Up (film)

Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo continuato a parlare di fantascienza e dagli anni ’50 siamo passati agli anni ’80 dove ci siamo concentrati su un remake molto interessante, diretto da un regista che apprezzo molto, e il film in questione è Invaders. David è un ragazzino con la passione per l’astronomia e un giorno vede atterrare nel campo vicino alla sua casa un’astronave aliena. Il ragazzino lo dice immediatamente ai genitori e il padre, per rassicurarlo, gli promette che il giorno dopo avrebbe controllato. Il mattino seguente David nota che suo padre si comporta in modo molto strano e ha una strana ferita dietro il collo. Presto altre persone inizieranno a comportarsi così e ad avere una ferita dietro il collo e David capirà che gli alieni stanno controllando gli esseri umani e dovrà rivelare la verità prima che sia troppo tardi. Questo remake, nonostante non sia perfetto e abbia a volte qualche forzatura, si dimostra davvero buono e fatto con grande cura, dando al tutto un’estetica nuova e vicina al cinema del regista, Tobe Hopper, tutto diretto ad altezza bambino, dal punto di vista del protagonista quindi e dando al tutto un’ottima fotografia. La storia è molto fedele anche se cambia alcune cose e uno dei cambiamenti migliori riguarda gli umani controllati che, da esseri freddi e robotici nell’originale, qui diventano delle parodie dell’essere umano, risultando grotteschi e inquietanti. Lo consiglio!
E questa volta torniamo finalmente a parlare del mondo dell’animazione e ancora una volta torniamo dalla nostra amata Pixar nel suo periodo artistico più elevato e portando uno dei suoi film più amati.
Ecco a voi Up, pellicola animata del 2009 scritta e diretta da Pete Docter e Bob Peterson.

Trama:
Carl Fredricksen (Ed Asner) è un ragazzino che sogna di esplorare il mondo, seguendo le orme del suo idolo, l’esploratore Charles Muntz (Christopher Plummer). Mentre torna a casa però incontra Ellie (Elie Docter), una ragazzina vivace che, come lui, adora le avventure di Muntz e vorrebbe un giorno raggiungere le famigerate Cascate Paradiso e gli mostra un libro in cui scriverà tutte le avventure che vivrà. Il tempo passa e Carl ed Ellie si sposano, vivendo una lunga vita insieme fatta di bei momenti ma anche di eventi dolorosi, andando avanti a amandosi sinceramente. Un giorno però le condizioni di Ellie peggiorano e poco dopo muore. Carl cade in depressione e come se non bastasse una ditta edile vuole la sua casa per poterci costruire dei grattacieli e quest’occasione si presenta quando Carl colpisce un operario che, dopo averla rotta per sbaglio, stava cercando di riparare la cassetta delle lettere che Carl aveva costruito insieme ad Ellie. Lui finisce in tribunale e il giudice lo costringe al ricovero in una casa di riposo, ma Carla decide di scappare, attaccando migliaia di palloncini alla sua casa e fuggendo con essa, per andare alle Cascate Paradiso e realizzare il sogno di Ellie. Carl però non si è reso conto di aver portato con sé il piccolo Russell (Jordan Nagai), un boy scout che vuole ottenere il distintivo di assistenza agli anziani ed è disposto a seguire Carl in quest’avventura. Entrambi non immaginano quali sorprese incontreranno in questo loro viaggio.

Ed eccoci qui a parlare di uno dei film più amati ma soprattutto più ricordati della Pixar. Penso che tutti l’abbiano visto o che almeno siano incappati nei suoi primi cinque minuti, i primi cinque minuti più famosi della storia del cinema e che hanno fatto parlare tutti per molti anni. Ovviamente però il film non è solo questo e vedremo di dar giustizia all’intera pellicola.

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L’idea per il film venne a Pete Docter nel 2004 e inizialmente doveva chiamarsi Heliums Up, un’opera molto personale per Docter visto che il concetto di casa volante si basava sulla fuga dalla realtà quando le cose diventavano troppo difficili, una cosa che il regista provò spesso crescendo. La storia venne scritta da Docter e Bob Peterson, ma quest’ultimo dovette accantonare il progetto per qualche tempo per lavorare a Ratatouille ed è in quel frangente che arrivò Tom McCarthy, il quale si dimostrò fondamentale visto che creò il personaggio di Russell. Però inizialmente la storia era molto diversa da quella che conosciamo. Molto diversa.  Infatti il tutto era ambientato su una città galleggiante su un pianeta alieno, abitata da creature simili a dei muppet e i protagonisti erano due fratelli che litigavano per avere il trono del padre, ma cadono sulla Terra e grazie a un grande pennuto i due imparano ad andare d’accordo. Tutto ciò cambiò quando si decise di inserire il personaggio di Carl e di usare la casa con i palloncini anche se qui altre cose erano diverse, come la presenza di un dirigibile spia sovietico camuffato da nuvola, ma una cosa che hanno tagliato e che in parte mi dispiace, era la presenza di una sorta di fontana della giovinezza, ma vedremo in seguito perché avrei apprezzato la presenza di questo elemento.

