Gli invasori spaziali

Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo siamo tornati a parlare di film in live-action ma senza spostarci dalla fantascienza, prendendo in esame un’opera di Steven Spielberg degli anni ’70 che ha fatto la storia del cinema ossia Incontri ravvicinati del terzo tipo. Nel mondo iniziano ad avvenire strani fenomeni, come la comparsa di veicoli creduti scomparsi da anni, delle luci molto forti nel cielo e oggetti che si muovono da soli. Roy, un adetto alle linee elettriche, mentre sta andando a lavorare, assiste a uno di questi eventi e soprattutto vede un UFO. Dopo questo incontro Roy inizia ad avere visioni di una strana montagna, visioni costanti che lo rendono ossessionato e dovrà scoprire a tutti i costi cosa significano e cosa vogliono gli alieni. Un film caposaldo della fantascienza che ancora oggi si dimostra moderno sotto ogni punto di vista, sia tecnico che di scrittura. La regia è ottima e crea delle sequenze forti a livello visivo ma anche emotivo e dona al ritmo un ritmo perfetto, valorizzando gli stupendi effetti speciali. La storia è molto semplice e lineare, con persone comuni che affrontano qualcosa di straordinario, ma sa comunque sorprendere per i suoi personaggi e per come a un certo punto assumerà dei tratti quasi fiabeschi. Un film straordinario che vi consiglio assolutamente!
A questo punto, come da tradizione, dovrei parlare di un film animato ma invece continuerò con pellicole live-action e in particolar modo di fantascienza anni ’50. Era da quando ho pubblicato Mostri contro Alieni che volevo farlo e parlare di fantascienza con WALL-E e Incontri ravvicinati del terzo tipo mi ha dato la spinta giusta.
Ecco a voi Gli Invasori spaziali (Invaders from Mars), pellicola fantascientifica del 1953 scritta da William Cameron Menzies, John Tucker Battle e Richard Blake e diretta da William Cameron Menzies.

Trama:
David (Jimmy Hunt) è un ragazzino con la passione per l’astronomia e la notte guarda le stelle con il suo telescopio. Un giorno viene svegliato da un bagliore e osserva con stupore all’atterraggio di una navicella spaziale nel campo vicino la loro casa. David avverte suo padre George (Leif Erickson) dell’accaduto. Inizialmente non gli crede, ma alla fine George va a controllare ma qualcosa nel terreno lo afferra e lo trascina sotto. La moglie Mary (Hillary Brooke), preoccupato per la scomparsa del marito, chiama la polizia ma anche loro vengono catturati da qualcosa che si trova sotto terra. A un certo punto George torna a casa ma si comporta in modo molto strano: ha una faccia impassibile, è freddo e mostra una certa spietatezza quando risponde alla moglie e al figlio, cosa che non aveva mai fatto prima. David si accorge che suo padre ha una strana ferita dietro la testa e anche i due poliziotti che adesso si comportano come George. Il bambino capisce che la situazione è grave e dovrà fare di tutto per svelare che gli alieni sono sulla Terra e fermarli prima che sia troppo tardi.

Avrei certamente potuto scegliere qualcosa di molto più famoso parlando di fantascienza anni ’50, ma alla fine ho optato per quest’opera, un’opera costate veramente poco ma che, nonostante tutto, oggi viene considerata come un piccolo cult da molti appassionati del genere. Infatti nel suo piccolo è riuscito a influenzare la fantascienza di quel periodo, in particolar modo per quanto riguarda gli alieni che rapiscono gli umani.

Parlando del lato tecnico, certamente si possono vedere vari limiti in questa pellicola, limiti dati principalmente dal budget ristretto. Lo si può notare in primo luogo dal fatto che siano state usate riprese di un documentario per mostrare l’arrivo dei carri armati anche se, al contrario di altre pellicole che usavano questo trucco, sono riusciti a usarle bene e si legano alla pellicola non solo a livello narrativo ma anche a livello qualitativo e fotografico. Possiamo inoltre notare la carenza di budget da alcune inquadrature che si presentano molto ristrette e non mostrano ampi spazi, a meno che non ci siano scene molto importanti, e altri elementi che sottolineano ciò sono sicuramente i mutanti e l’alieno che li comanda, anche se di quest’ultimo apprezzo molto il design bizzarro che ha.

