Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo deciso di parlare di una pellicola sud coreana diretta da un regista eccezionale, Park Chon-Wook, una pellicola davvero molto particolare ossia I’m a Cybog, but that’s OK. La storia parla di questa ragazza che un giorno viene ricoverata in manicomio dopo aver provato a mettersi dei cavi elettrici dentro il braccio. Il motivo per cui l’ha fatto è questo: lei crede di essere un cyborg. Una convinzione che si è radicata in lei dopo che la nonna venne prelevata e portata in un manicomio (visto che si credeva un topo). Qui la protagonista non fa amicizia con gli altri pazienti ma con gli strumenti elettrici, almeno fino a quando non conosce un ragazzo con l’abilità di rubare qualsiasi cosa, perfino cose astratte come la compassione. Questo non è un film per tutti, è un’opera che esce fuori da ogni schema, entrando direttamente nella psiche folle dei vari pazienti e facendoci vedere il loro mondo. Un film tecnicamente perfetto, con una fotografia accesa e ricca di colori capaci di entrare in forte contrasto ma anche di creare una grande armonia. La regia è eccelsa e non solo riesce a essere molto precisa e quadrata, ma crea anche scene impressionanti ed emblematiche. Inoltre l’opera è ricca di tanti personaggi interessanti e con tanto da dire e due protagonisti caratterizzati benissimo che riescono a sorprendere. Un’opera che consiglio assolutamente!
Visto che abbiamo parlato di una commedia, anche se molto particolare, dire di continuare su questa strada, visto che parlo poco di questo genere, probabilmente uno dei più complessi in assoluto da realizzare. A tal proposito ho deciso di portare un’opera degli anni ’70, una commedia che ho sempre adorato, con un gruppo comico e un regista che meritano profondo rispetto.
Ecco a voi Monty Python e il Sacro Graal (Monty Python and the Holy Grail), pellicola comica e d’avventura del 1975 scritta da Graham Chapman, John Cleese, Terry Gilliam, Eric Idle, Terry Jones e Michael Palin e diretta da Terry Gilliam e Terry Jones.
Trama:
Siamo nel 932 in Inghilterra e Re Artù (Graham Chapman) decide di partire in un viaggio per radunare intorno alla tavola rotonda di Camelot i suoi fedeli cavalieri. Li cerca tutti insieme al suo scudiero Patsy (Terry Gilliam) e alla fine forma un gruppo composto da Sir Bedevere (Terry Jones), Sir Lancillotto (John Cleese), Sir Robin (Neil Innes) e Sir Galahad (Michael Palin). Quando stanno per tornare a casa nel cielo appare Dio che gli affida un’importante missione: trovare il Santo Graal. Così Artù, in compagnia dei suoi fedeli cavalieri, parte alla ricerca della sacra reliquia, arrivano ad affrontare avventure assurde e divertenti.
Penso che sia in molti a conoscere i Monty Python, ma penso che un’introduzione si di dovere. I Monty Python sono un gruppo comico inglese che iniziò la propria attività nel 1969 fino al 1983 ed era costituito praticamente dagli sceneggiatori di questo film. Tutti loro erano persone con una grande cultura e portavano in scena un tipo di comicità che per i tempi era definita poco convenzionale, ma capace di dimostrare nella sua follia una grande intelligenza. Il loro grande successo avvenne proprio nel 1969 quando la BBC decise di trasmettere il loro programma ossia Monty Python’s Flying Circus, una serie comica che andò in onda per cinque anni e formato da numerosi sketch realizzati in maniera particolare ossia attraverso il flusso di coscienza. Praticamente il passaggio da uno sketch all’altro doveva avvenire in maniera fluida evitando così molte volte di utilizzare la punch line. A livello cinematografico invece questo non fu il loro primo film.
Infatti nel 1971 uscì nelle sale E ora qualcosa di completamente diverso, una pellicola sketch composta dai migliori episodi delle prime due stagione del loro show. Ci fu un problema con quel film: dopo 50 minuti il pubblico smetteva di ridere. Inizialmente pensarono che fosse colpa dell’ordine degli sketches, ma non ci volle molto perché realizzassero che avevano bisogno di una trama centrale, se volevano far ridere il pubblico dall’inizio alla fine.
