Jurassic Park

Torniamo con questo articolo a parlare di un regista che apprezzo tantissimo e che ha dato un enorme contributo al cinema ovvero Steven Spielberg. Non penso proprio ci sia bisogno di spiegare chi è o di fare qualche lunga introduzione su ciò che ha realizzato, sappiate solo che questo artista non solo ha fatto parte dell’infanzia di molte persone, ma ha anche sfornato diversi capolavori incredibili e meravigliosi che hanno ispirato tantissime persone e che, a distanza di anni, rimangono un punto di riferimento per il cinema e le persone. Un regista straordinario che rispetto molto ma di cui ho parlato uno sola volta ovvero con Ready Player One (dove ha ancora dimostrato di essere più moderno di altri). E’ incredibile quanto poco io parli di certi registi o film che adoro e apprezzo con tutto me stesso. Devo cercare di risolvere questa cosa pian piano. Comunque ho deciso di parlare una pellicola di Spielberg che ho sempre amato e che ancora oggi riesce ad emozionarmi, nonostante non sia esente da alcuni difetti che cercherò di elencare.
Ecco a voi Jurassic Park, pellicola di fantascienza del 1993 diretta da Steven Spielberg e tratto dall’omonimo romanzo di Michael Crichton.

Trama:
Il paleontologo Alan Grant (Sam Neill) e la paleobotanica Ellie Sattler (Laura Dern) vengono contattati dal miliardario John Hammond (Richard Attenborough), un grande appassionato di dinosauri e proprietario della InGen. Hammond vuole che i due esperti visitino la sua isola, Isla Nublar, in modo che facciano una valutazione scientifica di tutto rispetto su un suo progetto che tiene nascosto, per rassicurare il suo avvocato Donald Gennaro (Martin Ferrero) e i suoi finanziatori sulla sicurezza di questo lavoro. Quello che Hammond ha fatto è sbalorditivo: grazie alla tecnica della clonazione e alla genetica è riuscito a creare dei dinosauri veri e propri e li ha messi dentro un parco a tema ancora in fase di completamento. Insieme a loro si uniscono l’eccentrico matematico Ian Malcolm (Jeff Goldblum) e dai nipotini di Hammond, Alexis (Ariana Richards) e Timothy Murphy (Joseph Mazzello). Si dà così via al tour per il parco, ma nello staff di Hammond è presente Dennis Nerdy (Wayne Knight), il responsabile dei sistemi informatici dell’isola che in realtà è in combutta con una grossa società rivale della InGen e il suo obiettivo è quello di ottenere embrioni di 15 specie di dinosauri. Per riuscire nell’impresa, Nerdy disattiverà l’impianto di sicurezza e, così facendo, darà modo a molti dinosauri di fuggire e di causare il caos nell’isola e mettendo in pericolo tutte le persone lì presenti.

Penso che tutti conoscano alla perfezione Jurassic Park. Un film che ai tempi fece record d’incassi, diventando per un po’ di tempo la pellicola con il più grande incasso della storia (superato poi da Titanic di James Cameron nel 1997). Un film che fece parlare molto di se, soprattutto per la grande rivoluzione che portò negli effetti speciali e inoltre fu un’opera che occupò gran parte dell’infanzia di tante persone come me. E’ un film che mi porto nel cuore, un film a cui sono veramente affezionato, ma che voglio provare a parlarne in maniera critica e oggettiva e ovviamente mettendoci alcune motivazioni soggettive per cui l’ho adorato e per cui lo adoro ancora. Quindi cerchiamo di parlare della realizzazione di Jurassic Park e di quello che il film ha da offrire.

Come sapete, la pellicola è tratta dall’omonimo romanzo di Michael Crichton. L’idea di riportare in vita i dinosauri gli ronzava in testa da un bel po’, ne parlò con alcuni amici che insistettero affinché la portasse avanti e ne parlò anche con Spielberg nell’ottobre del 1989. Ancor prima di pubblicare il suo libro, Crichton ricevette degli accordi con molte case di produzione per poter acquisire i diritti dell’opera. Alla fine vinse l’Universal e Steven Spielberg, ma ammetto che le altre case di produzione avevano messo in mezzo nomi interessanti per dirigerlo come ad esempio Tim Burton, Richard Donner e Joe Dante. Sono sinceramente curioso di sapere come questi registi (che tra l’altro adoro) avrebbero affrontato la questione.

