Gli Incredibili

Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo parlato come di consueto di un horror e questa volta abbiamo deciso di recensire il prequel di un’opera che abbiamo portato recentemente qui e a cui sono molto legato, Orphan: First Kill. Siamo in Estonia al Saarne Institute, un ospedale psichiatrico dov’è rinchiusa Leena, una donna di 31 anni con una particolare patologia endocrina che la rende fisicamente simile a una bambina di 10 anni. Un giorno riesce a fuggire e, cercando in rete, trova una somiglianza fisica con una bambina americana di nome Esther scomparsa quattro anni fa e decide di spacciarsi per lei e ad andare negli Stati Uniti. Il padre l’accoglie con grande amore mentre la madre e il fratello maggiore sono molto freddi. La situazione per Esther/Leena si complica visto che non conosce molto della vita della vera Esther ma non scappa perché si è innamorata di Allen, il padre di Esther. Le cose però prenderanno una piega inaspettata. Questo prequel di Orphan si dimostra più interessante di quanto potessi immaginare. Il ritmo funziona benissimo insieme al montaggio e lo stesso vale per le atmosfere. L’unico problema è la regia che ha un’impostazione quasi televisiva, anche se ha dei guizzi artistici niente male. Quello che sorprende maggiormente è la sceneggiatura, più articolata e per certi versi più interessante rispetto al primo che evita di ripetere la stessa formula e sa prendere svolte inaspettate con un colpo di scena veramente ottimo. Un film che consiglio assolutamente!
E ora torniamo invece a parlare di animazione. L’ultima volta abbiamo parlato di animazione orientale ma con in quest’occasione torniamo in occidente e nello specifico torniamo dalla Pixar per parlare di uno dei suoi migliori film in assoluto.
Ecco a voi Gli Incredibili – Una “normale” famiglia di supereroi (The Incredibles), pellicola animata del 2004 scritta e diretta da Brad Bird.

Trama:
Il film inizia mostrandoci i supereroi all’apice del loro successo, amati dal grande pubblico e sempre pronti ad aiutare il prossimo. Tra tutti spicca Mr Incredibile alias Bob Parr (Craig T. Nelson). Un giorno però, prima di sposarsi con Elastic Girl alias Helen Traux (Holly Hunter), salva un uomo che stava tentando il suicidio e poi cerca di catturare il super criminale Bomb la Tour (Dominique Louis) ma viene ostacolato da Incredi-Boy, un suo fan-accanito che causa un incidente ferroviario. Dopo questi eventi l’uomo che voleva suicidarsi e le persone del treno rimaste ferite fanno causa a Mr Incredibile e di lì a poco anche altri supereroi iniziano a subire lo stesso trattamento. Così il governo dichiara illegali i supereroi e garantisce l’amnistia a quest’ultimi a patto che si ritirino e cerchino di adeguarsi alla vita normale. Passano 15 anni, Bob ed Helen hanno avuto tre figli, Violetta (Sarah Vowell), Flash (Spencer Fox) e il piccolo Jack-Jack. Bob lavora come impiegato in una compagnia assicurativa ed è molto frustrato dal lavoro monotono e dalle critiche che subisce dal proprio capo perché cerca di aiutare le persone. Un giorno però Bob perde la pazienza con il proprio capo e lo ferisce per sbaglio, venendo licenziato. La situazione sembra complessa per lui, ma poi riceve un palmare dove una donna di nome Mirage (Elizabeth Peña) gli rivela di avere una missione speciale che solo lui può compiere. Bob accetta subito, sperando così di poter tornare in azione e rivivere i bei vecchi tempi.

Ammetto di aver visto Gli Incredibili da adolescente. Non è un film che ha fatto parte della mia infanzia, ma comunque sia ne rimasi subito colpito e con il tempo ne rimasi profondamente segnato sia per il suo stile unico e curato ma soprattutto per la storia che ci veniva mostrata, una storia molto più profonda di quanto si possa immaginare. Inoltre con questo film potrò anche parlare per la prima volta di uno dei miei registi d’animazione preferiti ossia Brad Bird. Cominciamo con ordine.

