La mummia (1932)

C’è stato un tempo quando ero piccolo che ero fissato con l’antico Egitto (oltre che con i dinosauri). Adoravo il periodo storico, adoravo la loro cultura e la loro religione. Ero così affascinato dal quel mondo che mi ero imparato tutti i nomi delle divinità egizie (cosa che col tempo ho purtroppo dimenticato anche se quelli più importanti ancora me li ricordo).

E ovviamente adoravo i due film sulla mummia diretti da Stephen Sommers. Li avrò visto almeno un centinaio di volte soprattutto il secondo (da piccolo mi spaventavo facilmente e quei momenti horror del primo mi facevano impressione). Poi quando sono cresciuto ho deciso di andare a guardare il film originale. Ne rimasi molto colpito ma solo ora che sono maturato posso dire di adorarlo.

Vi presento La mummia , film horror del 1932 diretto da Karl Freund.

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Trama:
Siamo nel 1921 e, durante una spedizione archeologica inglese a Tebe, viene ritrovato un sarcofago con dentro una mummia in ottime condizioni. La mummia però è strana dato che non le erano state rimosse gli organi, come al contrario si faceva di consueto. Oltre alla tomba viene ritrovato anche uno scrigno contenente il libro di Thot. Uno degli archeologi apre il forziere e riporta in vita la mummia che fugge con il libro.
Undici anni dopo altri archeologi inglesi stanno lavorando a Tebe ma questa volta senza risultati fino a quando non compare il misterioso Ardath Bey che rivela la posizione della tomba di Anck-es-en-Amon.

Il motivo principale per cui Carl Leammle Jr. decise di produrre un film su una mummia è da ricercare nel ritrovamento della tomba di Tutankhamon nel 1922. Oltre la scoperta del sarcofago, ciò che più fece impazzire le persone di quel tempo era la maledizione del faraone che colpiva coloro che avevano partecipato alla ricerca e alla scoperta.
Giustamente Leammle approfitò di questa cosa.

La sceneggiatura originale però era molto differente da quella del film. Quando infatti Carl incaricò l’editore Richard Shayer di trovare un romanzo sull’antico Egitto da utilizzare come base per la pellicola, quest’ultimo non trovò nulla di buono. Però riuscì a trovare la scrittrice Nina Wilcox Putnam.
Insieme i due fecero delle ricerche su Alessandro Cagliostro e scrissero Cagliostro: la storia era ambientata a San Francisco e aveva come protagonista Alessandro Cagliostro, un uomo di 3000 anni che era riuscito a vivere così a lungo iniettandosi del nitrato. A Carl Leammle Jr. la storia piacque tanto e così chiamò John L. Balderston (colui che aveva scritto il soggetto di Dracula e Frankenstein) e gli fece rimaneggiare l’intera sceneggiatura.

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Come se non bastasse Balderston era un grande amante dell’Egitto; d’altronde aveva anche scritto un articolo sull’apertura della tomba di Tutankhamon per il New York Times, apertura alla quale lui aveva assistito. Fu lui che decise di chiamare la mummia Imhotep, in onore dell’omonimo personaggio storico e penso che sia sempre stata sua l’idea di chiamare l’amata della mummia Anck-es-en-Amon il cui nome è simile a quello di Ankhesenamon, moglie di Tutankhamon.

Per la regia venne scelto Karl Freund, il famoso direttore della fotografia che aveva curato film come Dracula e, ancor prima, pellicole espressioniste del calibro de Il Golem e Metropolis. Questo fu il suo debutto come regista e anche qui curò la fotografia. Anche in questo caso ci saranno tagli nettamente espressionistici in cui vedremo ombre muoversi sulle pareti e una fotografia che tende a concentrarsi sul singolo (basti pensare al famoso primo piano sullo sguardo di Ardath Bey/Imhotep).

Nel ruolo di Imhotep invece venne scelto Boris Karloff che appariva nella locandina con il nome di Karloff l’inquietante. Ormai l’attore aveva ottenuto un successo strepitoso.