Loro avevano esperienza per quanto riguardava la scrittura di una sceneggiatura cinematografica, ma passare da sketches slegati ad altri che invece devono far parte di una storia compatta era tutt’altra cosa. Per quanto riguarda la regia invece non avevano alcuna esperienza ed erano molto preoccupati perché l’aspetto del film era fondamentale per la riuscita del lato comico. Vennero scelti Gilliam e Jones alla regia, in modo da dividersi i compiti, ma ci furono discussioni tra i due per quanto concerneva l’impostazione di certe scene. Inoltre il budget era veramente basso, ma su questo punto si poteva ancora rimediare attraverso l’uso di battute intelligenti e comiche.
Fin da subito il film mostra la sua follia e anche la sua anarchia. Nei titoli di testa infatti a un certo punto vengono aggiunti sottotitoli e altri titoli di cosa che non hanno nulla a che vedere con la pellicola e la produzione deve licenziare continuamente addetti in quei settori che si divertono ad aggiungere queste cose. Poi il film inizia, con un rumore di zoccoli in lontananza e alla fine vediamo Re Artù che arriva… ma non ha un cavallo, fa finta di cavalcarne uno e il rumore degli zoccoli è creato dallo scudiero Patsy attraverso due noci di cocco. Questa primissima scena riesce a far ridere e a dimostrare anche la genialità del gruppo. Inizialmente avrebbero dovuto esserci dei cavalli, ma il basso budget non lo permise. Quindi decisero di fare in modo che tutti facessero finta di andare a cavallo e questo elemento viene anche preso in giro dal film stesso, con due comuni soldati che fanno notare l’assenza del destriero ad Artù e poi discutono sulla stranezza che lo scudiero abbia delle noci di cocco per arrivare alla folle chiacchierata sulle rondini.
Da questi primissimi minuti non solo ci vengono mostrate delle battute molto divertenti e con un buon ritmo, ma soprattutto ci viene mostrato come loro siano riusciti a usare il flusso di coscienza anche in questo lungometraggio. Ci sono diverse battute che potrebbero diventare la frase di punta della pellicola, ma loro non ricorrono mai a questo espediente e le loro battute sono talmente veloci e simpatiche che si continua a sorridere e ridere.
L’idea di realizzare una storia su Artù e la sua avventura dà la perfetta scusa al gruppo di poter far vivere ai protagonisti numerose situazioni stravaganti, una più folle dell’altra, dando quasi l’impressione di un film episodico, anche se certi elementi visti all’inizio torneranno pure alla fine.
In questo modo assistiamo anche a delle scene emblematiche come l’incontro tra Artù e il Cavaliere Nero all’inizio oppure i francesi e tanti altri momenti che non voglio rivelare. Ci dà anche modo di conoscere i vari protagonisti dell’opera e la loro caratterizzazione. Per esempio abbiamo Sir Robin che è un codardo e questo ci viene mostrato attraverso le sue gesta e il suo menestrello che non farà che cantare canzoni a riguardo. Oppure Sir Lancillotto che, con il suo pessimo temperamento, si butterà spesso nella mischia, senza comprendere la situazione e causando dei bei disastri. Ognuno di loro avrà il loro spazio e saranno tutti sopra le righe e si faranno ricordare. Ciò che riesce a colpire di questi momenti e il fatto di essere imprevedibili. Non sai mai cosa aspettarti e ogni volta il film riesce a stupire molto con le sue trovate assurde ma ben ponderate e realizzate.
