Il traditore (2019)

Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo siamo tornati a parlare di animazione e siamo tornati dalla DreamWorks ma, a differenza del solito, ho deciso di fare un articolo che contenesse quelli che purtroppo considero le opere peggiori di questo studio, non tanto per la loro bruttezza quanto per il vuoto che lasciavano: Turbo, Trolls e Trolls World Tour. Senza parlare delle loro trame, nel primo caso ci troviamo davanti a un film senza alcun guizzo artistico a livello registico e di design, con un ritmo abbastanza lento. La storia inoltre fa fatica a partire ma soprattutto fa fatica a svilupparsi bene e in certi casi si va avanti quasi per forzature. Trolls invece aveva già qualche idea registica migliore e interessante ma purtroppo è un film per bambini che non li tratta bene in quanto gli propina una storia infantile e superficiale specialmente nel modo in cui trattano il tema della felicità a tutti i costi che tende a essere insopportabile. Trolls World Tour ha tutti i difetti del primo ma peggiori. Ha delle cover di canzoni cult che sono veramente indegne ed è un film molto vuoto nonostante presenti un enorme mondo pieno di Troll che non rimangono impressi e non aggiungono niente di veramente nuovo. E anche qui la tematica principale è superficiale e ci viene più detta che mostrata. Purtroppo in futuro penso che farò un altro articolo sui peggiori film animati della DreamWorks e onestamente mi dispiace perché adoro questo studio.
Torniamo così a parlare di film live-action e ancora una volta rimaniamo in Italia per parlare di opere che meritano di essere conosciute e in questo caso discuteremo di un film veramente importante non solo per come è diretto ma soprattutto per quello che ci racconta.
Ecco a voi Il traditore, pellicola drammatica e biografica del 2019 scritta da Marco Bellocchio, Ludovica Rampoldi, Valia Santella, Francesco Piccolo e Francesco La Licata e diretta da Marco Bellocchio.

Trama:
Siamo in Sicilia il 4 settembre 1980, Cosa Nostra gestisce il traffico mondiale della droga ed è divisa nella Cosa Nostra palermitana, quella vecchia, e nella Cosa Nostra corleonese, quella nuova, ed entrambi gli schieramenti tentano di mantenere rapporti di amicizia ma in realtà hanno una relazione fatta di rivalità e odio. In questo clima teso Tommaso Buscetta (Pierfrancesco Favino), un boss della mafia palermitana, capisce che potrebbe esplodere una guerra e decide di andarsene in Brasile insieme a sua moglie Maria Cristina (Maria Fernanda Cândido). Poco dopo infatti i corleonesi iniziano a uccidere i membri della mafia palermitana tra cui alcuni membri della famiglia di Buscetta. Intanto la polizia brasiliana scopre l’identità di Tommaso e lo cattura e, dopo qualche anno, riescono a estradarlo in Italia, dove potrebbe finire facilmente sotto il mirino dei corleonesi e di Totò Riina (Nicola Calì). Ed è qui che interviene il giudice Giovanni Falcone (Fausto Russo Alesi) che gli propone di collaborare con la giustizia. Inizialmente Buscetta rifiuta perché andrebbe contro il suo codice d’onore ma, alla fine, si decide a parlare, diventando uno dei primi collaboratori di giustizia della storia.

Lo dico fin da subito ma questo film, per gli argomenti che discute e per il modo in cui lo fa, meriterebbe assolutamente di essere visto perché mostra con grande chiarezza una pagina molto importante della nostra storia e che, purtroppo, non si è affatto conclusa. Quindi, senza perdere tempo, iniziamo con la recensione.

Partendo dal lato tecnico, fin da subito vediamo come la regia di Bellocchio sia sempre di grande qualità e sa benissimo come costruire la messa in scena. Anche all’inizio con le due fazioni di Cosa Nostra che festeggiano insieme si può notare una certa tensione attraverso sguardi furtivi e altri piccoli dettagli. Inoltre in questa prima sequenza nella villa ci vengono mostrati tantissimi personaggi che fanno parte di entrambi gli schieramenti e che rivedremo in futuro. Subito dopo inizia la carneficina nei confronti della vecchia mafia da parte dei corleonesi e ho apprezzato come queste uccisioni siano state girate in maniera diretta e rapida, fredda, a parte qualche caso in cui i corleonesi si sono accaniti per dimostrare quanto fossero spietati, ma anche in quel caso non parliamo di morti barocche ma qualcosa di sempre freddo. Tra questi omicidi ce n’è uno che mi ha colpito a livello registico dove erano presenti numerosi specchi, il che ha reso tutto ancor più drammatico e di grande impatto. A livello registico il film convince fin da subito proprio grazie alle sue inquadrature studiate, a una messa in scena lodevole e anche a delle carrellate fatte veramente bene e in grado di mostrare il luogo in cui avviene il tutto senza perdere di vista il focus principale e senza sembrare mai meccanica.

