Benvenuti o bentornati nel nostro blog. Nello scorso articolo siamo tornati a parlare di film in live-action, rimanendo legati alle auto da corsa e al Giappone, recensendo delle opere più folli che abbia visto negli ultimi anni, Speed Racer. Speed è un pilota esordiente di auto da corsa, una passione che fa parte della famiglia, visto che i suoi genitori hanno un’officina indipendente e suo fratello Rex era un pilota. Quest’ultimo però è morto anni prima in un rally pericoloso e sembra che avesse problemi con gente violenta. Un famoso imprenditore nota le abilità di Speed e cerca di convincerlo a unirsi alla sua scuderia, ma Speed rifiuta. L’imprenditore allora gli rivela il marcio che si nasconde nel mondo delle corse, promettendogli di rovinare la sua carriera e la reputazione dei genitori. Speed però decide di combattere contro questa corruzione, continuando a pilotare. Un film veramente folle e con una messa in scena assurda, una messa in scena avant-garde che distrugge il realismo e ci porta davanti alla pop-art ma soprattutto a un’opera animata con persone vere. L’impostazione è questa e riesce a stupire, così come le follie legate alle corse e agli scontri tra auto oppure a un montaggio alternato incredibile. La storia è semplice ma ben articolata e riesce a criticare bene un mondo marcio che pensa unicamente al guadagno a scapito dell’arte e delle sportività. Potrà non piacere a tutti, ma lo consiglio assolutamente.
Con questo articolo voglio fare qualcosa di molto particolare, qualcosa che non facevo ormai da anni. Tantissimo tempo fa, infatti, fece un articolo dedicato a Carrie di Stephen King, parlando del libro, del meraviglioso film di Brian De Palma e anche del remake, recensendo queste tre opere insieme. Voglio riprovare a fare lo stesso esperimento e anche questa volta prenderò in esame un’opera legata a King.
Ecco a voi L’incendiaria (Firestarter), romanzo horror fantascientifico del 1982 scritto da Stephen King ed edito in Italia da Sperling & Kupfer.

Trama:
Charlie McGee, una bambina piccola, e suo padre Andy stanno scappando da diverso tempo dagli uomini della Bottega, un’organizzazione federale che si nasconde nell’ombra. Anni prima Andy, e la sua futura moglie Vicky, per avere un po’ di soldi per il college, partecipò a un esperimento psicologico che inizialmente sembrava innocuo. Quell’esperimenti, ordito dalla Bottega, ebbe degli effetti sia su Andy che su Vicky, donandogli delle facoltà paranormali. Infatti Andy può “spingere” le persone a fare ciò che lui chiede, fino a un certo punto, ma ogni volta che usa il potere, soffre molto. Dalla relazione tra Andy e Vicky nasce così Charlie e anche quest’ultima mostra di avere un potere, un potere di gran lunga più potente e pericoloso: la pirocinesi. Charlie fa fatica a controllare questo potere e quest’ultimo non fa altro che crescere, spaventando la bambina. La Bottega ha scoperto tutto ciò e adesso vogliono Charlie per poterci fare degli esperimenti e usarla per i propri scopi. Andy vuole salvare a tutti i costi sua figlia ma, anche con i loro poteri, non sarà facile sfuggire alla Bottega.
Spero di riuscire a parlare di tutto quanto per il meglio e, se riesco nell’intento, penso che verrà fuori una recensione abbastanza lunga. In ogni caso spero di non annoiarvi troppo e che questo progetto possa farvi piacere, perché pensando di farlo anche con altre opere (all’inizio avevo pensato di farlo con It, ma in quel caso non avrei finito per quante cose ci sono da dire).
