Paura in palcoscenico

Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo cambiato argomento e dal mondo del cinema ci siamo spostati a quello dei fumetti per continuare a parlare, sempre con irregolarità, della nostra saga fantasy italiana, Kalya, con il volume 14. Leena è riuscita a prendere il sicario che aveva attentato alla vita di Yarah, l’egemone di Agamath e nuova moglie del Re di Galdor, ma quello che ha scoperto non è positivo. Infatti sembrerebbe che il sicario sia stato mandato da un senatore della Repubblica del Sarabri, la terra natia di Leena e Yarah. Il Re quindi le ordina di andare lì per indagare e Leena tornerà a casa accompagnata da Tagh e Vallrich. Il volume in generale è molto buono, con dei bei disegni molto quadrati e con linee sottili e delle belle ambientazioni mediorientali. La storia è interessante con le due indagini che vediamo, da una parte Leena che si occupa dei senatori e dall’altra Tagh e Vellrich che si occupano di alcune rune rubate che potrebbero essere collegate con il caso. L’interesse verso questa nazione c’è tutto e ho trovato anche interessante le altre storie parallele con Kalya che si addestra e altri gjaldest che sembrano tramare qualcosa. Un buon volume che consiglio.
Si torna ancora una volta nel mondo del cinema e in questo caso facciamo un salto indietro nel tempo per discutere di un’opera diretta da un grande artista, un regista che ho portato sul blog molto meno di quanto pensassi.
Ecco a voi Paura in palcoscenico (Stage Fright), pellicola noir del 1950 scritta da Whitfield Cook e Alma Reville e diretta da Alfred Hitchcock.

Trama:
Il film inizia con il giovane Jonathan Cooper (Richard Todd) in macchina insieme alla sua amica Eve Gill (Jane Wyman) e sta cercando da lei un posto in cui nascondersi dalla polizia e durante il tragitto le racconta quello che è successo. Quella mattina Charlotte Inwood (Marlene Dietrich), la famosa diva e sua amante, si è presentata a casa sua con il vestito sporco di sangue. Infatti lei ha ucciso il marito con un attizzatoio dopo un accesso litigio e chiede a Jonathan aiuto. Allora il giovane le suggerisce di andare direttamente a teatro e di distruggere l’abito insanguinato mentre lui sarebbe tornato a casa di Charlotte per recuperare un altro abito, in modo che nessuno sospetti che lei sia passata alla propria abitazione. Mentre recupera il vestito e inscena un finto furto andato a male, viene visto dalla cameriera di Charlotte, Nellie Goode (Kay Walsh). Lui scappa via ma due agenti vengono a casa sua e Jonathan, con l’abito insanguinato dell’amante, riesce a sfuggirgli e a chiedere soccorso a Eve. Quest’ultima decide di aiutarlo e lo porta a casa di suo padre, il commodoro Gill (Alastair Sim), per nasconderlo. Qualcosa però non torna, infatti il signor Gill capisce che il sangue del vestito ci è stato versato deliberatamente e ipotizza che Charlotte possa aver ingannato Jonathan per incolparlo, ma il giovane si infuria per questa teoria e in un impeto di rabbia brucia il vestito, la sua unica prova. Eve però non si da per vinto e cercherà in ogni modo di scagionare Jonathan e incastrare Charlotte.

Ho parlato veramente poco di quel genio che fu Hitchcock e l’ultima recensione che ci feci, Strangers on a Train, risale a diversi anni fa. Il che è un vero peccato, dovrei parlare di più di questo artista e delle sue incredibili opere,  anche di quelle meno conosciute in quanto hanno sempre qualcosa da dire. Quindi, senza perdere altro tempo, iniziamo con la recensione.

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Come al solito partiamo dal lato tecnico che, come in quasi tutti i film di Hitchcock, è curato nei minimi dettagli. La regia di Hitchcock è molto precisa e quadrata e riesce a creare una messa in scena molto ricca e capace di interessare parecchio lo spettatore che noterà dei particolari affascinanti alle spalle degli attori o intorno a loro, come ad esempio gli oggetti che si sposeranno perfettamente con la loro personalità, andando quasi a raccontare in silenzio la loro storia, come accade per esempio con la casa del padre di Eve. Inoltre in certe occasioni riesce a creare delle belle sequenze, usando carrellate e anche piani sequenza molto studiati e in momenti specifici per riuscire a trasmettere una certa sensazione. E questo è un altro degli elementi stupendi del cinema di Hitchcock ossia che la sua regia non va a soffocare la storia, anzi si piega ad esse e cerca di valorizzarla in ogni modo, usando certe tecniche registiche per uno scopo ben preciso. Possiamo anche parlare dell’abilità del regista di passare da un momento comico a uno ricco di tensione.

Nelle scene comiche abbiamo momenti con una fotografia accesa e la telecamera che si concentra soprattutto sugli attori e sul loro tempismo con cui pronunciano le proprie battute e saranno momenti capaci di farci sorridere di piacere, ma saranno le scene di tensione a colpire maggiormente. In questi casi ci ritroveremo a un tipo di fotografia espressionista con dei tagli di luce curati e capaci di creare un forte contrasto, andando a concentrare l’attenzione sullo sguardo degli attori per amplificare le emozioni e un esempio perfetto è lo scambio di sguardi che avviene tra due personaggi verso la fine del film, una sequenza carica di tensione. Un altro elemento ottimo è che in alcune di queste sequenze manca l’accompagnamento musicale e ciò funziona bene, il silenzio, le voci che sussurrano, riescono a creare l’atmosfera perfetta in questo il film funziona alla grande. E anche la sceneggiatura ha molto da dire a riguardo.

