The Moth Diaries

Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo parlato di American Psycho, un thriller su uno dei personaggi più sadici e crudeli mai apparsi sul grande schermo, un film che riusciva a essere fedele alle tematiche tratte dall’omonimo libro e a mostrare con grande ironia e spietatezza una società e delle persone vuote. Questo film ha anche permesso alla regista, Mary Harron, di farsi conoscere a tutto il mondo, nonostante fosse il suo secondo lungometraggio. In quell’articolo aveva anche promesso che avrei provato a portare avanti un piccolo progetto: parlare più spesso di certi registi che introduco sul blog. E in questo articolo voglio mantenere fede alla parola data e probabilmente lo farò anche con il prossimo. In questa seconda recensione dedicata alla Harron ho deciso di discutere di uno dei suoi film meno famosi e uno di quelli che ha subito anche delle critiche abbastanza pesanti. Vediamo quindi se le critiche rivolte nei confronti di questo film hanno delle fondamenta solide oppure se è un’opera più interessante.
Ecco a voi The Moth Diaries, pellicola gotica del 2011 scritta e diretta da Mary Harron e tratta dall’omonimo romanzo di Rachel Klein.

Trama:
Rebecca (Sarah Bolger) è una studentessa che fa parte di un college femminile privato. Lei ha passato le vacanze a casa da sua madre e non vede l’ora di poter tornare a scuola perché in quel luogo si trovava bene e soprattutto per rivedere le sue amiche. Tra di loro Rebecca non vede l’ora di riabbracciare di nuovo Lucy (Sarah Gadon), la sua migliore amica e la persona che l’ha aiutata più di tutti quando suo padre si è suicidato. L’anno scolastico sembra cominciare alla grande con tutte le amiche insieme e pronte a sostenersi e a divertirsi. Poi però arriva Ernessa (Lily Cole), una ragazza misteriosa che si è appena trasferita nella scuola. Ernessa sembra una ragazza chiusa e timida ma riesce invece ad ambientarsi abbastanza in fretta in quel luogo e diventa in poco tempo amica di Lucy. Lucy a un certo punto inizierà a stare sempre più spesso con Ernessa, trascurando così Rebecca e quest’ultima diventerà gelosa di loro due. Rebecca comincerà anche a notare strani comportamenti e particolarità di Ernessa come il fatto che nessuno la vede mangiare, che gira di notte da sola e che dalla sua stanza arrivi un odore dolciastro molto strano. Lucy si allontanerà sempre di più da Rebecca e, come se non bastasse, le amiche di Rebecca inizieranno a separarsi dalla ragazza, alcune perché lasciano la scuola altre per motivi più gravi. Rebecca inizierà a essere sempre più sola e tutto avverrà per mano di Ernessa. Inoltre la protagonista inizierà ad avere la certezza che quella ragazza non sia umana.

American Psycho è stato un grande successo per la regista sia a livello di critica che di pubblico ma nonostante ciò il suo terzo film uscì dopo cinque anni. La scandalosa vita di Bettie Page è stato il terzo lungometraggio della regista, un biographic stupendo e ben fatto che, non so bene per quali ragioni, ai tempi subì critiche pesanti, ma fortunatamente adesso viene giudicato in maniera decisamente più favorevole. Questo film uscì nel 2005 e The Moth Diaries è arrivato nelle sale nel 2011. Purtroppo i film di Mary Harron sono sempre usciti ad anni di distanza gli uni dagli altri e mi dispiace molto che lei non si riuscita a fare altre pellicole perché, come ho detto nella recensione precedente, lei è molto brava e capace.

In ogni caso bisogna specificare che questo film non è un horror bensì un gotico, una differenza abbastanza importante che bisogna sempre sottolineare, visto che le persone tendono a confondere spesso i due generi. Ci sono degli elementi in comune, ma la differenza è comunque importante e questa cosa cercherò sempre di farla presente soprattutto dopo quello che è successo a Crimson Peak, pellicola meravigliosa di Guillermo del Toro che è stata criticata per essere un horror poco impattante nonostante fosse un gotico (sono uscite delle critiche che non stanno né in cielo né in terra con quella pellicola).
Per quanto riguarda il libro, questa volta non l’ho letto e non conosco neanche l’autrice, Rachel Klein. Forse dovrei provare a leggere qualcosa di suo.

