Mucche alla riscossa

Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo ripreso a parlare di animazione, continuando con la nostra lunga maratona Disney e arrivando a recensire il loro 44° classico ossia Koda, fratello orso. La storia è ambientata in Alaska, ai tempi dei mammut, dove Kenai, un ragazzo di 16 anni, è pronto al rito di passaggio per diventare adulto, dove la sciamanna del villaggio gli consegnerà un totem che lo riguarderà. Lui riceve il totem dell’orso che simboleggia l’amore. Poco dopo dà la caccia a un orso che aveva rubato il loro pesce ma la situazione si fa tragica e suo fratello maggiore Sitka si sacrifica per salvare lui e Denahi, il secondo fratello. Accecato dalla rabbia, Kenai si vendica, uccidendo l’orso, ma gli spiriti superiori lo trasformano a loro volta in un orso. Kenai dovrà così fare un viaggio per tornare come prima accompagnato da Koda, un cucciolo di orso che vuole arrivare al raduno del salmone. Questo film ha dei colori meravigliosi che cambiano da quando Kenai è umano, dove sono più delicati, a quando si trasforma in orso, dove sono più vivaci e accesi. Le ambientazioni sono incredibili, i tratti ben fatti e la regia, nonostante non sia eccezionale, è gestita molto bene. Inoltre è una storia che parla di crescita, di maturazione attraverso una prospettiva nuova per il protagonista che, attraverso lo spiritualismo e Koda, troverà il suo Io e si prenderà le sue responsabilità. Un film stupendo che consiglio assolutamente.
E adesso passiamo al 45° classico animato della Disney, un film che doveva segnare l’addio all’animazione tradizionale in favore del digitale (anche se in realtà fecero altri due film con questa tecnica) e che ho recuperato qualche tempo fa. Un’opera che a volte tende a essere dimenticata.
Ecco a voi Mucche alla riscossa (Home on the Range), pellicola animata del 2004 scritta e diretta da Will Finn e John Sanford.

Trama:
Maggie (Roseanne Barr) è una mucca che vive in un ranch, ma un giorno tutto cambia quando il fuorilegge Alamenda Slim (Randy Quaid) ruba tutto il bestiame, facendo fallire quel ranch. Maggie allora viene venduta a Pearl (Carole Cook), una donna anziana molto gentile e proprietaria della fattoria Angolo di Paradiso. Qui Maggie conosce tutti gli animali, in particolar due mucche, Mrs Calloway (Judi Dench) e Grace (Jennifer Tilly). Purtroppo anche per questa fattoria non ci sono buone notizie, in quanto la banca sta facendo il giro dei debitori e Pearl dovrà pagare 750 dollari entro tre giorni o dovrà mettere all’asta Angolo di Paradiso e tutti gli animali. Maggie allora suggerisce a Mrs Calloway e Grace di andare in città per vincere un premio in denaro a una fiera, ma si rendono conto che non basterebbero comunque. Ed è proprio qui che scoprono che la taglia su Alameda Slim è di 750 dollari. Così Maggie propone un piano folle: acciuffare il farabutto, prendere la ricompensa e salvare la fattoria. Devono però fare in fretta perché il tempo è poco e c’è anche qualcun altro che cerca Alameda.

Penso veramente che sia in pochi a conoscere questo film e poche volte l’ho sentito nominare da altre persone. Anch’io, come ho detto, l’ho recuperato non tanto tempo fa. Immagino che uno dei motivi per cui sia così poco conosciuto è che uscì nel periodo di transizione, dove la Disney aveva fretta di passare al digitale e stare al passo con Pixar e DreamWorks. Alla fine però com’è questo film?

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Partiamo dalla produzione e da come il progetto cambiò radicalmente. Infatti tutto ebbe inizio con il regista Mike Gabriel che, prima di dirigere Pocahontas, aveva in mente di trasporre alcune leggende del vecchio west e fare delle ricerche approfondite su di esse. La Disney però era interessata di più a Pocahontas e Gabriel poté tornare sul West solo dopo il suo completamento. Qui scrisse un soggetto interessante che aveva come protagonista un giovane ragazzo che viveva nell’Est degli Stati Uniti e doveva viaggiare nel vecchio West per volere del padre, in modo da diventare un adulto. Il progetto venne chiamato Sweating Bullets, ma in seguito venne riscritto. Ispirandosi dunque alla canzone (Ghost) Riders in the Sky, la storia divenne quella di un timido cowboy che visita una città fantasma, scontrandosi con un trafficante non morto di bestiame, Slim, il quale per accrescere la sua mandria fantasma, spingeva nei dirupi il bestiame. E onestamente unire il sovrannaturale al western sarebbe stata una bellissima idea. Ancora una volta il progetto cambiò, questa volta con il protagonista che era un giovane toro, il cui sogno era quello di essere simile ai cavalli che guidano il bestiame. La storia venne cambiata numerose volte e nel 1999, per fare in modo che il progetto non fallisse, si optò per la storia che conosciamo noi e Mike Gabriel fu costretto ad abbandonare il film proprio per i numerosi problemi alla sceneggiatura.

