E’ arrivato il momento di mantenere la promessa che feci in passato.
Da molto tempo ormai dicevo che avrei parlato di questo film. Oltre a piacermi molto è uno dei film horror più importanti degli anni ’20 da cui sono state fatte diverse versioni cinematografiche, tra cui un lungometraggio di Dario Argento nel 1998; lungometraggio purtroppo pessimo.
Ma bando alle ciance cominciamo a parlare de Il Fantasma dell’Opera, un film muto di genere horror del 1925 diretto da Rupert Julian.
Trama:
Christine Daaé è una cantante che nell’ultimo periodo ha iniziato ad ottenere un’enorme successo all’Opera Garnier, superando perfino la prima donna, Carlotta. Quest’improvvisa affermazione è merito del Fantasma dell’Opera il quale, innamoratosi di Christine e della sua voce, impedirà a Carlotta di esibirsi, utilizzando anche metodi pericolosi. Il fidanzato di Christine, Raoul de Chagny, è preoccupato per lei e cercherà di aiutarla a sfuggire dalle grinfie di questo misterioso individuo.
Ho visto molte trasposizioni de Il Fantasma dell’Opera ma questa rimane tutt’ora una delle migliori mai realizzate. Il merito di questo successo va a Rupert Julian, ma anche a Edward Sedgwick e Lon Chaney i quali hanno diretto alcune scene. I nomi degli ultimi due non sono stati accreditati e non saprei dire chi di loro abbia diretto le sequenze.
Parliamo brevemente di queste persone:
Rupert Julian, all’anagrafe Thomas Percival Hayes, fu uno dei primi registi, attori e produttori della Nuova Zelanda ed ebbe un buon successo durante l’era dei film muti. Con l’avvento del sonoro però la sua carriera ebbe una brusca frenata e si ritirò nel 1930. Tra i suoi film più celebri The fire finger (1919) e Donne Viennesi (1923) dove sostituì alla regia Eric Von Stroheim.
Edward Sedgwick fu un regista e attore molto attivo durante il periodo del cinema muto e riuscì a dirigere film anche con l’arrivo del sonoro anche se la sua figura subisce un lento declino negli anni ’40. E’ famoso per aver diretto attori del calibro di Buster Keaton (come ad esempio ne Il Cameraman) e di Stan Laurel e Oliver Hardy (Stanlio e Olio).
Prima di parlare della persona che ci interessa maggiormente vorrei anche fare il nome di Ernst Leammle tra i registi del film anche se lui lavorò alla pellicola qualche anno più tardi. Cosa significa quello che ho detto? In parole chiare venne fatta una versione sonora de “Il fantasma dell’Opera” con alcune scene completamente rigirate proprio da Leammle (tra le quali quelle con Carlotta dove vedevano Mary Fabian prendere il posto di Virginia Pearson). Quest’edizione venne fatta nel 1929 e, tra le altre cose, vede anche Lon Chaney doppiato da un altro attore. Vorrei comunque spendere due paroline su questo regista, in quanto era nipote di Carl Leammle, il fondatore dell’Universal, e fratello di Edward Leammle (anche lui regista). Principalmente diresse dei brevi film western e dal 1930 divenne supervisore dei dialoghi esteri.
Per finire eccoci arrivati a parlare della persona più interessante di questo film, colui che grazie alla sua bravura e alla sua arte riuscì a scrivere una pagina importante nella storia del cinema, Lon Chaney, nome d’arte di Leonidas Frank Chaney.
Quest’uomo fu uno degli attori caratteristi più famosi di sempre ed è specialmente conosciuto per i suoi film muti e soprattutto per i film dell’orrore a cui prese parte, anche se in realtà non sono poi così tanti se si pensa Chaney ha recitato in ben 160 film.
Costui era un uomo con una mimica facciale stupenda acquisita sia attraverso i lavori teatrali in cui riusciva a interpretare più parti in mancanza di personale sia per poter comunicare con i suoi genitori che erano sordomuti.
Nel teatro, oltre ad essere attore, si occupava di altri compiti e uno di questi era il trucco che imparò a maneggiare con grande maestria.
Entrò nel mondo del cinema nel 1912 prendendo parte a qualche western e dirigendo alcuni film ma è nel 1918 che inizia la sua “carriera da mostro” dove interpretò ruoli di personaggi deformi e mostruosi. Il trucco utilizzato per queste creature era opera dello stesso Chaney che col tempo aveva perfezionato. Grazie a ciò venne soprannominato “L’uomo dai mille volti”.
Non fu solo per la sua incredibile capacità nel trucco a renderlo famoso ma anche il modo in cui interpretava questi esseri.
