Ah, era da un po’ di tempo che non mi capitava di uscire dal cinema dopo aver visto un film ed esserne pienamente soddisfatto.
Con questo film le mie aspettative sono state soddisfatte appieno e devo consigliarvelo assolutamente perché non posso permettere che una perla del genere passi inosservata.
Non so quando uscirà l’articolo (ce ne sono già altri pronti tra cui alcuni di Mike e Shiki), ma intanto vi parlerò di The Neon Demon, un thirller/horror del 2016 diretto da Nicolas Winding Refn.
Trama:
Jesse è una giovane aspirante modella che si trasferisce a Los Angels che cerca di sfondare nel mondo della moda. Qui conosce tre donne che diventano sue amiche ma che in realtà sono affascinate e allo stesso tempo gelose della sua bellezza e che cercheranno di fare di tutto per avere una parte di essa.
Se vi aspettate un film tranquillo e di facile comprensione allora questo non fa per voi. Richiede una certa concentrazione e soprattutto non aspettatevi momenti di luce o personaggi positivi. Di quest’ultimi ce ne sarà al massimo uno, tutti gli altri saranno molto negativi, quasi marci dentro. L’esempio lampante sono proprio due delle tre ragazze che diventano sue amiche. Queste due, che tra l’altro sono modelle, parleranno del loro corpo come se fosse della plastica da modellare (una di loro infatti si è rifatta completamente il viso) e non penseranno altro che alla bellezza esteriore. Quella interiore non vale niente
“Perché accontentarsi di carne scadente quando puoi avere carne fresca?”. Sarà questa una frase emblematica nel film (presente anche nel trailer) che dirà una delle modelle e sarà ciò che penseranno di Jesse, della nuova arrivata. Lei è molto giovane, pura, innocente e con una bellezza totalmente naturale. Saranno questi fattori messi insieme a colpire un magnate della moda e sarà anche questo evento ad accrescere la gelosia delle due modelle. Non sto parlando della terza donna, Ruby (interpretata da un’ottima Jena Malone) perché è un caso a parte e parlare di lei mi costringerebbe a fare spoiler per nulla gradevoli, ma posso dire che sarà la prima a conoscere Jesse e la prima a interessarsi parecchio alla sua persona.
Parlando della protagonista (interpretata da Elle Fanning), si può dire che inizialmente è effettivamente un personaggio positivo, una ragazza timida e innocente che si ritrova catapultata nella grande città di Los Angels e che vive momentaneamente in un Motel da quattro soldi gestito da un losco figuro, Hank (Keanu Reeves). Nella prima parte sarà una specie di angelo mentre nella seconda si accorgerà di ciò che vedono in lei le persone, della sua innocenza e della sua bellezza e da lì in poi il suo comportamento cambierà.
A livello narrativo sono rimasto colpito dal cambiamento che avviene nella seconda parte. All’inizio sembrerà un thriller atipico ma in seguito si trasformerà in un vero e proprio horror con elementi grotteschi. Dalla prima scena capiremo come andrà avanti il film, quale sarà il suo evolversi. Osserveremo gradualmente crollare la moralità di alcuni personaggi e in altri invece ne conosceremo la vera natura. E non parliamo poi della simbologia presente. Diciamo che in certi frangenti mi ha ricordato molto il buon vecchio David Lynch e il suo modo di fare cinema, ma in questo caso è stata una sorta di ispirazione e non un cercar di imitare il maestro.
Nel lato tecnico di forte impatto sono la regia e la fotografia (due componenti che adoro parecchio). Refn riesce a dare un tocco di classe al suo film con inquadrature precise e simmetriche che ci regalano scene veramente belle e difficilmente dimenticabili come ad esempio (scena presente anche nel trailer) quella in cui vengono inquadrate diverse aspiranti modelle e la protagonista che aspettano il loro turno per farsi prendere per un servizio fotografico e sono tutte al centro di una stanza bianca, immobili ad aspettare. Qui si percepisce bene la stranezza del momento, una scena semplice ma precisa e diretta bene che diventa grottesca nella sua immobilità. Realizzate egregiamente anche inquadrature con gli specchi. E non ce ne saranno poche, molte volte la protagonista (e i personaggi intorno a lei) verranno riprese attraverso gli specchi come a voler sottolineare in modo ancor più pesante quel concetto malato di bellezza.
