Oculus – Il riflesso del male

Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo continuato a discutere di fumetti, spostandoci questa volta negli USA e prendendo in esame i comics, specialmente uno riguardante il mio supereroe preferito con Superman: Stagioni. La storia parla della crescita di Clark, da quando andava al liceo a Smallville fino a quando si è trasformato in Superman, compiendo gesti altruistici per aiutare gli altri, il tutto narrato attraverso le quattro stagioni e con quattro narratori diversi legati alla sua figura nel bene o nel male. A mio avviso questa rimane una delle opere migliori su Superman, un’opera veramente capace di catturare la sua essenza e la sua natura attraverso una narrazione intelligente legata alle stagioni e alla crescita del personaggio. Infatti questo fumetto ci mostra la fine dell’infanzia di Clark e il processo che lo porterà alla maturità, con momenti di gioia e felicità e altri pieni di dubbi e malinconia e tutto visto con gli occhi di quattro personaggi differenti, anch’essi molto curati e profondi. Un’opera delicata, matura e molto dolce che dà veramente giustizia a un personaggio molto più interessante di quanto sembri e tutto attraverso una grande scrittura e delle immagini stupende e originali. Lo consiglio con tutto il cuore!
E ora torniamo a parlare di cinema e, dopo tanto tempo, torniamo nel mondo dell’horror. Lo sapete bene che non posso farne a meno e in questo caso volevo parlare di un’opera diretta da un regista che ha dimostrato grandi capacità e che vorrei vedere molto più spesso sul grande schermo.
Ecco a voi Oculus – Il riflesso del male (Oculus), pellicola horror del 2013 scritta da Mike Flanagan e Jeff Howard e diretta da Mike Flanagan.

Trama:
Tim (Brenton Thwaites) viene dimesso dall’ospedale psichiatrico in cui è stato seguito e rinchiuso per ben 11 anni, quando suo padre Alan (Rory Cochrane) uccise sua moglie Marie (Katee Sackhoff) e Tim fu costretto a uccidere a sua volta il padre per proteggere sé stesso e sua sorella maggiore. Ad prenderlo è proprio sua sorella Kaylie (Karen Gillan) che invece non è entrata in nessun ospedale psichiatrico e se l’è dovuta cavare da sola. Tutto sembrerebbe essere nella normalità ma poi Kaylie rivela a suo fratello di essere riuscito a trovare lo specchio di Lasser. Questo era uno specchio antico che loro padre aveva comprato quando si erano trasferiti nella nuova casa e per lei è un oggetto malefico che si nutre degli esseri viventi e li fa impazzire e, sempre secondo Kaylie, è il motivo per cui i loro genitori hanno fatto quelle cose terribili. Tim non le crede, pensando che la sorella si fosse inventata una storia per giustificare quello che era successo, ma quando si ritroverà davanti a quello specchio, tutto gli tornerà in mentre e insieme dovranno cercare di distruggerlo prima che lo specchio distrugga loro.

Apprezzo molto Flanagan come regista, più volte ha saputo sorprendermi con le sue opere e in passato ne avevo parlato con Somnia e con Doctor Sleep. Un regista con un suo stile e con una sua visione che è diventato famoso proprio grazie a questa pellicola, probabilmente uno dei suoi lavori migliori. Il film è tratto da Oculus: Chapter 3 – The man with the Plan, sempre diretto e creato da Flanagan, corto che attirò l’attenzione di alcuni studios per poter creare un lungometraggio. Di solito non è semplice adattare la storia di un corto in un vero e proprio film, appunto per il modo in cui quella storia e quell’argomento è stato concepito e certe volte si fa l’errore di allungare la storia per raggiungere un certo minutaggio. Fortunatamente ciò qui non accade, anzi il tutto è stato gestito in maniera intelligente.

Si parte come al solito con il lato tecnico dove qui ritroviamo sicuramente gli elementi migliori di questo film. Flanagan si è sempre dimostrato un ottimo regista e in questo caso mostra la sua bravura nella creazione della tensione, partendo dalla presentazione dei personaggi e il piano di Kaylie per distruggere lo specchio, un piano ricco di precauzioni per contrastare i poteri dello specchio, capace di controllare la mente delle persone e fargli vedere quello che vuole. Un piano a mio avviso anche ben ponderato e minuzioso. Si crea un mistero affascinante di questo specchio, non si conoscono le sue vere origini ma Kaylie è riuscita a trovare una lunga scia di morti legate a esso, facendo crescere ancor di più la tensione e anche le aspettative su quello che può fare. Ed effettivamente il film riuscirà a spaventare usando molto raramente espedienti come i jumpscares e concentrando tutta la sua attenzione sulla tensione e sul fatto che lo specchio potrà distorcere il punto di vista delle persone intorno a esso.

