Cube – Il cubo

Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo continuato a parlare di horror anche se questa volta ci siamo spostati negli anni ’80 e abbiamo discusso di un sottogenere dell’horror che adoro, dove un gruppo di persone si ritrova intrappolato con una creatura mostruosa. Il film in questione è Creatura degli abissi. La storia parla della struttura sperimentale DeepStar Six, il cui compito è testare nuovi metodi di colonizzazione marina e soprattutto installare una nuova stazione di stoccaggio di missile nucleari. Durante la missione l’equipaggio fa esplodere una caverna per poter dar spazio alla stazione, ma a un certo punto qualcosa sembra attaccarli, impedendogli di risalire. Una creatura mostruosa li sta distruggendo e tutto l’equipaggio dovrà sopravvivere e scappare di lì. Il film fa parte di quel filone di horror alla Alien ossia un certo numero di persone intrappolate insieme a un mostro, solamente che in questo caso invece che trovarci nello spazio siamo sott’acqua. Apprezzo questo tipo di film se, ovviamente, riescono a usare bene il genere e questo è quello che fa la pellicola in questione. La regia è buona, così come gli effetti artigianali, come i modelli per i fondali marini e i sottomarini e il mostro in animatronic, anche se purtroppo il suo design non è così accattivante. Mi piace come ci si concentri sui personaggi e le loro relazioni, risultando alla fine anche piacevoli, visto che il film si prende tempo per approfondirli. Non è perfetto, ma lo consiglio!
Continuiamo ancora con l’horror e questa volta andiamo ancora avanti, arrivando negli anni ’90. Molto tempo fa avevo citato l’opera in questione e non vedevo l’ora di parlarne, visto che è un piccolo cult e anche un’opera meravigliosa di cui non si discute così tanto.
Ecco a voi Cube – Il cubo (Cube), pellicola horror fantascientifica del 1997 scritta da Vincenzo Natali, André Bijelic e Greame Manson e diretta da Vincenzo Natali.

Trama:
Il film inizia con un gruppo di persone che si svegliano dentro una stanza cubica. I personaggi sono il poliziotto Quentin (Maurice Dean Wint), la dottoressa Holloway (Nicky Guadagni), l’architetto Worth (David Hewlett), la studentessa Leaven (Nicole de Boer) e il ladro Rennes (Wayne Robson). Non sanno perché si trovano là dentro o chi li abbia portati in quel posto. All’inizio si sentono spaesati, ma poi decidono di iniziare a muoversi. La stanza ha sei sportelli messi in ogni lato della stanza e ognuno di questi sportelli porta a un’altra stanza con altrettanti sportelli. Solo che alcune di questi luoghi hanno delle trappole mortali che rischiano di farli a pezzi ogni volta. I nostri protagonisti devono cercare un modo per sopravvivere a quel posto infernale, superare le varie trappole e trovare l’uscita. Sempre che un’uscita esista.

Non vedevo veramente l’ora di parlare di questo film canadese, più o meno da quando lo citai nella recensione di Meander. Uno dei motivi principali riguarda sicuramente il regista, Vincenzo Natali, un regista che in seguito ha creato e diretto pellicole davvero molto affascinanti (come ad esempio Cypher o Slice) e che molte volte viene fin troppo sottovalutato. Cube è il suo primo lungometraggio ed è anche l’opera che lo ha reso famoso, un’opera costata veramente poco (all’incirca 350 mila dollari) ma che, per come è stata diretta e impostata, sembra più imponente. E ora iniziamo con la recensione.

Il film parte subito bene, mettendo in scena un momento che è diventato oramai iconico, nel quale vediamo un uomo aggirarsi per quelle stanze e attivare una trappola, una rete con fili di metallo che lo trapassano e lo riducono in piccoli pezzi. Una scena stupenda non solo per gli ottimi effetti artigianali ma anche per come riesce a farci comprendere la pericolosità del luogo e facendoci immedesimare nelle atmosfere che da questo momento in poi saranno presenti. Dopo quel momento infatti ci spostiamo sui vari protagonisti che si ritrovano lì. Le loro reazioni sono di confusione e sgomento ed è da questo punto che vediamo come la regia di Natali sia ottima e si diversifichi da quella di molti altri.

