Hellbound: Hellraiser II

E rieccoci ancora una volta con una nuova recensione. Nello scorso articolo abbiamo discusso di Hellraiser, un horror veramente bello e interessante che è riuscito a spaventare, disgustare ma anche affascinare il pubblico. Un film che costò veramente poco, 1 milione di dollari (e forse anche meno), ma che guadagnò molto, riuscendo anche a conquistare una buona fetta di fan. Quindi era ovvio pensare che ci sarebbe stato uno o più seguiti e questa volta ammetto che è una cosa che non mi dispiace, visto che il mondo che Hellraiser poteva offrire era veramente vasto, basti solo pensare ai Cenobiti e al mondo da cui provengono. Già parlare di altri mondi fa pensare a dimensioni parallele dove possiamo esplorare veramente i desideri più profondi e gli incubi più innominabili. C’è dietro atutto questo un grande potenziale e Clive Barker aveva intenzione di continuare con il mondo di Hellraiser. Infatti, anche se questa volta non c’è lui dietro la macchina da presa, ha comunque contribuito molto per questo film (e anche il successivo). Quindi senza indugio iniziamoa parlare dell’opra in questione.
Ecco a voi Hellbound: Hellraiser II (in italiano Hellbound: Hellraiser II – Prigionieri dell’inferno), horror del 1988 diretto da Tony Randel.

Trama:
Il film inizia riassumendo tutti gli eventi importanti successi nel primo film e poi passa presentando la situazione in cui si trova la nostra protagonista, Kirsty (sempre Ashley Laurence).Kirsty si trova in un ospedale psichiatrico, dove è sotto le cure del dottor Phillip Cannard (Kenneth Cranham) e dal suo assistente Kyle MacRae (William Hope). La polizia ha visto cos’è successo a casa sua, del cadavere di Julia e di tutte le sue vittime e non sanno spiegarsi l’accaduto. Kirsty, ancora sconvolta, racconta tutto, della scatola, di Frank e dei Cenobiti, ma ovviamente non viene creduta ed è costretta a rimanere all’ospedale. Mentre si trova lì, Kirsty fa la conoscenza di una ragazzina chiamata Tiffany (Imogen Boorman), una ragazzina che ormai è lì da un po’ di mesi, non ha né amici né familiari, non parla con nessuno ma soprattutto è molto brava con i puzzle. Mentre va dal dottor Channard, Kyle sente quest’ultimo fare un discorso molto strano al telefono nel quale dichiara di voler avere a tutti i costi il materasso in cui è morta Julia Cotton, materasso ancora sporco del suo sangue. Kyle quindi decide di spiare Channard e lo osserva mentre porta uno dei pazienti più gravi dell’ospedale psichiatrico a casa sua, scoprendo la verità. Channard vuole ottenere la conoscenza assoluta e per questo è diventato ossessionato dal Cubo di Lemarchand. Sa bene che Julia è morta su quel materasso ed è stata poi presa dai Cenobiti e per questo fa in modo che il suo paziente versi il proprio sangue lì sopra. Infatti Julia Cotton (Clare Higgins) ritorna con un corpo fatto di carne e divora la povera vittima. Il dottore è affascinato dal quella figura (nonostante sia senza pelle) e se ne innamora. Kyle rimane sconvolto da ciò che vede e decide di liberare Kirsty. Intanto Channard e Julia fanno un accordo: lui le troverà delle persone da divorare per riottenere il suo corpo mentre lei lo aiuterà a ad addentrarsi nel mondo dei Cenobiti. E per farlo avranno bisogno di Tiffany.

