Speak No Evil

Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Come di consueto, nello scorso articolo abbiamo preso in esame un film d’animazione e ancora una volta abbiamo scelto un’opera della DreamWorks, il terzo capitolo di una saga molto simpatica che però con quest’ultimo lavoro non riesce a colpire, Madagascar 3 – Ricercati in Europa. Alex e i suoi amici, desiderosi di tornare a New York, lasciano l’Africa e vanno a Monte Carlo per recuperare i pinguini, visto che loro possiedono l’aereo. Il loro viaggio però diventa caotico quando per fermarli interviene DuBois, un’accalappiatrice che però ama appendere i trofei delle proprie prede sul muro e adesso vuole la testa di Alex. I nostri protagonisti, per sfuggirle e andare così a New York, si uniscono al circo e grazie ai pinguini lo comprano, ma si rendono conto che gli animali lì sono goffi e imbranati e toccherà ad Alex aiutarli. Purtroppo il film non funziona in diversi punti. Il character design è sempre simpatico ma il ritmo invece è fin troppo frenetico, lasciando poco respiro allo spettatore e riempiendo il tutto di sequenze e azioni che in certi casi non portano a nulla. Neanche la sceneggiatura convince, visto che la storia non offre tanto, anzi a volte non solo risulta vuota ma anche forzata per come inizia e senza neanche rispettare un minimo il secondo capitolo. Aveva qualche nuovo personaggio che aveva del potenziale ed era lì che dovevano puntare tutto. Un vero peccato.
Torniamo a parlare di live-action e in questo caso prendiamo un thriller horror danese che mi aveva incuriosito, soprattutto per come ne avevano parlato in rete e che, con colpevole ritardo, ho finalmente visto.
Ecco a voi Speak No Evil (Gæsterne), pellicola thriller horror del 2022 scritta da Christian e Mads Tafdrup e diretta da Christian Tafdrup.

Trama:
Bjørn (Morten Burian) si trova in vacanza in Toscana con sua moglie Louise (Sidsel Siem Koch) e la figlioletta Agnes (Liva Forsberg) ed è qui che conosce una famiglia olandese con cui va subito d’accordo ossia Patrick (Fedja van Huêt) e Karin (Karin Smilders) e il loro figlio Abel (Marius Damslev). Passano tutti dei bei momenti insieme e soprattutto Bjørn si sente molto a suo agio con loro. Qualche mese dopo il loro ritorno in Danimarca, Bjørn e Louise ricevono un invito dalla famiglia olandese che li vorrebbe ospitare a casa loro per conoscersi meglio. Nonostante qualche indecisione, decidono di partire e vanno in Olanda a trovarli, dove vengono accolti con gran calore. Con il passare del tempo però la famiglia olandese inizierà a mostrare degli strani comportamenti, niente di troppo vistoso o esagerato, ma pian piano le cose cominceranno a diventare inquietanti, a partire dal piccolo Abel che non parla ma e sembra sempre triste.

Ve lo dico fin da subito, questo film è molto cattivo, una cattiveria che non mi sarei aspettato e che mi ha parecchio impressionato e non parlo di violenza fisica estrema ma qualcosa di molto più psicologico. Mi sembrava giusto avvertirvi in precedenza, ma in ogni caso diamo inizio a questa recensione.

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Si parte come al solito dal lato tecnico e certamente uno degli elementi migliori in assoluto è la regia. In questo caso ci troviamo davanti a una regia molto precisa e quadrata, una regia curata che riesce a creare una bellissima messa in scena, attraverso delle ottime inquadrature fisse per lo più sugli attori e le loro interazioni, ma anche sulla costruzione delle atmosfere. Abbiamo tantissimi momenti interessanti in cui la regia riesce con molta calma e sottigliezza a costruire la tensione, perfino in momenti che sembrano tranquilli. Ad esempio abbiamo delle bellissime inquadrature con la telecamera dietro le auto (o dentro di esse) in cui l’intero ambiente circostante è avvolto da una profonda oscurità e l’unica illuminazione ci è data dai fari del mezzo. E appunto la regia, attraverso inquadrature precise e un’atmosfera incredibile, riesce a costruire una forte tensione, senza mai mostrare qualcosa di estremo. Anche nei momenti più tranquilli e innocui sentiamo che c’è qualcosa che non va, un forte senso di disagio, e questa sensazione l’avremo per buona parte della pellicola.

