un personaggio del genere.
Mi è piaciuta anche l’ambientazione del film. Mainetti ci mostra una delle parti più oscure di Roma, un ambiente dove i criminali la fanno da padroni. E la cosa funziona anche molto bene. L’atmosfera che riescono a dare questi luoghi fa immergere ancor di più lo spettatore.
Ed essendo un film di supereroi all’italiana ci saranno delle scene d’azioni, no? Ci sono e, nonostante il budget abbastanza risibile (è costato meno di 2 milioni di euro), sono davvero belle. E tutto questo grazie alla regia e soprattutto grazie a un ottimo montaggio che rende il tutto più dinamico. E non è una cosa da poco.
Ma la cosa che a me ha convinto di più è stata proprio la sceneggiatura. Perché nonostante la trama non sia nulla di originale è impostata molto bene e soprattutto ha creato dei personaggi molto caratterizzati. Ma non è un film serio al cento per cento, anche qui sono presenti delle gag e delle scene che mi hanno fatto ridere di gusto.
Purtroppo Lo chiamavano Jeeg Robot non è esente da difetti ma in sua difesa posso dire che sono causati dai problemi di budget. (Cavolo neanche due milioni! Mi complimento per essere riusciti a fare una cosa del genere con così pochi soldi).
E almeno per me Mainetti ha fatto un lavoro anche migliore de Il ragazzo invisibile di Salvatores (Qui per la recensione).
Lo chiamavano Jeeg Robot è un film che merita, un piccola perla del cinema italiano che non deve essere dimenticato e che tutti dovrebbero recuperare.
Oltretutto è stato fatto anche un fumetto basato sul film scritto e curato da Roberto Recchioni (che per chi non lo sapesse è il curatore di Dylan Dog), che però non riesco a trovare in giro. Ah, la mia solita fortuna. Tra l’altro il fumetto ha quattro variant realizzate da Roberto Recchioni, Zerocalcare, Leo Ortolani e Giacomo Bevilacqua (quella di Recchioni e Bevilacqua sono le mie preferite).


Detto questo spero che la recensione vi sia piaciuta e ora se non vi dispiace torno a guardare qualche episodio di Jeeg Robot d’acciaio.
Alla prossima!
PS: Nominato a sedici David di Donatello… chissà perché?
Purtroppo non è un caso che io mi sia fermata a Visconti :) Però alcuni film si salvano, vedi per esempio quelli di sergio rubini, tipo il viaggio della sposa, oppure quelli con margherita buy, o valeria golino, tutti film molto belli e profondi.
Bisogna fare in modo che film italiani che meritano veramente ottengano visibilità. Mi dispiace vedere ogni volta un film italiano veramente ottimo e nessuno che se lo degna di un’occhiata.
Non sono un grande appassionato di film italiani degli utlimi tempi. Particolarmente critico sul “fenomeno” Romanzo Criminale (il film), in cui è sbagliato il messaggio (poliziotto fesso/ criminale figo) e gli attori – seppure bravi – te li ritrovi spalmati su tutta la produzione cinematografica italiana immediatamente seguente. Ritengo che l’utilizzo degli stessi attori, che fanno da traino per il pubblico, ha portato a un progressivo appiattimento, sopratutto dei personaggi conprimari o secondari, che girano intorno al protagonista, che è l’unico ad avere un reale percorso di crescita o tratti psicologici più sfaccettati.
Tuttavia, fai bene a segnalare questo film, di cui sento parlare benissimo amici, colleghi e conoscenti. La candidatura a 16 David non mi fa caldo nè freddo; non necessariamente premiano i più bravi, Di Caprio meritava l’Oscar per The Wolf of Wall Street..mia opinione personale e ne possiamo anche discutere, ma non c’è nulla da dire per l’Oscar a…Revenant. Si sono diovuti fare perdonare…
A questo punto, per ringraziarti rendo il favore: “La felicità è un sistema complesso”, il film che mi ha fatto riappacificare con il cinema italiano. Colonna sonora da urlo, coerente, attori mai fuori dalle righe, credibili, non un capolavoro assoluto, ma sicuramente sulla “strada giusta” del buon cinema italiano
Questo film è riuscito a soddisfarmi tantissimo. Spero che comincino a prendere in considerazione progetti del genere invece che puntare sempre alle solite cose da quattro soldi.
Parlando di di Caprio… Sono d’accordo con te. L’Oscar se lo meritava ma non per Revenant. In The Wolf of Wall Street ha dato prova di un capacità attoriale straordinaria e nonostante tutto non glielo hanno dato. L’Oscar di quest’anno sembrava quasi un modo per scusarsi veramente. Tipo Morricone che secondo me meritava di vincere molto prima.
I difetti come dici tu ci sono, il film non l’ho trovato riuscitissimissimo, anche se ha degli aspetti molto buoni e alcuni personaggi che bucano lo schermo.
Tutto questo entusiasmo io non lo condivido a pieno, ma ammetto che siamo in un buon periodo per il nostro cinema :)
Il mio entusiasmo deriva dal fatto che inizino a uscire prodotti interessanti come questo. Non lo trovo perfetto, ma un ottimo film d’intrattenimento con degli spunti veramente ottimi.
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[…] fa con il suo primo lungometraggio, un film che nel nostro Paese è diventato un piccolo cult: Lo chiamavano Jeeg Robot. Ne parlai con una certa ingenuità ai tempi, devo ammetterlo. Ero felice che un’opera fuori […]