E la fotografia non è da meno con un contrasto di colori blu e rossi che mi sono piaciuti tanto. Il blu che descrivono un senso di malinconia e di decadenza del mondo dove si svolge la vicenda mentre il rosso la violenza e la sensualità. Perfetto per descrivere a pieno il film e le sensazioni che suscita.
C’è chi l’ha definito un film troppo confusionario, chi invece ha disprezzato il modo di raccontare la sua storia. Posso dire che The Neon Demon ha il potenziale per diventare col tempo un cult e io ne sono rimasto molto colpito per i vari motivi che vi ho spiegato precedentemente. Diciamo che la strada che Refn ha intrapreso mi interessa molto, già con Solo Dio perdona aveva provato un nuovo stile rispetto a Drive e con The Neon Demon si è allontanato ancor di più. Sono curioso di vedere cosa farà in futuro e a che tipo di film vorrà dedicarsi.
Bene, la recensione finisce qui. Sarebbe bello poter discutere con voi sul film perché da come vedo ha diviso molte persone e vorrei sapere cosa ne pensate. Potrebbe nascere una discussione per niente male.
Alla prossima!
Aaah, volevo scriverci un post anche io :) il miglior film che ho visto quest’anno!
Lo stesso vale per me. Sarei curioso di leggere un tuo articolo a riguardo :)
Chi è Refn? E chi è The Butcher?
Il primo è uno dei registi più introversi ed interessanti in circolazione, un figlio di Lynch (hai ragionissima ad averlo citato anche tu!) e della poetica della violenza alla Takashi Miike (quella in cui l’efferatezza è una cifra stilistica che riesce a sposare il disagio sociale, il soft-core pecoreccio e il disgusto per le convenzioni, alternando i ritmi salienti del Teatro del Nō alle scazzottate), un mix del miglior Werner Herzog, un’amante delle geometrie d’immagine e dell’incomunicabilità; il secondo è un blogger dal cuore generoso, che non delude mai, che guarda i film con quell’apertura mentale che non si trovano mai sui siti ufficiali e nemmeno sulle pagine dei commentatori più blasonati, che scrive con un’incredibile umiltà, senza paroloni altisonanti e che soprattutto si mette in discussione moralmente ogni volta che apre una pagina o guarda una scena, con quello spirito critico e l’entusiasmo per il fantastico che si può trovare solo in chi legge manga o vede gli anime, che non condannano aprioristicamente un personaggio di una storia solo perché sta commettendo delle azioni aldilà della nostra etica comune ma aspetta di scoprire quali sfaccettature della trama l’autore ha preparato per il lettore o lo spettatore.
Tu, Butch, guardi i film come un bambino apre un regalo di Natale: curioso di scoprire cosa c’è dietro la carta e pronto ad entusiasmarti o a deluderti se ciò che vedrai non ti stupirà.
Ho detto tutto questo perché mi sento terribilmente simile a te per tantissime cose ed anche se di certo ci separano esperienze e tanti anni di età, mi sento rincuorato ogni volta che leggo un tuo pezzo.
Dopo aver volato attorno a questa recensione, ora ci atterro proprio sopra ed anche in modo ingombrante, come uno di quegli elicotteri militari che trasportano truppe, alzando un sacco di polvere, perché Nicolas Winding Refn è un artista che incarna quasi alla perfezione il mio ideale di cineasta: lo seguo da sempre ed ho amato ogni suo film, compresi quelli che hanno fatto schifo al grande pubblico (tanto da costringere il regista a cambiare persino il suo stile iniziale!), dalla bellissima trilogia di The Pusher, fino all’evoluzione del periodo americano, passando per quell’ordalia di sangue del fantastico Valhalla Rising.