Fin dall’inizio il libro riesce a incuriosire molto, mostrando questa coppia padre-figlia aggirarsi nella città in maniera trasandati, con sguardo furtivo e prendendo monetine dalle cabine telefoniche. Siamo incuriositi dalla situazione e fin da qui si sente anche la loro paura, la loro paranoia, una paranoia fin troppo giustificata. Ho sempre apprezzato il modo in cui King descriveva questa caccia all’uomo e come faceva rimanere il lettore con il fiato sospeso fino alla fine di un sequenza. Anche qui, all’inizio, con la Bottega che è sulle loro tracce e loro che riescono a fuggire in taxi grazie ad Andy che “spinge” il tassista. L’intera sequenza è costruita attraverso più punti di vista, come quello di Andy e Charlie ma anche dei membri della Bottega, che cercano di indizi, e perfino di persone comuni che hanno avuto a che fare con la coppia, anche solo per sbaglio. Questa costruzione verrà usata sapientemente tutte le volte che scapperanno da loro o che ci saranno delle ricerche sui due protagonisti, ma ovviamente il libro non sarà strutturato in questo modo e a un certo punto saprà cambiare le carte in tavola, specialmente nella seconda parte. Attraverso questo stile narrativo abbiamo molta più vivacità nelle vicende ma anche modo di conoscere bene i numerosi personaggi che formano questa storia, soprattutto gli uomini della Bottega, le loro intenzioni e le loro riflessioni su Charlie e il potere che possiede ed è proprio quest’ultimo punto a colpire il lettore.
La tematica delle capacità di Charlie vengono ripreso spesso nel libro sia da parte di Andy sia da parte dei membri della Bottega. Quello che mi interessa di più sono proprio quest’ultimi in quanti si rendono conto del potenziale che ha la sua pirocinesi e si rendono anche conto che è un potere in continua crescita. Quindi vorrebbero studiarlo, farlo diventare loro e ripetere quell’esperimento che avevano compiuto anni prima senza sapere veramente che cosa avrebbe causato. Tra i membri della Bottega però c’è qualcuno che vede quel potere come un pericolo. Una persona che, solo con la sua volontà, può provocare un incendio e sprigionare fiamme mortali, è qualcosa che può spaventare ma quel che è peggio è che tale potere appartiene a una bambina e non è per nulla sviluppato, quindi è qualcosa di cui ancora non si è neanche sfiorato il vero potenziale e che potrebbe diventare potente quanto una bomba nucleare. All’inizio molte persone della Bottega non danno retta a questo pensiero, tacciandolo di paranoia, ma con il tempo il dubbio si insinuerà in loro e quando finalmente vedranno la forza di Charlie e quanto ancora possa crescere, allora inizieranno ad avere paura. Così come ce l’hanno gli stessi Charlie e Andy perché è un potere che non conoscono bene e non sanno controllarlo del tutto, un potere che potrebbe manifestarsi con le emozioni e, se non tenuto a bada prima che raggiunga un certo punto, non può quasi essere fermato.
E, come al solito, un altro elemento che funziona bene in un’opera di King sono i personaggi. Ho apprezzato molto Andy, un uomo comune che, a un certo punto della sua vita, per avere qualche soldo, partecipa a un esperimento che in futuro gli cambierà la vita. Si dimostra una persona intelligente ma anche un padre disposto a fare l’impossibile per salvare sua figlia e mi è sempre piaciuto anche il loro rapporto, un vero rapporto padre-figlia che però deve affrontare un nemico molto pericoloso e vivere un’esistenza fatta di fughe e sospetti, elementi che metteranno entrambi a dura prova ma che allo stesso tempo rafforzeranno l’amore che provano l’uno per l’altra.
E non si può non empatizzare con la piccola Charlie, una bambina che non solo deve cercare di convincere con un potere che non capisce e la spaventa, ma deve anche scappare da persone che vogliono sperarla da suo padre, colui che ama di più al mondo. Lei si dimostra molto sveglia e intelligente per la sua età, ma si comporta comunque come una bambina attraverso la sua ingenuità, sembrando verosimile e riuscendo così a creare empatia con il lettore per la sua triste storia, senza però provare a impietosirci a tutti i costi. Inoltre è interessante anche il rapporto che ha con il proprio potere. Lei lo teme, ne è spaventata perché sa che usarlo vuol dire far del male agli altri ed è disgustata da quest’idea, per questo lo reprime. Quando però gli darà libero sfogo, proverà qualcosa che non si aspettava: felicità. Perché alla fine questo potere è qualcosa di naturale per lei al contrario di Andy che, ogni volta che usa le proprie capacità, si ritrova a pezzi e con micro-emorragie al cervello. Il fuoco è parte di Charlie e questo contrasto sarà spunto di interessanti riflessioni da parte della bambina che, purtroppo, sarà costretta a matura fin troppo in fretta.