Comunque sia Spielberg viene scelto per dirigere il film e subito si presenta un enorme problema ovvero la realizzazione dei dinosauri. Per creare una cosa simile, bisognava impiegare un enorme numero di esperti in tutti i settori degli effetti speciali fin lì perfezionati. Come prima cosa Spielberg chiamò Stan Winston e i suoi studios per realizzare i dinosauri con gli animatronics. Abbiamo già parlato di Winston in passato negli articoli dedicati ai primi due Terminator (se vi interessa ecco le recensioni: Terminator e Terminator 2 – Il giorno del giudizio) e aveva dimostrato di essere un effettista incredibile. Crearono dei modelli per il Dilofosauro, il Brachiosauro, i Velociraptor, il Triceratopo e ovviamente anche il T-rex. Crearono perfino un cucciolo di triceratopo per una scena con Alexis che non venne mai girata (non avrebbe aggiunto nulla alla trama, ma ammetto che sarebbe stata carina).
E’ impressionante la cura messa per realizzare questi dinosauri, ancora oggi si ha la sensazione di avere a che fare con dei reali esseri viventi e non degli animatronics. Oltre a creare dei robot i più possibile fedeli a come erano, misero molta attenzione nella loro pelle, realizzando qualcosa che sembra così vero da lasciare basiti. Ovviamente non furono solo bravi nel crearli ma anche nel farli muovere e ciò lo si deve ai marionettisti, gli eroi invisibili di tutta questa storia. Questi avevano ideato un sistema telematico con una replica del dinosauro scala uno a cinque, in modo da replicare ogni movimento in tempo reale. C’è chi si occupava della testa, chi degli occhi, chi della coda e così via, e hanno tutti quanti dimostrato una collaborazione incredibile e specialmente una sintonia nei movimenti delle varie specie di dinosauri che riuscivano a essere molto realistici e per nulla meccanici. Questo fattore ha aiutato parecchio gli attori nelle scene in cui provano meraviglia o terrore.

Parlando di terrore, voglio descrivere un momento che ha tenuto sulle spine vari tecnici e che riguardava il T-rex. Il T-rex è uno degli animatronics più incredibili che abbiano creato e riesce a mostrare solo dall’aspetto una forza e un terrore straordinario. C’è stato però un momento in cui ha dato dei problemi e parliamo del suo primo attacco. In questa scena Spielberg volveva che piovesse in modo da rendere migliore la scena e creare delle inquadrature interessanti con lo gocce di pioggia e la pelle del dinosauro (ad esempio quando nell’oscurità l’occhio del T-rex guarda dentro la macchina e la sua pelle si confonde con le gocce d’acqua sul finestrino). Quando Spielberg lo disse a Winston, quest’ultimo iniziò a preoccuparsi. Lui non aveva progettato quegli animatronics per stare sotto l’acqua e non sapeva che poteva succedere. All’inizio andò tutto bene, a un certo punto però il dinosauro iniziò a muoversi da solo a scatti e a tremare come se avesse freddo. Come se non bastasse, il materiale con cui avevano realizzato la pelle del T-rex aveva assorbito tutta l’acqua, appesantendolo di molto e facendo così sballare tutte le calibrazioni. Dovettero intervenire subito e asciugarlo. Passarono un brutto quarto d’ora, ma alla fine il problema venne risolto.

Questo tipo di animatronics riesce a dare un senso di reale che neanche la CGI può e dimostra quanto potenziale abbia ancora oggi. Il problema è che ha i suoi limiti e questo riguarda i movimenti. Poi ovviamente fargli fare certi movimenti specifici e farlo anche camminare, ma per quanto riguarda cose cose più complesse come la corsa oppure gli attacchi che compiono ai danni degli umani o deli altri umani questa è tutta un’altra storia. Per riuscire a farli correre e soprattutto per riuscire a far entrare dei grandi dinosauri nell’inquadratura, Spielberg decise di utilizzare l’animazione a passo uno ovvero la go-motion e per questo chiamò l’esperto in quel campo, Phil Tippett. Tippett è un effettista incredibile, aveva curato gli effetti speciali di Piranha ma soprattutto di Guerre Stellari e dei vari RoboCop e in quegli anni fu l’inventore della go-motion. Per chi non lo sapesse, la go-motion è una sorta di evoluzione della stop-motion. La stop-motion è una tecnica di animazione stupenda, ma in certi casi non si può fare a meno di notare che le scene più movimentate e veloci sono scattose. Per fare questo tipo di movimento nella go-motion, gli oggetti animati venivano spostati grazie a delle tecniche elaborate dai computer. Tippett fece subito delle prove animando la camminata di un T-rex e l’attacco di un velociraptor. Ammetto di essere rimasto incredibilmente colpito dal modo in cui Tippett fosse riuscito a migliorare la fluidità dei movimenti della stop-motion e in questi esempi si vede molto bene. Nonostante tutto non era abbastanza fluido, si vedevano ancora degli scatti improvvisi e, anche se era decisamente un buon risultato, non riusciva a dare quell’impressione di realismo che voleva Spielberg.