Parlando del lato tecnico, ancora una volta la Pixar mostra una forte volontà di migliorare e di diversificarsi e qui ci sono riusciti in particolar modo con il character design che ho sempre amato. Prendiamo come esempio lo stesso Carl. Fin dall’inizio possiamo vedere che i personaggi sono parecchio stilizzati, molto più che nelle opere precedenti, decidendo di non mettere elementi realistici se non nei vestiti e nell’ambientazione. E certamente non dev’essere stato per niente semplice riuscire a unire dei vestiti realistici (con i dettagli delle cuciture) con dei personaggi così stilizzati, ma sto divagando troppo. Tornando a Carl, la prima cosa che possiamo notare è questa sua grande testa, perfino più grande del corpo, una testa quadrata che sembra anche pesante, oltre che questo naso rotondo e degli occhi ampi. Anche qui sono stati aggiunti molti dettagli davvero ottimi come appunto le rughe e, durante il viaggio, la barba incolta. Perfino le mani e le dita hanno questa forma quadrata. Questo suo aspetto è unico perché ad esempio Russell è l’esatto opposto, in quanto ha una forma simile a quello di un uovo e ha tratti molto più morbidi e delicati. E quest’unicità non solo sarà presente in altri personaggi, ma risulterà assolutamente naturale, una cosa che poche volte si vede nel mondo dell’animazione, soprattutto con questa cura.

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Le ambientazioni invece sono ispirate a quelle del Venezuela e in particolar modo ai tepui del Parco nazionale di Canaima. E in tutto ciò gli animatori visitarono il monte Roraima, il tapui Kukenan e anche Salto Angel, studiando questi luoghi per diversi giorni e osservandoli con diversi mezzi tra jeep ed elicotteri. Nonostante tutto cercarono di rendere il tutto amalgamato perfettamente con lo stile del film e lo fecero sia con la flora che con i cani comandati da Muntz, in particolar modo con il personaggio di Dug (Bob Peterson), con gli occhi umani e il naso gigantesco. Tutto funziona perfettamente, anche le musiche di Michael Giacchino, molte delle quali si dimostrano davvero delicati e dolci. E ovviamente ciò che fa funzionare il tutto alla perfezione è la regia, una regia capace di creare sequenze stupende, capace di creare scene davvero divertenti, commuoventi e perfino tese. Ed è sempre grazie alla regia di Docter e Peterson se abbiamo quei meravigliosi cinque minuti di cui finalmente parliamo. Dopo il primo incontro tra Carl ed Ellie e la loro amicizia, il film ci mostra in cinque minuti la loro vita insieme, dal matrimonio fino alla morte di Ellie. Il tutto è fatto nel silenzio più assoluto e l’unico suono presente sarà quello della colonna sonora. Qui assistiamo ai momenti più importanti della loro vita, assistiamo al loro dolce rapporto e ai loro momenti di gioia, composti da gesti semplici, ma anche ai momenti difficili che rafforzano il loro amore. In cinque minuti questo film riesce a mostrare una delle storie d’amore più belle che mi siano capitate di vedere, una storia d’amore delicata e per niente melensa e che mostra l’intera vita dei due insieme. Posso assolutamente capire perché in molti citino sempre questa sequenza e merita certamente tutte le attenzioni che ha sempre avuto, ma Up non è solo questo, non funziona solamente per quei cinque minuti.

Ed è qui che iniziamo a parlare delle sceneggiatura e quindi della storia e dei suoi personaggi. La trama prende tanti elementi dalla fantasia dei bambini, basti solo pensare all’idea di volare via con i palloncini (una fantasia che avevo anch’io da piccolo), e anche il concetto di andare in esplorazione in una terra esotica e sconosciuta, vivendo molte avventure e scoprendo creature mai viste prima. Per non parlare della sorpresa nel sapere che i cani parlando attraverso un dispositivo sul collare, un’idea davvero divertente e che non mi sarei mai aspettato. La storia però non è incentrata solo su questo ma anche su Carl e la realizzazione del sogno di Ellie. Almeno all’inizio. Perché andando avanti in questo viaggio, Carl capirà altre cose come ad esempio l’importanza di lasciarsi il passato alle spalle, e lo farà attraverso dei personaggi che sono molto legati alla sua storia. Dopo la morte di Ellie, infatti, Carl si è completamente isolato dal mondo, continuando a vivere nella loro casa a rifiutando qualsiasi contatto con gli altri, arrivando a parlare con la casa e chiamandola Ellie. Il suo dolore l’ha reso solo e questo si unisce perfettamente con Russell e Doug perché anche loro due sono soli. Russell è un bambino molto vivace che desidera tanto fare campeggio con suo padre, un padre che però, dopo il divorzio, si è sempre più allontanato da lui ed è interessante vedere come il rapporto con Carl si evolve, passando dal volerlo aiutare per avere il distintivo da scout a una vera e proprio relazione padre-figlio. Dug invece fa parte dei cani di Muntz che devono scovare l’animale di cui l’esploratore è ossessionato e viene deriso e allontanato dal branco perché considerato uno sciocco e un incapace, quando in realtà Dug vorrebbe solo essere amato e amare e fa il possibile per farsi apprezzare da Muntz e gli altri cani. Un trio di personaggi, soli per motivi differenti, che hanno bisogno dell’affetto gli uni degli altri.