Al trucco invece tornò il leggendario Jack Pierce. Per truccare Karloff da mummia, Pierce utilizzava una soluzione di gomma arabica, cotone e collodio e tutto ciò faceva soffrire parecchio Boris, così come era successo per Frankenstein (il collodio vicino agli occhi dev’essere qualcosa di tremendo). E come se non bastasse ci volevano ben otto ore per finire il trucco. La cosa sorprendente è che Karloff truccato da mummia lo vediamo solo nei primi minuti del film dentro la tomba e poi nella famosa scena in cui lentamente apre gli occhi (scena che è poi rimasta nella storia).
Quanta pazienza doveva aver Karloff.

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Per il ruolo della protagonista femminile, Helen, venne scelta Zita Johanon, un’attrice che, cercando informazioni su di lei un po’ ovunque, trovo molto interessante. Quest’attrice considerava sacra l’arte della recitazione e disprezzava Hollywood, considerandola sporca e corrotta. Aveva un concetto della recitazione molto vicino allo spiritualismo e al mistico. Oltre ciò credeva alla reincarnazione e aveva interessi verso l’occulto. Un’attrice perfetta per il suo doppio ruolo (infatti non interpreterà solo Helen).

Purtroppo tra lei e Freund non correva buon sangue e i due si sono ritrovati spesso a litigare per esigenze tecniche e artistice dovuta a una visione molto differente che avevano sul cinema.
In compenso adorava e rispettava profondamente Karloff e su di lui disse una cosa che mi ha molto colpito e che trovo molto veritiera: “Quando lo incontrai, avvertii un’enorme ondata di tristezza. I suoi occhi erano come specchi infranti. Quale che fosse il suo dolore, era molto profondo, parte della sua anima”.

Dopo questa piccola parentesi torniamo a parlare del film e qui una nota di merito va allo scenografo Willy Pogany che è riuscito a realizzare luoghi molto curati e fedeli all’antico Egitto.

Per la recitazione Karloff si è dimostrato ancora una volta un bravissimo attore; questo perché recitò la sua parte con una voce dai toni smorzati e privi di inflessioni e soprattutto faceva pochissimi movimenti con il corpo, rimanendo in tutto e per tutto una figura statica. Eppure solo attraverso il suo sguardo riusciva a incutere timore e potevi percepire una grande forza dietro quegli occhi.

Ardath_Bey

Anche Zita Johanon fece un ottimo lavoro con il suo doppio personaggio ma mi dispiace che gran parte del suo lavoro non sia arrivato sullo schermo. Infatti lei doveva avere un grande ruolo in una sequenza dove si parlava di reincarnazione; qui si vedevano tutte le sue vite passate in vari periodi storici. Fu un lavoro talmente pesante che lei svene durante le riprese. Come ho detto sono molto dispiaciuto che queste parti non fossero presenti nel film ma effettivamente avrebbero rallentato il ritmo del film e avrebbe sviato parecchio la trama.

La mummia è un film che ho molto apprezzato, che mi ha fatto riscoprire la mia passione per l’antico Egitto e che tutt’ora mi diverto a guardarlo e spero che anche voi appreziate la pellicola.
L’ultima cosa che vorrei dire prima di chiudere e che trovo divertente è che in certi punti la Mummia assomigliava a Dracula.
Già solo l’inizio con Il lago dei cigni di Pëtr Il’ič Čajkovskij come brano di apertura mi ci ha fatto pensare anche se questa poteva essere una coincidenza (e comunque adoro la piramide che gira e mostra il titolo del film). Poi ci sono state altre somiglianze come il mostro con forti poteri ipnotici, il talismano per proteggersi dalla creatura, il personaggio del Dr. Muller che ricorda quello di Van Helsing; la cosa buffa dell’ultimo punto è che a interpretare i due è sempre Edward van Sloan. Anche una scena in cui il dottore si scontra con la Mummia è quasi identica a quella tra Helsing e Dracula.

Nonostante questa cosa La Mummia è un film che adoro e che in molti dovrebbero vedere. Spero di avervi incuriosito e soprattutto spero che vedrete questa perla del cinema.

[The Butcher]

19 pensieri riguardo “La mummia (1932)

  1. Te ne mancano 4…

    Bello iniziare così un commento, no? Con la notazione di una mancanza, se non è gentilezza questa, eh!