Refn è stato immenso nel sapere strizzare l’occhio al pubblico nordamericano regalando un eroe tenebroso (un cavaliere solitario che salva una donzella in pericolo) con il premiato ed amatissimo Drive (lo adoro, sia chiaro), ma non ha rinunciato alla sua ricerca stilistica e lo ribadì dopo due anni con l’irriverente Only God Forgives (terribilmente imbarazzante leggere quella parte di critica che non si è accorta di come Refn li stava prendendo per il culo e che vide in quel film una caduta stile ed in questo ultimissimo The Neon Demon la conferma di questa perdita di credibilità… ragionamento comprensibile solo da parte di chi non ha visto null’altro di Refn e che si fida ciecamente del pensiero unico di quell’intellighenzia che premia esclusivamente il noir che insegue il fantasma perduto del cinismo con un fondo morale, come le favole degli uomini perduti ma con una scintilla di amore, dagli investigatori con impermeabile sgualcito e la cicca in bocca alla Humphrey Bogart, fino ai tiranni della galassia, venduti per sempre al lato oscuro, ma che alla fine della loro vita sanno trovare il lato buono nascosto dentro).
Refn ride di questi eroi, gli fa indossare una maschera di gomma prima di uccidere i cattivi, li fa morire, li fa divertire nel cancellare la speranza che il tutto abbia un’etica di fondo.
Leggiamo cosa dice il nostro blogger: “non aspettatevi momenti di luce o personaggi positivi. Di quest’ultimi ce ne sarà al massimo uno, tutti gli altri saranno molto negativi, quasi marci dentro”. Perfetto.
L’assenza di moralità e la violenza sono per Refn quello che per Fellini era la memoria e la spiaggia.
Un pezzo, questo tuo, Butch, su cui metterei con orgoglio la mia firma, fingendo di averlo scritto io.
Mi sento veramente onorato a leggere questo tuo commento sono felice di sapere che è questo che trasmetto ogni volta che scrivo un articolo. Ti ringrazio di cuore. Parlando invece di Refn e dei suoi lavori mi sto seriamente chiedendo che tipo di film piaccia veramente alla critica. Per esempio The Neon Demon a Cannes è stato fischiato e criticato tantissimo eppure è una di quelle pellicole che si possono definire cinema puro. Un film con un’estetica sublime con personaggi che non vogliono essere apprezzati. Chissà cosa avranno visto i critici.
Prima o poi ci incontreremo a Lucca e faremo quattro chiacchiere con anche Shiki e sarà bello!
Sui critici, Butch, la verità è che sono divisi in categorie e schieramenti: pensa che per decenni ai David non vinceva un film davvero degno, per colpa di quella corporazione di vecchi coglioni che si leccavano il sedere a vicenda, premiando gli stessi autori ogni anno… poi arriva Sky che promuove l’edizione 2016 e si porta dietro la critica più libera (che è poi quella che ascolti anche in Tv, quando a parlare è un signore dallo spirito aperto e davvero conoscitore di cinema come Gianni Canova… sua la selezione dei cult e la mervigliosa lezione di cinema con ospite Refn stesso), così vince un bellissimo film come Jeeg (tra l’altro da te ottimamente recensito a suo tempo!).
Mi piace infine la tua definizione di “cinema puro” che hai usato per The Neon Demon… adesso la trasformo in “cinema allo stato puro” e la userò in uno dei mie prossimi post…
…uno dei tuoi prossimi post che non vedo l’ora di leggere.
Ciao! Ogni tanto torno, a volte leggo e non commento ma non me ne sono ancora andata XD.
Ora sto leggendo alcuni vostri vecchi post, ho visto tanti film interessanti e me li sto segnando pian piano xD . Come state?? Un mega salutone! Killer
Noi due stiamo bene. Ultimamente siamo stati un po’ impegnati ma ora abbiamo del tempo per dedicarci al blog. E invece tu? Come stai?
Bene anch’io e idem sugli impegni xD, negli ultimi tempi ho avuto un sacco di cose da fare, soprattutto per l’università, però ho sempre piacere leggervi e a volte un salto qua lo faccio più che volentieri, sebbene mi spiaccia non essere più presente come una volta. Buona serata! K.
Non devi dispiacerti, è sempre un piacere parlare con te :)
Urka! M’è sfuggito! Devo vederlo assolutamente.
Non l’hanno pubblicizzato tanto purtroppo. E in sala l’hanno tenuto poco. Vale la pena vederlo.
Infatti. Grazie per la segnalazione
[…] tempo fa quando scoprii Nicolas Winding Refn, proprio grazie a Pusher (il suo primo film) e poi The Neon Demon, quest’ultima una pellicola che mi colpì particolarmente. Seguo il regista da un po’ e […]