Uno dei personaggi più riusciti è sicuramente John Rainbird. Un sicario della Bottega che si è dimostrato molto inquietante ma anche molto approfondito. Un folle capace di ragionare con una lucidità impressionante. Una persona a cui non importa nulla della Bottega, del proprio Paese e simili cose e l’unica cosa che agogna è di trovarsi faccia a faccia con la morte e, quando scoprirà la storia di Charlie e il suo potere, ne rimarrà affascinato, ossessionato, desiderando la morte della bambina e la propria per mano di Charlie. Il rapporto che svilupperà con Charlie sarà molto ambiguo e fino alla fine riuscirà veramente a inquietare.
Per concludere, il libro riesce a convincere e si dimostra un’opera scritta molto bene, con dei personaggi stupendi e delle tematiche sviluppate bene. Ed era ovvio che da un libro simile avrebbero fatto una trasposizione per il grande schermo e non bisognò neanche aspettare tanto.
Ecco a voi Fenomeni Paranormali Incontrollabili (Firestarter), pellicola horror fantascientifica del 1984 scritta da Stanley Mann e diretta da Mark L. Lester.

Prima di iniziare a parlare di quest’opera, vorrei fare una domanda: perché in Italia gli abbiamo dato un titolo simile? Perché non tradurlo semplicemente con L’incendiaria invece che appioppargli un titolo così lungo e simile al titolo che darebbe un complottista a un suo libro o video? Non lo saprò mai, immagino. Quindi concentriamoci su questa trasposizione.
Inizialmente quest’opera doveva essere diretta dal grande John Carpenter. L’Universal infatti gli aveva proposto la regia mentre stava lavorando a La Cosa e lui aveva già chiamato uno sceneggiatore, Bill Lancester, lo stesso che aveva scritto La Cosa. Tra le altre cose questa sceneggiatura iniziale venne letta da King che la considerò molto buona, nonostante per certe cose si discostasse dalla sua opera. Ad esempio uno dei cambiamenti maggiori riguardava John Rainbird che in questa versione doveva essere una donna (e ammetto che l’idea mi piace ancora tantissimo). Purtroppo La Cosa fu un flop terrificante al botteghino e questo spinse l’Universal a togliere di mano il progetto a Carpenter e a darla a Mark L. Lester che certamente non è lontanamente paragonabile al maestro, ma è comunque sempre stato un bravo mestierante. Qui la sceneggiatura cambiò, arrivando a seguire fedelmente la storia del libro, anche se certi eventi furono molto semplificati, il che rese certe cose un po’ troppo frettolose a livello di narrazione.

Diciamo che questo film è caratterizzato da diversi difetti e questa semplificazione rende certi eventi un po’ forzati, come il modo in cui Andy entra in contatto con Hollister (Martin Sheen), il capo della Bottega (nel doppiaggio italiano chiamato il Laboratorio) o anche il motivo per cui Rainbird si interessa così tanto a Charlie e vuole farla fuori. Allo stesso tempo però ci troviamo davanti a una trasposizione molto fedele al romanzo di King ed è un grande piacere ritrovare delle scene del romanzo così simili e gestite anche bene. Tra i difetti si può riscontrare il ritmo, ma questo solo nella parte iniziale. Come ho detto, il film segue fedelmente il romanzo e non solo nelle scene ma anche nella sequenza degli eventi e delle volte questa cosa non funziona e per un semplice motivo: la letteratura e il cinema hanno due linguaggi molto differenti e ciò che va bene per il primo potrebbe non avere lo stesso effetto nel secondo. Qui mi riferisco principalmente a due flashback che, come nel libro, mostrano l’esperimento condotto su Andy e altri soggetti e anche la prima volta che la Bottega tentò di rapire Charlie. Mentre nel romanzo l’inserimento dei due flashback funziona bene, nel film non riesce bene perché arrivano a rompere il ritmo della storia in maniera improvvisa. Dopo questa cosa, però, il film riuscirà a ottenere un ritmo ben fatto e scorrerà in maniera ottima fino alla fine.
