La fiamma del peccato

Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo non solo siamo tornati a parlare del mondo del cinema, ma anche dell’animazione, discutendo di due grandi studios come la Sony Pcitures Animation e la Aardman e della loro seconda collaborazione con il film Pirati! Briganti da strapazzo. Capitan Pirata è il capitano di una ciurma di pirati che vuole fare di tutto per vincere il premio Pirata dell’anno, un premio concesso a colui che porta il bottino più ricco. Così attacca diverse navi e in una di queste trova Charles Darwin. Quest’ultimo gli rivela che Polly, l’uccello delle ciurma che Capitan Pirata credeva fosse un pappagallo, in realtà è un Dodo, creduto estinto da anni. Darwin gli dice che se Polly dovesse partecipare all’esposizione scientifica di Londra, sicuramente Capitan Pirata vincerebbe il bottino. Così il nostro protagonista si dirige a Londra, ma dovrà fare attenzione alla regina Vittoria, che odia a morte i pirati. Un film che usa una stop-motion, aiutata anche da un ottimo digitale, in maniera incredibile ma soprattutto ci presenta dei personaggi con un character design impressionante e molto originale, oltre che ad avere un ritmo perfetto. Inoltre è un film con dei personaggi ricchi di personalità, oltre che ad avere un umorismo stupendo tra slapstick e battute intelligenti, e anche idee simpatiche che rendono quest’opera un vero gioiello. Lo consiglio assolutamente!
Come di consueto si torna a parlare di film in live-action e in questo caso facciamo un salto nel tempo e per la precisione negli anni ’40 per discutere di un grande classico del cinema che ha fatto la storia ed è stato diretto da un regista incredibile.
Ecco a voi La fiamma del peccato (Double Indemnity), pellicola noir del 1944, scritta da Billy Wilder e Raymond Chandler e diretta da Billy Wilder.

Trama:
Siamo a Los Angeles nel 1938 e qui l’agente assicurativo Walter Neff (Fred McMurray) entra a tarda notte nel suo ufficio della compagnia assicurativa Pacific All Risk. Qui prende un dittafono per lasciare un messaggio al suo collega e amico Barton Keyes (Edward G. Robinson) ossia la verità sul caso Dietrichson e come lui ne abbia fatto parte. Inizia il suo racconto, partendo diverso tempo prima quando Walter andò a casa del signor Dietrichson (Tom Powers) per rinnovare l’assicurazione sull’auto, ma al suo posto vi trovò la moglie, Phyllis Dietrichson (Barbara Stanwyck), di cui si innamora perdutamente. Quando i due iniziano a parlare, Phyllis fa domande su una possibile polizza sulla vita per suo marito e Walter capisce che la donna sta pensando all’omicidio e cerca di tirarsene fuori. Purtroppo la passione che prova verso la donna è più forte e diventa quindi suo complice, suggerendole la doppia indennità sulla polizza in cui l’assicurazione dovrebbe pagare il doppio e in questo caso Walter opta per il treno: dovrà sembrare che il marito di Phyllis sia morto sul treno. Cominciano a ideare il piano e il nostro protagonista non potrà più uscire da questa storia.

Adoro il noir, specialmente per le sue atmosfere e la sua fotografia, d’altronde il noir stesso a livello stilistico è un’evoluzione dell’espressionismo e, chi mi conosce bene, sa quanto adori quello stile. Quindi era ovvio che prima o poi avrei portato qui questo cult del cinema, non solo per la sua bellezza (e fidatevi, è di una bellezza unica), ma anche per la sua importanza visto che è uno dei primi esempio di noir e anche uno dei suoi rappresentanti migliori.

L’opera è tratta dal libro La morte paga doppio  di James M. Cain, un libro tra le altre cose ispirato a una storia vera. Nel 1927 a New York venne ucciso un uomo di nome Albert Snyder per mano di sua moglie Ruth e del suo amante Henry Judd Gray e l’omicidio avvenne dopo che Ruth riuscì a fare una polizza sulla vita a nome di Albert senza che lui ne sapesse niente. La storia di Cain venne pubblicata serialmente in forma seriale nel ’36 sul Liberty Magazine e nel ’43 venne pubblicato come libro. Già nella sua forma seriale la storia scritta da Cain aveva incuriosito molto Hollywood, con molti studios che tentavano di prenderne i diritti, ma a un certo punto fermarono tutto. Questo fu dovuto al Codice Hayes (che abbiamo già trattato molte volte sul nostro blog), ossia le linee guida che indicavano cosa si poteva e non si poteva fare in un film, in parole povere la censura. E il libro di Cain andava contro molti punti del Codice, per questo gli studios se ne tirarono dietro.

