Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo siamo tornati a parlare di horror e più nello specifico di un B-movie degli anni ’70 diretta da uno dei miei registi preferiti in assoluto, un regista capace di creare grandi opere con poco ossia Mario Bava con il suo Gli orrori del castello di Norimberga. Peter Kleist è un giovane studioso che è andato in Austria da suo zio per studiare la storia del suo antenato Otto van Kleist, detto il Barone Sanguinario. Costui era un uomo sadico che si divertiva a torturare le persone nel suo castello e un giorno condannò al rogo una strega e quest’ultima gli lanciò contro una maledizione in cui il Barone sarebbe morto tra le atroci sofferenze che aveva inflitto agli altri e sarebbe tornato in vita per soffrire ancora e ancora. Peter ha con sé la pergamena per evocare il Barone e quella per riportarlo indietro e una notte prova il rituale con Eva, ma le pergamene vanno perdute e ora il Barone è libero di soddisfare la sua sete di sangue. Il film presenta dei problemi nella sceneggiatura dove ha alcune forzature e scene allungate e soprattutto ha due protagonisti che non convincono mentre i personaggi secondari si rivelano molto interessanti. Ciò che rende il film molto buono è il suo lato tecnico, con la regia di Bava capace di creare sequenze stupende e ricche di ironia e tensione e soprattutto di dare al tutto un’aspetto gotico cn diversi colori delicati e amalgamati perfettamente e dei tagli di luce incredibili che aumentano il senso di paura e claustrofobia. Un film non perfetto ma che vi consiglio assolutamente!
Come di consueto, torniamo a parlare di animazione ma questa volta non parliamo di grandi studios americani ma ci spostiamo in Europa e più nello specifico in Francia, per parlare del seguito di un’opera che amo profondamente.
Ecco a voi Ernest & Celestine – L’avventura delle sette note (Ernest et Célestine : Le Voyage en Charabie), pellicola del 2022 scritta da Guillaume Mautalent, Gabrielle Vincent, Jean Regnaud, Agnès Bidaud, Sébestien Oursel e Didier Brunner e diretta da Julien Chheng e Jean-Christophe Roger.

Trama:
Ernest (Lambert Wilson) e Celestine (Pauline Brunner) ormai vivono insieme da tempo e ora che l’inverno è passato entrambi devono cercare del cibo e guadagnarsi dei soldi. Mentre Celestine prende il violino, lo Stradivorso, di Ernest, inciampa e lo strumento musicale di rompe. Ernest ci rimane male e rivela che nessuno può ripararlo, fatta eccezione per Octavius (Jean-Marc Pannetier) che si trova nel Paese natale di Ernest, l’Ostrogallia. L’idea di tornare in patria però sembra turbarlo parecchio e rinuncia a riparare il violino. Celestine però non è della stessa opinione e si reca in Ostrogallia per riparare all’errore commesso. Ernest la segue e alla fine l’accompagna in Ostrogallia. Quando arrivano lì però notano che c’è qualcosa che non va. Infatti nessuno suona una melodia, anzi scoprono che la musica è stato bandita del tutto e solo il “do” è permesso. La legge che vieta la musica inoltre ha il nome di Ernest ed è stata applicata da suo padre, il giudice Naboukov (Michel Lerousseau) e questo perché Ernest non ha seguito la tradizione e non è diventato un giudice come il padre. Ernest e Celestine dovranno risolvere questa situazione.
Tempo fa parlai del primo film, Ernest & Celestine, un’opera straordinaria non solo per il lato tecnico ma anche per le tematiche e il modo con cui ne parlava. Un film che rimane ancora tra i miei preferiti e che di tanto in tanto riguardo. Ormai quel film è diventato un vero e proprio cult e certamente realizzare il seguito di una simile opere non dev’essere stato semplice. Senza perdere altro tempo, vediamo com’è questo nuovo film!