Modellini dei Velociraptor usati per la go-motion

Fu a questo punto che arrivò Dennis Murren. Murren è un’effettista che doveva lavorare a fianco di Tippett e, sentendo di cosa aveva bisogno Spielberg, gli disse che poteva creare un dinosauro a grandezza naturale che entrasse nell’inquadratura e soprattutto che fosse fluido come voleva il regista. Spielberg si interessò e gli portò un esempio mostrando in CGI dei Gallimimus che correvano. Spielberg rimase a bocca aperta sia per il realismo che per la fluidità che avevano e disse che quello era il futuro. Anche Tippett vide quel lavoro e anche lui ammise che quella tecnologia era sicuramente il futuro anche se a malincuore, visto che, come disse lui, era un po’ come se lui e il suo team “fossero estinti“. Questa frase colpì molto Spielberg che la inserì nel film in un dialogo tra Grant e Malcolm. Comunque sia Spielberg insisté affinché Tippett e la sua squadra rimanesse nel progetto, perché avevano grande esperienza e perché con la go-motion potevano assisterli nel creare certe scene.
Con il digitale fecero un lavoro incredibile, riuscendo a unire perfettamente luoghi reali con creature create al computer e quindi riuscendo a dargli consistenza, un’illuminazione perfetta, la forma della pelle, i movimenti fluidi e ben studiati di ogni dinosauro. Guardandola ancora oggi, questa CGI riesce a essere migliore di quella di vari blockbusters ed è perfino superiore a quella dei Jurassic World (in particolare di quella del primo). L’unico problema in questo caso fu che in post-produzione Spielberg non poteva essere presente alla realizzazione della CGI, visto che era impegnato con le riprese di Schindler’s List. Nonostante tutto riuscì a coordinarsi in entrambi i film, anche se non oso immaginare la fatica e le emozioni contrastanti nel dover gestire due pellicole così profondamente diverse, soprattutto considerando quanto Schindler’s List avesse delle tematiche pesanti e una grande drammaticità (ne parlerò un giorno, perché anche quello è un film meraviglioso).
Tornando a Jurassic Park, questa tecnologia e soprattutto il modo con cui fu utilizzata, fece fare al cinema diversi passi avanti e diede inizio a una nuova epoca.
Jurassic Park per questo ebbe un grande merito, ma non dimentichiamoci di quanto siano stati fondamentali film come The Abyss e Terminator 2 – Il giorno del giudizio per l’evoluzione di questa tecnologia. Nel primo caso si sperimentò e si cercò di vedere cosa si poteva fare (la scena del famoso tentacolo d’acqua) mentre nel secondo si rischiò tantissimo e si provò a utilizzare fino al limite la CGI, creando degli effetti visivi incredibili e che aiutarono parecchio la realizzazione di Jurassic Park. Senza quelle due pellicole probabilmente questo film non sarebbe esistito o probabilmente non sarebbe riuscito a darci quel senso di meraviglia che conosciamo.

Una scena storica

Oltre alla rivoluzione che portarono nel campo nel campo cinematografico, c’è un altro motivo per cui adoro gli effetti speciali di questo film. Non riguarda solo la loro bellezza ma il fatto che siano stati integrati perfettamente alla storia e siano al suo servizio. Quando si parla di blockbusters specialmente negli ultimi anni si pensa sempre agli effetti speciali. E in molti di questi film sono anche ben fatti, ma il problema è che in buona parte dei casi l’effetto va a sopprimere la storia. E questa è una cosa sbagliatissima, ci dev’essere un grande equilibrio quando si realizza un film e non bisogna mai dimenticarsi che elementi come regia ed effetti speciali devono essere al servizio della trama in modo da poterla elevare ancor di più. E fortunatamente ciò succede in Jurassic Park. L’effetto speciale riesce a meravigliare, ma ci fa anche emozionare, ci fa entrare in empatia con i sentimenti dei protagonisti e in molti casi sembra quasi di tornare bambini ammirando quegli esseri stupendi.