La regia è molto buona. Come ho detto in precedenza, Lester è un buon mestierante e riesce a creare un film quadrato e con buone inquadrature che in certi casi si rivelano interessanti, come ad esempio la manifestazione dei poteri di Charlie, con questo zoom in avanti verso il suo volto fino a trasformarsi in un primissimo piano sui suoi occhi e i capelli che si muovono come se ci fosse un forte vento. Inoltre quelle pochissime scene d’azione qui presenti sono ben dirette, specialmente nel finale. L’unica cosa che mi sento di criticare è che questa regia non tenta di fare qualcosa di più. Non per questo è butta, anzi riesce a confezionare un prodotto molto buono ma si ferma qui, fa il suo dovere e non sa di più, cosa che invece un regista come Carpenter avrebbe fatto di sicuro.

La cosa migliore del film però è il cast. La scelta degli attori non poteva essere migliore, Drew Barrymore si dimostra perfetta nel ruolo di Charlie e nonostante la sua giovane età (aveva otto anni nel film) ha dato una prova attoriale eccellente per la sua giovane età e si è dimostrata convincente. Un’altra scelta vincente è stata quella di George C. Scott per Rainbird, con una recitazione stupenda, capace solo con la sua presenza di dimostrarsi inquietante e pericoloso, capace di essere viscido ma di saper anche fare la parte dell’amico fidato. Tutto il cast è stato scelto con cura e, ironicamente, quello che funziona di meno è David Keith nel ruolo di Andy, che mi è sempre sembrato un po’ perso.
In generale il film funziona bene e, seppur con dei difetti, riesce a convincere. E ora è arrivato il momento del remake.
Ecco a voi Firestarter, pellicola horror fantascientifica del 2022 scritta da Scott Teems e diretta da Keith Thomas.

Quando si fa un remake di questo tipo, si va per forza di cose incontro a diverse difficoltà. Uno di questi è cercare di rendere interessante una storia già vista ma soprattutto di dare qualcosa di nuova a tale opera. Ci sono due possibilità: dare al tutto una messa in scena particolare e unica oppure cambiare la storia tenendo intatto lo spirito dell’originale. Con questo remake hanno deciso di optare per la seconda. Quindi la vicenda sarà ambientata ai giorni nostri, ma non si fermerà solo a questo, tante cose cambieranno. Ad esempio qui la storia sarà molto lineare e vedremo Andy (Zac Efron), Charlie (Ryan Keira Armstrong) e Vicky (Sydney Lemmon) vivere insieme come una famiglia, ma sotto false identità per non farsi scoprire e ci saranno delle belle citazioni al romanzo, come ad esempio Andy che, per guadagnare qualcosa in più, fa delle sessioni in cui “spinge” le persone a smettere con certi vizi. Ci sono elementi di un certo interesse come le discussioni tra Andy e Vicky sul potere di Charlie, dove il primo vorrebbe che la figlia lo reprima mentre la seconda vorrebbe insegnarle a gestirlo. Queste discussioni si riallacciano bene al libro e sono riusciti a mostrare bene quanto sia difficile per Charlie controllare quel potere. Però hanno fallito nel mostrarne il vero pericolo.
Ovviamente vedremo la pirocinesi in azione, ma non darà mai l’impressone di qualcosa che potrebbe diventare enorme e anche quando finalmente Charlie libererà il suo potere, sarà qualcosa di piccolo. Tra l’altro il film ha un problema enorme: il ritmo. La prima parte è lenta e in questa caso è un buon elemento perché presenta i personaggi e la loro situazione, ma quando tutta la vicenda partirà e la Bottega si metterà in moto, la pellicola si ferma del tutto, non avanza più. Parlando tanto ma a livello effettivo si vede poco e la parte centrale è realizzata male. Non si sente il timore nei confronti della Bottega che potrebbe trovarli, c’è poca crescita dei personaggi e anche il modo con cui hanno cambiato la storia di Irv (John Beasley) non porta a niente. La parte migliore e più interessante è quella finale in cui Charlie darà sfogo alla propria pirocinesi (e anche altri poteri, un’aggiunta del film), solo che l’ultimo atto finirà troppo presto. Il ritmo è incasinato e purtroppo la noia si farà sentire, inoltre non ho capito perché abbiano cambiato Rainbird (Mike Greyeyes) in quel modo, togliendogli fascino.

