Nell’ultimo periodo sto cercando di riguardare e scoprire alcune opere filmiche italiane che hanno reso famoso il nostro cinema e che hanno ispirato tanti grandi cineasti. Oltre ai già famosi Rossellini, Fellini, Visconti, ecc… ho deciso di approfondire di più alcuni registi che ingiustamente non vengono quasi mai citati (o, peggio ancora, non sono conosciuti) e tra questi colui che mi ha preso e colpito di più è Mario Bava.
Di questo grandissimo regista avevo già visto alcune opere, soprattutto le sue più famose come I tre volti della Paura, Operazione Paura e il nostro La Maschera del Demonio. Ora sto recuperando anche gli altri film e lo sto amando ancor di più rispetto a prima. Chi è appassionato di cinema ovviamente conosce benissimo Bava e non credo abbia bisogno di presentazione, ma spero con questo articolo di far conoscere anche a persone che si stanno approcciando alla settima arte o che ancora non la conoscono bene, perché Bava è probabilmente (anzi, togliamo il probabilmente) uno dei migliori registi che il cinema italiano e mondiale abbia mai avuto.
E quale modo migliore di parlare di Mario se non attraverso uno dei suoi lavori più famosi e più belli?
Il film che vi sto per proporre è un horror/gotico del 1960 con Barbara Steele, Andrea Checchi e John Richardson ovvero La Maschera del Demonio, basato sul racconto Il Vij di Nikolaj Vasil’evič Gogol’.
Trama:
Nel 1600 Asa, una strega, viene condannata al rogo insieme al suo amante e, prima di bruciarli, gli vengono messi in faccia la maschera del demonio che indica la loro natura demoniaca. La strega scaglia una maledizione contro la sua stessa famiglia che l’ha portata alla morte, giurando di mettere fine alla loro dinastia. Purtroppo il rogo non va come previsto in quanto un’improvvisa tempesta scatenata dalle forze del male impedisce il rito di purificazione. La strega viene allora sepolta nella cripta della sua famiglia dove vi rimane per duecento anni. Duecento anni dopo infatti due viaggiatori liberano per sbaglio Asa che può finalmente mettere a compimento la propria vendetta.
Questo è stato il primo lungometraggio per Mario Bava ma il regista aveva già all’attivo una lunghissima esperienza cinematografica. Infatti all’inizio Bava era direttore della fotografia fin dagli anni’40 e fu anche aiuto regista in film come I Vampiri e Caltiki il mostro immortale, entrambi di Riccardo Freda, dove non solo girò delle ottime sequenze ma curò anche gli effetti speciali (la creatura di Caltiki venne realizzata da lui e non era altro che trippa per macelleria). Lo stesso Freda ammise l’enorme contributo che ebbe Bava per la realizzazione della pellicola.
Quindi Bava aveva dietro le spalle un bel po’ di cultura cinematografica quando realizzò questo capolavoro (e qui la parola capolavoro non può che essere azzeccata). Segnò un momento importante per il cinema italiano visto che questa pellicola fu il primo film gotico italiano (ma non il primo horror italiano. Quello fu I Vampiri di Freda).
Oltre questo La Maschera del Demonio lasciò una grande impronta anche a grandissimi registi quali Martin Scorsese (che ha sempre affermato di apprezzare i film di Bava), Joe Dante, John Landis (soprattutto nel film Un lupo mannaro americano a Londra), Quentin Tarantino e specialmente Tim Burton. Infatti nella filmografia di Burton si può notare parecchio l’influenza che ha avuto Mario Bava per il regista e in special modo la Maschera del Demonio. Se non fosse stato per quel film probabilmente non sarebbe mai esistita una perla come Il mistero di Sleepy Hollow (lì infatti si vede da ogni parte Bava). E sempre in Sleepy Hollow che Burton omaggia il regista nostrano e la sua prima pellicola inserendo un enorme tributo ovvero la scena in cui la madre del protagonista esce dalla vergine di ferro e sulla faccia ha le stesse identiche ferite di Asa quando ritorna in vita.
Un film che ha fatto la storia e che dimostra la bravura di Bava come regista. Cercherò di parlarne come meglio posso e spero che apprezziate lo sforzo di un principiante nel parlare di un’opera di questa risma.
Una particolarità che salta subito all’occhio è l’influenza dell’espressionismo tedesco. Qui Bava si dimostra un grande conoscitore di quella branchia del cinema e la usa al meglio creando contrasti e giochi tra luci e ombre straordinarie e, essendo stato un direttore della fotografia, sa bene come utilizzarle e quando. Ciò riesce a creare delle atmosfere incredibilmente suggestive e dei momenti angoscianti e pieni di suspense. In aiuto a ciò vengono anche le ambientazioni tipiche dei film gotici come chiese diroccate, fortezze enormi e vuote e le foreste. Tutto ciò dimostra un’enorme attenzione per i dettagli e nonostante il tutto sia stato ambientato in un piccolo set si rimane affascinati dal modo in cui sia stata creata la scenografia.