Diciamo che questo è un film che non avrei mai visto se non ci fosse stato dietro il nome di Mary Harron perché, leggendo la trama e sapendo che Ernessa potrebbe essere un vampiro, il pensiero va direttamente a Twilight, opera capace di rubare la vera essenza del vampiro e di parlare in maniera melensa di amore. E ammetto che il pericolo poteva accadere con molta facilità anche in questo film, ma la Harron è riuscita a gestire bene la situazione. Partiamo dalla regia di Harron, una regia molto curata e con un ritmo calmo e lento. Nonostante siano presenti i classici momenti adolescenziali come feste in camera e simili, la regia si dimostra ottima e non dimentica mai la sua natura gotica. L’ambientazione scolastica, la sua architettura, è veramente ottima per la storia in questione e la regista riesce a valorizzare al massimo questo luogo soprattutto attraverso gli esterni, con dei giardini che sembrano usciti da una favola. I momenti che però raggiungono i livelli più alti per quanto riguarda la regia sono i sogni della protagonista e le scene che sembrano oniriche. Nei sogni che Rebecca fa a volte sogna suo padre, creando un’atmosfera idilliaca che però verrà rovinata dall’arrivo di Ernessa, che inizierà a essere sempre presente nei suoi sogni. Ci sono invece scena che accadranno veramente e saranno realizzate in maniera tale da far dubitare lo spettatore che quello che sta accadendo sia vero, riuscendo a mischiare con eleganza sogno e realtà. Inoltre ho apprezzato certe scelte che la regista ha fatto per mostrare alcuni flashback davvero molto interessanti che non rivelerò per non rovinarvi la sorpresa.

Un altro elemento ottimo della storia è la sua protagonista e il rapporto che lei ha con Ernessa. La protagonista ha avuto un duro trauma per la morte del padre ed è grazie alle sue amiche, ma soprattutto a Lucy, se è riuscita a sopportare il dolore e così Lucy è diventata la sua migliore amica e in un certo senso anche il centro del suo mondo. L’arrivo di Ernessa allontana Lucy sempre di più da lei e questa cosa la fa soffrire. Qui intravvediamo la gelosia della protagonista, che ogni volta si ritrova a guardare le due mentre stanno insieme o mentre parlano e da qui si arriverà anche all’ossessione. Rebecca diventa ossessionata da Ernessa, ne parla continuamente e sta sempre a osservare i suoi movimenti appena può. Rebecca diventa ancor più ossessionata da quella ragazza soprattutto dopo aver letto Carmilla, una storia (una bella storia aggiungerei) di vampiri scritta da Joseph Sheridan Le Fanu e precedente al Dracula di Bram Stoker. In questa storia una vampira prende il controllo della volontà della protagonista, Laura. Rebecca grazie a ciò penserà che Ernessa sia effettivamente una vampira che sta piegando al suo controllo la sua migliore amica e la sua ossessione sfocerà nella paranoia. In questo modo, anche quando succederà qualcosa di veramente sovrannaturale o particolare, ci chiederemo se sia tutto frutto della sua immaginazione o se sia tutto reale.

Il rapporto che Rebecca ha con Ernessa è reso molto bene perché, nonostante i sentimenti di odio che prova nei suoi confronti, loro due si assomigliano molto ed è una cosa che la stessa Ernessa fa notare alla protagonista. Entrambi hanno in particolar modo una cosa che le accomuna: la perdita dei loro padri. Tutte e due hanno perso i padri e questa cosa pesa parecchio su entrambe, soltanto che Rebecca ha avuto Lucy mentre Ernessa nessuno. Questo tipo di dolore le renderà molo simili ma non sarà solo ciò a renderle simili ma anche piccoli dettagli come i gesti e il carattere e questa somiglianza aumenterà pian piano. Una parte scritta veramente bene, però arrivati a questo punto della recensione dobbiamo anche parlare dei difetti della pellicola.

