Spy Kids 2 – L’isola dei sogni perduti

Spy Kids è stato un film che sorprese tutti. Un film di fantaspionaggio per famiglie con un’ironia molto divertente e in certi punti anche molto intelligente, che riusciva a mischiare elementi da spy story ad altri folli e grotteschi usciti dalla mente di un bambino. Un film che venne apprezzato tantissimo sia dalla critica che dal pubblico. E da un successo simile era ovvio che sfornassero un seguito. E da qui ho deciso di recensire anche gli altri capitoli di questa saga, anche se probabilmente cercherò di evitare il quarto capitolo (sì, perché c’è anche un quarto capitolo) e lo eviterò perché è non solo il punto più basso degli Spy kids, ma anche uno dei punti più bassi della filmografia di Rodriguez. Per il momento direi di concentrarci su questo capitolo.
Ecco a voi Spy Kids 2 – L’isola dei sogni perduti (Spy Kids 2 – The Island of Lost Dreams), film di fantaspionaggio e avventura del 2002, diretto, scritto, prodotto, montato, fotografato, scenografato e musicato da Robert Rodriguez (Rodriguez, ti prego, riposati).

Trama:
Carmen (Alexa Vega) e Juni (Daryl Sabara) sono diventati delle spie a tutti gli effetti e tra i migliori dell’OSS, ma sono sempre in gara con altre due spie molto in gamba, Gary (Matt O’Leary) e Gerti Giggles (Emily Osment).
I protagonisti partecipano all’inaugurazione del nuovo direttore dell’OSS, evento importante perché credono che loro padre Gregorio (Antonio Banderas) verrà scelto di sicuro e quest’ultimo ci tiene molto a ciò. A sorpresa di tutti però viene scelto Donnagon Giggles (Mike Judge), il padre di Gary e Gerti. Dopo il brindisi per la vittoria, tutti gli adulti cadono addormentati, dato che il loro vino era stato narcotizzato, e i ragazzini scoprono che i camerieri sono in realtà degli infiltrati che vogliono il camuffogeno, un prototipo in mano al presidente degli Stati Uniti d’America (anche lui presente all’inaugurazione e interpretato da Christopher McDonald). Gli spy kids tentano di fermare i camerieri ma, per via dello scontro tra Juni e Gary, quest’ultimi riescono a portare via il prototipo. Juni viene così licenziato, ma Carmen decide di partire insieme a lui per recuperare il camuffogeno e ripristinare Juni nell’OSS. Dovranno però fare a gare con i fratelli Giggles e sopravvivere su un’isola misteriosa.

Quando ero piccolo, il secondo capitolo degli Spy Kids era il film dedicato a questi personaggi che ho visto sicuramente di meno. Il primo e il terzo invece li ho guardati parecchie volte. Non so il perché, ma in televisione mandavano in onda spesso quei due, mentre L’isola dei sogni dimenticati lo hanno trasmesso davvero poco. Forse perché dei tre questo capitolo è quello che ha guadagnato di meno o perché la programmazione televisiva era terrificante ai tempi (cosa che mi pare non sia cambiata poi tanto oggi). Fatto sta che riguardare questa pellicola dopo tanto tempo mi ha fatto bene e ora ho delle idee molto chiare a riguardo.

Il primo Spy Kids era un film che metteva in scena dei concetti folli e intelligenti e in questo seguito c’era l’enorme pericolo di ripetere le stessa formula, senza aggiungere niente di nuovo o interessante. Fortunatamente non è stato così, anzi Rodriguez ha deciso sapientemente di cambiare le carte in tavola. Partiamo, come sempre, dai personaggi.

Ormai conosciamo alla perfezione Carmen e Juni, sono cresciuti e migliorati, hanno tantissimi pregi così come tanti difetti e riescono a reggere benissimo il ruolo di protagonisti, facendosi apprezzare molto.
La novità sono i due agenti rivali, Gary e Gerti. Il primo è la parodia del classico cattivo ragazzo affascinante che fa affascinare tante ragazzine (e infattine Carmen ha una cotta per lui) ma con i suoi lati buffi (la risata). Gerti diciamo che segue le orme del fratello, è una sbruffona quasi quanto lui ma, al contrario del fratello più grande, è più responsabile e soprattutto ha una maggior consapevolezza di ciò che è giusto e sbagliato. E comunque ha due code di cavallo che utilizza come le eliche di un elicottero. Solo per questo motivo per me è un personaggio che vince tutto. Inoltre la cosa molto importante è il rapporto che hanno con il padre e come ciò influisca tanto su di loro, ma su quest’ultimo punto non mi esprimo tanto.

Dei nuovi personaggi presenti mi sono piaciuti molto anche i nonni (Ricardo Montalbán e Holland Taylor), i genitori di Ingrid (Carla Gugino). Questi due (non hanno nomi, si chiamano solamente Nonno e Nonna) sono molto simpatici, hanno una personalità molto forte che dimostrano anche solo attraverso le loro parole e la loro presenza. E soprattutto non apprezzano Gregorio, non lo ritengono all’altezza della loro figlia e in più occasioni criticheranno il suo operato da spia (anche loro erano spie) e avranno delle interazzioni veramente stupende. Qui Banderas mi ha fatto divertire tantissimo, ha dei tempi comici azzeccati, gli scontri con i nonni soo il meglio e anche nello scontro finale darà prova di una grande energia.