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Lo stesso villain del film, Charles Muntz, è strettamente legato a Carl, anzi, possiamo definirli due facce della stessa medaglia. Muntz era un esploratore apprezzato in tutto il mondo, ma un giorno la sua credibilità crollò quando portò un esemplare falso e lì ha giurato che avrebbe preso quella creature e solo allora sarebbe tornato. Come Carl, si è isolato dal mondo, come Carl, ha continuato a vivere nel passato e a esserne ossessionato. Ed è perfetto come villain perché Carl poteva seriamente rischiare di diventare come Muntz, quest’ultimo talmente ossessionato dal suo errore da pensare solo a quello e raggiungere il suo obiettivo a qualunque costo. Chi effettivamente salverà Carl saranno proprio Russell, Dug e anche Ellie stessa (se avete visto il film capirete a che cosa mi riferisco). Una storia veramente profonda e commuovente ma, se vogliamo proprio trovare il capello nell’uovo, l’unica cosa che sempre considerato strana è come Muntz e Carl sembrino avere la stessa età, nonostante Muntz fosse già adulto quando Carl da piccolo vedeva le sue avventure. Per questo mi dispiace che abbiano tolto l’idea della fontana delle giovinezza e in generale qualsiasi giustificazione, ma Docter ha deciso di lasciare il tutto così, dicendo che il pubblico sarebbe stato così preso dalla storia da non notare ciò. E in parte aveva ragione perché grazie alla storia e alla sua regia riusciamo a passare sopra il fatto che i due sembrino contemporanei, ma finita la visione le domande arrivano comunque.

Per concludere, Up è un film straordinario dove la Pixar ancora una volta continua un processo di crescita eccellente, regalandoci un character design stupendo e curato e creando anche delle sequenze che mi sono rimaste nel cuore. Inoltre è un film che sa farsi amare proprio grazie ai suoi personaggi, ai loro difetti e al modo in cui si relazionano. Lo consiglio assolutamente!

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Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!

[The Butcher]

73 pensieri riguardo “Up (film)

  1. “Ed è perfetto come villain perché Carl poteva seriamente rischiare di diventare come Muntz”. ESATTO. Questo è precisamente il motivo per cui questo è il mio film Pixar preferito (e probabilmente uno dei miei preferiti in assoluto): perché il villain non è un vero villain; è un uomo che è invecchiato da solo con le proprie ossessioni, e che avrebbe potuto essere salvato se solo sulla sua strada avesse incontrato un Russel. Il quale si stringe a Carl (e questo è un altro grande messaggio del film) perché tutti e due sono irrimediabilmente soli: se Carl e Russel fossero stati più amati da qualcuno, non avrebbero mai vissuto questa spettacolare e coloratissima avventura. Il terzo messaggio davvero forte del film, importante per i bambini ma ancora di più per gli adulti, è che ad un certo punto le cose devi lasciarle andare: e quindi
    [SPOILER]

    “grazie per la splendida avventura”

    [/SPOILER]
    e tutto il resto.

    Comunque sul lato tecnico sottolinerei poi due cose: una è Kevin, e l’altra è la scena della casa che si alza in volo. Spettacolare quanto poche altre cose ricordi.

    Buon Natale e grazie, mi hai fatto davvero un bel regalo.

    1. Per me quel legame tra Carl e il villain è un elemento che purtroppo non viene mai sottolineato abbastanza. Ed è una delle cose più belle, profonde e intelligenti del film. E tu hai detto tutto in maniera perfetta!
      Grazie a te per il commento e Buon Natale!

  2. L’ho visto e tecnicamente non posso che apprezzarlo, ma non riuscito a far breccia nel mio cuore come altri film d’animazione Pixar. Ovviamente come tutti mi sciolgo in lacrime per l’incipit, ma poi non sono riuscita ad affezionarmi ai personaggi, e soprattutto mi hanno infastidito alcune scene e gag un po’ troppo farsesche, forse pensate per divertire il pubblico più giovane ma che a me sono risultate moleste durante la visione. Anche io sono stata turbata dall’incongruenza dell’età del villain e l’ho trovato meno efficace di quanto poteva essere, anche se nasce da un concetto sulla carta molto valido.

    1. L’incipit mette tutti KO, ma a mio avviso anche il film in generale è convincente dall’idea di base dei palloncini che fanno volare la casa (ancora una volta, un’idea che si basa su una fantasia dei bambini come Toy Story e Monsters e Co). Inoltre Carl e Russell sono bellissimi insieme, entrambi personaggi soli che avrebbero bisogno di qualcuno e soprattutto di un nuovo inizio. E amo parecchio come il protagonista e il villain siano molto legati e come Carl abbia rischiato di prende la sua strada. Posso capire le tue opinioni a riguardo, anzi mi piace molto sentire opinioni simili su un film osannato come questo.

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