    Scherzi a parte, stimatissimo e carissimo collega blogger, sappi che sto collezionando con grande piacere tutti i tuoi articoli sul cinema della golden age dell’horror e del fantastico, oltre a tutti gli altri che scrivi sui grandi classici, perché sei una delle poche persone che potrebbero davvero chiudere letterariamente e criticamente quel cerchio apertosi recentemente con l’idea (di per se geniale, anche se poi trasformatosi strada facendo in una cosa molto più brutta ed annacquata) del geniale duo Alex Kurtzman e Chris Morgan, assunti dalla Universal in qualità di veri e propri architetti del Dark Universe!

    Come forse saprai, però, dopo l’insuccesso commerciale del primo film del gruppo (il flop del troppo raffazzonato The Mummy del 2017, diretto dallo stesso Kurtzman) e dopo i dissapori con gli studios, i due creatori del progetto hanno abbandonato il franchise.

    Perché perdo tempo e rubo spazio sotto il tuo pregevolissimo post, per raccontare tutto questo? Semplicemente perché i tuoi articoli, pur se diversi dai miei per altri aspetti, sono accomunati dal medesimo spirito di servizio ovvero quello di fornire tutte le informazioni necessarie al lettore per avere un quadro di ciò che deve sapere e storicizzare soprattutto la sua visione (come si può capire il lavoro recitativo di Sofia Boutella se non si è visto prima quello straordinario di Boris Karloff… Com’è che hai detto? «recitò la sua parte con una voce dai toni smorzati e privi di inflessioni e soprattutto faceva pochissimi movimenti con il corpo, rimanendo in tutto e per tutto una figura statica. Eppure solo attraverso il suo sguardo riusciva a incutere timore e potevi percepire una grande forza dietro quegli occhi»).

    Torniamo al nostro universo “mostruoso” ed ai cosiddetti  “Universal Monsters” ovvero quel gruppetto di 7 characters mostruosi, attorno alle quali si possono raggruppare la maggioranza delle circa cento pellicole di genere horror, mistery e fantastico portate sullo schermo dagli studios della Universal tra gli anni ’20 e ’50 del secolo scorso.

    Dunque… Escludendo tutte le pellicole con soggetto vario, magari legato alla versione in film di qualche romanzo o novella gotica (tra cui un nutrito gruppo di adattamenti da Edgar Allan Poe), abbiamo un gruppo tistretto di film iniziali, di cui in quei circa 40 anni di produzione sono usciti sequel e remake:

    Phantom of the Opera, USA, 1925 di Rupert Julian
    Primo Interprete del Fantasma recluso: Lon Chaney

    Dracula, USA, 1931 di Tod Browning
    Primo Interprete del Conte Dracula: Bela Lugosi

    Frankenstein, USA, 1931 di James Whale
    Primo Interprete del Mostro creato da Frankenstein: Colin Clive

    The Mummy, USA, 1932 di Karl Freund
    Primo Interprete della Mummia: Boris Karloff

    The Invisible Man, USA, 1933 di James Whale
    Primo Interprete nei panni dell’Uomo Invisibile: Claude Rains

    Werewolf of London, USA, 1935 di Stuart Walker
    Primo Interprete nei panni del Lupo Mannaro: Henry Hull

    Captive Wild Woman, USA,1943 di Edward Dmytryk
    Primo Interprete di Paula Dupree/Ape Woman: Acquanetta

    Siccome ho messo il link ad ognuno dei film capostipite di cui hai scritto un articolo, ecco perché ti ho detto che te ne mancano 4!

    La mia collezione attende, amico Butcher e solo tu, con la tua cultura e la tua pazienza potrai, quando mai vorrai, colmare questa lacuna.

    Alla fine sarebbe bello fare un articolone di compendio!

    1. Ok, mi dispiace molto che certi commenti finiscano in spam. Era già successo due o tre volte con Gianni.
      Comunque sia ti ringrazio tantissimo per il tuo commento. Riguardo al Dark Universe, mi dispiace per come la cosa sia stata gestita. The Mummy è stata una delusione incredibile e un film molto mediocre sia per la regia sia per la sceneggiatura. Il fatto che la Mummia fosse una donna non mi ha dato fastidio, anzi poteva dar vita ha qualche sottotematica interessante. E invece… Ero molto curioso di vedere Bill Condon dirigere quel film su La moglie di Frankenstein (e penso che sarebbe stata la scelta più giusta) peccato che il progetto non sia partito.