Uno dei personaggi più interessanti è però il Dr. Romero, interpretato da un ottimo Steve Buscemi. Questo è un personaggio che vive da solo nell’isola di Leeke Leeke, l’isola in cui si svolgerà gran parte della storia, ed è nascosto lì da quando ha perso il controllo con gli animali che ha geneticamente modificato e ora ha paura di uscire. La sua è una paura intrigante e non è da prendere alla leggera. All’inizio le sue creature erano in miniatura ma per uno sbaglio sono diventate enormi e ora teme quel che ha creato. E la frase che dice a riguardo, una delle frasi più famose dei film di Spy Kids, racchiude perfettamente tutto questo:

Pensate che Dio rimanga in Paradiso perché anche lui ha paura di ciò che ha creato sulla Terra?

Un quesito molto profondo e affascinante soprattutto considerando che stiamo parlando di un film per famiglie. In questo caso il Dr. Romero ricorda un po’ il Dr. Frankenstein per il rapporto che ha con le sue creature, anche se la sua evoluzione sarà diversa.

I personaggi sono ancora uno dei punti forza della pellicola, ma lo stesso vale per la regia e la messa in scena. Tanti personaggi a cui Rodriguez riesce a dedicare il giusto tempo, senza mai rallentare il ritmo della pellicola e senza mai annoiare. Basta vedere l’inizio per capire come il regista non abbia perso lo smalto, dove c’è la prima scena d’azione nel folle parco dei divertimenti di Troublemaker studios (che tra l’altro è la casa di produzione di Rodriguez). Nella prima parte dei film ci vengono mostrate varie situazioni da film di spionaggio con i cattivi che cercano dispositivi capaci di mettere in ginocchio il mondo. E qui avremo nuovi gudget ancora più particolari ed esagerati del primo (come l’orologio che ti dice tutto tranne l’ora, quella cosa mi ha sempre fatto ridere). Però Rodriguez non ripete per niente le stesse situazioni del primo e quando i nostri personaggi arriveranno sull’isola di Leeke Leeke, la pellicola si trasformerà in un fantasy d’avventura.
I dispositivi qui non funzioneranno e i nostri giovani eori dovranno cavarsela con le loro forze, affrontando con le loro forze animali geneticamente modificati (che sono praticamente animali messi insieme come facevamo da piccoli nei nostri disegni fantasiosi) che sembrano usciti veramente da qualche storia fantasy. Oltre a queste creature stupende nel design, ci saranno anche scheletri viventi a protezione di un tesoro, come a sottolineare la nuova piega che ha preso la pellicola. Una cosa che però mi ha molto sorpreso, è il modo con cui sono state animate le creature. Perché se si nota bene, sembrano quasi fatte in stop-motion, anche se in realtà sono realizzate in CGI. Tutto ciò lo si deve all’animatore Gregor Punchatz. La cosa bella di queste animazioni è che ricordano moltissimo la stop-motion di Ray Harryhausen, famosissimo animatore ed effettista che ha plasmato creature stupende nel corso della sua carriera, ma che sono sicuro molti di voi ricorderanno per l’enorme contributo che diede nella realizzazione degli effetti speciali di Scontro di Titani. Facendo così Rodriguez dà alla pellicola un aspetto quasi retrò e riesce per giunta ad appassionare tutti, sia grande che piccini (e comunque la scena degli scheletri è un chiaro omaggio a Gli Argonauti del 1963, film dove ha curato gli effetti speciali in go-motion).

Questa volta alla colonna sonora ci saranno “solo” Robert Rodriguez e John Debney e riprenderà i toni del film precedente, quindi musiche da spionaggio con un tocco di latino unite al rock, al pop e all’indie rock. Ci sarà una nuova canzone di Floop (cantata sempre da Alan Cumming, che farà una piccola parte insieme a Mammolo) e anche una canzone pop cantata da Alexa Vega.

C’è solo un particolare, piccolo, piccolo, che mi ha fatto storcere il naso in questo film e sembra quasi una cosa che i film per famiglie sono costretti a fare: le scene con la cacca. Fortunatamente ce n’è soltanto una, che posso capire faccia ridere i più piccoli, ma a una certa età lascia abbastanza perplessi (e disgustati). Ed è una cosa che vedo in tante pellicole di questo genere e non capisco il perché.

Per il resto Spy Kids 2 – L’isola dei sogni perduti è un sequel favoloso che riprende perfettamente le tematiche e lo spirito del primo capitolo, riuscendo però a prendere una strada diversa e narrando qualcosa di veramente nuovo. Un film che in certi punti funziona pure meglio del primo e che, nonostante la grande quantità di CGI, è costato quanto la prima pellicola e ha messo in campo una quatità di fantasia incredibile. Un seguito stupendo che consiglio a tutti di recuperare.

Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!

P.S. Sì, c’è anche Machete interpretato da Danny Trejo in questo film!

[The Butcher]

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