Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo ripreso a parlare del mondo dei fumetti a abbiamo deciso di farlo portando avanti una serie italiana che continua ancora a incuriosirmi ossia Kalya, precisamente il terzo volume. In questo volume Kalya e Tagh si stanno dirigendo nella terra di Hobur, fidandosi delle parole di Dakan, che ha promesso a Kalya che lì avrebbe trovato suo padre e risposte sulla sua identità. Leena e Aridan continuano a inseguirli e mentre Kalya e Tagh attraversano Stadbrek, la città ponte, si ritroveranno ad affrontare una piccola avventura. In questo volume abbiamo un cambio di disegnatore e la differenza si vede, con linee meno accentuate e sfondi meno dettagliati, anche se a mio avviso riesce a rendere molto spontanee le espressioni dei personaggi. La storia ha un che di transitorio, nonostante ci vengano date alcune informazioni interessanti, anche se in maniera un po’ pesante che va a rallentare il ritmo. Però abbiamo anche dei bei momenti, scambi di battute interessanti e dei momenti comici che ho apprezzato per il loro ritmo. Consigliato!
Come consuetudine, torniamo a parlare di cinema e ritorniamo subito a parlare di animazione. La scorsa volta abbiamo dato il via alla maratona dei film animati della DreamWorks, iniziando con il loro primo film animato, Z la formica. La cosa divertente è che adesso vorrei fare la stessa cosa con lo Studio Ghibli, ma cercherò di darmi una calmata. In questo caso voglio andare avanti con la Pixar e il loro terzo film animato.
Ecco a voi Toy Story 2 – Woody e Buzz alla riscossa (Toy Story 2), pellicola animata del 1999 scritta da Andrew Stanton, Rita Hsiao, Chris Webb e Doug Chamberlin e diretta da John Lasseter.

Trama:
Woody (Tom Hanks) si sta preparando per andare insieme al suo padroncino Andy (John Charles Morris) a un campo estivo a tema cowboy e lascerà il compito di gestire la stanza di Andy e i suoi giocattoli al suo amico Buzz Lightyear (Tim Allen). Però, mentre Andy sta giocando, il braccio destro di Woody si scuce e, per evitare che si rompi ulteriormente, il bambino lo lascia su uno scaffale dove si trovano giocattoli con cui non gioca più. Mentre Andy è al campo estivo, sua madre organizza un mercatino dove vende oggetti usati e tra questi c’è Wheezy (Joe Ranft), un pinguino giocattolo a cui si è rotto il fischietto. Woody esce di casa e riesce a salvarlo, ma un collezionista di giocattoli, Al McWhiggin (Wayne Knight), riconosce lo sceriffo come un pezzo raro da collezione e lo ruba. Buzz e gli altri giocattoli partiranno alla sua ricerca mentre Woody scopre di essere stato il protagonista di una serie per bambini degli anni ’50 insieme a Jessie (Joan Cusak), il cavallo Bullseye e Stincky Pete (Kelsey Grammer) e, valendo tanto insieme, finiranno esposti in un museo a Tokyo. Woody dovrà decidere se seguire i suoi nuovi amici o tornare da Andy.
Non so quante volte da piccolo abbia visto questo film, insieme al primo, ma non mi stancavo mai di riguardarlo. Visto l’enorme successo del primo Toy Story, era quasi naturale che ci sarebbe stato un seguito ma, quando si fanno nuovi capitoli, c’è sempre il rischio che qualcosa vada storto, non tanto sul lato tecnico quanto sulla sceneggiatura. Fortunatamente però hanno fatto del loro meglio per creare una storia che riuscisse a trasmettere qualcosa.

Diciamo che dare il via a un seguito di Toy Story fu molto semplice, dato i suo enorme successo, e l’allora presidente della Disney Joe Roth (che aveva sostituito Jeffrey Katzenberg) diede il via libera (e inizialmente voleva che fosse un sequel per l’home-video come quelli che stavano uscendo dei classici Disney, ma per fortuna non si arrivò a quel punto). Per questo seguito si decise di usare tantissime idee che nel primo capitolo non erano riusciti a inserire o erano state scartate, come ad esempio l’incubo di Woody di essere abbandonato e gettato via, Wheezy stesso, l’intro che presentava Buzz che nel primo film doveva essere un cartone mentre qui è un videogioco e anche Al McWhiggin venne ripreso, visto che era solo una bozza nel primo Toy Story. L’idea del mercatino e del collezionista di giocattoli venne in mente ad Ash Brannon mentre invece ho apprezzato le varie ispirazioni che ebbero per lo show in cui Woody è protagonista, prendendo spunto da show televisivi anni ’50 con protagonisti marionette parlanti come Four Feathers Falls e Howdy Doody.
Mentre la storia procedeva bene, il vero problema era legato all’inizio della produzione, visto che nel 1997 tutto lo studio era concentrato sulla realizzazione di A Bug’s Life che doveva uscire per l’anno seguente. C’era anche un altro settore della Pixar, l’Interactive Products Group che a quei tempi aveva 95 animatori ed era impegnato in alcuni progetti come un punta e clicca sui lavori Disney. Steve Jobs decise di chiudere l’attività dedicata ai giochi per computer e usare quei animatori per Toy Story 2.
Lasseter riuscì a occuparsi totalmente di Toy Story 2 solo nell’autunno del 1997 e portò con sé Lee Unkrich nel ruolo di co-regista. Diciamo che la produzione di questo seguito fu travagliata quanto il primo se non peggio. In primo luogo perché la Pixar rischiò di perdere del tutto il lavoro svolto fino a quel punto. Infatti uno degli animatori per sbaglio ha cancellato la cartella principale di Toy Story 2 sui server interni dello studio e purtroppo i backup non funzionavano. A salvare la situazione fu la direttrice tecnica Galyn Susman che, lavorando da casa, aveva dei backup nel suo computer e così venne recuperato la maggior parte del film e delle risorse. E spero vivamente che le abbiano dedicato una statua o qualcosa di simile. Inoltre Lasseter non era contento di come stava procedendo l’opera e decide di rifare Toy Story 2 da capo, nonostante la Disney non fosse d’accordo in quanto avevano poco tempo prima della data d’uscita. E invece Lasseter decise di farlo comunque, con solo nove mesi di tempo. Il lavoro fu talmente tanto che una parte degli animatori venne colpito dalla sindrome del tunnel carpale e perfino da lesioni da sforzo ripetitivo. La produzione fu veramente pesante e tremenda, ma alla fine riuscirono nel loro compito, creando un seguito magnifico.