Come ho scritto all’inizio, dopo l’enorme successo di Hellraiser (nessuno si aspettava in guadagno così elevato) era ovvio che avrebbero creato altri seguiti. In questo caso Clive Barker, anche se non ricoprì la veste di regista, diede un certo contributo alla pellicola essendone il produttore e avendo anche scritto la storia. In seguito la sua storia venne sceneggiata e rivista da Peter Atkins, che continuo a lavorare in questo ruolo per la saga di Hellraiser fino al quarto capitolo, Hellraiser – La stirpe maledetta. Per il ruolo di regista invece si optà per Tony Randel che aveva già partecipato al primo Hellraiser come montatore non accreditato. Questo è stato il suo primo lungometraggio e mi dispiace un po’ per come è andata a finire la sua carriera, perché a mio avviso non era male come regista. Dopo questo film ha diretto altre pellicole come ad esempio Amityville 1992: It’s about time (inedito in Italia), una delle tantissime pellicole dedicate ad Amityville che però non è una tragedia. Certo non è un buon film, ma almeno aveva un minimo di dignità. Ha perfino lavorato con Brian Yuzna nell’horror Ticks – Larve di sangue. Poi qualche anno dopo diresse il film per cui è conosciuto ma non perché abbia fatto un ottimo lavoro, ma perché la sua creazione è diventata un cult del trash: Il ritorno di Kenshiro, il live action dedicato a Ken il guerriero. E’ un film imbarazzante e in parte divertente (anche se per i motivi sbagliati). Dopo di ciò Randel ha iniziato a lavorare principalmente per la televisione, dirigendo perfino due episodi dei Power Rangers. Diciamo che la sua carriera non è mai decollata ma a mio avviso si meritava di meglio. E vi spiego anche il perché.

Il problema principale di questo secondo capitolo riguarda soprattutto la sceneggiatura. Se si guarda attentamente si può notare come certe cose non tornino alla perfezione o non vengano spiegate proprio. Questo è dovuto al fatto che la sceneggiatura venne rimaneggiata più volte per vari motivi. Ad esempio doveva tornare il personaggio di Larry, che aveva una parte importante visto che è anche il motivo per cui Kirsty decide di andare nell’altra dimensione. Purtroppo l’attore, Andrew Robinson, rifiutò di tornare e si dovettero tagliare le sue parti anche se qualcosa è ancora rimasta. Anche per quanto riguarda i cattivi ci sono stati dei problemi: l’intenzione iniziale degli autori era rendere Julia il cattivo principale della serie e fare in modo che continuasse a esserci anche nei capitoli successivi. Ci furono però due inconvenienti: il primo è che Clare Higgins odiava gli horror e non voleva più continuare, il secondo è che il pubblico amava Pinhead. Il suo design e la sua persona sono rimasti impressi e alla fine divenne lui l’antagonista principale della serie, nonostante il secondo capitolo doveva essere la sua ultima apparizione. Ci sono stati tanti problemi anche per quanto riguarda il budget. Certo, era molto più elevato del primo, qui parliamo di 3 milioni di dollari, ma in origine dovevano essere di più e fu la casa di produzione a tagliare il budget per problemi economici. Diciamo che per quello che volevano, e che sono riusciti a fare, questi soldi non erano abbastanza. Nonostante tutti questi problemi, causati soprattutto dalla sceneggiatura, Randel riesce a far funzionare tutto.

Come ho detto diverse volte su questo blog, la sceneggiatura potrà essere pure banale e lacunosa, ma finché c’è un regista capace che riesce a far tornare tutto bene attraverso le immagini, anche lo scritto più mediocre può dar vita a un buon film. Ed è questo che Randel fa con la sua messa in scena. L’impressione che si ha fin dall’inizio, anche quando ci troviamo nella realtà, è di vedere una specie di sogno o per meglio dire un incubo. Riusciamo a empatizzare molto con Kirsty, che vissuto un’esperienza infernale, da cui non si è ripresa e l’ambientazione dell’ospedale aiuta molto in questo caso. Questo luogo è strano, sembra quasi tagliato fuori dal mondo e che assume caratteri ancora più assurdi e surreali quando si scopre che nella parte inferiore dell’ospedale c’è un reparto psichiatrico dove i pazienti più gravi sono rinchiusi e sono in condizioni pessime. La parte nell’ospedale è surreale e questo senso di straniamento della realtà continua bene anche quando torna Julia e inizia a divorare le persone. In seguito le cose migliorano quando i vari personaggi entrano nella dimensione dei Cenobiti e qui vediamo un enorme labirinto, un labirinto infinito dove non sembra esserci un ordine preciso, ma sembra dominare il caos e dove perdersi sembra molto facile.