Oltretutto il ritmo funziona perfettamente, un ritmo lento che si prende i suoi tempi per farci conoscere la situazione che stiamo vivendo e costruendo con attenzione gli eventi fondamentali che hanno coinvolto Buscetta. In tal senso il montaggio riesce a fare un lavoro ottimo, dimostrandosi preciso e lineare a parte qualche rara eccezione in cui sarà presente qualche breve flashback per mostrarci qualcosa in più, come ad esempio il fatto che Buscetta conoscesse molto bene Pippo Calò (Fabrizio Ferracane). E nonostante il film tenda a basarsi molto sulla realtà e sui fatti accaduti, dimostrandosi molto veritiero e senza omettere nulla, ci saranno dei momenti interessanti in cui attraverso le immagini vedremo la paura di Buscetta, attraverso appunto immagini oniriche, come ad esempio il terrore che prova per il destino dei suoi due figli scomparsi oppure la bellissima sequenze in cui sogna di essere messo nella bara. E in queste scene i tagli di luce della fotografia non faranno altro che enfatizzare questi sentimenti e in generale tutto il film sarà fotografato bene. La musica è ottima e non invasiva e le ambientazioni sono variegate e mostrate molto bene. In generale possiamo dire che il lato tecnico convince appieno.

Parlando invece della storia e dei personaggi, i complimenti vanno in primis a tutti gli attori che hanno fatto un lavoro grandioso non solo Favino, che comunque si riconferma un attore veramente capace. Il film prende in esame ben 20 anni di questa storia ossia dal 1980, quando Buscetta fugge in Brasile, fino al 2000, anno della sua morte. Come ho detto in precedenza, il film ci mostra com’era divisa Cosa Nostra e lo fa molto bene, così come riesce a spiegare quanto le rivelazioni di Buscetta e le indagini di Falcone furono di grandissima importanza non solo per arrestare i colpevoli di delitti orrendi, ma anche per capire la struttura della magia stessa che aveva una scala gerarchica e un’organizzazione molto ben precisa e strutturata. Da qui in poi ci saranno i vari processi a vari mafiosi corleonesi, in cui in seguito testimonierà anche il suo amico Salvatore Contorno (Luigi Lo Cascio), tra cui il processo contro Totò Riina. La ricostruzione è ottima e il processo si dimostra davvero interessante sotto molti punti di vista.

A dirla tutta l’intera vicenda è interessante, non c’è una singola parte che risulti noiosa e, nonostante sappiamo come siano andate le cose, non possiamo fare a meno di provare molto spesso una forte tensione per la vita di Buscetta e quelli di altri personaggi che rischiano di subire attentati e infatti in un momento durante il processo ciò viene mostrato bene, con alcuni uomini incaricati di proteggere Buscetta che si guardano intorno nervosi, temendo ogni piccolo gesto. Tutte le vicende, l’arresto, le discussioni con Falcone, i processi, tutto è stato riportato benissimo ed è interessante il personaggio stesso di Buscetta. Lui si è sempre considerato un uomo d’onore, almeno secondo gli standard della mafia, e per quanto fosse fedele a certe regole d’oro ha deciso di parlare per il semplice motivo che la Cosa Nostra che conosceva, quella vecchia a cui aveva prestato giuramento, era ormai morta e i corleonesi l’avevano trasformata in qualcosa di poco “onorevole”, arrivando a compiere gesti disumani e atroci, come ben sappiamo. Il film riesce a mostrarci bene il suo pensiero, la sua ideologia, il suo attaccamento alla famiglia e all’onore, così come i suoi dubbi e le sue paure, ma il film non dimentica mai di mostrarne i paradossi e l’ambiguità. Non viene mai dipinto come un eroe (cosa che invece fanno giustamente con Falcone, mostrando un grande rispetto) e riescono a dipingerlo in tutte le sue sfumature giocando anche con il tema del tradimento perché dal suo punto di vista i veri traditori sono i corleonesi che hanno distrutto i valori di ciò in cui credeva.

Per concludere, Il Traditore è un film che a livello tecnico si dimostra stupendo e curato in ogni dettaglio ma che merita di essere ricordato soprattutto per ciò di cui parla e il modo in cui ne parla descrivendo, attraverso il personaggio di Buscetta, una parte importante e fondamentale della nostra storia che purtroppo non è ancora conclusa. Lo consiglio assolutamente!

Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!

[The Butcher]

46 pensieri riguardo “Il traditore (2019)

  1. Un film bellissimo di un genere che non amo molto: i racconti di mafia mi fanno sempre stare male e li tollero a fatica, però è questo è veramente un film che tutti dovrebbero vedere. Ha il respiro ampio delle grandi epiche (la scena iniziale che citi mi ha un po’ ricordato anche l’inizio del Padrino, dove si iniziano a presentare i personaggi principali e i rapporti tra di loro), ma rimane sempre talmente radicato alla realtà da essere anche interessante da studiare.

    E, come hai scritto, è importante che Buscetta non sia mai rappresentato come un eroe, cosa che invece, secondo me, ha fatto Gomorra con i suoi protagonisti diventando, sempre secondo me, molto problematico, a un certo punto; tant’è vero che in quel momento, complice il fatto che, come dicevo prima, mi faceva stare male ed era una sofferenza ogni episodio, ho smesso di guardarlo.

    1. Per me è importante che non si cerchi di rendere incredibili personaggi della mafia o in generale della criminalità. Sono sicuro che all’inizio Gomorra non avesse quell’intenzione ma alla fine si è visto il successo che aveva e si è andati verso quella direzione, facendo un grave danno. Questa è una realtà che bisogna conoscere bene e che soprattutto bisogna far vedere sotto una luce reale e questo film ci è riuscito in pieno. Questo è veramente uno di quei film che consiglierei di vedere nelle scuole, ma che consiglierei anche agli adulti, visto che sembra che ci stiamo dimenticando la nostra storia.

    1. Assolutamente. Ci sono dei momenti in cui il film ti fa veramente temere per quanto la mafia abbia potere e sia capace di raggiungerti in qualsiasi momento. Mostra perfettamente il potere che aveva e quanto fosse spietata e crudele.

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