I Robinson – Una famiglia spaziale

Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo continuato ancora una volta con la maratone Disney, giungendo al loro 46° classico e, purtroppo, al loro peggior film animato ossia Chicken Little. Chicken Little è un polletto di campagna che un giorno lancia l’allarme generale, causando il panico nella sua cittadina. Lui dice che il cielo sta crollando ma nessuno gli crede e per un anno intero viene deriso da tutti. Per cercare di riallacciare il legame con suo padre, Chicken Little decide di entrare nella squadra di baseball. Le cose prenderanno una piega inaspettata quando però scoprirà la presenza degli alieni. Questo film non funziona molto bene a livello tecnico, dove il ritmo fin troppo frenetico e le animazioni esagerate tendono a rendere il tutto confuso, nonostante gli sfondi siano invece molto belli. La sceneggiatura è il vero problema con tanti generi che non riescono ad amalgamarsi tra loro, cambi di trama improvvisi e senza senso e di base una storia poco solida. Ciò che si salva è il rapporto padre-figlio che Chicken Little cerca di risanare, unica parte fatta veramente con maturità. Per il resto il film è una grande delusione.
Passiamo ora al 47° classico Disney, un’altra opera fatta in digitale, un altro tentativo dello studio con questa tecnica dove però fu John Lasseter, il fondatore della Pixar, a coprire un ruolo importante, ma ne riparleremo in seguito.
Ecco a voi I Robinson – Una famiglia spaziale (Meet the Robinsons), pellicola animata del 2007 scritta da Stephen Anderson, Michelle Bochner, John Bernstein, Nathan Greno, Don Hall, Joseph Mateo e Aurian Redson e diretta da Stephen Anderson.

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Trama:
Lewis (Daniel Hansen) è un ragazzino di dodici anni che vive nell’orfanotrofio gestito da Mildred (Angela Bassett) dopo che sua madre l’ha abbandonato lì in fasce. Lui è un ragazzo molto intelligente che continua a inventare numerosi macchinari che però si rivelano fallimentari e per la sua particolarità nessuno lo adotta. Stanco di essere rifiutato, Lewis decide di inventare uno Scannare Mnemonico, un’apparecchio capace di visualizzare i ricordi della sua memoria e così ritrovare l’immagine di sua madre che vide da neonato. Finalmente riesce a completarla e cerca di presentarla alla Fiera della Scienza ma qui un ragazzino di nome Wilbur Robinson (Wesley Singerman), che afferma di venire dal futuro, lo mette in guardia su uno strano Uomo con la Bombetta (Stephen Anderson). Quest’ultimo sabota il progetto di Lewis, creando scompiglio, e nel caos generale ruba il macchinario. Lewis crede che la sua invenzione sia stato l’ennesimo fiasco ed è pronto a rinunciare alle sue creazioni. Wilbur tenta di convincerlo, dicendo che lo Scanner è stato sabotato e, per dimostrargli che dice il vero su tutto, lo porta nel 2037 con la macchina del tempo. Qui Lewis scopre che esistono due macchine del tempo e una di queste è stata rubata dall’Uomo con la Bombetta, il quale sembra avercela con lui. Quindi devono recuperare l’altra macchina del tempo e fare in modo che il progetto di Lewis funzioni, ma quest’ultimo ha altri piani.

Questo film è poco ricordato, anche ingiustamente, e penso che i motivi siano sicuramente il flop che fece al botteghino ma anche il fatto che uscì in un momento in cui la Disney aveva veramente una forte crisi d’identità. Inoltre quest’opera per certi versi venne molto criticata ma queste critiche effettivamente erano meritate? Lo scopriremo subito, ma prima partiamo con la produzione.

La produzione del film partì nel 2004 e inizialmente doveva essere animato tradizionalmente, per poi passare al digitale, soprattutto dopo l’uscita de Gli Incredibili e aver visto come erano stati animati e modellati i personaggi umani. Il film è tratto dal libro illustrato per bambini A day with Wilbur Robinson, inedito in Italia, di William Joyce, un libro in cui Wilbur faceva conoscere a Lewis la sua bizzarra famiglia. Praticamente questo libro rispecchia la parte centrale della pellicola ma la Disney, giustamente, non poteva trarre una storia da qualcosa di così piccolo e risicato e decise di ampliarla con l’aggiunta dei viaggi nel tempo. Alla regia finì Stephen Anderson, un animatore che insistette molto per dirigere quest’opera in quanto, essendo lui stesso orfano, si sentiva molto legato a Lewis. In tutto ciò e durante la sua produzione, la Disney fece una mossa importante: comprò la Pixar. E con questa mossa fecero anche in modo che John Lasseter divenisse capo della Walt Disney Feature Animation (e pensare che anni prima fu licenziato dalla Disney stessa). Qui decise di cambiare il nome in Walt Disney Animation Studios e, sia benedetto, decise di mettere un freno ai sequel home video dei classici Disney. Inoltre cambiò il logo mettendo alcuni secondi del famoso corto animato Disney Steamboat Willie. E ovviamente apportò diversi cambiamenti alla pellicola, arrivando a scartare più del 60% del film, aggiungendo vari elementi come ad esempio Tiny il T-Rex, cambiando il villain e, cosa più importante di tutte, inserì la bombetta robotica, Doris.

