Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo cambiato argomento e, dopo diverso tempo, siamo tornati a parlare di letteratura con un’opera fantasy italiana che mi ha stupito parecchio, Malena senza sonno di Daisy Franchetto. Malena ha avuto da poco un aborto spontaneo che l’ha portata a cadere in una profonda depressione e per questo si isola da tutto e da tutti. Poco tempo dopo nel condominio di Malena arriva Errante, uno strano uomo che ha il compito di trovarla. Infatti Malena è scomparsa e tutti gli abitanti del condominio sono stati uccisi dalle Crisalidi, creature mostruose anch’essi alla ricerca della donna. Con l’aiuto di Custode, Errante inizierà un viaggio onirico e folle nelle memorie di Malena, alla ricerca di lei ma anche di sé stesso. Ero rimasto affascinato dalla trama di questo libro, dal fatto che fosse un fantasy italiano e per il fatto che tratti di un argomento delicato e poco conosciuto con grande intelligenza ed empatia. Il libro riesce a sorprendere per l’ottima scrittura dell’autrice e anche per come, attraverso il fantasy, sia stato trattato quest’argomento, dimostrando una grande maturità e conoscenza e i viaggi che Errante e Custode compiranno in questi mondi onirici e follie, scoprendo sempre di più chi sia Malena e la sua sofferenza. Il viaggio sarà un altro elemento che risulterà vincente e convincete così come la storia, capace di lasciare forti emozioni. Lo consiglio assolutamente!
E vi consiglio di recuperare anche l’articolo che Fran ha scritto, dedicato al libro di Ico, probabilmente uno dei videogiochi più importanti della storia. Una lettura davvero interessante e che trovate QUI.
Questa volta torniamo a parlare di cinema e per la precisione facciamo un salto nel tempo negli anni ’40. Parliamo di un film che riesce ad affascinarmi ogni volta che lo vedo e in cui sono presenti attori che ho sempre ammirato e, soprattutto, è un’opera diretta da un regista eccelso.
Ecco a voi La Iena (The Body Snatcher), pellicola thirller horror del 1945 scritta da Philip MacDonald e Carlos Keith (pseudonimo per Val Lewton), diretta da Robert Wise e tratta dal racconto Il trafugatore di salme di Robert Louis Stevenson.
Trama:
Siamo a Edimburgo nel 1831. Il dottor Wolfe MacFarlane (Henry Daniell) è un rinomato chirurgo e un famoso docente di anatomia. Un giorno la signora Marsh (Rita Corday) lo prega di operare sua figlia Georgina (Sharyn Moffett), rimasta paraplegica dopo un incidente. Il caso è molto interessante, ma il dottore rifiuta per i suoi impegni da docente. Donald Fettes (Russell Wade), l’assistente di MacFarlane, si affeziona a questo caso e alle due ragazze e cercare di convincere il dottore a eseguire l’operazione. MacFarlane però non accetta, dato che l’intervento è troppo rischioso, soprattutto senza materiali su cui sperimentare ossia i cadaveri. Ed è così che Fettes fa la conoscenza di John Gray (Boris Karloff), un vetturino che trafuga le tombe per dare i cadaveri al dottore per le sue lezioni ed esperimenti. Fettes chiederà il suo aiuto ma scoprirà il lato oscuro di Gray e MacFarlane e del loro terrificante legame.
Penso che molti abbiano sentito nominare Robert Wise, un regista incedibile, un’artista che adoro e che ha creato opere impressionanti come Gli Invasati, West Side Story, Andromeda, Tutti insieme appassionatamente, il primo film di Star Trek. La lista è molto lunga e queste sono tutte opere che meritano di essere recensite. Qui parliamo di uno dei suoi primi film, una pellicola horror affascinante che tra le altre cose aveva due mostri sacri come Boris Karloff e Bela Lugosi, quest’ultimo nel ruolo di Joseph. Karloff ai tempi aveva abbandonato l’Universal, visto che non voleva essere sempre associato al mostro di Frankenstein e per questo firmò un contratto per tre film con RKO Radio Pictures. Purtroppo Bela Lugosi, l’interprete di Dracula e un grandissimo attore, in questo film ha una parte secondaria e per una buona ragione. Tempo addietro l’attore aveva subito diverse operazioni per problemi di sciatica e in quel periodo divenne dipendente dalla morfina (che gli veniva somministrata molto in ospedale). Quindi faceva molta fatica a recitare e con il passare del tempo i ruoli per lui divennero sempre meno. Dopo questa introduzione, parliamo del film.
Questo è il terzo lungometraggio di Robert Wise ma, fin da qui, il regista dimostra di avere enormi capacità registiche soprattutto nella messa in scena e nelle atmosfere. Per quanto riguarda la regia, Wise si concentra molto sui personaggi e sui loro rapporti, senza perderli mai di vista. Il regista sa come rendere interessante una storia simile e soprattutto come riuscire a creare scene che lasciano il segno. Prendiamo come esempio tutte le volte che Gray entra nello studio del dottore con un cadavere sulle spalle o, meglio ancora, la scena dell’omicidio della mendicante dove vediamo la ragazza cantare e dirigersi verso un arco, sparendo nell’oscurità, e Gray che la segue con la sua carrozza, sparendo con lei, e infine sentiamo la voce della ragazza interrompersi in maniera brusca. Una scena che lascia lo spettatore impressionato anche se non vediamo avvenire l’omicidio. Ricordiamoci che ai tempi c’era una feroce censura, ma fortunatamente registi come Wise sapevano come mettere in scena l’orrore senza mostrarlo, ossia con una costruzione intelligente della tensione e la scena con la mendicante ne è un perfetto esempio.