Sul lato tecnico la regia si dimostra abbastanza buona. Riesce a dare il giusto ritmo al film che, essendo principalmente una commedia anche demenziale, è fondamentale per la riuscita del tutto, specialmente per le battute e le gag. Purtroppo anche qui la regia è abbastanza “normale”, tende a non rischiare e a non creare momenti veramente folli come potevano esserci ne Le follie dell’imperatore. E penso proprio che arriverò sempre a confrontarlo con quell’opera, visto che entrambi di base hanno quel tipo di comicità. Di tanto in tanto ha dei guizzi molto interessanti e belli, come ad esempio la scena in cui Alameda usa lo yodel per ipnotizzare tutti i bivini, una scena folle che arriva perfino a essere psichedelica. E onestamente scene di questo tipo, scene così anarchiche, avrebbero giovato molto di più. Apprezzo molto il design dei personaggi, molto cartoonesco e con dei tratti anche in questo caso morbidi e rotondeggianti, che entrano in contrasto con le ambientazione che invece sono più squadrate e aguzze, un contrasto che però riesce a funzionare bene. Anche i colori sono gestiti bene, luminosi e accesi che si conformano bene con questo tipo di film. Anche le animazione sono molto buone, certamente non ci troviamo agli stessi livelli di altri grandi classici, ma fanno il loro dovere e rispecchiano molto la personalità dei personaggi.

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A livello di sceneggiatura il film ha per l’appunto dei bei personaggi e anche delle belle idee. Il trio protagonista ad esempio funziona alla perfezione. Sono tutti e tre personaggi molto diversi tra loro, come Maggie, una mucca molto spavalda, coraggiosa, intrepida ma anche testarda e impulsiva, Mrs Calloway che invece è più razionale, calma, ligia al dovere ma anche altezzosa e infine Grace, tranquilla, un po’ svampita e pacifista. Sono molto diverse tra loro e per questo motivo entrano spesso in contrasto tra loro, in particolar modo Maggie e Mrs Calloway. Questi loro battibecchi saranno divertenti ma con il tempo impareranno ad apprezzarsi l’un l’altra e accettarsi per quello che sono. Anche i personaggi secondari avranno la loro forte personalità e l’esempio perfetto è Buck (Cuba Gooding Jr), un cavallo che sogna di vivere una grande avventura ma che si dimostra parecchio arrogante ed esibizionista, dando mostra delle sue enormi energie e a volte combattendo come la parodia di un combattente d’arti marziali.

Di base poi abbiamo una storia folle: tre mucche che, per salvare la loro fattoria, devono catturare questo criminale e riscattare la ricompensa. Di per sé questo è abbastanza folle così come lo è il metodo che usa Alameda per catturare i bovini e anche alcune scene nella parte finale. Il problema però è uno solo: il film per certi versi rimane sottotono. Non spinge mai sull’acceleratore, in alcuni punti tende a rimanere sul sicuro quando invece poteva (e doveva) andare oltre, essere anarchico e continuare a giocare sull’intera situazione come faceva bene Le follie dell’imperatore, che arrivava perfino a rompere la quarta parete (cosa che facevano anche certi corti animati Disney).

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Per concludere, Mucche alla riscossa è un film spensierato, molto divertente e con idee davvero interessanti che riesce a intrattenere dall’inizio alla fine, ma che purtroppo non riesce ad andare oltre, non ha quel tocco di follia e anarchia che poteva avere e che avrebbe giovato molto con il suo umorismo. In ogni caso è un film che consiglio con piacere.

Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!

[The Butcher]

16 pensieri riguardo “Mucche alla riscossa

  1. Grazie per questa bella recensione. Come dici bene tu, questo è uno dei classici recenti più dimenticati. Un po’ a ragione e un po’ a torto. Poteva sicuramente essere molto di più, ma non ha saputo osare abbastanza, rimanendo su un registro abbastanza basso rispetto al suo potenziale. Benché non eccezionale, risulta comunque un buon film, che si ricorda specialmente per la caratterizzazione dei personaggi (e poco altro). Come sottolinei, era un periodo di transizione e quel decennio la Disney si stava scontrando contro un’acerrima concorrenza. Forse che sia data da questo la paura di non osare troppo?

    1. Il film ha delle belle idee e in un certo senso ricorda molto la demenzialità de Le follie dell’imperatore anche se non raggiunge mai quei livelli. Diciamo che gli ultimi film in animazione tradizionale come Koda e Mucche alla riscossa sono stati fatti giusto per toglierseli di torno e concentrarsi così di più sull’animazione 3D per poter stare al passo con i tempi. Diciamo che era più un periodo confuso per la Disney e dopo vari tentativi ed esperimenti hanno trovato la loro direzione.

  2. c’è la mia battuta preferita: la gallina che, alla notizia che la fattoria è in vendita e i nuovi proprietari potrebbero mangiarla, esclama: «oh, ma chi mangerebbe mai un pollo!?…»

    1. Secondo me non è così dimenticabile. Ovviamente di difetti ne ha eccome, ma le sue idee sono davvero divertenti e alcune di queste sono messe in scena con grande stile. Per me il vero grande fallimento del periodo sperimentale è il prossimo film animato Disney di cui parlerò a breve.

  3. questo è uno dei pilastri della mia infanzia, abbiamo pure il dvd **

    mi ricordo che nel menu extra c’era la funzione della risata: tu dicevi le peggiori stronzate, premevi il pulsante e dalle casse partivano risate e battiti di mani, come se mi avessero ascoltato; poi c’era un giochino di memoria: i vari animali della fattoria a turno cantavano (più o meno) lo yodel e tu dovevi indicare l’ordine di esecuzione 😂

    di recente su YT ho riscoperto la scena dello yodel, ma il film ha seri problemi di sceneggiatura e ritmo, soprattutto quando ci stanno le persone umane che devono portare avanti i loro piani

    1. Non sapevo che il dvd di quei tempi avesse queste funzionalità. Davvero divertente! E che ottimi ricordi.
      In ogni caso per me il problema più grande sta a volte nel ritmo perché ad esempio l’idea dello yondel a me fa morire dal ridere. La trovo una cosa folle e demenziale che però funziona e mi sono sempre sorpreso delle protagoniste, personaggi atipici ma che si fanno apprezzare molto. E riguardo ai personaggi umani, diciamo che a parte il cattivo gli altri erano abbastanza sciocchi, chi volontariamente e chi no.

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