Joyland – Stephen King

Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo parlato, come da tradizione, di film animati e ancora una volta siamo rimasti ancorati alla DreamWorks, discutendo di uno spin-off di un loro lavoro di grande successo e che poteva essere interessante, I pinguini di Madagascar. Skipper, Kowalski, Rico e Soldato sono quattro pinguini che si sono sempre sentiti diversi dagli altri e fin da piccoli sono andati alla ricerca di avventure. Dopo gli eventi di Madagascar 3, vengono rapiti da un polpo di nome Dave, fingendosi uno scienziato umano, che vuole vendicarsi di loro quattro e di tutti i pinguini del mondo. Anni fa infatti lui era molto amato allo zoo, ma con l’arrivo dei pinguini è stato dimenticato. Ora i nostri protagonisti dovranno fermarlo con l’aiuto degli agenti del Vento del Nord. Questo film tecnicamente è fatto bene, con lo stesso design di Madagascar anche se con tratti più rotondeggianti, la commedia funziona quasi sempre bene e le scene d’azione riescono a divertire e il ritmo è quasi sempre buono. La trama è molto semplice e lineare ma purtroppo non offre colpi di scena o scelte inaspettate, anche se aveva delle idee veramente carine e dei personaggi che riuscivano a farsi apprezzare. In ogni caso consiglio!
Questa volta facciamo una pausa dal mondo del cinema e passiamo a quello della letteratura. Non solo torniamo a parlare di un romanzo ma torniamo anche a parlare di un grande scrittore che continua a regalarci opere bellissime.
Ecco a voi Joyland, romanzo thriller del 2013 scritto da Stephen King.

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Trama:
Siamo nell’estate del 1973 nella Carolina del Nord e lo studente universitario Devin Jones decide di accettare di lavorare a Joyland, un parco giochi, per guadagnare qualche soldo per gli studi. Dopo la rottura con la sua ragazza, Wendy, Dev decide di buttarsi anima e corpo in questo lavoro, facendo amicizia con i lavoratori del posto e con suoi coetanei come Tom ed Erin, e scoprendo di apprezzare molto quel mondo e la sua unicità. A un certo punto però Dev scopre che in una delle attrazioni, precisamente nel Castello del Brividio, anni prima è stata uccisa una ragazza e il suo assassino non è mai stato preso. Si dice che il fantasma della ragazza, Linda Gray, si aggiri ancora là dentro e Dev è determinato a scoprire il suo mistero con l’aiuto di persone con capacità soprannaturali.

Era da parecchio che non parlavo di Stephen King e sono veramente tanti i suoi libri che voglio portare qui sul blog. Magari un giorno, con molta lentezza, riuscirò nell’intento. Intanto vorrei concentrarmi su questo libro che mi aveva sempre incuriosito proprio per la sua ambientazione e si è dimostrato una lettura davvero interessante.

Se c’è una cosa che King ha ormai padroneggiato da tantissimo tempo e che non scema quasi mai è il suo stile. Fin da subito possiamo riconoscerlo ed è sempre stato un elemento che dava anima alle sue storie. Già dall’inizio il libro suscita l’interesse del lettore, infatti possiamo notare due cose davvero ottime: la scrittura in prima persone e come il tutto sia proprio raccontato dal protagonista, Dev, come se ci stesse narrando di un ricordo di tanti anni fa, il periodo migliore e peggiore della sua vita, come dice in un certo punto. Quindi, essendo scritto in tal maniera, ci ritroveremo una storia abbastanza lineare che poi si dirama in altre direzioni, in diverse riflessioni del Dev adulto su com’era in passato e su come sia cambiato adesso, senza però spezzare il ritmo del racconto ma riuscendo sempre a ricollegarsi al periodo passato a Joyland. Quindi non avremo solo la storia del parco giochi ma anche alcuni eventi del tempo presente in cui scopriremo il destino di certi personaggi, ma non del mistero che avvolge Joyland che invece scopriremo solo nel finale. Quindi in un certo modo sapremo già come andranno a finire alcune cose eppure, quando sarà il momento, il libro riuscirà a tenere in tensione. In ogni caso non è la tensione il punto principale di questa storia.