Parlando del lato tecnico, possiamo dire che a livello di ritmo il film funziona decisamente meglio di Chicken Little, soprattutto nel modo in cui riesce a unire i diversi generi, anche se nella parte centrale si riscontrano dei problemi. Il film inizia in maniera molto drammatica e malinconia con la madre di Lewis che lo lascia all’orfanotrofio, per poi passare a Lewis che continua a inventare e sperimentare fino ad arrivare all’elemento fantascientifico. Tutti questi momenti funzionano bene, sono uniti insieme con grande equilibrio e, grazie al ritmo, non stonano. Il problema arriva quando Lewis incontra i Robinson. In questa parte sarà l’elemento comico a farla da padrone con alcune gag anche molto simpatiche. Il problema è che tutta questa parte è veramente lunga, rischiando a volte di perdersi, e talmente intrisa di momenti comici da risultare caotica. Qui arriva il punto debole della storia e probabilmente anche uno dei tentativi della Disney di prendere spunto dalle commedie animate di quegli anni.

Un altro difetto riguarda i modelli dei personaggi. La Pixar con Gli Incredibili aveva fatto enormi passi da gigante e ancora oggi quel digitale risulta di grande qualità. Qui invece non sono riusciti a inserire tutti quegli elementi caratteristici, come ad esempio la pelle translucida o altri piccoli dettagli, rendendoli di fatto gommosi alla vista (e bisogna pensare che in quell’anno uscì quel capolavoro di Ratatouille). In compenso però adoro il loro design che prende forte ispirazione dal vestiario fantascientifico anni ’50 (che adoro molto) e rendendoli esagerati ma senza strafare troppo, come ad esempio Tallulah Robinson (sempre Stephen Anderson) con quel grosso copricapo a forma di grattacieli, il vestito bianco e nero e rollerblade a forma di automobili. E anche la città futuristica si dimostra molto bella e splendente, con queste linee morbide e le forme rotonde. In questo caso la gommosità ha aiutato a dare questa impressione, anche se immagino in maniera involontaria. E adesso passiamo alla sceneggiatura.

I personaggi sono sinceramente simpatici e divertenti come appunto la famiglia Robinson che, anche se non sono riusciti ad approfondirli, si dimostrano molto uniti tra loro, con una buona dose di stravaganza, follia e affetto, riuscendo a trasmettere il senso di famiglia. Lewis inoltre si dimostra un protagonista ottimo con comportamenti che ho trovato sinceri e realisti. Lui è un genio pieno di determinazione, ma in quest’occasione lo vediamo farsi prendere dalla rabbia, dalla frustrazione e dai dubbi. Lui è stato rifiutato innumerevoli volte e la sua ultima invenzione, lo Scanner dove ha messo tutto sé stesso, ha fallito e lui si ritrova stanco e furioso di questi continui fallimenti. Proprio grazie al suo personaggio si dipana una delle tematiche principali del film: il fallimenti. Il modo in cui ciò viene mostrato è certamente semplice ma allo stesso tempo intelligente. I fallimenti vengono visti come qualcosa di necessario alla crescita dell’individuo, non sono qualcosa di cui avere vergogna e non rappresentano la fine, sono un modo per apprendere e, come dicono spesso nel film, andare sempre avanti. Questo è un discorso tra l’altro che si riallaccia anche al villain del film, L’Uomo con la Bombetta, e alle sue motivazioni (e qui non posso andare avanti o rischio di fare spoiler). Inoltre apprezzo la delicatezza con cui si tratta della tematica di essere orfano, trattato con cura, mostrando anche i dubbi e le incertezze del diretto interessato e dei motivi per cui non viene accettato dalle altre famiglie, il tutto senza essere melenso. Qui immagino che la sensibilità del regista sull’argomento sia stata fondamentale e abbia aiutato alla sua realizzazione.

Per concludere, I Robinson – Una famiglia spaziale non è certamente tra i migliori film della Disney, ma rimane sempre un’opera molto valida, divertente, simpatica e con delle belle idee che riesce a trattare certi argomenti con cura attraverso la storia e i suoi personaggi. Un film che sinceramente meritava di più e che vi consiglio di recuperare.

Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!

[The Butcher]

30 pensieri riguardo “I Robinson – Una famiglia spaziale

  1. Sai che questo mi manca completamente? Non ne conoscevo neppure il titolo, tanto meno la trama. proprio mai sentito né visto. Dopo la tua recensione, che mi ha incuriosito, cercherò di recuperarlo. Grazie!

    1. Secondo me ti sorprenderà assai. Magari a livello tecnico non è incredibile (la Disney ancora stava cercando la propria strada con il 3D) ma la storia è divertente e molto più profonda di quanto si possa credere. Uno di quei film che merita di essere ricordati e spero che ti possa piacere.

  2. Questo film lo faccio rientrare nella “cinquina” dei classici dimenticati, in alcuni casi dimenticabili, altri, come in questo caso, hanno avuto un insuccesso non troppo giustificato. Come ben dici, non è un capolavoro e ci sono diverse mancanze, ma risulta comunque un film godibile, con vari momenti apprezzabili. Inizia un’epoca di transizione che partirà de facto fra due film e, inaspettatamente, animato tradizionalmente.

    1. Per me è ingiustamente dimenticato, visto i messaggi positivi che manda, ma posso anche capire perché, come hai anche specificato tu, siamo ancora in una fase di transizione. Inoltre questi purtroppo fu anche un grande flop, mentre Chicken Little e in seguito Bolt ebbero un piccolo successo. E hai anche ragione nel dire che la Disney ritornerà veramente con La principessa e il ranocchio, tra le altre cose uno dei miei classici preferiti e anche quello un film che meritava molto ma molto di più. Non vedo l’ora di arrivarci, ma per il momento il prossimo articolo sarà su Bolt.

        1. Se ti interessa la recensione di Bolt uscirà questo fine settimana. Per La principessa e il ranocchio invece bisognerà aspettare parecchio. E infatti sai che ancora non ho ben capito perché quel film ricevette così tante critiche? A mio avviso era la strada perfetta e aveva un ritmo straordinario. Aveva tante canzoni che però tenevano il ritmo e non erano neanche lunghe.

            1. Sottostimata? Stereotipata? Ma se lei è una delle protagoniste Disney più interessanti! Lei ha un sogno, ma è anche una persona pragmatica che ha faticato tanto nella sua vita e si è impegnata come nessuno. E poi è lei a sconfiggere il villain. Quindi non capisco queste critiche.

                1. Diciamo che qui però il sogno americano viene messo sotto un’ottica anche più realistica. Perché nonostante il duro lavoro il sogno di Tiana stava per andare in frantumi per via di persone senza scrupoli. Alla fine infatti riesce a realizzare il proprio sogno non solo con le sue forze ma anche con l’aiuto delle persone che ha incontrato sul suo cammino. Perché se non fosse stato anche per gli altri, lei non avrebbe mai realizzato il suo sogno. E anche questo mi pare qualcosa di molto bello, onestamente quel concetto di sogno americano anni ’80 non era presente qui, anzi veniva messo sotto un’ottica quasi più reale.

                    1. Indubbiamente. Mi fa piacere vedere comunque che anche a livello mainstream stiano riflettendo molto su questo concetto di sogno americano e su come il tutto non sia così semplice e meraviglioso.

  3. I robinson aveva una buona trama e i personaggi erano scritti bene, ma l’animazione un po penalizzava la storia e il tutto.

    Adoro il cameo al doppiaggio di Mucciaccia (nella versione originale era Tom Selleck, che appariva con una foto da Magnum P.I)

    1. Sì, il digitale purtroppo non è dei migliori ma i personaggi e la storia salvano tutto e danno dei messaggi con grande forza. E adoro anch’io il campo di Mucciaccia e immagino che in diverse nazioni abbiano aggiunto le loro guest star.

  4. “Il film inizia in maniera molto drammatica a malinconia con la madre di Lewis che lo lascia al”

    questo è uno dei film che nn ho mai visto, ma che conosco di fama; anzi, mi ricordo che era super pubblicizzato sul topolino

    1. Allora spero vivamente che possa essere un’ottima esperienza per te! Certo, il digitale non è dei migliori e risulta plasticoso, ma la storia è davvero ottima e con un bel messaggio.

  5. RIcordo che all’epoca ha avuto anche poca promozione, infatti in sala eravamo davvero pochi a vederlo. Io lo trovo una genialata e con alcuni momenti davvero epici, il cattivo ben sviscerato psicologicamente e l’animazione molto buona.

    1. E’ un film migliore di quanto possa pensare, ha la sua profondità e apprezzo molto come tratta la tematica del fallimento. L’unico vero difetto è il tipo di 3D un po’ troppo plasticoso, ma la storia è veramente bella.

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