Ed è qui che voglio iniziare a parlare della figura del Fantasma. Penso che tutti conoscano il vero aspetto di questo personaggio e ancor meglio la scena in cui Christine lo smaschera. Ancora oggi la sua faccia fa impressione ma ancor più impressionante è il suo modo di comportarsi. Prima di vedere il suo volto ha dei modi molto misurati e si muove con una certa grazia come una persona di alta levatura. Dopo lo smascheramento un turbinio di emozioni iniziano a vorticare intorno al Fantasma. Tra queste possiamo notare la rabbia e una follia che prima erano ben celate. Osservando meglio però possiamo notare anche dolore per la sua condizione e perfino amore. Questo è quello che faceva Lon Chaney, non si limitava a creare esseri orrendi nell’aspetto ma li caratterizzava a dovere dandogli umanità e rendendoli dei personaggi romantici.
Una delle scene che descrive perfettamente quanto detto è sicuramente quella in cui Christine e Raoul sono sopra il tetto dell’Opera e parlano del loro piano di fuga mentre il Fantasma, da sopra una statua, osserva i due travestito da Morte Rossa. Prima il mostro aveva costretto la donna a promettere di lasciare il fidanzato in modo da poter stare con lui e ad aiutarlo a redimersi.
Quando il Fantasma scopre del piano dei due lo vediamo terribile e sofferente perché capisce che Christine non l’amerà mai e che non riuscirà mai a trovare la pace che cerca. Una scena sia terribile, perché il mostro si trova sopra la coppia come se fosse una Spada di Damocle, sia drammatica, perché il dolore che vediamo è reale e sincero.
Di ciò era capace Lon Chaney e se non fosse stato per lui probabilmente non avremmo mai avuto attori come Boris Karloff (che io adoro).
Un’altra cosa che rende stupendo questo film è la sua scenografia; passiamo dalle grandi e lussuose stanze dell’Opera ai tunnel segreti dove si muove il Fantasma per poi finire nella sua stanza, luogo che possiamo definire in un certo modo gotico. Il tutto con una colonna sonora che crea l’atmosfera perfetta passando dalla tensione al romanticismo.
Il Fantasma dell’Opera è un film stupendo che tutti dovrebbero riscoprire anche a coloro che non hanno interesse nei film in bianco e nero e/o vecchi. Cercate sempre di essere aperti in modo da ampliare la vostra conoscenza e scoprire capolavori capaci di dare grandi emozioni.
Concludo dicendo che adoro il finale che ovviamente finisce con la morte del Fantasma massacrato dalla folla infuriata, ma prima di essere ucciso fa un gesto che mi ha fatto sorridere; sicuramente è uscito di scena con grande stile.
[The Butcher]
Non è affatto semplice trasferire emozioni senza l’aiuto di colonna sonora e dialoghi, quei film sono immagine pura e come tali vanno visti come si guardano i quadri.
Questo è uno dei commenti migliori che potessi ricevere. Mi fa piacere che tu abbia capito questa cosa! Purtroppo in tanti tendono a non vederli perché li considerano noiosi.
Certe volte vorrei prendere il treno e venirvi ad abbracciare, tutti e due, tu e Shiki, perché state facendo ognuno a suo modo un lavoro pazzesco su WordPress, con una forza ed un impegno intellettuale e culturale che vi fa risplendere di bellissima luce, specie in questi anni un po’ oscuri di cambiamenti ed incertezze…
Per ora mi limito a stimarvi a distanza, come faccio adesso omaggiando ancora una volta il tuo splendido pezzo sul recupero e l’analisi di un altro grande monster movie della golden age, perché sono queste le basi su cui il cinema occidentale ha poi costruito i suoi cliché e le sue sceneggiature future e conoscere queste perle aiuta a capire il cinema contemporaneo: mi hanno trascinato a vedere The Nun ed ho pianto per lo scempio e la porcheria indefinibile, che per altro mi immaginavo benissimo anche prima di entrare! Se penso che certe persone vedono i film di James Wan (regista dei due The Conjuring) e di Gary Dauberman (sceneggiatore dei due Annabelle) e ritengono chissà quale novità disquisire sulle stronzate delle cosiddette indagini di Ed e Lorraine Warren e poi non conoscono il cinema di Rupert Julian!!!
Grazie a te Butcher, per riuscire con pacatezza ed umiltà a spiegare al mondo concetti come «Cercate sempre di essere aperti in modo da ampliare la vostra conoscenza e scoprire capolavori capaci di dare grandi emozioni…»
Piango di gioia!
Grazie mille per le tue dolci parole! Adorando il genere horror è normale che vada a riscoprire la storia di questo genere e rimango sorpreso di come questi vecchi film siano bellissimi e tutt’ora attuali. Forse oggi non faranno paura a nessuno, ma riescono a trasmettere emozioni e a parlare di tematiche molto interessanti. L’esempio che mi viene in mente a questo proposito è Freaks, film che ai tempi di parecchio censurato. Anche La moglie di Frankenstein affronta temi importanti come c’erano nel libro e altri cari a Quale.