Alla fine però la Paramount, otto anni dopo, decise di comprare i diritti dell’opera e di darla in mano a Wilder. Ovviamente dovettero cambiare alcune cose, anzi omettere certe scene (come vedremo infatti, l’omicidio del marito avviene fuori dall’inquadratura). Inizialmente la sceneggiatura fu affidata non solo a Wilder ma anche a Charles Brackett, suo collaboratore di lunga data, ma quest’ultimo rifiutò di lavorare a questo progetto. Così Wilder decise di lavorare insieme a Raymond Chandler (che qui sul blog abbiamo visto nello stupendo Strangers on a Train), uno dei più importanti scrittori della narrativa hardboiled. E diciamo che i due ebbero una collaborazione molto travagliata, anzi non si trovarono per niente bene insieme e a un certo punto Chandler se ne andò pure, ma Wilder riconobbe comunque le enormi abilità dello scrittore e alla fine riuscirono a finire l’opera, apportando vari cambiamenti alla storia per non incorrere nella censura.

Parlando del lato tecnico, il film riesce a stupire ancora oggi proprio grazie alla regia che a distanza di ottant’anni si dimostra moderna. Wilder riesce a creare scene stupende che riescono a sottolineare l’importanza di certi eventi e il loro peso, basti solo pensare al primo incontro tra Walter e Phyllis, con lui al piano inferiore che guarda Phyllis dall’alto, sulle scale, e come già da qui si possa vedere come Walter sia travolto dalla passione e come Phyllis riesca ad averne il controllo. Inoltre Wilder si dimostra abile nel saper gestire le censura imposta dai tempi, riuscendo a usare dal forte visivo ed emotivo. Qui l’esempio migliore lo troviamo durante l’omicidio del signor Dietrichson. In questo punto Walter uccide l’uomo, ma l’azione avviene fuori campo e la telecamera si fissa su un primo piano di Phyllis, mentre di sottofondo sentiamo i versi di agonia della vittima. E quel primo piano riesce a impressionare, non solo per i rumori di sottofondo ma per lo sguardo dell’attrice, con quel leggero sorriso sul volto e quegli occhi luccicanti di soddisfazione. Una scena che si dimostra geniale e con una grande forza visiva e narrativa. Un altro elemento che dona all’opera altrettanta forza è il ritmo.

Il film dura un’ora e cinquanta minuti ma ogni volta che lo rivedo sembra durare di meno. Eppure ha un ritmo molto lento, dove nella prima parte conosciamo i personaggi e soprattutto vediamo come pian piano la trama prende sempre più forma e a metà film assistiamo all’omicidio e a come Keyes cerchi di capire cosa si nasconda dietro di esso. Il film ha un ritmo lento ma che scorre con grande naturalezza e soprattutto sa tenere in tensione, specialmente durante tutta la seconda parte, con Walter che cerca di non farsi scoprire e Keyes che dimostra una grande intelligenza, avvicinandosi sempre di più alla verità. Inoltre la fotografia è magnifica, con un uso del bianco e nero eccellente, capace di creare giochi d’ombre stupendi ma soprattutto di creare la tensione con l’atmosfera. Infatti nelle scene di tensione avremo delle ombre più pesanti che andranno anche a coprire parte del volto degli attori e riusciranno a sottolineare quel senso di trappola, di essere braccati e di non avere vie di fuga. Adoro inoltre quel tipo di fotografia con una forte luce alle spalle degli attori che getta una forte ombra su di loro, come si vede nei titoli di testa. A livello tecnico il film è eccellente e anche la sceneggiatura è incredibile.