Ovviamente tutto ciò è dovuto anche alla regia magistrale di Steven Spielberg, che in questo caso mette la sua tecnica al servizio della storia in mood egregio. Spielberg alla regia non sbaglia mai, si possono criticare i suoi film per la storia o per il fatto di non averci messo troppo impegno (alcune delle sue pellicole infatti non mi sono piaciute), ma alla regia non gli si può dire niente, riesce ad azzeccare tutti i tempi e non si fa mai prendere la mano. E in questo caso Spielberg ci mostra come dovrebbe essere fatto il cinema e soprattutto come rendere memorabili le sue scene. Prendiamo come esempio due dei momenti più belli e celebri della pellicola: l’incontro con il brachiosauro e la prima apparizione del T-rex. Due scene incredibili dove nella prima si prova un senso di meraviglia e stupore mentre nel secondo paura e tensione. Noi proviamo questi sentimenti non solo per la scena in se ma anche per come ci siamo arrivati. Nel caso del brachiosauro vediamo Hammond fare il vago con Alan ed Ellie mentre li porta in giro con la jeep, arrivano davanti al dinosauro e, prima che lo spettatore possa vederlo, vediamo le facce stupite prima di Alan e poi di Ellie e in seguito vediamo il brachiosauro. La scena non fa che migliorare poi con la bellissima musica di John Williams che qui sembrano descrivere un momento solenne e quasi religioso. I due ricercatori continuano a sorprendersi e a lasciarsi prendere dalle emozioni e il tutto culmina con il brachiosauro che si alza sulle zampe posteriori per prendere delle foglie e poi ricade a terra, facendo tremare tutto un grande tonfo.
La scena del T-rex segue lo stesso principio, fa leva sull’attesa ma non mostra subito un momento di tensione, anzi, i nostri protagonisti se ne stanno tranquilli nelle macchine a chiacchierare e a interagire tra di loro. Poi in un momento di tranquillità e silenzio si sente un rumore in lontananza e poi con calma la telecamera si avvicina a un bicchiere pieno d’acqua dentro la macchina e l’acqua che vibra come se qualcosa di enorme e feroce si stia avvicinando. In seguito vediamo la capra mangiata, i cavi dell’elettricità che si staccano e infine lui, anzi lei, il T-rex compare in tutta la sua grandezza e tu, spettatore, non puoi fare altro che rimanere a bocca aperta per la sua bellezza e terrorizzato davanti alla sua forza e alla sua ferocia.
Spielberg riesce a creare tantissimi momenti che poi sono entrati nella storia e lo fa costruendo la giusta atmosfera e i giusti tempi. La trama di Jurassic Park è veramente semplice, ma Spielberg è riuscito ad arricchirla attraverso delle immagini meravigliose che sono riuscite a trasmettere emozioni diverse. E’ così che funziona il cinema e Spielberg questa cosa lo sa alla perfezione.

Un elemento molto interessante e divertente di Jurassic Park riguarda gli effetti sonori e specialmente certi versi che abbiamo imparato a conoscere. Parliamo ad esempio del rumore che fanno i passi del T-rex, passi assordanti che fanno tremare tutto. Quei rumori in realtà erano registrazioni di alberi che cadevano a terra dopo essere stati abbattuti dai boscaioli, ovviamente modificati in fase di missaggio. E che dire che versi che emette? Ad esempio il suo ruggito è composto da versi di diversi animali modulati su tonalità diverse. I versi più bassi sono quelli del coccodrillo e del leone, mentre quello più alto apparteneva a un elefantino che aveva un barrito impressionante. Anche per i velociraptor utilizzarono degli animali interessanti ovvero il tricheco e il delfino. Ho proprio l’impressione che in quel settore si siano veramente divertiti a creare questi suoni. Buona parte di questo è dovuto al fonico Gary Rydstrom e anche Gary Summers.