Come al solito partiamo dalla produzione di quest’opera. La storia de Gli Incredibili ha inizio molto tempo prima e più precisamente nel 1993 quando Bird aveva firmato un contratto con la Warner Bros Feature Animation. A quei tempi il regista rifletteva molto sulla sua carriera e come essa potesse in qualche modo impedirgli di concentrarsi sulla famiglia ed è grazie a ciò che scrisse la storia, nonostante inizialmente volesse fare una divertente film sui supereroi. Bird propose il progetto alla Warner che in quel momento però era più interessata a Il Gigante di Ferro sempre diretto da Bird (film straordinario che porterò sul blog un giorno). Purtroppo il film, nonostante le lodi della critica, fu un flop al botteghino e, come se non bastasse, lo studio d’animazione della Warner chiuse per i numerosi fallimenti (una cosa molto triste visto che alcune pellicole animate che avevano prodotto in quel periodo meritavano di più).

Fu allora che venne in suo soccorso John Lasseter. Bird e Lasseter si conoscevano dai tempi del college e quest’ultimo fu colpito dalla storia e convinse il regista a venire alla Pixar e anche a realizzare il suo film in digitale (Bird inizialmente voleva farlo con l’animazione tradizionale). La sceneggiatura cambiò rispetto all’inizio (tra l’altro questo film venne scritto solamente da Brad Bird, una cosa insolita per la Pixar fino a quel momento) e sicuramente uno dei cambiamenti più interessanti fu il villain. Inizialmente il cattivo principale doveva essere un certo Xerek, un villain freddo e calcolatore che una volta era stato il fidanzato di Helen e che aveva più di 200 anni, capace di ringiovanire grazie alla scienza. Alla fine però venne accantonato in favore di Sindrome (Jason Lee), che nel progetti iniziali doveva essere un villain secondario che appariva solo all’inizio ed essere sconfitto subito, ma alla produzione piacque talmente tanto che si decise di renderlo il vero antagonista.

Per creare questo film, Bird decisa anche di portare con sé il team che aveva dato vita a Il Gigante di Ferro e tutti loro dovettero passare dall’animazione tradizionale a quella digitale e qui il regista rimase affascinato da questa tecnologia che permetteva una grande libertà di movimento con la telecamera, ma trovando anche delle difficoltà per la complessità del software. Ed è qui che Bird decise di prendere delle decisioni rischiose e coraggiose per quei tempi, tanto che la Disney era preoccupata per il progetto e la sua complessità. Infatti per la Pixar questo si rivelò una delle opere più ardue per tutti loro e per diversi motivi. In primis Bird non voleva compromessi ossia non voleva che per motivi tecnologici o di difficoltà il suo film venisse limitato ma la ragione primaria che creò una sfida immensa per lo studio fu questa: gli umani in quest’opera erano centrali.

Proviamo a pensare alle opere precedenti della Pixar. Lì i protagonisti erano giocattoli, formiche, pesci e mostri e non in tutti apparivano personaggi umani e quando erano presenti erano sempre secondari e con pochissimo minutaggio. Questo per il semplice fatto che gli umani erano la cosa più complessa in assoluto da realizzare con tale tecnologia. Anatomia, capelli, vestiti, pelle, tutto questo rendeva la creazione degli esseri umani complessa e infatti agli inizi hanno messo dei limiti. Ad esempio i capelli di tutti gli umani erano corti e personaggi come Boo di Monsters & Co o Darla di Alla ricerca di Nemo avevano i codini per semplificarne i movimenti. Per questo motivo i capelli qui presenti furono una rivoluzione sia nei movimenti che nell’illuminazione, in particolar modo quelli di Violetta, che rappresentavano una grande paura per lo studio ma su cui Bird combatté tanto, visto che lei doveva nascondere il volto tra di essi, un modo per sottolineare la sua insicurezza. Anche per la pelle dovettero fare degli enormi passi in avanti con le rughe, i pori che a volte si vedono quando i personaggi sono in primo piano e soprattutto la luce che si propaga su di essa, rendendola translucida. Il numero di vestiti che vennero usati fu enorme tra quelli dei supereroi e quelli civili e inoltre gli animatori dovettero studiare i movimenti del corpo guardando loro stessi. E in tutto ciò un’altra sfida fu il character design.

