Uno sceriffo extraterrestre… poco extra e molto terrestre

Benvenuti o bentornati sul nostro blog! Questo articolo sarà un po’ diverso dal solito in quanto sarà una collaborazione con un mio carissimo amico, ilbuiodentro! L’articolo che vi apprestate a leggere infatti sarà scritto a quattro mani e questa non è la prima volta che succede. Avevamo già collaborato diverso tempo fa con opere davvero affascinanti e molto profonde come La mia vita da zucchina, una perla dell’animazione che vi consiglio di recuperare, e La sposa cadavere, una delle opere più belle di Tim Burton. Certo, è passato decisamente tantissimo tempo e in tutta onestà mi piacerebbe fare di più queste cose insieme a ilbuiodentro perché si è sempre dimostrato una persona molto brava a scrivere, specialmente a trasmettere emozioni riuscendo a farsi comprendere perfettamente. In ogni caso sono felice di essere qui anche se, contrariamente alle altre volte, non parleremo di un film d’animazione. Già, è stata una bella sorpresa e un cambiamento davvero interessante. Infatti insieme andremo a parlare di un film italiano che per molti è un piccolo cult, un film davvero divertente e simpatico che vedeva come protagonista un attore che viene ricordato in Italia con grande affetto e come un simbolo dell’infanzia di molti.

Ecco a voi Un poliziotto extraterrestre… poco extra e molto terrestre, pellicola comica e fantascientifica del 1979 scritta Marcello Fondato e Francesco Scardamaglia e diretto da Michele Lupo.

Ilbuiodentro:

Ci sono film capaci di accompagnare diverse generazioni, di diversi paesi del mondo, con la loro magia. Se a tutto questo aggiungiamo la figura di Bud, l’effetto è ancor più duraturo, trasformando pellicole come Uno sceriffo extraterrestre, poco extra e molto terrestre, in veri e propri cult. Una pellicola fantascientifica italiana, con pochi effetti speciali, ma con abbondanza di lealtà, tenerezza e la certezza che difendere i più deboli sia sempre la cosa giusta. Senza dimenticare una buona dose di scazzottate e fagioli.

Newnan, Georgia, qualcosa di inspiegabile rompe la normalità quotidiana. Strane apparizioni e un crescente senso di panico, portano l’esercito a mobilitarsi. In mezzo alla confusione, lo sceriffo Scott Hall resta l’unico a credere che la ragione sia più forte della paura: gli UFO non esistono.

Dopo aver “messo a posto” tutte le stranezze della tranquilla cittadina di provincia, viene chiamato, come spesso accade, a ritrovare il figlio della signora Parkins. Al luna park, oltre a ritrovare il ragazzo scomparso, riconsegnandolo alla madre, fa la conoscenza di un piccolo e curioso bambino che dichiara di essere un extraterrestre. Lo sceriffo, sicuro che si tratti solo di suggestione riconducibile all’isteria di massa, non crede alla storia di H7-25.

Nonostante lo scetticismo dello sceriffo, il rapporto tra i due si consolida rapidamente. Dopo l’ennesima dimostrazione della potenza della forza biomagnetica, fornita dal piccolo dispositivo di H7-25, Scott Hall lo prende sul serio. L’obiettivo è solo uno, farlo ricongiungere alla propria famiglia. Credendo nella professionalità dell’esercito, lo sceriffo accompagna il piccolo extraterrestre dal generale Mitchell, ma H7-25, spaventato, decide di prendersi gioco di lui, innaffiandolo. Ma un commando non autorizzato di soldati, dopo aver insabbiato i rapporti sulla presenza di un atterraggio, cercherà in tutti i modi di rapire il piccolo. Dopo diverse scazzottate, nelle quali si mobiliterà l’intera cittadina, H7-25 riuscirà a incontrarsi con l’astronave. Ma il rapporto paterno sviluppato con lo sceriffo è troppo forte, ricevendo l’autorizzazione per tornare e restare con lui.

La pre produzione del film è iniziata nel dicembre del 1978, quando Bob Warner e Franco Vanorio, della Leone Film, dopo aver visitato oltre venti località, decisero di stanziarsi a Newnan, una tranquilla e tipica cittadina di provincia del sud degli Stati Uniti. L’obiettivo non era avere una città autentica, ma quella più possibile idealizzata per il pubblico europeo.

La produzione di Uno sceriffo extraterrestre, poco extra e molto terreste non fu solo un evento, fu un atto pionieristico. Sebbene la città sia oggi abituata ai grandi set hollywoodiani, come i franchise di The Hunger Games e The Conjuring, fu questo film il primo in assoluto a riconoscere il potenziale di Newnan.