Infatti oltre alle classiche tematiche che si possono ritrovare in tanti libri di King, ce n’è  una centrale che mi ha profondamente sorpreso: il romanzo di formazione. In realtà non è neanche una novità visto che lo scrittore ha sempre parlato di ciò in diverse sue opere (perfino It può essere definito come tale) ma in questo caso parliamo di un giovane adulto di vent’un anni che sta cercando il suo posto nel mondo, soprattutto dopo che la sua ragazza lo ha lasciato in malo modo, un evento che l’ha scosso in modo molto più profondo di quanto si pensi, ferendo si può dir il suo io più piccolo e innocente. E l’esperienza e le persone che incontrerà a Joyland lo aiuteranno in parte a guarire ma anche a crescere, ad avere una maggior consapevolezza di sé stesso. La crescita di Dev è molto interessante e reale, così come lo è il meraviglioso Joyland e il suo concetto base: qui vendiamo divertimento. Il parco non solo sarà un posto cerca di seguire questo idealismo, ma risulterà davvero preciso nelle descrizioni delle giostre, dei vari lavori che svolgerà lì, soprattutto quello della mascotte, e inoltre avrà un tipo di linguaggio usato che coloro che lavorano lì, una sorta di slang chiamato la Parlata che in parte si ispira proprio al linguaggio dei luna park di altri tempi e in parte è un’unicità di Joyland. Ciò ci aiuterà a immergerci ancor di più nell’atmosfera di quel luogo, così come i personaggi di questa storia. Se c’è una cosa che King ha sempre scritto bene sono proprio i personaggi, con i loro modi di fare, il loro modo di porsi ma soprattutto le loro sfumature. E anche qui King non fallisce, creando personaggi decisamente imperfetti ma molto umani e simpatici. Tra l’altro ho apprezzato come ha gestito il personaggi di Mike, un ragazzino con una malattia degenerativa. Adoro come King non si sia concentrato sulla malattia, come ho visto fare troppo spesso per commuovere il pubblico, ma ci abbia fatto empatizzare con quel ragazzino proprio per com’è lui, ossia un ragazzo con dei poteri, molto sveglio e divertente e con una forza di volontà impressionante. Di certo non stiamo parlando del romanzo più bello di King, ma è sicuramente un’opera che riesce a lasciare il segno e che trovo veramente ottima.

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Per concludere, Joyland è un grande libro, capace di affascinare il lettore attraverso uno stile curato e capace di diramarsi in varie riflessioni senza perdere il tema centrale e di narrare una storia molto ricca, piena di belle tematiche e personaggi molto umani e ricchi di difetti. Lo consiglio assolutamente!

Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!

[The Butcher]

30 pensieri riguardo “Joyland – Stephen King

  1. Joyland è praticamente un giallo. L’unica cosa che lo distingue da una classica detective story è il fatto che il morto (anzi, la morta) ogni tanto appare sotto forma di fantasma. Anzi no, volendo c’è anche una seconda differenza: mentre in un giallo classico tutto ruota intorno all’indagine, qua invece per due terzi del libro King si concentra su aspetti collaterali al tema principale, e soltanto alla fine mette da parte queste sottotrame per arrivare al nocciolo della questione.
    Il bello è che a me sono piaciute più le sottotrame del tema principale: con questo romanzo King ha dato prova di saper scrivere non soltanto scene horror, ma anche scene di vita quotidiana. E questi “slice of life moments” nella loro apparente banalità sono in realtà interessantissimi, perché fanno emergere il carattere dei personaggi, i sentimenti che li legano tra loro, le loro fragilità e i loro punti di forza… Joyland in questo è un romanzo straordinario.

    1. Una cosa che ho sempre amato di King è come riusciva a scrivere benissimo i personaggi e le loro vite. I personaggi di King sono vivi, sono esseri umani pieni di pregi e difetti e soprattutto ricchi di sfumature. Quest’elemento di King l’ho sempre amato ed è quello che rendono le sue storie magnifiche e interessanti, perfino quelle non riuscite. E sì, questo libro è un giallo anche se lo slice of life la fa da padrone.

      1. I migliori personaggi di Stephen King sono i cattivi: ha costruito la sua fortuna non solo sulla sua fantasia oggettivamente smisurata, ma anche sulla sua capacità di creare degli antagonisti monumentali. Il che mi fa sospettare che ci sia qualcosa che non va in lui, ma a livello letterario la cosa ha dato solo benefici! :) Grazie per la risposta! :)

        1. La cosa bella dei suoi villain è che, per quanto monumentali, sono anche banali. King ha sempre detto che il male è banale e questo concetto è stato qualcosa di costante nelle sue opere. Per quanto possano rimanere impressi, alla fine i suoi villain non sono niente di che, sono banali. Un altro punto che amo delle sue opere.