In questo caso decisero di prendere la strada opposta alla DreamWorks, che tendeva a fare i personaggi umani realistici (come su Shrek), rendendoli più cartooneschi ma allo stesso tempo molto complessi a livello di dettagli e con dei movimenti realistici. Adoro come tutti loro riescano a differenziarsi a livello fisico ma anche per quanto riguarda la testa, come ad esempio Helen o Mirage con una testa più tonda oppure Bob e soprattutto Sindrome che invece ce l’hanno più allungata (tra l’altro Sindrome ha anche un volto largo così come il mento). Ovviamente non solo i personaggi diedero problemi ma anche tutto il resto. L’acqua, il fuoco, i capelli bagnati, erano tutti elementi che davano ancora difficoltà e che qui vennero usati al massimo, per non parlare poi dei numerosi set. A quei tempi probabilmente fu uno dei film animati con il maggior numero di location e questa grande quantità fu un’altra bella sfida e tutte loro erano ricche di bei dettagli. Apprezzo molto il loro aspetto ispirato parecchio agli anni ’50-’60 e lo si può vedere in tanti elementi come ad esempio le macchine ma in particolar modo dalla mobilia con questo aspetto squadrato e le linee volutamente storte. L’aspetto di tutto ciò prende spunto dagli anni ’60 e in particolar modo dai film di spionaggio e l’aspetto non sarà l’unica cosa a prendere ispirazione da essi, come ad esempio la colonna sonora di Michael Giacchino.
Tra l’altro la regia è di altissima qualità e spinge al massimo questa tecnologia, muovendo la telecamera con la massima libertà nelle scene d’azione, passando attraverso numerosi palazzi o, come nella scena in cui Flash scappa dai soldati, muovendosi nella foresta, sull’acqua e dentro le caverne e il tutto a grande velocità, dando l’impressione di enorme dinamismo e allo stesso tempo rendendo le sequenze comprensibili. In generale le scene d’azioni sono strepitose ma anche quelle più da spionaggio in cui i personaggi devono stare attenti nell’infiltrarsi e lo stesso vale per le scene drammatiche che riescono a farci sentire la delusione e lo stress di Bob. Tecnicamente questo film è strabiliante, un’opera che ha portato a una vera e propria rivoluzione a livello tecnico, ma anche la sceneggiatura si rivela stupenda.

Certamente questo è un film sui supereroi, con i nostri protagonisti che devono sventare il piano del villain, però è una storia che presenta tantissimi elementi delle spy story e riesce a unire il tutto in maniera impeccabile. Una storia che inizia durante il momento di massima gloria per Bob e altri supereroi, ma che subito dopo si trasforma in qualcosa di inaspettato. Dopo aver reso illegale i super, passano 15 anni e vediamo un Bob completamente depresso e apatico che fa un lavoro odioso, un lavoro che va a discapito delle persone invece che aiutarle. Questo comportamento poi si ripercuoterà sulla sua famiglia, con la quale si mostrerà molto distratto. Tutto questo perché è stato costretto a sopprimere le sue vere capacità, sopprimendo così sé stesso. I super si sono dovuti adeguare per sembrare normali e simili agli altri, ma è una cosa che Bob non ha mai accettato. Lui e la sua famiglia sono diversi, hanno capacità uniche ma per essere accettati dalla società sono costretti a reprimersi, a indossare una maschera, e questa cosa ha un effetto importante su di loro con un Bob apatico, Flash che non sa come sfogare la sua iperattività e Violetta che non riesce ad aprirsi e mostra grandi insicurezze. Alla fine il film riesce a parlare di tematiche veramente interessanti e profonde riguardanti l’individuo e la sua unicità e come cercare di omologarsi a discapito della propria identità sia sbagliato. Tutti dovrebbero avere la possibilità di essere sé stessi e di dimostrare le proprie capacità, siamo tutti diversi e va benissimo così. Penso che a tal riguardo Gli Incredibili riesca a trasmettere tutto ciò in maniera egregia non solo attraverso la storia ma soprattutto ai suoi bellissimi personaggi.

