Monsters & Co.

Benvenuti o bentornati sul nostro blog. Nello scorso articolo abbiamo ripreso a parlare della Disney e dei suoi classici animati, arrivando al loro 41° lungometraggio, un’opera secondo me fin troppo sottovalutata, Atlantis – L’impero perduto. La storia parla di Milo Thatch, un giovane linguista e ricercatore che studia da molto tempo Atlantide e cerca di ottenere finanziamenti dal museo per partire all’esplorazione. Purtroppo i suoi sforzi sono resi vani ma tutto cambia quando viene chiamato dall’eccentrico miliardario Whitemore. Quest’ultimo era un grande amico del nonno di Milo, anche lui ossessionato da Atlantide. Whitemore gli aveva promesso che se avesse trovato la prova dell’esistenza di Atlantide avrebbe finanziato la sua spedizione e prima di morire il nonno era riuscito a trovare un libro che indicava la via verso quella civiltà. E così Milo si ritrova a partire verso la scoperta di un antico mondo pieno di misteri. Un film che si differenzia molto dai classici animati precedenti con un tratto acuto e quadrato davvero particolare e ispirato ai disegni di Mike Mignolia. Le ambientazioni sono meravigliose e ispirate ai Maya e a strutture indiane e tibetane e i colori sono stupendi. Anche a livello narrativo modifica varie cose, togliendo le canzoni e cercando più maturità in quel che mostra e nelle tematiche. Un film fin troppo sottovalutato e che consiglio tantissimo.
Visto che sono in vena di parlare di film animati, ho deciso di fare una recensione su un’opera Pixar e poi su un’opera DreamWorks e in entrambi i casi saranno film straordinari e con molto da dire. Adesso però concentriamoci sul quarto lungometraggio animato della Pixar, un film che tra le alte cose amo profondamente.
Ecco a voi Monsters & Co. (Monsters, Inc.), pellicola animata del 2001 scritta da Andrew Stanton e Daniel Gerson e diretta da Pete Docter, Lee Unkrich e David Silverman.

Trama:
Il film è ambientato nella città di Mostropoli, una città completamente abitata dai mostri che riceve elettricità grazie alla centrale elettrica della Monsters & Co. , e quest’ultima riesce a ottenere questa tale elettricità in maniera particolare: attraverso le urla dei bambini. Per fare ciò i mostri che lavorano nella centrale devono andare nelle camere dei bambini, attraverso delle porte speciali che collegano il mondo degli umani e quello dei mostri, e farli urlare di paura. Tra questi James Sullivam, detto Sulley (John Goodman) è il mostro migliore nel suo campo, aiutato dal suo collaboratore e miglior amico Mike Wazowski (Billy Crystal). Purtroppo però la centrale nell’ultimo periodo fa fatica a raggiungere la propria quota in quanto è sempre più difficile spaventare i bambini. La situazione però cambia quando un giorno, finito il turno di lavoro, Sulley nota una porta nella postazione di lavoro messa lì da Randall Boggs (Steve Buscemi), suo acerrimo rivale. Incuriosito, Sulley controlla quella porta, ma così facendo permette a una bambina umana, che chiamerà Boo (Mary Gibbs), di entrare nel loro mondo. Questo causerà tantissimi problemi visto che i mostri stessi temono i bambini e li considerano pericolosi e infetti. Sulley e Mike dovranno far di tutto per risolvere la situazione e riportare Boo a casa.

Questo era uno di quei film che volevo recensire di più in questo periodo. Sì, amo profondamente quest’opera ma, contrariamente a Toy Story, non ha fatto parte della mia infanzia. Ho scoperto questa perla in età adolescenziale e me ne sono innamorato quasi subito e questo amore nel tempo non ha fatto altro che crescere. Quindi cercherò di fare del mio meglio ma senza scendere troppo nel sentimentalismo.