          1. Di Stephen King ho letto nell’ordine:

            Cell
            Joyland
            Christine la macchina infernale
            22/11/’63
            The Dome
            Ossessione
            Carrie
            Le notti di Salem
            Buick 8
            Doctor Sleep
            L’ombra dello scorpione
            Duma Key
            La scatola dei bottoni di Gwendy
            Later
            Holly

            Il romanzo migliore tra questi 15 è Buick 8, ma quello con il cattivo migliore è The Dome. E non è affatto un personaggio banale: a mio giudizio in questo caso Stephen King è stato eccessivamente modesto.
            Una nota a margine: il cattivo di The Dome me lo sono immaginato con la faccia di Tom Selleck, e non ho mai capito perché: infatti non è noto per interpretare personaggi di questo tipo, e non ho mai visto un suo film. Forse mi ha indotto a fare quest’associazione di idee l’espressione trucida al massimo che fa nella foto della sua pagina Wikipedia.

            1. Di quelli che hai citato penso di non aver ancora letto The Dome e Ossessione. In compenso ho letto anche It, Shining, L’incendiaria, Cujo, Christine, Pet Sematary, Gli occhi del drago, Misery… e mi fermo qui perché mi rendo conto di averne letti veramente tanti. Comunque interessante la scelta di Tom Selleck, anche se non sono ruoli in cui si è cimentato in passato, penso che ci sarebbe stato bene.

    1. Non preoccuparti a riguardo. Sarà un’avventura interessante e, nonostante King sia famoso per le storie horror, in realtà ha scritto tantissimi libri di diversi generi e quindi c’è solo l’imbarazzo della scelta.

  2. Uno scrittore che meriterebbe maggiore considerazione, a mio modesto parere. Ad ogni modo, non mi stupisce molto scoprire che abbia scritto un romanzo di formazione: in fin dei conti, King è sempre stato un autore mainstream travestito da narratore di genere, ed i bambini ed i ragazzi hanno sempre un ruolo importante nelle sue storie. Caspita, è ambientato in una scuola il suo romanzo migliore, e cioè Carrie!

    P.S.: “Se c’è una cosa che King ha ormai padroneggiato da tantissimo tempo e che non scema quasi mai è il suo stile”. Già! Ed onestamente io sono rimasto stupito quando ho scoperto che tanti giovani autori usano l’IA per farsi riscrivere dei passi “nello stile di…”. Davvero queste persone non hanno capito che ciò che fa grande uno scrittore è trovare il suo stile? Affidarsi così ciecamente alla tecnologia significa prepararsi ad essere sostituibile.

    1. King nelle sue opere affronta tantissimi temi e in molte di queste affronta anche problemi relativi a certe età. Mi viene in mente Mr Mercedes in cui il protagonista è un uomo pensionato e, oltre a vedersela con un assassino che l’ha preso di mira, se la deve vedere anche con gli anni che ha, con il proprio pensionamento e il fatto di non riuscire ad abituarsi a una vita senza il proprio lavoro da poliziotto. Quello che fa King è creare veramente dei personaggi reali.
      Per quanto riguarda l’uso dell’IA per imitare gli stili altrui… in generale non ce l’ho contro questa tecnologia ma con l’uso improprio che se ne fa. E in un certo modo sembra quasi che le persone abbiano perso fiducia nelle proprie capacità se si affidano così disperatamente a questa tecnologia.

            1. Ho capito ma se la qualità è misera penso che prima o poi anche loro si stancheranno. Anche se mi da fastidio il concetto moderno che ogni cosa è usa e getta quanto in realtà opere come film e libri possono essere visti e riletti numerose volte.

  3. Sto giusto leggendo libri di King a raffica, fra cui Ossessione e Pet Sematary. Questo sarà il prossimo della lista (anche perché consigliatomi tempo fa da mio padre, grandissimo appassionato di King).
    Bellissima recensione 😁

  4. Ricordo che Joyland era piaciuto molto anche a me. Come dici tu, un romanzo di formazione, e questo mi aiuta sempre molto a empatizzare con i personaggi. Inoltre lo ricordo con uno stile piacevolmente leggero!

    1. King scrive perfettamente la crescita del personaggio e la sua esperienza in quel parco, facendoci apprezzare il protagonista per tutte le sue sfumature. E sì, il suo stile è scorrevole e molto interessante. Mi fa piacere che ti sia piaciuto.

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