In tal senso aiuta molto la regia che, nonostante i problemi iniziali, alla fine riesce a trovare la propria identità e si sposa perfettamente con la storia, riuscendo a unire benissimo l’epico con la civiltà. A tal proposito c’è da segnalare un’altra particolarità del film, particolarità che era presente anche nella serie comica: le animazioni. Quest’ultime vennero realizzate da Gilliam stesso e si confacciano in maniera ottima alla storia, creando scene attraverso le miniature medievali e usandole come transizione o come metodo intelligente per realizzare sequenze impensabili con il budget limitato che avevano. E alla fine, attraverso tutti questi elementi, sono riusciti a realizzare un’opera che ancora oggi viene ricordata con grande affetto e che è diventata giustamente un cult.
Per concludere, Monty Python e il Sacro Graal è una commedia geniale che con il passare degli anni è invecchiata benissimo e riesce a convincere e a far ridere tuttora. Un film davvero divertente che mostra una grande volontà nel creare momenti esilaranti attraverso una grande intelligenza e una scrittura notevole. Le battute sono stupende e il ritmo e la regia aiutano senz’altro a rendere tutto questo ancor più simpatico. Semplicemente è un film da recuperare e che vi consiglio di cuore.
Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!
[The Butcher]
A good review! Thank you for sharing with us!
Thank you very much!
You are very welcome! :-)
Irresistible, that’s a huge piece of laugh. Your review brings me back the Black Knight sequence and it’s a kill. One of my favorites is the witch sequence starring Terry Jones, what a moment ! I homaged him with that one :
This movie has a lot of funny moments that have a magnificent rythm and some beautiful jokes i will never forget. It was very impressive, crazy and funny. I will read your review right away!
“Sire, i cavalli sono nervosi”.
“Il galoppo lo facevi con le noci di cocco!”
E poi “Attenti! Ci vaccano!”
Oppure “Robetta” anche se preferisco in inglese “Tis but a scratch”
:)
Considero i Monty Python i geni assoluti della commedia (insieme a Mel Brooks). Questo film è fenomenale, anche se il mio preferito rimane Brian di Nazareth, che credo di essere stato uno dei primi in Italia a vederlo, appena uscito in home video (visto che per dodici anni è stato censurato nello stivale). Nient’altro da dire, prodotto ottimo, con critica sia sociale che culturale di tutti i giorni.
Quanto sono felice di sentire ciò! Mi fa piacere vedere altri fan dei Monty Python. Sono effettivamente geniali e meritano tutto il riconoscimento possibile. E un giorno recensirò anche Brian di Nazareth di sicuro.
I Monty Python sono geniali, irriverenti, divertentissimi. Il film fa sbellicare, e riguardo al fatto che si tratti di scenette, in qualche modo legate tra loro da una trama nel background, a me fa pensare a Fantozzi, dove le scene sono tutte o quasi delle mini-gag, poi legate tra loro da una idea di fondo che ne fa da trama, anche se molto labile.
E non dev’essere stato per niente semplice per loro cambiare stile. Erano abituati a sketches e costruire una trama per un film è tutt’altra cosa. Infatti ebbero diverse difficoltà, ma alla fine sono riusciti a fare un lavoro stupendo rimanendo fedeli a loro stessi.
Dei Giganti nel loro genere.
Nient’altro da aggiungere.
Concordo in pieno con te.
[…] della commedia e abbiamo parlato di un’opera creata da un gruppo comico che ho sempre amato, Monty Python e il Santo Graal. La storia ha come protagonista Re Artù che un giorno decide di voler riunire i cavalieri più […]
Capolavoro assoluto della comicità, concordo con tutto quello che hai detto! Budget limitatissimo, ma talento e voglia di stupire alle stelle, erano tutti quanti dei geni e in formissima i Python quando sfornarono questo film!
Assolutamente! Questo film è destinato a essere ricordato proprio per tutta l’abilità e la volontà messa per creare qualcosa di interessante e che potesse trasmettere un messaggio. Meritano tutto il nostro rispetto.
Ciao, bellissimo articolo su un film davvero divertentissimo di quello che non esito a definire il gruppo comico più divertente (in modo intelligente!) di sempre. Un classico senza dubbio.
E io sono d’accordo con te. I Monty Python sono uno dei gruppi comici migliori al mondo e sono di un’intelligenza incredibile che si trova raramente.