Qui tutti i personaggi sono meravigliosi e indimenticabili, perfino quelli secondari che appaiono in un’unica scena, ma partiamo con ordine. Bob a mio avviso si dimostra un ottimo protagonista e pieno di interessanti sfaccettature. Lo vediamo all’inizio all’apice della carriera, soddisfatto di quello che fa e apprezzato da tutti. Quando però i supereroi vengono banditi, la ritroviamo anni dopo depresso e apatico, un uomo distrutto dalla monotonia e da un lavoro che non gli piace e che va contro quello che è sempre stato e tutto questo si riflette anche sul suo corpo. Si dimostra perfino poco presente con la sua famiglia e solo quando avrà la possibilità di tornare in azione riuscirà finalmente a uscire dalla sua apatia e a essere anche più attivo come padre e come marito. Però qui sorge un altro problema: lui non dice niente né a Helen né ai suoi figli della missione segreta. Si dimostra egoista, talmente concentrato sul ritrovare quel senso di completezza e di successo da lasciare fuori la propria famiglia, dimostrandosi anche un po’ pieno di ego. Si renderà conto di questi suoi sbagli e migliorerà anche perché di base lui è una persona buona e altruista il cui fine è aiutare gli il prossimo, e ciò rafforzerà molto il legame con la famiglia.
Helen è un personaggio che mostra grande forza anche perché è lei la prima ad accettare la nuova situazione per il bene dell’intera famiglia ed è sempre lei che riesce a gestire l’intera situazione. Anche i figli hanno una forte personalità, con Violetta molto insicura e indecisa e Flash invece molto iperattivo e i loro poteri li rappresentano alla perfezione, con la prima che può diventare invisibile e creare campi di forza e il secondo capace di correre ad alta velocità. I personaggi secondari poi sono favolosi.

Siberius (Samuel L. Jackson) riesce a risultare simpatico fin da subito sia come personalità che come poteri ma è Edna (doppiata dallo stesso Brad Bird) ad aggiudicarsi il premio di personaggio più divertente della pellicola, una stilista di supereroi e anche una scienziata che non si fa mettere i piedi in testa a nessuno, altezzosa ma molto divertente (inoltre il suo nome prende ispirazione dal software della Pixar EMode). Per non parlare anche di colore che hanno ruoli minori come ad esempio Honey (Kimberly Adair Clark), la mogie di Siberius, di cui non vediamo mai il volto e che ha solo uno scambio di battuta con il marito riguardo alla tuta da supereroi e quella scena mi farà sempre morire dal ridere.
Sindrome come cattivo è magnifico. Da piccolo adorava i supereroi e voleva esse d’aiuto senza però capire in che situazione si trovasse. Mr Incredibile era il suo idolo e il rifiuto di quest’ultimo l’ha portato a diventare cinico e spietato, con un forte senso di vendetta che cosa da ormai 15 anni. Un personaggio che non ha mai capito e accettato quello che successe veramente anni fa e ha pensato solo alla vendetta attraverso il suo genio e la sua tecnologia. Un villain perfetto per questa storia e che riesce a rimanere impresso.

Per concludere, Gli Incredibili è un film che fecce una vera e propria rivoluzione ai tempi, portando una storia con personaggi umani e spingendo oltre questa tecnologia animata, aprendo la strada per tante altre pellicole. Tecnicamente rimane ancora oggi strepitoso soprattutto a livello registico ma anche la storia si dimostra interessante, con ottime tematiche e personaggi ben caratterizzati e profondi. Un’opera strabiliante, una delle migliori della Pixa che vi consiglio assolutamente.

Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!

[The Butcher]

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