Anche se ho lodato la protagonista e il rapporto con Ernessa per il modo in cui sono state scritte, la sceneggiatura presenta dei problemi legati alle sotto trame e ai personaggi secondari. Ci sono alcune storie interessanti nella pellicola che occupano anche un certo spazio ma che alla fine non portano da nessuna parte oppure non si chiudono o si chiudono troppo in fretta. L’esempio perfetto lo ritroviamo con il professore di lettere, Mr Davies (Scott Speedman). Sicuramente questa è la sotto trama più lunga di tutte ma alla fine non serve a niente ai fini della trama dandoci l’impressione di aver perso tempo, anzi non fa che rallentare tutta la storia principale. Questa cosa non riguarda solo la parte dedicata al professore ma anche ad alcune delle amiche della protagonista, come ad esempio quella che vuole fare l’amore per la prima volta. Sono tutte storie secondarie che dovrebbero arricchire il racconto, ma non vengono approfondite, occupano troppo spazio inutilmente e non portano a nulla di concreto né per quanto riguarda la trama né per i personaggi e questo non è un difetto da poco.

Per concludere The Moth Diaries è un film gotico veramente interessante, diretto in maniera semplicemente ottima, con un’atmosfera ben realizzata per il genere e una protagonista niente male e lo stesso vale per la sua antagonista. A livello di sceneggiatura però poteva essere fatto un lavoro decisamente migliore con le sotto trame in modo da poter così valorizzare di più la trama principale e speravo in un approfondimento maggiore di alcune delle amiche di Rebecca, perché ciò avrebbe sicuramente dato rilievo sia alla protagonista che a Ernessa.

Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!

[The Butcher]

23 pensieri riguardo “The Moth Diaries

    1. Qualcuno che lo conosce! Ogni volta che lo cito nessuno sa di cosa parlo. Una cosa che tendo a dire è che se non fosse stato diretto dalla Harron ma da qualcun altro probabilmente il film sarebbe stato tremendo. Non è facile creare atmosfere gotiche ma qui lei ci è riuscita.

  1. Che dirti le tue recensioni sono romanzi davvero piacevoli! Ho visto questo film e mi era piaciuto, concordo con te sulle “storie” secondarie che improvvisamente chiudono e se ne vanno.. bravissimo come sempre!

        1. Ben detto! A volte ci sono film perfetti a livello tecnico ma con poca sostanza. Per esempio a me non è mai piaciuto American Beauty. Film incredibile a livello tecnico ma che mi ha lasciato sempre una grande freddezza.

    1. Il gotico è il papà dell’horror. Sono molto legati ma sono comunque due generi differenti. Magari un giorno dovrei farci un articolo a riguardo e anche mostrare come il termine horror sia stato coniato in seguito (per dire certi film horror dell’universal degli anni ’30 venivano considerati fantasy).

        1. Non proprio. Nel gotico si ha certe somiglianze con l’horror ma non si prende mai quella strada. L’esempio perfetto è appunto Crimson Peak. Quel film ha tutte le regole basi del gotico come ad esempio una relazione positiva e una negativa e i fantasmi o entità sovrannaturali che sono secondari e servono solo come avvertimento.

      1. Lo leggerei molto volentieri :)

        Ottima analisi. Ammetto di aver criticato anche io Crimson Peak ai tempi in un mio articolo, ma riconoscendo la sua superiorità rispetto ad altri film con un’estetica simile di quel periodo, come Dark Shadows di Tim Burton.
        Forse non sono un’amante del gotico. D’altra parte difficilmente digerisco anche il gothic metal e cose un po’ troppo “goth”.
        Ma dato quanto ho apprezzato American Psycho, credo vedrò altri film di Mary Harron.
        :)

  2. […] un film intelligente, cattivo e curato che ha portato al successo Mary Harron e poi siamo passati a The Moth Diaries, il lavoro “peggiore” della regista ma che in realtà non era così male come era stato […]

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