Bava riesce anche a realizzare degli effetti speciali che sono artigianali ma fanno il loro dovere. Un esempio è la scena in cui Asa si “rigenera” dopo che la sua tomba è stata aperta, scena che mi è rimasta particolarmente impressa e che considero molto suggestiva e inquietante.
Il nostro regista si dimostra anche molto capace con la macchina da presa scegliendo ottime inquadrature e utilizzando un montaggio e un ritmo perfetto.
A dimostrare quello che ho detto basti solo descrivere la scena in cui ad Asa viene messa sul volto la maschera. La lentezza di come gli viene appoggiata la maschera sul viso dove all’interno sono presenti dei grandi spuntoni, l’inquadratura del boia che carica il martello e l’inquadratura successiva dove il martello colpisce la maschera e gli spuntoni vanno in profondità nel viso di Asa ed esce quello spruzzo di sangue (oltre al grido disumano che lancia la Steele). Questa sequenza è resa perfettamente da tutto quello che ho citato prima e immagino le facce che fecero gli spettatori nelle sale cinematografiche quando si ritrovarono davanti a una scena così violenta per i tempi. Nonostante sia passato tantissimo tempo questa scena riesce ad impressionare anche oggi per il ritmo che le è stato dato, per le sue inquadrature e soprattutto per l’utilizzo magistrale delle luci. In quest’ultimo caso è un fattore vincente l’utilizzo del bianco e del nero che Bava riesce a piegare come vuole lui e, come detto in precedenza, a suggestionare ancor di più con giochi di luce e ombre. Riesce ad impressionare tantissimo anche il sangue che esce dalla maschera, scurissimo quasi a indicare la natura malvagia della strega. Se una scena del genere fosse stata realizzata a colori, avrebbe sì fatto impressione (perché Bava è Bava), ma mai come col bianco e nero.
Bisogna anche ringraziare il regista per averci fatto scoprire Barbara Steele che in seguito lavorerà insieme a Fellini in 8½ e poi sarà protagonista di tanti film horror (soprattutto italiani) diventando un’icona di quel periodo. Nel film la Steele interpreta due ruoli: la strega Asa e la principessa Katia, una discendente della strega. Personalmente l’ho adorata più nel ruolo di Asa che in quello di Katia. Con Asa riusciva ad essere seducente e inquietante allo stesso tempo, caratteristica fondamentale per il suo personaggio (la scena in cui è appena tornata in vita e ha le cicatrici sul viso è un esempio perfetto di quello che intendo).
Rileggendo adesso quel che ho scritto ho notato che ho parlato molto più di Bava e di ciò che ha lasciato con questo film, più che del film stesso.
La Maschera del Demonio è una delle pellicole più importanti del cinema italiano e se siete fan del gotico e dell’horror non potete non recuperare questa opera d’arte.
Parlerò di altri film di Bava, anche di quelli “minori”, quindi, non so quando ci metterò, aspettatevi di tanto in tanto qualche mio articolo a riguardo.
[The Butcher]
Un mostro sacro…
😊
Puoi dirlo forte.
Sigh non vedo i miei commenti sigh sigh
Uff… non capisco perché te li mette negli spam .___.
Perché sono brutto e cattivo! Scherzo, sinceramente non lo so. E’ probabile che siccome seguo molti blog … un o più di loro per errore mi abbia messo in spam (basta iniziare un commento premendo S senza il focus sulla finestra di testo ed è fatta) oppure boh… forse perché durante la giornata prendo molti IP diversi … o boh?!? Però ora sono risorto! :D Tnks
[…] Per il momento ne ho parlato veramente poco (se vi interessa ho fatto degli articoli su La Maschera del Demonio e su Ercole al centro della Terra) ma col tempo ho intenzione di rimediare e di dare spazio in […]
[…] all’estero specialmente negli Stati Uniti (nonostante non eguagliò gli incassi del magnifico La maschera del demonio). Questo film comunque poteva vantare di nomi internazionali (era una produzione italiana ma […]
[…] con generi molto diversificati tra di loro. Il fatto che sia considerato tale è dovuto in parte a La Maschera del Demonio, il primo film gotico italiano, e in parte a questa pellicola, che invece viene considerata da […]
What a wonderful review for a fabulous film I’ve seen again last night. It’s just a fantastic work of art, so morbid and surrealistic. I see it as a poetic encounter of Cocteau and Murnau. Bava was a wizard with colors, but he proved he was also a master of black and white. It’s a real milestone of gothic horror movies.
I absolutely agree with you. On the other hand, this is one of my favorite films ever, one of Bava’s works that made me discover the wonder of cinema. And he did it all on a ridiculous budget. He was a great artist and I very much hope that one day he will be highly valued in our country.
I hope too.
I wrote on it and I’ll published it soon. There’s a fabulous complete edition of the film now available on br/DVD. And there are comments of Christophe Gans (“Le Pacte des Loups”) who’s a great Bava fan.
Oh oh! Can’t wait to read it! If you want you can even share the link here so i will read it as sooner as i can.
I will as soon as it’s done
Great!