Nonostante la povertà della pellicola, il regista riesce a trovare idee molto interessanti. Una di quelle che mi hanno impressionato di più è l’aspetto surreale di certi luoghi e scene. Prendiamo ad esempio il momento in cui David va alla stazione di polizia per avvertire il capo del dipartimento degli alieni. Qui ci ritroviamo davanti a un lunghissimo corridoio che sembra tremendamente alo e ampio, dando una sensazione di stranezza, qualcosa di assurdo che riesce a enfatizzare l’orrore nello scoprire che anche il capo è sotto il controllo degli alieni. Quindi a livello visivo riesce comunque a trovare delle belle idee che sanno contrastare la mancanza di mezzi e anche il ritmo scorre bene, senza essere troppo pesante anche quando spiegano gli avvistamenti UFO e da dove possano venire gli alieni. A livello tecnico non è male, così come non è male nella storia.

Possiamo dire che la storia risulta interessante proprio perché è stato tra i primi film a introdurre gli alieni che controllano mentalmente gli umani, in questo caso attraverso un dispositivo che mettono all’interno del collo. Inoltre possiamo dire che la pellicola si divide in due parti ben distinte, la prima dove David cerca qualcuno che gli creda e la seconda dove gli umani partono al contrattacco. Apprezzo particolarmente la prima parte perché riesce a tenere in tensione, con David che cerca di svelare la presenza degli alieni, ma ogni volta si ritrova davanti a persone controllate dagli alieni stessi e non parliamo di persone qualsiasi, ma tutti coloro che potrebbero creare problemi per i loro piani. Il padre di David infatti e uno scienziato che ha partecipato a un progetto importante per un razzo avanzato e anche personaggi come la piccola Kathy (Janine Perreau) avranno collegamenti con personaggi chiave. E David riuscirà infine a farsi credere grazie a degli amici del padre che avevano notato strani movimenti nello spazio. La seconda parte invece avrà gli umani pronti per fermare questa invasione anche se prima dovranno cercare di capire dove entrare sottoterra e soprattutto ritrovare gli umani sotto il loro controllo per impedire he sabotino l’operazione. Nel complesso la storia riesce a intrattenere e divertire, anche se delle volte ha certe ingenuità, come il modo in cui distruggono l’astronave o come David riesce a convincere la dottoressa Pat Blake (Helena Carter), insieme anche a delle ingenuità registiche come ad esempio la madre di David che, per mostrare al pubblico di essere sotto il controllo degli alieni, si volta a guardare fissa in camera e sorride allo spettatore.

Per concludere, Gli Invasori spaziali è un film imperfetto con limiti di budget e anche certe ingenuità, ma nonostante ciò rimane un buon film molto originale per l’epoca e che riesce a trovare degli spunti registici interessanti e intrattenere dall’inizio alla fine.

Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!

[The Butcher]

15 pensieri riguardo “Gli invasori spaziali

    1. Negli anni ’50 non potevi proprio fare un finale negativo. C’era una censura molto ferrea e quindi era proprio impossibile. Pensa che un film che fu martoriato da questa censura fu Il giglio nero, un film che amo ma con un finale orrendo e che girarono alle spalle del regista.

  1. Non lo conosco, ma la fantascienza degli anni ’50 mi è sempre piaciuta per l’inventiva che mostrava e la capacità di sorprendere anche senza grandi effetti speciali. C’è da dire che il pubblico di allora era molto più ingenuo…

    1. Sì, a quei tempi si accettavano maggiormente certe ingenuità, sta di fatto che però c’era una volontà molto forte di raccontare qualcosa d’impatto, anche con i pochi mezzi disponibili.

    1. Diciamo che è una tecnica narrativa usata molto spesso nei film di fantascienza anni ’50 ossia quella dell’alieno che prende il posto dell’umano. Con MIB penso che fosse una citazione ai film di fantascienza anni ’50 in generale.

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