Il film ha una grande profondità di campo che permette allo spettatore di immergersi perfettamente nell’ambientazione ottocentesca di Edimburgo, delle volte costruendo alcuni luoghi nei set. L’ambientazione è ottima, ma ciò che lascia stupiti è la fotografia, una fotografia che ha forti elementi espressionisti. Adoro i diversi giochi di luce qui presenti e il forte contrasto tra luci e ombre, specialmente di notte, che valorizzano l’ambiente e aiutano, grazie anche alla regia, a costruire un’atmosfera lugubre, sporca e ricca di tensione. Il lato tecnico è superbo così come lo è la storia e i suoi personaggi.
Tutto ruota intorno ai ladri di cadaveri, andando perfino a parlare di Burke e Hare, ma soprattutto ruota intorno ai personaggi. Rimaniamo interessati a tutti loro, nessuno viene dimenticato e nessuno di loro alla fine risulta marginale o poco caratterizzato. Perfino la moglie di MacFarlane, Meg (Edith Atwater), che sembrava il classico personaggio preoccupato per il marito, riesce a sorprendere mostrando di conoscere in maniera profonda il tremendo legame tra il marito e Gray, probabilmente anche meglio dei due. Tutti quanti sono interessanti a partire da Fettes, un uomo che adora la scienza ma che possiede anche dei forti valori morali ed etici, fino ad arrivare alla piccola Georgette, spaventata per la sua situazione, ma anche molto coraggiosa.
Anche i rapporti tra di loro sono costruiti molto bene ma quello che riesce a catturare l’attenzione è quello tra MacFarlane e Gray. Fin dalla prima volta che appaiono in scena insieme, capiamo che i due si conoscono molto bene. Lo vediamo dal comportamento teso e spaventato del dottore, che perde la sua compostezza e la sua freddezza, mentre Gray lo prende in giro, lanciandogli frecciatine che rivelano piccoli dettagli. Tra i due c’è un accordo riguardante i cadaveri che Gray trafuga, ma anche qualcosa di più, qualcosa legato al loro passato e che li tengono uniti nonostante il dottore non voglia. Questo rapporto malato verrà mostrato bene grazie ai personaggi, mettendo alla luce come Gray abbia un enorme controllo su MacFarlane e come sembri non voglia proprio lasciarlo andare. E Gray è sicuramente uno dei personaggi migliori della pellicola, un personaggio inquietante e caratterizzato bene, portato in scena ottimamente da un grande Boris Karloff.
Purtroppo ai tempi il film subì delle pesanti censure sia in America che in Inghilterra. In quest’ultimo caso ad esempio vennero completamente rimosse tutte le parti inerenti a Burke e Hare (non volevano che si sapesse) e in entrambi i casi furono tagliate le scene in cui i personaggi spiegavano certi elementi macabri (anche se non veniva mostrato nulla). Fortunatamente il film ebbe un buon successo e ancora oggi viene ricordato e riconosciuto sia dalla critica che dagli amanti del cinema.
Per concludere, La Iena è un film straordinario, tecnicamente incredibile e con dei personaggi ben costruiti e indimenticabili. Un’opera che riesce a trasmettere la tensione grazie a una messa in scena ottima e a una fotografia espressionista curata. Un film che tuttora a mio avviso è moderno e che consiglio a tutti di vedere.
Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!
[The Butcher]
I have this one on dvd. It’s a great exemple of the gothic RKO style. I’ve seen it a long time ago but yout review brings me back to the darkness of the movie. I remember Karloff as a corpses smuggler, very frightning character. But Lugosi has totally disappeared of my memory. I must see it once more.
It is indeed q great movie that still surprise. Directed very well and with an amazing atmosphere. It’s a movie i always recomend when I talk about Karloff and some really good gothic movies.
Un grande classico, complimenti per la scelta
Ti consiglio, se ti può interessare sempre il genere e il contesto, il film del 2010 “Ladri di Cadaveri – Burke & Hare” con Pegg e Serkis nei panni dei celebri trafugatori scozzesi di corpi.
Grazie per il complimento.
E sì, ho visto Ladri di Cadaveri e l’ho trovato davvero ottimo. La critica lo ha sottovalutato parecchio a mio parere.
Non so perchè wordpress non mi accetta il ” il Mi Piace”. Complimenti
Non preoccuparti e grazie per i complimenti!
Non nso perchè wordpress non mi accetta il “Mi piace”. Complimenti
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[…] nel passato e per la precisione negli anni ’40, con un film horror davvero affascinante ossia La Iena di Robert Wise. Siamo a Edimburgo nel 1831 e una madre prega un noto chirurgo di operare sua figlia, paraplegica […]