Adesso passiamo a uno degli elementi che più mi interessano di questa pellicola ovvero la sceneggiatura. Per scriverla, venne contattato lo stesso Michael Crichton, che venne affiancato poi dal co-sceneggiatore David Koepp. Crichton scrisse un romanzo molto lungo e pieno di dettagli, informazioni e avvenimenti praticamente impossibili da inserire tutti nel film e quindi disse che la sceneggiatura avrebbe avuto il 10-20% del materiale originario. Quando la sceneggiatura venne ultimata, fu poi revisionata da Malia Scotch Marmo (che aveva già collaborato con Spielberg per la sceneggiatura di Hook – Capitan Uncino) nell’ottobre del 1991 e ci lavorò per 5 mesi. In seguito venne assunto Koepp. Principalmente questo sceneggiatore cambiò alcune cose e ne tagliò altre. Ad esempio rimosse alcuni elementi horror e cruenti presenti nel libro come l’attacco dei procompsognathus nei confronti di un ragazzino (che poi verrà utilizzata nel prologo de Il mondo perduto – Jurassic Park). Un’altra cosa che fece Koepp fu di alleggerire certi toni della storia e aggiunse molti momenti comici e divertenti. Per esempio fu lui ad avere l’idea di Ian Malcolm che ci prova con Ellie senza accorgersi che tra Ellie e Alan c’è una relazione (e ovviamente Alan lo guarda con incredulità). Diciamo che molti momenti comici sono stati una sua ideazione come sua fu ad esempio l’ideazione (insieme a Spielberg) del video animato in cui si spiega brevemente come sono riusciti a recuperare il DNA dei dinosauri e a dargli vita nonostante l’ambiente non adatto a loro (anche se è un peccato che abbia tagliato quei momenti cruenti e molta narrazione che avrebbe solo reso meglio la pellicola).

Michael Crichton

E ora passiamo ai personaggi. Lo dico fin da subito, tutti questi personaggi non sono così incredibilmente complessi ma hanno comunque un’ottima caratterizzazione e riescono a trasmettere un certo carisma. Alan Grant è un paleontologo esperto nel suo campo che prova grande rispetto verso i dinosauri, in particolar modo i Velociraptor, mentre non gli piacciono i bambini che tende ad allontanare e a scacciare via.
Ellie Sattler è una paleobotanica anche lei molto brava nel suo lavoro. Ha una personalità solare e non è scorbutica al contrario di Alan. Inoltre dimostra una grande forza di volontà e un grande spirito d’intraprendenza che la rendono stupenda.
Ian Malcolm è invece un matematico ed esperto della teoria del caos e non assomiglia per niente a un matematico ma, come dice Hammond, più a una rockstar. E’ un po’ presuntuoso, è un Don Giovanni e ha sempre la battuta pronta ed è interessante vedere il cambiamento che ha avuto in fase di scrittura. Durante il primo attacco del T-rex, Malcolm sarebbe dovuto fuggire come ha fatto l’avvocato Gennaro. Goldblum convinse Spielberg a cambiare quella parte, perché sarebbe stato troppo ripetitivo, e a mettere quella in cui lui attira il dinosauro per salvare Alan e i bambini. Quindi invece di avere un personaggio trasandato, ironico, donnaiolo e codardo, abbiamo un personaggio trasandato, ironico, donnaiolo ed eroico.
Anche i personaggi di Alexis e Timothy sono ben caratterizzati e danno il loro contributo alla storia. Da molti non sono apprezzati per qualche motivo che spiegherò in seguito, ma visto certi personaggi presenti nei capitoli successivi, sia bambini che adulti, questi due sono quasi stupendi (e poi la ragazzina ha un urlo degno di una Scream Queen). Il personaggio che però più di tutti mi ha sempre colpito è stato Hammond. Nel libro Hammond era uno spietato uomo d’affari mentre qui sembra un nonno simpatico e gioioso. Il suo è un personaggio che sa come mettere il buon umore e soprattutto è una specie di sognatore. Il modo con cui si comporta e parla di questo sogno di far vedere i dinosauri al mondo è proprio quello di un bambino ma il problema è che non ha considerato i problemi di quest’azione. Alan, Ellie e soprattutto Ian non sono d’accordo sul fatto di riportare in vita i dinosauri e sì, all’inizio erano amaliati e sorpresi, ma sono riusciti a ragionare e a vedere tutti i problemi che ciò comporta (ne parleremo tra poco), ma Hammond non vuole vedere. Lui vuole continuare a portare avanti questa follia anche quando la situazione peggiora ma, arrivati a un punto critico, non potrà più ignorare la realtà e allora lo vedremo completamente distrutto e invecchiato. Il suo è veramente un bel personaggio.