Non ci sono jumpscares, la tensione è data dai piccoli dettagli, dalle azioni della famiglia olandese e sempre da un’atmosfera stupenda. Il ritmo è lento e certamente ciò aiuta a costruire l’attesa e la tensione e un altro elemento di forza stai sicuramente nella fotografia. Quest’ultima, soprattutto nelle scene notturne, è capace di creare degli ottimi giochi di luce ma specialmente di creare delle ombre molto forti e oscure che mettono in risalto l’azione centrale. E in quest’ultimo caso non avremo solo questo, infatti la casa di Patrick e Karin avrà un tipo d’illuminazione particolare, con stanze che avranno il colore giallo, verde, viola. E infatti a un certo punto del film avremo un’inquadratura da fuori in cui vediamo le varie stanze illuminate in maniera diversa e con i suoi abitanti che fanno varie attività. E anche la musica è interessante, soprattutto per i momenti in cui viene utilizzata, visto che ne viene messa una di tensione anche in scene in cui non sembra succedere niente (tipo alcune scene in auto), ma in realtà aiutano molto a costruire l’attesa e a dare anche un senso di ineluttabilità. E ovviamente anche la sceneggiatura avrà molto da dire.

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La storia si svolge con molta calma e si basa sul rapporto di queste due famiglia. E all’inizio i rapporti sono ottimi perché Patrick e Karin si dimostrano veramente ospitali e amichevoli, facendoli divertire e mostrandosi con una personalità ricca. Però le cose strane iniziano ad accadere fin da subito, anche se diventano palesi molto più avanti. Infatti all’inizio possono sembrare insistenti nei confronti dei protagonisti, ma poi ci rendiamo conto che la loro non è semplice insistenza ma si stanno imponendo su di loro. E inizialmente sono cose molto piccole, cose per cui per educazione e gentilezza si possono sorvolare senza problemi, ma più andiamo avanti e più si impongono in maniera evidente. E mentre Louise comincerà a sentirsi a disagio, Bjørn si sentirà bene perché proverà una forte ammirazione nei confronti di Patrick.

Bjørn infatti è un personaggio interessante, un uomo che non è pienamente soddisfatto della sua vita e lo vediamo all’inizio quando interagisce con la propria famiglia e altre persone. Spesso lo vediamo con uno sguardo vuoto, distratto, lontano (e qui, oltre alla regia, i complimenti vanno anche all’attore). Una persona repressa da molto tempo che non ha la forza di reagire, una persona passiva che non può fare a meno di ammirare Patrick, che invece vive senza freni ed è molto sicuro di sé. Ed è questo che lo renderà cieco per buona parte del film. Per quanto riguarda la storia diciamo che la tensione viene in parte creata dal fatto che non sappiamo dove vogliano andare a parare Patrick e Karin, non capiamo cosa vogliono e perché fanno certe cose. Quando infine arriveremo alla verità, le cose non faranno altro che peggiorare ed è proprio lì, nel finale, che la cattiveria esploderà e tutto quello che verrà messo in scena sarà davvero terrificante. Sul finale ci sarebbero tantissime cose da dire, ma ovviamente non voglio rovinare la sorpresa a nessuno e quindi concludo qui la recensione.

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Per concludere, Speak No Evil è un film girato veramente bene che ha cura dei dettagli nella regia, nella fotografia, nel montaggio, insomma in tutto il lato tecnico. E la storia è molto intelligente e interessante e riesce a colpire molto per i suoi personaggi, la loro personalità ma soprattutto le loro interazioni. Per non parlare poi del finale. Lo consiglio assolutamente!

Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!