Si parte ovviamente con la produzione di quest’opera. L’idea venne in mente al regista Pete Docter nel 1994 quando Toy Story era ormai quasi del tutto completo. Durante l’incontro con vari membri della Pixar, tra cui John Lasseter, si parlò di diversi progetti futuri tra cui A Bug’s Life, Alla ricerca di Nemo e anche di Monsters & Co. Docter iniziò a lavorare all’opera nel 1996 e verso l’anno seguente la storia si poteva dire simile a quella che tutti noi conosciamo. Qui ci sono due elementi che mi hanno sempre colpito e interessato: l’origine del titolo e l’idea iniziale di Docter. In inglese il titolo è Monsters, Inc e fu suggerito dallo storico animatore della Disney Joe Grant, giocando con il titolo di un film gangster degli anni ’60 ossia Murders, Inc (arrivato in Italia con il nome di Sindacato Assassini). Per quanto riguarda invece l’idea iniziale di Docter su quest’opera, ammetto che era davvero intrigante. Infatti la storia parlava di un uomo di trent’anni che doveva affrontare dei mostri che aveva disegnato su un quaderno quando era piccolo. Questi mostri rappresentavano una sua paura ben specifica e quando il protagonista riusciva a superarla il mostro spariva dal disegno. Onestamente parlando è un’idea veramente bella e ricca di enormi spunti. L’unico problema che si poteva incontrare era la ripetitività, visto che bisognava affrontare una paura diversa ogni volta.

Alla fine Docter decise di rendere la storia un buddy movie tra il mostro protagonista e un bambino con cui aveva fatto amicizia. Anche in questo caso ci furono tantissimi cambiamenti in fase di scrittura sia nel carattere ma soprattutto nel design dei due. Inizialmente ad esempio non si era ancora deciso se il bambino dovesse essere maschio o femmina. Dopo diversi cambiamenti si decise momentaneamente di renderla una bambina di sette anni di nome Mary, mentre Sulley all’inizio si chiamava Johnson. Di lui tante cose sono cambiate come ad esempio il suo lavoro (infatti la Disney temeva che renderlo un mostro che spaventa i bambini avrebbe impedito al pubblico di empatizzare con lui). Tra le altre cose in alcuni design Sulley doveva essere un mostro con i tentacoli, idea che fu scartata per i tentacoli avrebbero distratto molto il pubblico. Alla fine decisero di rendere Sulley il mostro migliore nello spaventare e abbassarono l’età di Mary, poi chiamata Boo, a tre anni. La cosa interessante in tutto ciò è che il personaggio di Mike non era ancora stato pensato. Mike nacque quasi per necessità in quanto Sulley aveva bisogno di qualcuno con cui parlare della situazione che stava vivendo e delle sue emozioni. Diciamo che il design di Mike fu quasi identico fin dal principio, l’unica cosa che aggiunsero in seguito furono le braccia. Inoltre divenne fin da subito fondamentale per la riuscita del film.

Anche con questa quarta opera animata la Pixar non smette di crescere e migliorare, continua a trasformarsi, a evolvere e soprattutto a evolvere l’uso di questa tecnologia di cui sono stati pionieri. In questo caso penso proprio che si siano divertiti molto a creare tutti i mostri presenti nella pellicola. Il loro design a mio avviso è davvero grandioso perché non è inutilmente complesso, si basa sulla semplicità riuscendo però a dargli unicità e soprattutto un’identità forte, che siano mostri con più occhi, mostri grandi, mostri piccoli, mostri che strisciano e così via. I mostri sono tanti e molto colorati e tutti hanno piccoli dettagli che danno loro ancora più personalità, come squame, rughe, peli e così via. Questo tipo di design per me rimarrà sempre grandioso e in molti casi la Pixar è riuscito a usarlo grandiosamente. Inoltre ci sono diverse scene in cui si nota una grande quantità di modelli, come le famose porta verso la fine, una scena a livello tecnico che non ha nulla da invidiare ai film animati odierni, anzi si dimostra anche superiore per messa in scena e originalità. La stessa città è realizzata molto bene, simile a quelle del nostro mondo, e con modelli più curati rispetto alle pellicole precedenti. Le animazioni sono anch’esse curate e ogni personaggio ha dei movimenti be precisi che seguono non solo la corporatura del mostro ma anche il carattere di quest’ultimo. Un ottimo esempio è Randall che, per via del suo aspetto, si muove come una lucertola e ha dei movimenti quasi viscidi e infidi, movimenti che rappresentano in pieno la sua persona. Tutto quanto viene curato nei minimi dettagli ma c’è un elemento che ai tempi stupì e che ancora oggi rimane impressionante: la pelliccia di Sulley. Questa fu una sfida non da poco in quanto quei peli erano veramente tanti (qualcosa come 2 milioni e passa) e dovevano capire sia come animarli sia come fare in modo che proiettassero ombre. Incontrarono numerosi problemi visto che l’enorme quantità di peli finiva ogni o per impigliarsi tra di loro oppure di attraversare gli oggetti. A tal proposito riuscirono a creare un programma di simulazione di pelliccia che chiamarono Fizt ed è grazie a ciò se la pelliccia di Sulley si muove con grande naturalezza durante il film, dato che questa reagiva automaticamente ai movimenti del personaggio oltre che alla gravità e ad altri elementi esterni. E il risultato finale è più che soddisfacente. Un’animazione non solo straordinaria a livello tecnico, ma anche capace di trasmettere forte emozioni, di essere un veicolo perfetto per le emozioni. Ed è qui che passiamo ai personaggi e alla storia.