Il capoluogo della contea di Coweta, nonostante la produzione a basso budget, circa 150000 dollari per le riprese solo nella cittadina, fu molto entusiasta di essere teatro di una produzione internazionale. Vennero ingaggiate numerose comparse locali, con le audizioni che iniziarono il 3 marzo del 1979 all’auditorium municipale, con le riprese che iniziarono solo alcuni giorni dopo.

Nella parte dell’extraterrestre fu chiamato il child actor Cary Guffey, reduce dal recente successo di Incontri ravvicinati del terzo tipo. Nonostante avesse appena sei anni, Giuseppe Pedersoli, figlio di Bud, racconta quanto si atteggiasse da star. Aveva una roulotte tutta sua e ne era così geloso che non permetteva nemmeno alla madre di avvicinarsi. Ma l’atmosfera anti-divistica del set, e qualche spaghettata in compagnia di Bud, fecero tornare Guffey il bambino che avrebbe sempre dovuto essere. Le tenere scene del film, cariche di emozione, sono la prova che l’atmosfera genuina, la semplicità e l’affetto, hanno vinto sulle pretese hollywoodiane, restituendo a Guffey la spensieratezza della sua età. Ciò che vediamo sullo schermo non è solo recitazione, ma l’espressione di un legame sincero, trasformando la finzione in un legame autentico.

Al momento della produzione, la distribuzione negli Stati Uniti non era affatto scontata. Eppure, The Sheriff and the Satellite Kid riuscì a farsi conoscere, diventando una pietra miliare dell’orgoglio di Newnan. Ancora oggi il film viene riproposto periodicamente, nelle serate di cinema all’aperto d’estate, negli appuntamenti della biblioteca locale o attraverso associazioni culturali private, raccogliendo sempre una buona affluenza di pubblico. Nei volantini e nei manifesti che pubblicizzano l’evento, si legge persino che questa family comedy (come viene spesso definita dai media locali) avrebbe ispirato Spielberg per E.T., un’affermazione suggestiva, anche se, probabilmente, un po’ troppo azzardata.

Inizialmente, la parte del teppistello del paese, avrebbe dovuto essere interpretata dal barbiere locale, ruolo che andò poi a finire al pugile Joe Bugner, già accanto a Bud Spencer in Lo chiamavano Bulldozer.  Il cliente dello stesso barbiere è doppiato da Ferruccio Amendola, che tornerà, in carne ed ossa, nel sequel nel ruolo di sindaco.

TheButcher:

Parlando della pellicola su un livello più tecnico, devo ammettere che il tutto regge molto bene anche a distanza di anni. Come ha detto buio in precedenza, il budget del film era abbastanza basso e con evidenti limiti, eppure sono riusciti a tirare fuori un’opera tecnicamente dignitosa e gestita veramente bene. La regia di Michele Lupo è ben fatta. Lui è un mestierante, non è un artista con una sua idea personale, eppure riesce a svolgere il suo lavoro con professionalità e dimostrando capacità che purtroppo sono andate perse nel cinema italiano odierno (il livello medio dei registi nostrani non è per niente buono e purtroppo chi invece è capace tende ad avere molta difficoltà nel farsi produrre e distribuire il loro film). Prendiamo ad esempio l’inizio, con la cittadina in allarme perché si dice ci sia un extraterrestre atterrato lì vicino. Qui c’è un perfetto mix tra la tensione e l’agitazione delle persone comuni e l’ironia simpatica che caratterizzerà l’intera opera. Nel primo caso vediamo l’esercito, i pompieri e così via mobilitarsi con grande velocità per raggiungere il luogo dell’ultimo avvistamento, con numerose inquadrature che vanno dai primi piani, a inquadrature più larghe, altre che vanno dal basso verso l’alto che si rivelano molto interessanti, zoom in avanti tipici degli anni ‘70 e il tutto montato in maniera ottima, creando di fatto delle sequenze che convincono e che riescono a trasmettere le giuste emozioni e soprattutto a donare il ritmo giusto. Ed è questo un elemento che rende il film meraviglioso: il ritmo.