Il potere di questo specchio non è qualcosa di nuovo od originale, in molti horror questo spediente è stato visto, anche molto spesso, e in molte occasioni è stato usato male, causando solo un’enorme confusione nello spettatore e a ciò che stava assistendo. In questi momenti ci sono almeno due elementi che devono funzionare alla perfezione ed essere in sintonia: la regia e il montaggio. Bisogna fare in modo che anche lo spettatore creda a quel che vedono i personaggi e fare in modo che si rendano conto in seguito che era tutta un’illusione. Flanagan, che tra le altre cose è anche il montatore della pellicola, riesce a gestire il tutto con maestria, creando un incubo in cui realtà e illusione si mischiano perfettamente, riuscendo a unire perfino il passato e il presente.

OCULUS

E qui arriviamo anche alla parte migliore dell’opera legata al montaggio. Il film infatti segue due linee temporali, quella nel presente in cui i due protagonisti, ormai adulti, cercando di distruggere lo specchio, e quella nel passato, quando da piccoli hanno visto come lo specchio ha corrotto e distrutto i loro genitori. Queste due linee temporali ci verranno mostrate con un ritmo davvero ottimo, passando da un periodo all’altro senza alcun forzatura, ma con naturalezza e riuscendo a incuriosire lo spettatore in quanto, nonostante sappiano come sono andate le cose nel passato, vogliamo vedere e sapere meglio e anche in quel caso riuscirà ad avere momenti veramente inquietanti. Ciò che ho trovato ottimo è come verso la fine queste due linee temporali sembreranno diventare una, attraverso un montaggio usato con intelligenza e maestria. Da segnalare anche le musiche composte dai The Newton Brothers, che da questo film collaboreranno sempre alle opere di Flanagan, le quali mi hanno ricordato molto quelle di John Carpenter con l’utilizzo di un sintetizzatore, capaci di fare la giusta tensione ma anche la giusta atmosfera.

Anche i personaggi sono interessanti. Nel presente rimaniamo soprattutto colpiti da Kaylie, una donna che non ha dimenticato gli orrori successi nel passato ed è ossessionata dalla vendetta, nonostante i rischi siano estremi. Saranno la vendetta e la rabbia a trascinarla in quest’impresa oltre che alla promessa fatta con il fratellino. Invece nel passato è interessante vedere come entrambi i genitori vengano portati alla pazzia dallo specchio, con la madre che diventa sempre più paranoia e violenta e il padre che verrà sedotto e manipolato dall’entità dello specchio. Gli attori sono molto bravi nel loro ruolo, in particolar modo proprio Karen Gillan che qui avrà il suo vero trampolino da lancio per la sua carriera sul grande schermo.

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Per concludere, Oculus – Il riflesso del male è un film che funziona alla perfezione sia nella sceneggiatura ma soprattutto nel lato tecnico, che sa unire due linee temporali alla perfezione, con un montaggio ottimo e un ritmo che non annoia mai lo spettatore, incuriosendo lo spettatore non solo per lo specchio e i suoi poteri ma anche per il destino dei due protagonisti a cui ci affezioniamo. Ancora oggi continuo a pensare che questa sia l’opera cinematografica migliore di Flanagan, nonostante anche in seguito il regista ci abbia regalato opere di grande livello. Lo consiglio assolutamente.

Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!

[The Butcher]

28 pensieri riguardo “Oculus – Il riflesso del male

  1. Il tuo commento finale mi ha fatto riflettere su un aspetto che spesso gli scrittori di horror “poco competenti” trascurano: e cioè, che nel genere è importantissimo che i personaggi siano interessanti.

    1. Questa è una cosa che si può applicare in qualsiasi contesto. I personaggi sono fondamentali e in molti contesti si sono dimostrati un fattore vincente. Sempre parlando di horror, prendiamo come esempio The Conjuring. I primi due capitoli hanno funzionato perfettamente non solo perché erano ideati bene e diretti con cura, ma anche perché avevi due protagonisti con cui empatizzavi e dei personaggi secondari caratterizzati. E il terzo capitolo, che purtroppo non mi è piaciuto, uno dei pochi elementi che funzionava erano proprio i protagonisti. La scrittura dei personaggi è una cosa che dev’essere fatta alla base.

  2. che ansia sto film
    è incredibile come riesca a giocare con la percezione dei protagonisti, rendendoli senza neppure che se ne accorgano narratori inaffidabili! un trauma, veramente, poi io che sono una persona spirituale 😱

    credo di averlo pure messo nella mia lista di mind-fuck movies

    1. Mi fa piacere che ti sia piaciuto! E devo ammettere che quella parte in cui non si capisce più quale sia la realtà e quale no è resa alla grande. Altri film horror hanno utilizzato questo schema ma molti fallivano, rendendo la situazione solo confusa. Flanagan invece ha gestito tutto con cura e con un ottimo montaggio, riuscendo veramente a creare la tensione. Sono felice che ti sia piaciuto!

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