Sulley e Mike sono sicuramente una coppia che funziona alla perfezione. Il primo è un mostro che, nonostante sia considerato il migliore nello spaventare, si dimostra molto affabile e tranquillo, composto e gentile e soprattutto ligio al dovere. Mike invece è un mostro molto organizzato, sempre in vena di fare battute, spiritoso, a volte un po’ egocentrico e anche molto ansioso. Da soli sono personaggi che funzionano molto bene ma insieme riescono a creare una coppia affiatata, nonostante le loro grandi differenze, e fin dal principio vediamo che la loro amicizia dura da tantissimo tempo ed è come se fossero fratelli. In un certo qual modo si completano a vicenda e le loro interazioni sono davvero divertenti e spontanee. Perfino Boo riesce ad avere una personalità spiccata nonostante la sua giovane età e oltre a essere divertente sarà anche molto dolce, specialmente per come legherà con Sulley e la bellezza di questo legame, sincero e tenero. La cosa di bella di questi personaggi è che alla fine avranno una crescita effettiva, con Sulley che penserà più alle persone a cui tiene che al lavoro e Mike che dimostrerà un grande altruismo. E anche i personaggi secondari si faranno ricordare sia per il loro design e la loro personalità e anche un cattivo come Randall risulterà convincente e inquietante in certi punti. Sui personaggi è stato fatto un lavoro incredibile e la storia stessa è veramente geniale.

Di base è lo stesso principio di Toy Story ossia basarsi su concetti legati ai bambini. In Toy Story era l’idea dei giocattoli che prendevano vita mentre qui si basa sulla paura del mostro nell’armadio. Un’idea semplicissima ma da cui sono riusciti a costruire qualcosa di enorme, folle e originale. Solo l’idea delle porte che conduce alle stanze dei bambini di tutto il mondo è stupenda e lo stesso vale per la motivazione per cui i mostri li spaventano, una motivazione semplice e grandiosa. Da un semplice concetto sono riusciti a creare una storia bellissima e soprattutto un mondo affascinante. Inoltre questo film è profondamente educativo.
Tralasciando il bellissimo concetto della risata, questo film parla benissimo della tematica della diversità. I mostri spaventano i bambini per avere l’energia ma allo stesso tempo li temono, li considerano pericolosi e per questo motivo li hanno sempre tenuto alla larga. Quando Boo entrerà nel loro mondo e Sulley dovrà pensare a lei, quest’ultimo si renderà conto di quanto poco sapesse degli umani e di quanto quel che sapeva fosse sbagliato. Boo e Sulley sono molto diversi, ma la prima non lo teme per niente, anzi vuole giocare con lui e Sulley con il tempo si affezionerà tantissimo alla bambina, comportandosi come una figura paterna.
Un messaggio bellissimo e attuale che viene trasmesso senza un’inutile retorica ma attraverso una storia e dei personaggi memorabili. Ci tenevo infine a sottolineare la bellezza della scena finale. Non dirò cosa avviene per non rovinare la visione a chi ancora non l’ha visto, ma è un momento semplice e di un grande impatto emotivo, Un finale davvero perfetto per un film straordinario.

Per concludere, Monsters & Co è un vero capolavoro e questo lo dico senza troppi problemi. Sicuramente è uno dei film più belli in assoluto della Pixar e una delle opere animate migliori, un’opera che ancora oggi riesce a stupire per il lato tecnico curato e la sua continua evoluzione, con una storia che parte da un’idea semplice e la trasforma in qualcosa di geniale e originale. I suoi personaggi sono bellissimi e indimenticabili e le tematiche che affronta sono mature. Un film che consiglio di vedere assolutamente!

Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!

[The Butcher]

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