Ed è qui che i personaggi iniziano un viaggio alla ricerca di qualcosa di prezioso. Per Kirsty la ricerca riguarda suo padre, intrappolato in quell’inferno per colpa di Frank, per il Dottor Channard invece riguarda la conoscenza, una cosa che lo ha sempre ossessionato fin da quando era piccolo e per Tiffany infine diventa una ricerca per ricordare chi era, una ricerca della propria identità. Un viaggio folle che non ha mete precise, si potrebbe dire un viaggio nella psiche dei vari personaggi e di altre entità dove le verie stanze che formano questo labirinto possono rappresentare qualsiasi cosa: ricordi, desideri, punizioni, di tutto. Un esempio perfetto è quando Tiffany entra nel parco dei divertimenti e per la precisione nella stanza degli specchi. Qui assistiamo a una scena folle dove la ragazzina inizia a ricordare degli eventi traumatici che si mischiano alle sue immagini e a quelle di altri esseri inquietanti. In questa parte, più che per una buona sceneggiatura, il film procede spedito grazie alla regia di Randel e al ritmo che si crea. Nonostante i limiti del budget si rimane affascinati da questo luogo, un luogo che sembra uscito da un dark fantasy e infatti questa era l’impronta che il regista voleva dare alla pellicola per differenziarla dal primo capitolo.

Inoltre vengono aggiunte nuove informazioni per quando riguarda questo mondo e i Cenobiti. Come ad esempio la divinità che governa questo mondo e il fatto che i Cenobiti, e questo non è spoiler, un tempo erano umani. Già a inizio film capiamo questa cosa vedendo la nascita di Pinhead, un tempo un umano chiamato Elliot Spencer (Doug Bradley), un capitano della prima guerra Mondiale. Quindi anche a livello di trama, nonostante i suoi difetti, ha qualcosa da dire e inoltre ci presenta anche un personaggio interessante come il dottor Channard e soprattutto la nascita di un nuovo Cenobita, uno dei miei Cenobiti preferiti in assoluto. Il comparto tecnico è molto buono (anche qui però gli effetti FX sono invecchiati male) e le scene gore sono fatte molto bene.

Per concludere Hellbound: Hellraiser II è un ottimo seguito che riesce ad essere molto interessante sotto parecchi punti di vista. Anche se non brilla per la sceneggiatura, la regia riesce comunque a far tornare tutto e far sprofondare lo spettatore dentro a un incubo a occhi aperti. Un seguito molto interessante e uno di quelli che consiglio di vedere. Ci vediamo con il terzo capitolo!

Spero che la recensione vi sia piaciuta.
Alla prossima!

[The Butcher]

19 pensieri riguardo “Hellbound: Hellraiser II

  1. Si vede che al tempo c’era la fissa per gli specchi come in Nightmare 3 e Poltergeist 3.
    Il problema del budget non aiuta a fare fx più efficaci.
    Purtroppo il film di Ken Shiro l’ho visto ma non lo disprezzo come altri certo se non si chiamava KEN Shiro veniva preso come un post atomico passabile, meglio il film animato del ’85

    1. Che poi in tutti e due i casi erano tra le cose migliori delle pellicole. Il film su Ken l’ho visto e non sono riuscito ad apprezzarlo essendo anche un fan del manga. Però non è tremendo come dicono in molti. Ha comunque un buon ritmo e riesce a intrattenere anche se purtroppo è diventato un trash involontario.

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