Questa storia ha dato vita a molte pellicole simili e nella sua semplicità riesce a dimostrarsi intrigante proprio nel modo in cui si svolge il tutto. D’altronde l’intera storia è un lungo flashback narrato da Walter e, anche se fin da subito possiamo immaginare come siano andate le cose, rimaniamo affascinati dal racconto, dal piano e da tutto quello che succede dopo. E questo è sicuramente dovuto anche a dei personaggi magnifici, in particolar modo Walter, Barton e Phyllis. Walter è un ottimo protagonista, una persona che per passione e per soldi ha compiuto un grave crimine e durante gli avvenimenti successivi proverà anche un senso di colpa, senso di colpa che però verrà soppresso sempre dalla passione e in seguito dalla paura di essere scoperto. Barton invece è un personaggio pieno di energie, sempre in movimento sia nei movimenti che nella mente, una persona che mostra una grande forza ma anche una grande intelligenza e, attraverso le sue intuizioni e i suoi ragionamenti, riesce ad avvicinarsi molto alla verità. Il personaggio che però riesce a sorprendere di più è quello di Phyllis. Una donna scaltra, capace di manipolare bene non solo Walter ma anche gli altri e di saper gestire alla perfezione l’intera situazione. Nonostante sia Walter a ideare il piano, è Phyllis a muovere i fili e si dimostra sia affascinante che inquietante. Certamente uno dei cattivi più belli del mondo del cinema, non solo perché scritto molto bene ma anche grazie all’ottima prova attoriale di Barbara Stanwyck.

Per concludere, La fiamma del peccato è un noir incredibile, uno degli esempi migliori di questo genere che ancora oggi mostra un lato tecnico molto moderno, con una regia curata e una fotografia incredibile che riesce a tenere in tensione. La storia affascina non solo per il modo in cui viene narrata ma ance per dei personaggi scritti benissimo e interpretati altrettanto bene. Lo consiglio assolutamente!

Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!

[The Butcher]

21 pensieri riguardo “La fiamma del peccato

      1. And I totally agree with it. This movie was an inspiration for some many great artists and sometimes it happen to me to see his heredity in amazing movies. And yes, Lost Highway has something of it. I really miss David Lynch.

  1. Un capolavoro unico, da qualunque parte lo si consideri. E’ talmente perfetto, che a volte mi chiedo se sarebbe stato altrettanto bello con un altro cast. Ma penso di no. Bellissima recensione!

  2. Adoro come riesci a parlare di cinema in modo così coinvolgente! La fiamma del peccato è un film che non invecchia mai, e leggendo il tuo post mi è venuta una voglia matta di rivederlo. La descrizione della fotografia è spettacolare, quelle ombre pesanti e la luce che amplifica la tensione sono pura magia noir. E che dire di Phyllis? Concordo totalmente, è uno dei personaggi più affascinanti e inquietanti del cinema, e Barbara Stanwyck è semplicemente pazzesca. Grazie per questo tuffo in un classico, riesci sempre a far apprezzare ancora di più ogni dettaglio. Alla prossima!

    1. Grazie mille per il tuo commento! Sono veramente felice che la recensione ti sia piaciuta e sono anche felice che questo articolo sia riuscito a dare giustizia a un capolavoro senza tempo. Quest’opera è pura arte e merita l’amore che ha ricevuto con il passare degli anni.

  3. Ho iniziato a leggere l’articolo, ma ho già letto troppo perché il film l’ho in lista da una vita, insieme a Viale del tramonto. Torno quando l’ho visto, prometto.

    (Le foto che hai messo comunque sono bellissime di per sé).

  4. Di Barbara Stanwyck ho visto:

    Il terzo delitto
    La fiamma del peccato
    Lo strano amore di Marta Ivers
    La seconda signora Carroll
    Le furie
    La casa del corvo
    La confessione della signora Doyle
    Ballata selvaggia
    Notturno selvaggio
    Ti ho visto uccidere
    Uomini violenti
    La schiava degli apaches
    40 pistole
    Anime sporche

    Sono quasi tutti dei film splendidi, soprattutto l’ultimo. E infatti l’ho recensito: https://wwayne.wordpress.com/2019/06/01/in-viaggio-verso-te/

    1. Tutti film di grande qualità. Stanwyck è stata una grande attrice e ha preso parte a diversi film molto interessanti e suggestivi. Anime sporche non lo considero come uno dei suoi migliori, ma riesce a rivelarsi davvero ben fatto e sono soprattutto gli attori a convincere.

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