Si parte ovviamente con il lato tecnico dove, come accaduto per A Bug’s Life, si vede l’evoluzione che ebbe l’animazione 3D. Avrebbero potuto semplicemente limitarsi a prendere i modelli del precedente film ma non si sono limitati a questo, anzi i modelli presenti in precedenza sono stati migliorati, rendendoli più dettagliati e con più poligoni (lo si nota molto con Buzz). I vari personaggi, oltre ad avere degli ottimi modelli, sono anche caratterizzati bene nel design e rimangono impressi fin da subito. Dove però di può vedere il maggior cambiamento è nell’ambientazione e nella regia. Nel primo film vediamo poche location e tutte quante molto pellicole seppur dettagliate mentre nel seguito, anche grazie all’avanzamento tecnologico, hanno potuto mostrare molte più location. Non solo vedremo la città ma anche diverse zone che, se ai nostri occhi sembrano piccole, per dei giocattoli sono veramente grandi come ad esempio i reparti del negozio di Al, che per questo diventano dei veri e propri quartieri. In questo modo hanno avuto la possibilità di giocare molto di più con le interazioni tra giocattoli e le ambientazioni umane, arrivando a scene più complesse e molto divertenti. Anche la regia ha subito un cambiamento. Quella del primo era di altissima qualità e, nonostante le limitazioni, riusciva a fare un grandissimo lavoro. Qui quelle limitazioni sono decisamente di meno. Questo ha permesso alla regia di spaziare molto di più, di dare panoramiche più ampie degli ambienti ma soprattutto di essere più movimentata, in particolar modo nelle scene d’azione e in quelle comunque dinamiche. Inoltre ha un ritmo stupendo che sa gestire benissimo tutti i momenti comici, quelli d’avventura, di tensione e soprattutto quelli più riflessivi e drammatici. Tutto quanto riesce a trovare il suo spazio e il suo tempo, senza sembrare mai forzato.
Per quanto riguarda la storia ho apprezzato come siano riusciti a rimanere fedeli alle tematiche del primo capitolo senza però fare un semplice copia e incolla. Certo, questa volta è Woody a dover essere salvato, ma questa ricerca sarà veramente diversa e avrà delle evoluzioni interessanti. Adoro ad esempio quanto si veda la maturazione di Buzz rispetto al primo capitolo e i dubbi di Woody sul tornare indietro per paura di essere abbandonato. Proprio questa tematica sarà molto presente nella storia e sarà quella che muoverà i fili di tutta la narrazione. I giocattoli hanno lo scopo di aiutare e rendere felici i bambini, ma quando quest’ultimi crescono dove finiscono i giocattoli? Vengono buttati, abbandonati, dimenticati. Questa è la paura più grande per un giocattolo e sarà mostrato in maniera magnifica con il personaggio di Jessie, abbandonata dalla sua padrona poiché ormai era cresciuta. Tutto questo avverrà soprattutto nel flashback sulle note di When she loved me scritta da Randy Newman (in italiano cantata da Emanuela Cortesi), uno dei momenti più tristi e malinconici della pellicola. Il senso di abbandono sarà anche ciò che muoverà Stincky Pete, cosa che lo renderà un personaggio interessante anche se a mio avviso qui è solo un po’ abbozzato e raggiungerà veramente la maturità con Toy Story 3 e il personaggio di Latso, ma questa è un’altra storia.
Quindi anche sul lato della scrittura ci ritroviamo davanti a un lavoro impressionante e straordinario, riuscendo anche a creare gag divertentissime, ricche di dettagli, e a citazioni non solo legate alle opere Pixar (appaiono giocattoli di A Bug’s Life e in televisione i primi corti fatti dalla Pixar), ma anche ad altre pellicole cult come Star Wars, Star Trek, 2001: Odissea nello spazio e Jurassic Park. Un film pieno di elementi che non risultano mai pesanti e che sanno divertire ma anche riflettere.

Per concludere, Toy Story 2 – Woody e Buzz alla riscossa è un film stupendo e un seguito incredibile che riesce a essere fedele al primo capitolo senza però ripetersi, anzi maturando ancora di più con alcune idee e concetti. Un film tecnicamente ottimo che mostra l’evoluzione della Pixar con la loro tecnologia e nel modo di usarla e con una sceneggiatura veramente curata e che vuole mandare un messaggio al pubblico e vuole farlo con intelligenza ed empatia.
Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!
[The Butcher]
[…] felice che abbiano scartato quest’opzione, visto che alla base la storia era molto simile a Toy Story 2, con Buzz al posto di Woody. Alla fine, quando la Disney acquistò la Pixar, la produzione di […]
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