Iniziamo parlando del lato tecnico e ci concentriamo principalmente sul character design e sui colori. Come era successo per il film originale, anche qui si vanno a riprendere quei tratti morbidi che ci avevano molto colpiti, con quelle linee sottili e aperte, dove a volte queste linee non chiudono il disegno dei personaggi, ma lasciano dei piccoli spazi aperti che vengono riempiti dal colore e attraverso questa tecnica si riesce a dare al tutto un aspetto quasi bambinesco ma soprattutto dolce. Il design di tutti i personaggi riesce a convincere, così come il fatto che tutti siano riconoscibili e con elementi unici che li differenziano, perfino i personaggi presenti nella folla. Le stesse ambientazioni sono molto belle, specialmente l’Ostrogallia che riesce a distinguersi per la sua verticalità, le numerose scalinate, alcune ambientazioni molto particolari come ad esempio il tribunale o la stessa casa della famiglia di Ernest e anche i numerosi manifesti e cartelli.
E ovviamente i colori sono rimasti stupendi, con quelle sfumature sottili e delicate, dei colori che trovo pieni di vita. Tra l’altro in certi casi i colori agli angoli tendono a essere più sbiaditi durante determinate scene e questo avviene per far concentrare l’occhio dello spettatore nel centro e sui personaggi.
Sotto questo punto di vista il film meraviglia appieno, ma sul lato registico, per quanto ottimo, non riesce a raggiungere l’opera precedente (nonostante i due registi avessero lavorato non solo nel primo film ma anche nella serie animata). Diciamo che qui il tutto si basa sulle singole scene, sulla composizione dell’immagine e sul montaggio, tutte cose che funzionano benissimo. Però la costruzione delle sequenze non hanno la stessa complessità o anche la stessa vena artistica. Prediamo ad esempio l’inseguimento con i topi poliziotto nel primo e come l’animazione raggiunga dei picchi di qualità e libertà impressionanti. Qualche bella sequenza c’è anche qui, ma nonostante il buon lavoro la differenza qualitativa si vede tutta. Ci tengo invece a sottolineare la bellezza delle musiche, musiche meravigliose, con un ritmo stupendo e molto allegre, oltre che centrali per la trama.

E parlando della trama, ci sono molte cose interessanti da dire. In primis il film è un elogio all’arte e in particolar modo un’elogio alla musica. Le musiche stesse vengono valorizzate proprio dalla situazione in cui si trova l’Ostrogallia e anche il modo in cui sono composte rendono il tutto veramente piacevole e dona a quest’arte una grande forza. Sono realmente innamorato delle musiche del film e spero che possano colpire anche voi così come hanno fatto con me. L’altra tematica centrale dell’opera è il conflitto generazionale, una tematica che più che mai ci riguarda da vicino. Una legge, se non la legge più importante dell’Ostrogallia, è quella che obbliga i figli a intraprendere la stessa carriera del genitore, in caso contrario si getta onta sulla famiglia. Tra l’altro il motto della nazione “Così è e sempre sarà” sarà anche il modo con cui alcuni personaggi tendono a chiudere quest’argomento, impedendo di mettere in discussione questa legge e in generale le tradizioni. Ed è proprio per questa legge che Ernest ha rotto i rapporti con la famiglia e se ne è andato dalla nazione, in modo da seguire il suo sogno di diventare musicista e non essere costretto a diventare giudice. Ed è quest’ultimo motivo che ha portato Naboukov a fare la legge contro la musica. Il conflitto padre-figlio si sente molto, con un padre che non vuole ascoltare le ragioni del figlio e rimane ancorato alle proprie tradizioni, tradizioni che hanno reso prigioniero anche lui, ed Ernest che sbaglia deve correggere a uno sbaglio, in quanto è fuggito invece che affrontare la situazione. Questo conflitto generazionale viene affrontato molto bene, in maniera semplice e senza cercare di complicarsi troppo le cose e arrivando a fare un lavoro decisamente migliore di opere più grandi come ad esempio Enchanto della Disney, che tratta lo stesso argomento (ma un giorno arriveremo anche a quello).
Tra l’altro sono riuscito a vederlo in sala e dopo la sua visione mi sono subito fiondato nella libreria di fianco al cinema per comprare i libri sui due personaggi e qui mi ha fatto piacere vedere dei bambini che erano in sala con me comprare proprio quei libri. Nel suo piccolo Ernest e Celestine riescono veramente a colpire e a farsi amare.
Per concludere, Ernest & Celestine – L’avventura delle sette note non raggiunge la bellezza del primo capitolo, ma si dimostra un degno seguito e un film più che valido, capace di mostrare un ottimo lato tecnico ma soprattutto di parlare bene di tematiche molto importanti, oltre che riuscire a mostrare la dolcezza del rapporto tra Ernest e Celestine. Lo consiglio assolutamente!

Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!
[The Butcher]
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