Si respira un’aria quasi surreale, nei primi minuti il regista riesce a mostrare il disorientamento provato dai protagonisti grazie alla regia, con la camera da presa che si muove intorno a loro, che traballa, e con un montaggio molto veloce che passa da un personaggi all’altro, facendoci però capire lo svolgimento degli eventi. Quel senso di surreale non svanirà mai veramente, lo possiamo percepire anche osservando solo le dimensioni delle varie stanze che sembrano contemporaneamente più grandi e più piccole di quello che sono in realtà. In altri momenti la regia saprà descrivere perfettamente anche vari stati d’animo dei personaggi, soprattutto di sconvolgimento e dissociazione. Prendo per esempio una scena in cui Leaven è in primo piano mentre lo sfondo è sfocato e lo stesso vale per gli altri. Inoltre sembra quasi che la distanza tra lei e gli altri sia maggiore di quello che è veramente, mostrando ancora una volta come Natali sappia giocare benissimo con la profondità di campo.

La regia è ottima così come è ottimo il montaggio, capace di creare sequenze tese e altre in cui i protagonisti dovranno interagire tra di loro. Adoro anche le stanze, come sono sono fatte, con queste immagini di cubi che si ripetono e i loro colori. Ogni stanza infatti avrà una luce differente, alcune sono rosse, altre gialle, altre verdi e altre perfino bianche. Oltre ad apprezzare questo tipo di fotografia, mi piace che questi colori non siano messi a caso. Infatti quando si troveranno in una stanza con i colori calmi, come il blu, anche i personaggi saranno più rilassati, mentre quando saranno rosso si comporteranno in maniera agitata e paranoica. Quindi le luci mostreranno anche il loro stato d’animo. Ovviamente le trappole saranno molto interessanti e saranno tutte diverse e molto ingegnose nella loro semplicità. A livello tecnico è stupendo ma anche la sceneggiatura si dimostra molto solida.

La trama è molto semplice, l’idea di base è diretta e arriva subito al pubblico, con un gruppo di persone che devono sopravvivere e uscire da quella struttura. Quello che in questo caso riesce a convincere sono proprio i personaggi. Quando ci verranno presentati all’inizio, avranno tutti delle personalità ben precise che abbiamo già osservato in altre pellicole: ci sarà colui pronto all’azione e che sembra una brava persona, quello intelligente, quello che si comporta in maniera antipatica e così via. Personaggi che abbiamo visto numerose volte,  ma è qui che la pellicola cambierà le carte in tavola. Più andiamo avanti con la storia più vediamo che faranno scelte particolari, a volte scelte per niente condivisibili e pian piano vedremo la loro vera natura venir fuori e tutto quanto si ribalterà, ritrovandoci a fare il tifo per chi non sospettavamo. Questo rovesciamento della medaglia non avviene in maniera improvvisa ma gradualmente e tutto ciò non solo li renderà molto umani e realisti, ma conferirà loro anche diverse sfaccettature e una complessità inaspettata, oltre che rendere l’evoluzione degli eventi ancora più imprevedibili.
A tal proposito ho trovato molto interessante i ragionamenti che fanno per comprendere il funzionamento di quel posto (che riserverà ogni volta delle sorprese e piccoli colpi di scena) ma anche le idee che si fanno i personaggi sulla natura di quel luogo, su chi possa averlo costruito ma soprattutto il perché. Quindi abbiamo un perfetto equilibrio tra forma e sostanza ed è anche questo che rende il film stupendo.

Per concludere, Cube – Il cubo è un film davvero molto originale e straordinario. Un’idea di base molto semplice ma efficace che riesce a evolversi in maniera molto intelligente non solo per come la trama procede ma soprattutto per i personaggi che si dimostreranno molto più tridimensionali di quanto immaginassimo. Inoltre la regia è veramente ottima, capace di far provare certe sensazioni e di rendere il luogo più surreale e folle. Un grande cult che consiglio assolutamente!

Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!

[The Butcher]

28 pensieri riguardo “Cube – Il cubo

  1. One of those films behind closed doors that play on the economy of means. It could have been a “Twilight Zone” storyline, Natali makes it an excellent horror B series. On the other hand, unlike you, I find that Natali did not confirm his talent so much afterwards. In any case, another very good article!

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