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Qui ci ritroviamo di fronte a qualcosa che Hitchcock ha sempre messo nelle sue pellicole ossia persone normali che devono affrontare una situazione molto più grande di loro e devono farlo attraverso le loro abilità Per effettivamente la storia in cui si fa a cacciare la protagonista è molto complessa e, essendo lei un’attrice teatrale alle prime armi, dovrà usare le sue capacità per cercare informazioni e lo farà diventando amica dell’investigatore Wilfred Smith (Michael Wilding) e riuscendo a infiltrarsi come cameriera a casa di Charlotte. E in certe situazioni ci saranno delle scene comiche in cui cercherà di non far saltare la propria copertura, ma in altri casi sarà la tensione a farla da padrone in quanto le cose non andranno come vuole e dovrà cambiare strategia sul momento, correndo vari rischi. In un certo senso sarà proprio come assistere a uno spettacolo teatrale dall’inizio alla fine e il palco non sarà solo quello in cui reciteranno persone come Charlotte ma tutti la storia sarà il palco (infatti il film si apre con le tende del teatro che si sollevano).

E i personaggi sono tutti stupendi, con diverse sfumature e una forte personalità e tra tutti Charlotte è quella che riesce ad affascinare tutti proprio per il comportamento da femme fatale, anche se uno dei personaggi più divertenti e simpatici è il padre di Eve, un uomo molto intelligente ed elegante ma che si diverte in questa storia, soprattutto nel fare azioni poco legali. Inoltre Hitchcock si diverte a giocare con lo spettatore e qui lo fa in un momento che è diventato abbastanza famoso e che ai tempi fece molto parlare di sé. Cercando di non fare spoiler, a un certo punto un personaggio ci racconterà degli eventi attraverso un flashback, dandoci un’idea su come siano andate le cose, solo per poi scoprire che quel flashback è falso ed era una sua costruzione personale. In un certo qual modo è quello che fece Hitchcock in seguito con La finestra sul cortile, in cui vediamo gli eventi attraverso gli occhi del protagonista e, quando si addormenta, il regista ci regala un’unica scena al di fuori dal suo punto di vista che ci fa dubitare di tante cose. La cosa è più o meno simile.

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Per concludere, Paura in palcoscenico è un grande film con un lato tecnico curato, una regia precisa e quadrata e capace di passare dalla commedia alla tensione pura con grande abilità. La storia è molto interessante e con dei personaggi carismatici, oltre che alcune idee narrative affascinanti. Lo consiglio assolutamente!

Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!

[The Butcher]

39 pensieri riguardo “Paura in palcoscenico

  1. Hitchcock sapeva davvero trasformare ogni film in un gioco di specchi tra verità e illusione, e Paura in palcoscenico è un esempio perfetto. Il dettaglio del flashback ingannevole mi ha sempre affascinato, è come se il regista ci ricordasse che, alla fine, siamo tutti spettatori di una messa in scena, nel cinema e nella vita. Dopo aver letto questa analisi, mi è venuta voglia di rivederlo con occhi nuovi. Complimenti!

    1. Grazie mille! Hitchcock si divertiva un mondo a giocare con lo spettatore, lo ha fatto diverse volte nelle sue opere e anche in questo caso il falso flashback è una trovata geniale nella sua semplicità.

    1. Non è nulla di cui devi vergognarti. Certe cose richiedono tempo ma soprattutto inspirazione. Se mai volessi iniziare a guardare qualcosa di Htichcock, l’opera perfetta per iniziare è La finestra sul cortile. A mio avviso un’opera che racchiude perfettamente il suo stile, la sua cura e le sue idee.

        1. Due film che adoro! Gli Uccelli è un esempio incredibile di tensione. Senza di esso non esisterebbero opere come Lo Squalo. A questo punto io ti consiglierei anche opere come Io ti salverò o L’altro uomo, prima di passare a capolavori come La donna che visse due volte e Psycho.

                    1. Assolutamente! Non ricordo se era proprio in una di quelle stagioni, ma da piccolo uno dei miei episodi preferiti era quello di Bart che, impegnandosi per superare un test, falliva. L’ho sempre visto come un episodio molto maturo, dolce e intelligente ed era anche uno dei motivi che mi faceva amare I Simpson. La serie è una satira dell’america ma allo stesso tempo ti regala dei personaggi con cui empatizzi parecchio.

                    2. Penso che abbia toccato delle corde molto importanti soprattutto nei confronti dei bambini. Da piccolo avevo dei problemi enormi con la matematica (li ho ancora a dire il vero) e per quanto mi impegnassi non ottenevo alcun risultato positivo (tralasciamo anche il fatto che ho avuto pessimi insegnanti). Vedere quell’episodio all’inizio mi sorprese (di solito nelle serie e nei film c’è la rivalsa del protagonista mentre qui invece no) e poi mi commosse.

                    3. Vediamo se li ricordo alcuni. Quello con Homer e sua madre, quello con Lisa e il jazzista, l’iconico episodio con Homer che appende le foto di Meggie nel suo ufficio, quello su chi ha sparato a Mr Burns, Il promontorio della paura (l’unico episodio di cui ricordo il titolo). Poi non saprei.

  2. Questo è uno dei film di Hitchcock che non ho visto… In tempo di quarantena mi ero ripromessa di guardarli tutti, chissà se prima o poi riuscirò a finire la lista.

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