[The Butcher]

20 pensieri riguardo “Speak No Evil

  1. La tua recensione è buona e la rispetto, ma questo è un film che non mi è piaciuto per niente. Ho avuto molta delusione. Ciò che mi ha stonato per tutto il film sono le reazioni umane, completamente fuori da ogni logica. Per non parlare dell’immobilità del finale, mentre accettano tutto senza quasi battere ciglio. Non sono riuscita ad apprezzare nemmeno la fotografia e la regia, che ho trovato irritante. Non so come ho fatto ad arrivare alla fine. È l’ennesima grande delusione per un horror non a stelle e strisce.

    1. Prima o poi troverò un horror non a stelle e strisce che non conosci e che ti sorprenderà. Magari anche andando a ripescare nel passato (in Italia eravamo davvero dei maestri). In ogni caso il protagonista, e anche la moglie, sono persone completamente passive, persone che per buona educazione accettano tutto, per non disturbare e anche verso il finale, quando scoprono tutto, si ritrovano troppo deboli e spaventati per fare qualsiasi cosa. Diciamo che era questo su cui giocavano i due psicopatici. L’horror europeo è molto interessante ed è anche particolare, ma particolare perché ormai ci siamo abituati a un tipo di cinema americano ben preciso. Che tra l’altro mi piace anche ma che purtroppo ha reso un po’ standard certe opere.

      1. A meno che non fossero schizofrenici con sintomi catatonici, quella estrema passività è estremamente poco credibile. Comunque c’è stato un horror europeo che ho apprezzato: Le Calendrier. Non mi ha fatto impazzire, ma è stata una bella sorpresa e, ad oggi, è ancora l’unico horror non americano che ho apprezzato.

        1. Lo ricordo benissimo. Ed è uno di quei film che recensirò. A essere sinceri l’ho già recensito ed è in bozza. Comunque sia spero veramente di sorprenderti con qualcosa di interessante uno di questi giorni.

  2. Mi hai davvero fatto venire voglia (e paura!) di vedere Speak No Evil. Amo quando l’orrore è tutto psicologico e sottile, quello che ti entra sotto pelle e non ti molla. Già il fatto che non ci siano jumpscares ma solo tensione crescente mi incuriosisce tantissimo, quel disagio che senti ma non riesci a spiegare, lo adoro nei film. E tutta la parte sul protagonista “vuoto” e affascinato da Patrick… mi sa di bomba emotiva pronta a esplodere. Lo metto subito in lista, ma forse non da guardare prima di dormire 😅

    1. Diciamo che è un film da vedere abbastanza preparati perché è un film veramente cattivo e di scene estreme non ce ne sono tante (se escludiamo la parte finale). L’ho sempre trovato un film stupendo che sa inquietare parecchio.

    1. Diciamo che disturbante è la parola esatta per descrivere questo film, anche se è stato utilizzato talmente tante volte che è diventato quasi un meme. In ogni caso il remake americano era molto valido, ma purtroppo non aveva la sottigliezza dell’originale e, come hai giustamente detto, aveva un finale più americano. Il che mi dispiace molto. Sotto quel punto di vista, gli americani mostrano poco un certo coraggio nel far finire certe storie.

  3. Ne avevo parlato anche io. Diciamo che mi è piaciuto, ma mi ha più indignato che spaventato. Il finale non mi ha completamente soddisfatto. Comunque ho notato che gli horror scandinavi per certi versi si somigliano. Per loro è tabù violare più che altro i principi di comune civiltà rispetto ad altre cose…

    Speak No Evil (film)

    1. Più che altro le opere scandinave tendono a ribaltare certi concetti che diamo come assoluti. Mi viene ad esempio in mente quel bellissimo film di The Innocents, dove effettivamente l’innocenza è un elemento fondamentale e i bambini protagonisti agiscono veramente in maniera innocente, ma è proprio attraverso quell’innocenza che commettono atti terribili. Anche quello è interessante e te lo consiglio: https://mymadreams.com/2023/09/13/the-innocents-2021/

  4. non l’ho visto ma ho letto spesso che per apprezzarlo veramente bisogna capire la cultura di origine, e la critica del regista alla necessità culturale di rispettare l’etichetta

    1. È affascinante vedere come in diverse nazioni esistano quasi dei dogmi e come quest’ultimi ci plasmino nel profondo. Ed è anche un ottimo modo per conoscere meglio le culture altrui. È una cosa da studiare.

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