Specialmente nella commedia, questo elemento risulta ben gestito, molte battute riescono a far ridere e a mettere il sorriso non solo perché sono effettivamente divertenti, ma perché pronunciate nel momento perfetto e nella situazione ideale. Lo stesso dicasi per i momenti slapstick che rappresentano una buona parte della commedia del film, una componente centrale nelle opere con il mitico Bud Spencer. Ormai i suoi pugni e i suoi schiaffi sono conosciuti da tutti quanti e sono qualcosa che abbiamo visto molto spesso e che già in quel periodo non era più una novità. Eppure riescono a divertire nonostante già altre volte siano stati mostrati e questo proprio per il ritmo e anche per come sono state coreografate. Riescono sempre a trovare metodi simpatici in cui mostrare questi momenti e qui saranno i militari a farne le spese, trovandosi a volte in posizioni davvero esilaranti (mi viene da pensare ai tre soldati che, colpiti uno a uno, finiscono sopra il tavolo imitando le tre scimmie sagge). Il ritmo in tutto ciò riesce a rendere questi momenti ancor più spassosi e a valorizzare le piccole idee che caratterizzano l’opera, perfino quelle scene che agli occhi odierni possono essere considerate vecchie, come ad esempio il riavvolgimento della pellicola mostrando qualche acrobazia esagerata più volte. Il film inoltre si concentra molto di più sull’elemento comico che sulla fantascienza, quest’ultimo dato dai poteri del congegno che H7 – 25 si porta sempre dietro, capace di qualsiasi cosa, dal far accendere tutti i dispositivi elettrici in città, a far parlare gli animali o far saltare i pesci tra le proprie mani. Nonostante ciò questi piccoli elementi funzionano, aggiungono divertimento e sono comunque gestiti bene, nascondendo bene i limiti della pellicola ma mostrando comunque delle idee inserite molto bene. Tecnicamente il film è fatto molto bene e anche la storia sa divertire.

Come dicevamo prima, la storia si basa principalmente sulla commedia ma soprattutto sulla relazione tra lo sceriffo Scott e il piccolo H7 – 25. Quest’ultimo punto è fondamentale visto che è il cuore pulsante dell’intera storia ed è proprio quello che rende la trama interessante e piacevole. Scott è un personaggio adorabile, un uomo molto calmo e paziente che alza i suoi micidiali pugni solo quando è necessario e che nella cittadina tutti rispettano, capace di risolvere i problemi di tutti ed essere sempre disponibile. Un gigante buono insomma che la recitazione di Bud Spencer rende ancor più credibile e che, tra tutti i personaggi della cittadina, è quello che si dimostra scettico sulla questione degli alieni e infatti H7 – 25 ci metterà un po’ prima di riuscire a fargli cambiare idea sulla sua vera natura. H7 – 25 è un bambino alieno molto curioso, intelligente e combinaguai, una dolce peste che sa rendersi veramente simpatica e che osserva il nostro pianeta con sguardo ricco di fascino, facendo diverse domande e spiegando con grande naturalezza e sincerità come funzionano certe cose nella sua casa, tra cui il dispositivo e le sue capacità. I due vanno subito d’accordo, ma ciò non risulta mai una forzatura. Si vede che il personaggio di Scott è qualcuno che ci tiene al prossimo ed è molto gentile nei confronti dei bambini e infatti il suo obiettivo è riportare H7 – 25 a casa sua, mentre quest’ultimo rimane affascinato dalla dolcezza di Scott, fidandosi immediatamente di lui. Poi in seguito il loro rapporto si evolverà, diventerà sempre più forte e si avvicineranno ancor di più. Come buio ha detto in precedenza, il tutto non solo è dovuto alla scrittura di questa storia ma anche alla genuinità dei due attori e in special modo del piccolo Guffey che a mio avviso poteva diventare un attore eccellente anche se alla fine ha scelto di far tutt’altro nella vita. Alla fine però è il rapporto tra i due il cuore pulsante del film e semplicemente funziona alla perfezione. Però non tutto si basa esclusivamente su questo punto, ci sono alcuni personaggi secondari che si dimostrano simpatici, personaggi comici come il vice sceriffo Allen (Gigi Bonos) e il già citato Brennan che invece sarà il teppista della cittadina e si metterà sempre nei guai, prendendosi a botte con Bud e avendo sempre la peggio. Alla fine quel che si respira è un’opera viva, davvero simpatica e con qualche piccolo momento toccante che a distanza di tanti anni sa ancora divertire e convincere e che a mio avviso continuerà a divertire anche tra diversi anni.

ilbuiodentro:

Se Bud Spencer è il cuore pulsante e la forza del film, il suo impatto non sarebbe lo stesso senza una squadra che agisce in secondo piano, ma che di secondario ha ben poco. Quegli attori che hanno accompagnato gran parte dei film di Bud e Terence, sia dalla parte dei buoni, che dalla parte dei picchiati. Ricardo Pizzuti è forse uno dei nomi più presenti, l’eterno cattivo e, quindi, l’eterno sconfitto. Tra i tanti volti ricorrenti ricordiamo anche Carlo Reali, che veste i panni del tenente Turner, Luigi Bonos, Giancarlo Bastianoni, Raimund Harmstorf, già villain in Lo chiamavano Bulldozer. A proposito di quest’ultimo film, Joe Bugner, all’esordio cinematografico e scomparso pochi mesi fa, venne stordito da un colpo sbagliato da parte di Bud Spencer. Invece di prendersela, il pugile che finì in piedi contro Mohammed Alì, sviluppò un’amicizia con Bud, portandolo a recitare in altri tre film in sua compagnia.

La colonna sonora di Uno sceriffo extraterrestre… poco extra e molto terrestre non è un semplice accompagnamento, ma una componente essenziale del film, quasi un membro del cast, fungendo da ponte tra la rustica commedia casereccia e la dimensione fantascientifica, dando coerenza e anima alla narrazione. A firmarla sono i fratelli De Angelis, noti come Oliver Onions, maestri di melodie indimenticabili e amici di lunga data di Bud Spencer e Terence Hill, che spesso seguivano anche sul set.

La musica infonde al racconto un’energia vivace e riconoscibile, contribuendo a definire il tono delle scene. L’apertura con “The Sheriff” è forse il momento più iconico, capace di fissare immediatamente l’atmosfera del film. Come accadeva di frequente in quegli anni, alcuni brani della colonna sonora vennero ripresi e riutilizzati in altre produzioni: “L’ultimo valzer”, già presente tre anni prima in Languidi baci… perfide carezze, e “Mundialito”, che ritroveremo più avanti in L’allenatore nel pallone.

Questo fenomeno di riutilizzo non diminuisce il valore del lavoro degli Oliver Onions, ma ne sottolinea la versatilità e l’abilità di creare musiche talmente efficaci da adattarsi perfettamente a contesti narrativi diversi, mantenendo sempre l’inconfondibile impronta sonora.

E con questo si conclude la recensione scritta da me e il carissimo ilbuiodentro, una recensione diversa dal solito che mi sono divertito un mondo a fare e spero vivamente in futuro di avere la possibilità ma soprattutto il tempo per rifarlo nuovamente. Inoltre ci tengo a sottolineare un piccolo particolare che dimostra anche l’enorme lavoro svolto dal mio amico. Infatti lui si è messo in contatto con il municipio di Newman per cercare informazioni particolari legate a questo film. Purtroppo quel che ha trovato non era tantissimo, ma nonostante ciò qualcosina ha trovato e tutto questo dimostra il suo enorme impegno e passione nello scrivere di questo film. 

Spero vivamente che la recensione vi sia piaciuta!
Alla prossima!

[ilbuiodentro & The Butcher]

 

33 pensieri riguardo “Uno sceriffo extraterrestre… poco extra e molto terrestre

  1. Devo confessare di non averlo mai visto perché non sono una fan di Bud Spencer. Ma la vostra recensione mi ha aperto un mondo, e penso che lo recupererò. Complimenti per le ricerche e gli approfondimenti, avete fatto un lavorone!

    1. Quelle erano opere d’intrattenimento che riuscivano nel loro obiettivo e avevano in generale delle bellissime idee. In qualche punto sono invecchiate, ma solo in certi punti, per il resto hanno vinto la sfida del tempo.

  2. Buoi, sei bravo a recensire i film. Le competenze ci sono tutte secondo me. Ovviamente anche The Butcher è bravo. Non commento mai ma leggo con piacere tutte le sue recensioni. Cl tenevo a fare i complimenti soprattutto a Buio per cercare di aiutarlo a credere un pochino di più nelle sue capacità. Bella recensione a quattro mani 😁

      1. Ti ringrazio Cate, apprezzo molto il tuo supporto. Mi chiedo se un giorno accetterò mai tutti questi complimenti senza sentirmi un impostore, ma comunque ti ringrazio moltissimo. Mi hai donato un sorriso. E non ti preoccupare per l’inversione delle lettere, anche come “bue” mi vado bene così come sono ^_^

  3. Grazie mille a te! Sei molto bravo anche tu, siete una forza e poi il nostro amico Buio è una persona davvero speciale. Sarebbe bellissimo se un giorno riuscisse a vedersi come lo vediamo noi. Buone Feste!

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