      Per quanto riguarda i film di cui devo parlare pensavo di fare l’articolo su Il fantasma dell’opera. È da tempo che dico di doverlo fare e credo che quel film si meriti un po’ di attenzione. E comunque sappi che non mi fermerò solo a questi film. Parlerò anche di altre pellicole molto importanti. Non ho intenzione di fermarmi per quanto riguarda i film su questi mostri sacri.

      1. Non potevo leggere da parte tua parole più belle!
        Un nuovo articolo, prima o poi, senza fretta è chiaro, su Il Fantasma dell’Opera, è una bellissima notizia!!!
        Sul Dark Universe anch’io sono dispiaciuto su come si è svolto il tutto e penso che davvero questa volta sia stata proprio la cecità dei produttori a massacrare il tutto: ad Hollywood ci sarebbero tantissimi bei progetti spesso massacrati in fase avanzata, ma tant’è…

        Il The Mummy di Kurtzman è stato davvero un’occasione sprecata, anche se il lavoro della Boutella è stato encomiabile (amo quella donna, specie quando è ricoporta di tatuaggi o disegni sulla pelle, come qui e come in Star Trek Beyond… guarda caso ancora una volta un altro film “minore” ma con una grande interprete… Che spreco…)

        Anch’io come te ho amato i film di Sommers (ne parlai anche in un post di soggetto diverso) ed anch’io avrei tanto voluto vedere Bill Condon al lavoro su un remake del classico Bride of Frankenstein del nostro amato James Whale (tra l’altro ricordo che sia che te abbiamo tanto apprezzato il film di Condon su di lui…).

        Buon lavoro, amico mio.

        P.S. Sai che non ricordo se hai mai scritto o detto qualcosa (forse su FaceBook, non so) riguardo The Shape of Water di del Toro? Anche se pura poesia, comunque i riferimenti al film di Jack Arnold del 1954 erano evidenti ed assolutamente voluti, ma là siamo già in altra era di sci-fi…

        1. Sì, avevo detto qualcosa su The Shape of Water. Mi pare di aver detto di averlo amato e che non capivo certe critiche mosse da certe persone, critiche che non stanno né in cielo né in terra. Comunque non ho ancora fatto un articolo sul film perché volevo fare un lavoro approfondito (ci tengo a quel film e voglio farci un bel lavoro).

          1. Io l’ho amato alla follia, in ogni suo momento, in ogni suo particolare, in ogni colore scelto, nelle scene che sembrano balletti, nella consacrazione della diversità come soluzione (persino divina), nel suo sperare in un mondo migliore ed una razza diversa, più evoluta e lo considero forse la summa artistica di un regista enorme come del Toro, quasi fosse l’evoluzione del suo El laberinto del fauno… Detto questo anch’io non ho scritto nulla di getto perché ho quasi paura di sporcarlo, ma a fine anno, quando farò il mio consuntivo del meglio del meglio del cinema 2018 uscito in Italia lui sarà ricordato! Scusa il cambio di tema, ma mi ricordavo qualcosa che avevi detto ed ero curioso…

            Buona serata a te e Shiki!

            1. È un film stupefacente. Non lo si può considerare in altro modo. Un piccolo capolavoro. Devo assolutamente farci un articolo serio.

  2. Avviso che per colpa di 3 link da me inseriti nel testo, il mio commento è andato in spam o in attesa moderazione (dipende dalle impostazioni che avete dato al sito, chi concede 2 link massimo, chi 3, chi oltre ma poi arriva il vero spam…). Bye.

  3. Ero arrivato a Dracula e Frankenstein ma questo – non si sa perché – mi era sfuggito. Dopo questa tua recensione di tanta passione, approfondimento e quel tocco personale che non guasta, devo correre ai ripari. Grazie per la dritta.
    PS: da piccolo non avrei mai potuto vederlo. Mi faceva paura pure Belfagor!

    1. Non preoccuparti. L’ho pubblicato da poco. Comunque Belfagor era l’incubo di mia madre quando era piccola mentre io lo trovavo fighissimo. Invece ho sempre avuto paura di Dracula (precisamente quello del grande Lee).

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