Adesso però è arrivato il momento di parlare della tematica centrale del film ovvero la questione scienza-natura. A una prima occhiata sembrerebbe il classico film in cui la scienza è vista come il male assoluto ma non è così. Spielberg e Crichton non criticano la scienza per quello che fa, ma criticano gli umani che la utilizzano per il proprio tornaconto senza pensare ai danni collaterali. Si apprezzano i passi avanti della scienza mentre invece si critica il fatto che gli umani che ne hanno la possibilità la utilizzano per cose sbagliate, cercando di avere il controllo sulla vita e la natura. La natura non la si deve controllare e soprattutto non possiamo piegare tutto al nostro volere, credendo di poter fare queste azioni senza che ci siano delle conseguenze. Bisogna sempre pensare a cosa possono portare le nostre scelte.

Per il momento ho fatto solo elogi a questo film, ma è arrivata l’ora di mettere alla luce alcuni elementi negativi della pellicola che riguardano proprio la sceneggiatura. Nonostante l’idea di base sia molto interessante, la trama e i personaggi sono molto semplici e lineari, ma questo non è un problema se un regista è bravo si possono creare delle vere e proprie perle anche con sceneggiature banali. Il punto è che a un certo punto la narrazione viene un po’ meno, non dico di arrivare agli stessi livelli del libro, ma si poteva sicuramente trovare il tempo per parlare molto di più degli argomenti interessanti della pellicola e aggiungere ancor più spessore alla storia. Il problema in certi punti riguardano le scelte discutibili che fanno i personaggi in particolar modo i bambini che tendono a mettersi nei guai. Ad esempio il motivo per cui i ragazzini attirano per sbaglio il T-rex con una torcia elettrica, scena che neanch’io da piccolo capivo, posso capire che sei spaventato, ma perché puntare la luce negli occhi di quel dinosauro?
Fortunatamente di questi momenti non ce ne sono troppi e alcune scene un po’ forzate riescono a funzionare proprio grazie alla regia di Spielberg, come la scena sul finale in cui il T-rex attacca i velociraptor e salva i protagonisti. I personaggi principali erano dentro un edificio (il museo), da dove è entrato il T-rex e com’è che nessuno se ne è accorto, visto il casino che fa ogni volta che si muove e le sue dimensioni? A livello di scrittura ha diversi errori eppure funziona bene a livello scenico, si arriva in un momento catastrofico e a un breve scontro epico che ribalta la situazione. Ed è una scena riuscita perché è stata gestita bene a livello registico.
Un’altra cosa che non mi è mai piaciuto è come abbiano semplificato certi concetti. Non mi è mai piaciuta la spiegazione che dà Malcolm sulla teoria del caos. Io sono abbastanza ignorante in materia come la matematica, ho sempre avuto delle grosse difficoltà, ma non per questo non rimanevo incuriosito da alcune teorie e concetti e uno di questi riguarda proprio la teoria del caos. Capisco il voler semplificare le cose per far arrivare il concetto a un pubblico molto più ampio, ma è stata terribilmente semplificata, così tanto che a momenti questa teoria sembrava sbagliata. Questi sono gli unici difetti che noto in questo film e riguardano tutti la sceneggiatura.

Posso però dire che a livello tecnico questo film non ha difetti, è curato in ogni suo dettaglio, ha delle scenografie stupende, alcune delle quali create su un set mentre altre create e girate nell’isola di Kauai nella Hawaii (dove tra l’altro la troupe perse un giorno di riprese per via di un tornado di categoria 5 che colpì l’isola). La colonna sonora è eccezionale (è John Williams dopo tutto), la fotografia è curata, il montaggio è ottimo e tutto funziona a dovere. C’è stato un grande impegno per realizzare questa pellicola e un gran gioco di squadra. Un film che in un certo modo entusiasma i più piccolo e fa tornare bambini gli adulti. E sembra proprio che anche Spielberg sia tornato un po’ ragazzino in questo film, per il modo con cui riesce a catturare lo stupore e la meraviglia di questi magnifici dinosauri. E ovviamente non dobbiamo dimenticarci come il King Kong degli anni ’30 sia stata una grande fonte di ispirazione per questo film e di come lo citi in varie scene.

Jurassic Park è un film meraviglioso, impeccabile a livello tecnico che dimostra come, seppur con una sceneggiatura non proprio perfetta, si possa creare un’opera eccezionale, capace di lasciare a bocca aperta e farti tornare per un po’ bambino. Un film straordinario che non mi stancherò mai di guardare e di cui consiglierò sempre la visione.

Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!

[The Butcher]

88 pensieri riguardo “Jurassic Park

  1. Avevo 18 anni quando ‘ho visto al cinema. L’ho rivisto poco fa e mi sono accorto di quanto fosse avanti 30 anni fa e non parlo solo dal punto di vista degli effetti speciali.

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