Shiki

Ben ritrovati a tutti quanti!
E anche in quest’articolo si parlerà di anime (che lo vogliate o no xD).
La serie che sto per proporvi è tratta da una ligh novel di Fuyumi Ono (da cui è stato tratto anche un manga), di genere horror psicologico e trasmesso dallo studio Daume nel 2010. Ecco a voi Shiki.

Trama:
La storia si svolge nel villaggio di Sotoba, un luogo molto tranquillo, sperduto tra le montagne. Questa calma viene interrotta quando ci si trasferisce una bizzarra famiglia, in un castello occidentale costruito apposta per loro.
Subito dopo inizia una serie di morti inspiegabile che colpisce gli abitanti del luogo. Ozaki Toshio, primario della clinica del villaggio, cerca di capire di cosa si tratti e inizialmente ipotizza un’epidemia, ma in seguito, scoprendo dettagli interessanti, e aiutato dal suo amico Seishin Muroi, capirà che si tratta di qualcosa molto più pericoloso.

Una delle cose che mi ha sorpreso di più in questo anime è la sua originalità. In ogni episodio (e dico proprio tutti) si respira quasi un’aria di morte, un’aria opprimente e soffocante che riesce a incollare lo spettatore allo schermo, portandolo a continuare questa serie anche se in certi episodi succedeva poco. Più si va avanti più questo senso di oppressione aumenta fino ad arrivare al finale che diverrà a dir poco cruento e che personalmente mi ha lasciato abbastanza sconvolto.

Altri fattori importanti sono i numerosi colpi di scena che non mancheranno quasi mai e la storia raccontata in modo “corale” ovvero attraverso gli occhi di molti più personaggi. Infatti non ci saranno veri e propri protagonisti in quest’opera anche se all’inizio crederemo di vedere quel ruolo in una persona che verso la fine diventerà quasi secondaria.

Riguardo ai personaggi ho alcune cose da dire: in primo luogo che alcuni di loro mi sono piaciuti parecchio e soprattutto mi è piaciuto la loro caratterizzazione sia a livello di design che di psicologia. I personaggi principali sono realizzati ottimamente e tra i miei preferiti spiccano Seishin e Sunako di cui ho molto apprezzato i loro dialoghi che affrontano molte tematiche importanti riguardo alla morte, all’esistenza di Dio e all’umano in generale.
Tra l’altro anche i personaggi secondari avranno un certo spazio in quest’opera dato che conosceremo (anche se a volte brevemente) i loro pensieri, i loro desideri e le loro paure. Il tutto impostato senza cercare di allungare l’anime.

Parlando invece dei disegni ho notato che hanno ripreso molto fedelmente quelli presenti nel manga (prima infatti la light novel era stata trasposta come manga e solo in seguito hanno realizzato l’anime) e anche in ciò sta la sua originalità. Se osservate le immagini infatti potrete notare la loro particolarità, i visi affilati e soprattutto i capelli che (specialmente nelle ragazze) sono molto dettagliati e fuori dal comune. L’unico difetto che ha il disegno è la qualità un po’ bassa e il fatto di non essere proprio preciso come in altri anime.

Voglio dedicare anche un po’ di spazio alle musiche di Yasuharu Takanashi (che avevamo già visto con Log Horizon) e alle ambientazioni. Sono anche grazie a loro se si respira quell’aria opprimente presente nella serie. Le musiche sanno essere molto drammatiche e inquietanti, mentre le ambientazioni ci danno un senso di claustrofobia come se non ci fosse nessuna speranza per fuggire da questo villaggio.

Per concludere verso la parte finale avremo enormi dubbi su chi sia davvero il buono e chi il cattivo. Anche in questa serie il bene e il male si confonderanno e non sapremo più da che parte stare.

L’articolo finisce qui!
Spero che siate sopravvissuti tutti quanti fino alla fine e ci vediamo con un nuovo film/anime/manga/libro da recensire!

 

[TheButcher]

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