La cosa migliore che ha da offrire la pellicola è la colonna sonora, composta da John Carpenter , suo figlio Cody e Daniel Davies, ma per il resto il film non riesce a funzionare proprio perché non c’è mancanza di eventi rivelanti, non si sente il vero pericolo come i poteri di Charlie o la Bottega e soprattutto la storia si trascina avanti con grande fatica, facendo finire poi il tutto troppo in fretta. E mi dispiace molto dargli un giudizio negativo perché si vede che ci hanno provato a fare qualcosa di diverso rispettando comunque l’opera di King, ma non ci sono riusciti.
E con questo si conclude l’articolo, un esperimento che spero vi sia piaciuto e che, se si ripresentasse l’occasione, mi piacerebbe ripetere.

Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!
[The Butcher]
“Firestarter”, never better than the pages of a King book. ;-)
Indeed the book was really great. The first movie was a nice adaptation even if it doesn’t reach the level of the book. The remake was a disappoint but it wasn’t a tragedy.
Non conosco né il libro, né il film. Però mi hai incuriosita. :-)
Spero che possano piacerti, almeno per quanto riguarda il libro e il film degli anni ’80 (il remake purtroppo ha troppi problemi).
https://pacificparatrooper.wordpress.com/wp-content/uploads/2022/10/happy-halloween-animated-images-15.webp
Thank you and Happy Halloween to you too!
Grazie per aver raccontato quest’opera e dei suoi derivati. Ho visto solo il remake, non sapendo che fosse un remake, né che fosse tratto da un libro. L’ho scoperto oggi grazie a te. Quindi posso parlare del remake senza farmi influenzare dalle opere passate. Un film semplice e lineare, come hai sottolineato tu. Non spettacolare, forse, ma l’ho apprezzato. Anche a me è piaciuto il rapporto padre-figlia e ora ho la curiosità di vedere come era stato trattato nelle opere precedenti, che spero di poter recuperare.
Io sono rimasto deluso dal remake ma sono felice che tu sia riuscito a trovarlo piacevole. Il film originale degli anni ’80 non è straordinario, ma è davvero un’opera realizzata bene e, visto che il remake si differenzia in tante cose, penso che ti divertirai a vederlo. E magari un giorno riuscrirai anche a leggere il libro.
Il remake non l’ho trovato eccezionale, ma si lascia guardare. Magari, dopo aver visto l’originale, o letto il libro, cambierò idea.
Il film degli anni ’80 è molto più fedele al romanzo mentre il remake ha provato a prendere strade differenti. Infatti quello che a me non ha convinto non sono tanto i cambiamenti ma il ritmo della storia.
Comunque, ironicamente parlando, sembra una Elsa “al contrario” ^_^
In un certo senso sì XD
Sr ti va ho pubblicato la recensione de Il Circo della Notte di Erin Morgenstern qualche giorno fa, la trovi tra gli articoli più recenti 😊
Ok, lo leggo il prima possibile!
questo tuo articolo mi ricorda quello che scrissi anni fa sugli adattamenti di Pet Sematary, dopo che lessi il romanzo a Malta
sai che non ho mai letto il libro o visto uno dei due film? cmq, sto vedendo che ‘sti remake (o nuove trasposizioni) floppano sempre: firestarter, it, cimitero vivente. Con la foga di voler fare qualcosa di diverso non c’entrano mai il punto
Il problema di questi remake è che non sono né diretti bene né scritti bene. E diciamo che adattare le opere di King non è affatto semplice. Già con It il vero problema era che ancora una volta hanno diviso in due le parti quando sono ragazzini e quella in cui erano adulti. Poi hanno cercato di renderlo appetibile al pubblico in ogni modo, togliendo quella bellezza del libro. Con Firestarter il problema è legato più al fatto che il ritmo non funziona e che ingrana solo nel finale. Per me ci vuole un autore con una forte idea e un’ottima abilità.
[…] di King e i film tratti dalla sua opere e mettendoli a confronto, e abbiamo deciso di farlo con Firestarter (L’incendiaria in italiano). La storia parla della piccola Charlie e di suo padre Andy, in fuga da un’organizzazione […]
Libro stupendo, la prima trasposizione cinematografica resta tuttora buona, il remake ha dei lati interessanti
Concordo su tutto. Adoro il libro e riguardo con piacere il film degli anni ’80. Concordo anche che il remake avesse delle idee interessanti, ma purtroppo il modo con cui vengono realizzate lascia a desiderare.